altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

martedì, dicembre 11, 2012

Dal 27 al 30 Dicembre II° edizione di "Metti a fuoco"

L'associazione di promozione sociale "gap - Idee in divergenza" di Atella, per il secondo anno consecutivo, organizza "Metti a fuoco" dal 27 al 30 Dicembre 2012 nei locali del Palazzo Saraceno della cittadina angioina.
L'iniziativa è promossa con il contributo della Pro Loco Vitalba, del comune di Atella e con la collaborazione di Emergency di Basilicata e vedrà la partecipazione di oltre una decina di fotografi e un programma fitto di appuntamenti tra cui il contest fotografico "luci e ombre".

L'apertura della mostra è prevista per le ore 18 di ogni giorno in calendario. Il 27 Dicembre, dopo la presentazione dei fotografi partecipanti, alle ore 21 sarà proiettato "City of God", mentre alle ore 21 del giorno successivo, 28 Dicembre, sarà la volta del dj set con James Laco b2b e Stefano Sabia, mentre a partire dalle ore 22 sincretismi audiofotografici "living on this train" a cura di Alfredo Chiarappa e dj Spike Moue. Guida al racconto personale "Chi sono io" a cura di Francesco Amorosino alle ore 21 del 29 Dicembre.
Nella giornata conclusiva del 30 Dicembre, spettacolo per bambini "Dei ed eroi" - Teatro delle ombre a cura di Domenico Collucci offerto dall'associazione "gap - Idee in divergenza" e Pro Loco Vitalba di Atella; alle 21:30 presentazione del nuovo calendario di Emergency 2013 a cura di Piero Ragone e alle ore 22 spazio creativo con il nuovo vignettificio di Giulio Laurenzi.
Chiusura della 4 giorni di fotografia, creatività e solidarietà alle 22:30 con la premiazione dei vincitori del contest "luci e ombre".

Durante la manifestazione, tante le attività correlate, banchetti informativi, aperitivi...

Questo il link della pagina facebook dell'evento.
Per l'associazione "gap - Idee in divergenza"
Alessandro Pietropinto





giovedì, dicembre 06, 2012

WWF su allarme rifiuti in Basilicata e Fenice

Il WWF torna a lanciare l’allarme su rifiuti e termodistruttore Fenice. L’impianto di San Nicola di Melfi ha esaurito la quantità di rifiuti che può bruciare in un anno, ovverosia 30.000 tonnellate, con ciò costringendo chi ancora conferisce i rifiuti “tal quale” al termodistruttore, come i Comuni di Potenza, Melfi e Lavello, a cercare problematiche soluzioni alternative. Per il WWF questa situazione è oramai intollerabile:  la Basilicata si deve dotare subito di un nuovo piano rifiuti in grado di risolvere in modo virtuoso ed organico la gestione dello smaltimento dei rifiuti che in Basilicata non avrebbe mai dovuto essere un problema, dato il numero esiguo della popolazione, e che invece entra periodicamente in crisi.
E’ necessario infatti raggiungere gli obiettivi imposti dalle direttive comunitarie e dalla normativa nazionale (il 65% di raccolta differenziata entro il 2012 a fronte di meno del 20% attuale) e promuovere senza indugi una politica che preveda la riduzione dei rifiuti a monte, attraverso politiche di disincentivo alla produzione di imballaggi e merci usa e getta, e  attuando un sistema di raccolta differenziata spinta che miri a raggiungere percentuali elevate di recupero dei materiali con il sistema di raccolta porta a porta e la creazione di impianti di compostaggio.
Fenice non può e non deve essere la risposta al problema dello smaltimento dei rifiuti della Provincia di Potenza, anche perché l’impianto continua a inquinare, cosa che sta facendo ininterrottamente dal 2002 in particolare nelle acque sotterranee, come dimostrano i dati recenti pubblicati sul sito dell’ARPAB che indicano durante l’anno 2012 valori di Triclorometano Tricloroetilene, Dicloroetilene, nichel, fluoruri,  ferro e manganese, tutte sostanza nocive per la salute, ancora superiori ai limiti di legge. E ricordiamo anche la concentrazione di escherichia coli pari a 29.500 (limite di legge 5.000), rilevato il 19 sett. scorso all’uscita del depuratore consortile (ASI) di San Nicola di Melfi.Tra l’altro, dopo la recente bocciatura del piano di bonifica in conferenza di servizi, ancora non è dato sapere come e quando avverrà la bonifica dei luoghi contaminati.
Il WWF, che si è costituito parte civile nel processo in corso per i gravi fatti di inquinamento imputabili alla gestione del termodistruttore,  chiede quindi nuovamente alla Regione,  alla Provincia di Potenza ed alla stessa magistratura, di verificare se sussistano le condizioni perché Fenice continui a svolgere la propria attività senza mettere a rischio la salute dei cittadini e senza arrecare gravi danni all’ambiente ed al territorio ed eventualmente di intervenire prontamente per impedire le ulteriori conseguenze di una situazione di inquinamento  che  si sta protraendo nel tempo.

Ufficio stampa WWF

martedì, novembre 27, 2012

Primarie centrosinistra 2012, i risultati ad Atella

Sono 191 (poco meno del 5% dei residenti nel comune) gli atellani che si sono recati al seggio per le primarie del centrosinistra del 25 Novembre per la scelta del candidato presidente del consiglio per la coalizione alle politiche del 2013.
Si registra una sostanziale simmetria con il dato nazionale, ad eccezione delle preferenze per Vendola che sono 48, pari al 25,13% dei votanti, 10 punti percentuali in più rispetto al risultato nazionale.

Così distribuito il voto:
Bersani: 83 voti - 43,46 %
Tabacci: 2 voti - 1,05 %
Puppato: 0 voti - 0 %
Vendola: 48 voti - 25,13%
Renzi: 58 voti - 30,37%

I risultati, comune per comune, della Basilicata li trovi qui

martedì, novembre 20, 2012

Petrolio ad Atella: azzerata l'opposizione del comune

La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, rende noto che  con determinazioni dirigenziali dell’ufficio compatibilità ambientale del dipartimento ambiente della Regione Basilicata, rispettivamente la n. 1520  e la n.1535 del 26 ottobre 2012, pubblicati sul bollettino ufficiale della Regione Basilicata n.41 del 16/11/2012 (I parte), nonostante i pareri contrari  e le opposizioni presentate già nella fase preliminare di screening  da parte di cittadini e numerosi comuni ricadenti nelle aree dei permessi di ricerca ENI Monte Foi ( Baragiano, Picerno, Ruoti, Savoia di Lucania, Tito, Pignola, Potenza) e San Fele (Atella, Ruoti, Filiano, Muro Lucano, Rapone e San Fele), gli stessi uffici regionali hanno deciso di assoggettare, ai sensi dell’art.15, comma 1, della L.R. 47/98 alla successiva fase di procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) le due istanze ENI.

Con la legge di moratoria regionale rilevatasi un bluff, in attesa del giudizio della Corte Costituzionale su ricorso del Governo, gli uffici regionali azzerano così anche le opposizioni già presentate dai comuni che ora dovranno tenere alta la guardia e l’attenzione affinché gli stessi uffici regionali non rilascino parere ambientale VIA positivo per le due istanze di ricerca idrocarburi che spianerebbe la strada all’ENI.

La Ola ricorda che le due istanze prevedono pozzi esplorativi già della fase di ricerca e vedono ben 14 comuni coinvolti su un territorio esteso oltre 282 Kmq al cui interno sono presenti valori ambientali, paesaggistici, risorse idriche, agricole di grande interesse anche per l’Unione Europea di cui nelle determinazioni dirigenziali non si è tenuto conto limitandosi ad una generica affermazione che ”non si possono escludere impatti significativi sull’ambiente”.

La Ola auspica che la Regione Basilicata, in adesione alle richieste contrarie pervenute dai Comuni interessati, esprima parere negativo VIA e non rilasci le successive intese per le due istanze di ricerca idrocarburi ENI Monte Foi e San Fele. Intese – ricorda la Ola – sollecitate di recente dal ministero dello sviluppo economico che sono in palesemente in contrasto con le volontà contrarie espresse dalle comunità, dai territori e dagli enti locali che non possono subire il ricatto delle compagnie minerarie che intendono mortificare, per profitto privato, l’ambiente e i valori dell’ambiente e della salute.

Tratto da olambientalista.it

venerdì, ottobre 12, 2012

Le spese del consiglio regionale della Basilicata

11.180.246,70 euro. Questa è il totale previsto per l'esercizio finanziario 2012 "...DELLE USCITE DEL BILANCIO ANNUALE DI PREVISIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE STANZIAMENTI DI SPESA PER IL FUNZIONAMENTO DEGLI ORGANI DEL CONSIGLIO REGIONALE" così come mostrato nel documento ufficiale rilasciato dalla regione Basilicata nella sezione "Trasparenza, valutazione e merito" del sito istituzionale.

Nel 2011 ogni lucano ha sborsato 33,73 euro per pagare il funzionamento degli organi costituzionali regionali contro i 120 euro dei valdostani (i più vessati) e i 3,72 euro a testa per i residenti nella regione Puglia (la meno costosa per spesa pro capite), mentre per studi e consulenze della regione ogni lucano ha pagato 29 euro come dall'elaborazione del Sole 24 Ore.

Le voci principali nel bilancio di previsione del 2012 sono rappresentate da:
  • Spese per rimborso agli ex Consiglieri Regionali dei contributi versati € 3.010.000,00
  • Indennità di carica Consiglieri € 2.850.000,00
  • Diaria a titolo di rimborso spese Consiglieri € 1.183.969,08
Proprio spulciando quest'ultima voce relativa al 2011 in merito ai rimborsi di segreteria e rappresentanza ai consiglieri regionali e ai 4 assessori esterni della regione Basilicata saltano all'occhio alcune cifre e il relativo consigliere/assessore che ne ha chiesto il rimborso.

Gianni Rosa del Partito delle Libertà si è avvalso di collaboratori esterni con una spesa di 30.874,08 euro, 30.202,22 per l'assessore esterno Rosa Gentile, mentre Gennario Straziuso (Pd), Vincenzo Edoardo Viti (Pd) e Roberto Falotico (PLB) non hanno sostenuto alcuna spesa per collaboratori esterni.
Nicola Benedetto dell'Italia dei Valori ha speso ben 14.000 euro tonde tonde di consulenze.
Ha viaggiato molto e speso moltissimo il consigliere del Pdl Nicola Pagliuca chiedendo un rimborso per spese di viaggio pari a € 24.340,30, mentre il suo collega di partito, Franco Carmelo Mattia, ha dormito spesso fuori casa, con un rimborso per spese di pernottamento pari a € 3.844,70.
25.133,00 euro di rimborso per spese di ristorazione per il consigliere regionale del Partito Democratico Vincenzo Edoardo Viti a cui si vanno a sommare 7.288,72 euro di spese per materiale di consumo (il più spendaccione anche in cancelleria!). Bollente la cornetta per il consigliere dei Popolari Uniti Luigi Scaglione con 5.907,45 euro di spese telefoniche. E compagnia cantando...

Visti i risultati dell'azione politica regionale (maggioranza ed opposizione) non proprio entusiasmanti e i tempi di crisi economica si auspica che i consiglieri spendano con maggiore sobrietà in futuro.

Alessandro Pietropinto

giovedì, settembre 20, 2012

Piantagione sperimentale di canapa ad Atella

La prima in Basilicata. Siamo andati a fargli visita, nella prima campagna immediatamente fuori dal centro abitato di Atella, a pochi passi dalla torre angioina, nella masseria Pace. A curarla è Ferdinando Coviello, giovane atellano che, armato di pazienza e volontà, documentato sulla legislazione vigente e sulle tecniche di coltivazione, ha seminato, seguito la crescita ed ora si appresta alla raccolta nella prima piantagione sperimentale di canapa (tipologia Carmagnola) di tutta la regione.

La coltivazione della canapa in Italia ha rappresentato, fino alla metà del secolo scorso, un importante settore produttivo con migliaia di addetti, i cui derivati hanno fatto (e continuano a fare) la storia. Poi il proibizionismo ha messo la parola fine a questa pianta dalle mille applicazioni in campo alimentare, tessile, edile, etc...
Oggi, tra mille difficoltà, diverse realtà in Italia stanno provando a riscoprire questa coltura. Ci sta provando anche Ferdinando e, nel video seguente, ci spiega meglio i suoi progetti.
Alessandro Pietropinto


sabato, agosto 25, 2012

Report della presentazione di "Trivelle d'Italia"

Di seguito un breve report della serata di presentazione del libro del giornalista Pietro Dommarco, "Trivelle d'Italia", tenutasi ad Atella lo scorso 21 Agosto. Un appassionante sunto dell'iniziativa per mano dell'altrettanto appassionato attivista dell'Organizzazione Lucana Ambientalista, Vito L'Erario.

Ebbene si, alla fine ho deciso di scrivere qualcosa dopo la presentazione del libro "Trivelle d'Italia" dell'amico Pietro Dommarco (Altreconomia edizioni) che si è tenuta lo scorso 21 agosto ad Atella (Pz), una piccola cittadina alle porte del Vulture.

Prima di tutto, per me è stata sicuramente un'occasione d'oro per farmi conoscere meglio, visto che ad Atella ci lavoro. Un paese strano, Atella, un paese dove in questi anni mi è successo l'inverosimile, un paese dalle mille contraddizioni. 

Sedere tra i relatori, in quel posto - per me un posto di "penitenza" in virtù delle poco chiare condizioni lavorative - è stato motivo di grande soddisfazione, io che sono abituato ad adattarmi, io che cerco nel mio piccolo di essere umile e disponibile con tutti, a patto che non scopro pugnalatori di mestiere. Ma questa è un'altra storia.


Insomma, quel 21 agosto lo ricorderò per sempre.


Dicevo, quindi, che in quella presentazione ero tra i relatori assieme ad Angelo Petrino (associazione "gap-idee in divergenza" di Atella), al moderatore Lorenzo Lupo (presidente del circolo culturale "La Torre" di Atella), e all'autore del testo Pietro Dommarco.

In sala una cinquantina di persone, più o meno, di varia "natura", ma nessun amministratore locale (a parte i soliti informatori-spioni o presunti "mazzieri").


Ma ora vorrei parlare del libro, di quello che ho cercato di dire per dare notizie in più in una realtà difficile, come quella di Atella, in cui il fenomeno dell'alcolismo (associato ad un grande disagio sociale) lo vedi ad occhi nudi, come in molti altri piccoli e medi centri del Vulture, e non solo.


Parlare di cultura, anche se questa volta di nicchia (petrolio e affini) fa sempre bene. Ecco perchè il libro di Pietro ad Atella, secondo il mio punto di vista, è stata una grande occasione per informarsi, confrontarsi, riflettere seriamente su quanto sta accadendo in materia mineraria nella nostra Italia e nella nostra piccola e "povera" Basilicata.
Trivelle d'Italia per me è un insieme di keywords (parole di ricerca) in cui trovi storie e analisi puntuali che ti fanno riflettere: la saggezza del topolino, estrarre petrolio costa meno di un vasetto di yogurt, Sicilia bedda, "sentieri" mortali, le giubbe rosse...e così via. Finestre aperte ad una discussione reale e non fantastica, anche da un punto di vista sociologico: di come cambiano i territori, di come cambiamo per via del Re Fossile.

Questo libro per me deve essere una sorta di apripista, un sentiero da tracciare, un'opera non esaustiva perchè sul petrolio ci sarebbe tanto da scrivere. Poi, se qualcuno si permette di blaterare che questo libro è copiato, allora significa due cose: 1. il libro non l'ha letto; 2. pura gelosia associata alla smania di protagonismo. Già. Chi legge capirà.
Trivelle d'Italia è quindi un'opera "incompiuta", ma questo l'autore lo sa. Traccia argomenti, li approfondisce intelligentemente, ma lascia spazio ad altre scritture, future. Pietro racconta storie di rifiuti petroliferi, di royalties, di benzina, di inquinamento delle matrici ambientali, di off-shore, dell'hub energetico e della nuova frontiera dello "Shale-Gas". Tutti argomenti trattati e descritti con somma conoscenza dei fatti, perchè Pietro è anche un'attivista militante impegnato da sempre.
 
Questo libro è da tenere nella propria libreria con gelosia, consultarlo periodicamente per costruirsi una base culturale solida, prima di avventurarsi in tematiche così difficili e impegnative come il petrolio nostrano. 
Concludo ringraziando Alessandro Pietropinto, le due associazioni organizzatrici dell'evento, e quei cittadini che hanno dedicato due ore del proprio tempo ad ascoltarci. Chiaramente un sentito grazie a Pietro Dommarco che ha creduto in me.

Trivelle d'Italia di Pietro Dommarco (Altreconomia edizioni)

Tratto da Il cobra senza occhiali

mercoledì, agosto 15, 2012

"Trivelle d'Italia", presentazione ad Atella il 21 Agosto

L'associazione "gap - Idee in divergenza" in collaborazione con il circolo culturale La Torre, organizza per il giorno 21 luglio, ore 18:30, presso la biblioteca comunale di Atella, la presentazione del libro del giornalista lucano di Altreconomia Pietro Dommarco "Trivelle d'Italia". Perché il nostro Paese è un paradiso per petrolieri / Altreconomia edizioni (2012) / di Pietro Dommarco. Con la prefazione di Mario Tozzi. 
Sito web del libro
L'argomento - di estrema attualità - abbraccia temi che vanno dalla tutela ambientale all'economia, alla sostenibilità, ecco perchè sarà l'occasione anche per dibattere di temi così importanti.

Descrizione
Il Bel Paese è oggi un gruviera crivellato da 1000 e più buchi, alla ricerca di greggio e gas. In Italia le compagnie pagano royalties basse. Le mani dei petrolieri sono sporche di greggio, ma libere. Libere di perforare la terra e i fondali marini italiani, con bassi costi e con l’avallo di leggi “tolleranti”.

Nel nostro Paese, infatti, le “percentuali di compensazione ambientale” sono tra le pi

ù basse al mondo: per questo oggi sono centinaia le concessioni e più di 1000 i pozzi produttivi in Italia, tra terraferma e mare. “Trivelle d’Italia” racconta questo “buco” nel cuore, che ha portato pochi vantaggi ai territori, poca occupazione e infiniti lutti, per i lavoratori e per l’ambiente.

Un’analisi che scende in profondità e percorre numeri e storie dei piccoli Texas italiani, dalla Basilicata alla Pianura padana, dal mare della Sicilia a Porto Marghera, tra amministrazioni compiacenti e rifiuti tossici. Un vero “libro nero”.

 

mercoledì, agosto 08, 2012

La Ola su dinego permesso ENI ricadente ad Atella


La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) dopo aver appreso della mancata intesa da parte della Giunta regionale di Basilicata all’istanza del permesso di ricerca idrocarburi “Frusci” (ricadente nei comuni di Atella, Avigliano, Baragiano, Bella, Filiano, Pietragalla, Pignola, Potenza, Ruoti e San Fele), di cui titolare ENI, si chiede, come mai l’ufficio compatibilità ambientale regionale in data 9.3.2011 deideva con determina dirigenziale l’esclusione della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) trasmettendola anche all’UNMIG? La Giunta regionale, oggi nel negare la suddetta intesa, motiva il provvedimento con “il pregio paesistico di alcune aree interessate, la presenza di aree naturali protette e i vincoli paesaggistici, archeologici e idrogeologici gravanti su alcune parti del territorio interessato dall’istanza” Con motivazioni cioè opposte l’ufficio compatibilità ambientale del dipartimento ambiente della Regione Basilicata decideva l’esclusione dal procedimento VIA, aggirando le opposizioni dei comuni già trasmesse alla Regione.
Secondo la Ola emergono forti contraddizioni tra questa mancata intesa e l’esclusione VIA all’istanza “Frusci” in virtù dei pareri negativi di comuni e associazioni che rendono debole il provvedimento di fronte al possibile ricorso alla giustizia amministrativa da parte di ENI.
Il provvedimento della Giunta regionale, deve essere inteso come un atto di sfiducia nei confronti degli uffici regionali, che in un primo momento sottoposero l’istanza a VIA e successivamente con un colpo di mano a esclusione VIA. Tale atto fu oggetto di critiche anche da parte delle amministrazioni comunali interessate. Alla Ola non resta che prenderne atto e chiedere le dimissioni dei dirigenti dell’Ufficio compatibilità ambientale del Dipartimento Ambiente regionale, in previsione di ulteriori ed eventuali mancate intese per le altre 2 istanze di permesso di ricerca (Anzi e Satriano di Lucania) su 4 totali (con Grotta del Salice e Frusci) tutte interessate da esclusione VIA e da sollecito per l’intesa da parte del Ministero competente.

Tratto da Organizzazione Lucana Ambientalista

mercoledì, agosto 01, 2012

Reddito minimo garantito, raccolta firme all'ATELLAonLIVE

Il 2 Agosto, all'interno dell'ATELLAonLIVE, saranno allestiti dei banchetti per la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione del reddito minimo garantito.
Il reddito minimo è una misura attiva in tutti i paesi europei, tranne Grecia, Ungheria e Italia. Quindi venite muniti di un valido documento di riconoscimento e firmate per una battaglia di civiltà!

Finalità:
il reddito minimo garantito ha lo scopo di contrastare il rischio marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso un sostegno economico
A chi:
Beneficiari del reddito minimo garantito sono tutti gli individui (inoccupati, disoccupati, precariamente occupati) che non superino i 7200 euro annui. Devono essere residenti sul territorio nazionale da almeno 24 mesi; devono essere iscritti presso le liste di collocamento dei Centri per l’impiego;
Quanto:
L’ammontare individuale del beneficio del reddito minimo garantito è di 7200 euro annui, pari a 600 euro mensili; tale misura deve essere rivalutata in base al numero dei componenti del nucleo familiare.
Altre misure:
Al beneficio economico diretto del reddito minimo garantito possono concorrere anche le Regioni e gli enti locali attraverso l’erogazione del “reddito indiretto” ovvero favorire prestazioni di beni e servizi.
Sospensione e decadenza:
Vi sarà la sospensione o la decadenza del reddito minimo garantito quando il beneficiario dichiari il falso al momento della richiesta; venga assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato; partecipi a percorsi di inserimento lavorativo retribuiti; al compimento dei 65 anni di età; quando il beneficiario rifiuti una proposta congrua di impiego dopo il riconoscimento delle sue competenze formali ed informali.
Tale disegno di legge inoltre delega il Governo a:
definire una riforma degli ammortizzatori sociali in modo da introdurre un sussidio unico di disoccupazione esteso a tutte le categorie di lavoratori a prescindere dall’anzianità contributiva o dalla tipologia contrattuale; a riordinare le spese delle prestazioni assistenziali in modo da renderle coerenti con l’istituzione del reddito minimo garantito; a stabilire un compenso orario minimo.


Maggiori informazioni su: www.redditogarantito.it

sabato, luglio 07, 2012

Saranno i Black Era gli ospiti dell'AtellaonLive'12

Atella on Live: il progetto che lega giovani e musica, ambiente e territorio.

Anche quest'anno Pro-Loco Vitalba e Comune di Atella promuovono "Atella On Live 2012", l'evento musicale unico dell'estate lucana ad alto tasso emergente.
A rendere ancor più speciale la manifestazione ci sarà la collaborazione e il gemellaggio con l'Absolute Cafè di Policoro (Mt) grazie al contributo del direttore artistico Antonino Barresi, gemellaggio che segna un importante unione e continuità nella promozione della musica emergente in Basilicata.

Il progetto "Atella On Live", giunto ormai alla sesta edizione, pone ancora una volta Atella (Pz) come uno dei migliori centri culturali per i giovani lucani. Nelle cinque edizioni del festival sono stati raggiunti obiettivi importantissimi. Primo fra tutti: la promozione della musica indipendente italiana, il vero principio-base ed ispiratore dell'evento musicale; ossia, offrire alle migliori band italiane della scena indipendente la possibilità di esprimere le proprie capacità artistiche e farsi conoscere da un pubblico giovane, attento, curioso e appassionato alla musica e alla sua varietà di stili e generi.
Ancora una volta la scelta ricade sempre su band o cantanti che sappiano esprimere le loro grandi qualità e la loro grande originalità nel live e che siano i futuri rappresentanti nei loro generi (basti ricordare le esibizioni dei Nobraino e dei Pan del Diavolo nelle passate edizioni).

Quest'anno sarà la volta dei Black Era, massimi esponente del trip-hop nostrano, che si esibiranno sul palco più emergente della nostra regione. Il gruppo partenopeo si distingue da molte band per la priorità che essi danno al loro “fare musica”, ossia la distribuzione libera della musica tramite web. L'amicizia con i membri dei Mou_project  ai quali Black Era si unisce, permette di creare il progetto aquietbump.com, una delle netlabel attualmente più apprezzate e conosciute d'Europa. Le pubblicazioni vengono stampate su cd e vendute dal sito della label e contemporaneamente in download digitale libero. Il suono personale e la politica di pubblicazione premiano i Black Era con centinaia di recensioni e performances, anche come supporto di artisti blasonati come Andy Smith, Raiz, Ozric Tenctacles e con concorsi dedicati ai remix dei loro brani come quello pubblicato dalla celebre rivista tedesca "Beat magazine".

Insomma, nulla viene lasciato al caso, "Atella On Live" stupirà ancora, mossi da un unico intento: promuovere la straordinarietà del territorio e dell'ambiente lucano tramite l'immensa ed infinita ricchezza culturale che unisce la musica e i giovani.

Atella on Live'12, 2 Agosto, ore 22:00, Piazza Gramsci - Atella (Pz)
BLACK ERA
Sito web dell'evento
Pagina facebook qui

martedì, giugno 12, 2012

Se trenitalia.it oscura i treni regionali

Notizia di questi giorni: l'ad delle ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, minaccia di tagliare i treni regionali se non riceveranno fondi. Forse perchè poco redditizi (può, un'impresa di servizi pubblici statale, ragionare in questi termini?!?) rispetto alle veloci e sgargianti freccerosse... Eppure anche volendo salire a bordo dei più economici regionali (che, per alcune tratte, sono le uniche soluzioni possibili), i siti ufficiali delle ferrovie dello Stato (sia trenitalia.com che trenitalia.it) ne omettono i risultati nelle ricerche, favorendo collegamenti più costosi come gli intercity e/o freccia rossa.

Non è semplice polemica ma constatazione di fatti e verifiche personali. Sono solito viaggiare su mezzi pubblici, specie in treno, in tutto il centro-sud Italia. Venerdì scorso (8 giugno) dalla stazione di Rionero in Vulture - Atella - Ripacandida dovevo scendere dalla mia ragazza in Calabria , precisamente a Cosenza (stazione di Castiglione Cosentino). Tempi di percorrenza medi: non meno di 6 ore, dai 3 ai 4 cambi di treno per coprire poco più di 350 Km. Ma questi sono particolari trascurabili per chi non va particolarmente di fretta, ama guardare fuori dal finestrino e magari fare una chiacchiera con i compagni di viaggio appena conosciuti.

Per farmi un'idea dei collegamenti apro la pagina internet di trenitalia e inserisco data, ora, stazione di arrivo e di partenza: il treno a me più adatto parte alle 12.46, soluzione costituita da 2 regionali, un autobus e un intercity, prezzo € 30,05, per un totale di 6 ore e 6 minuti di viaggio (vedi screenshot in alto). Peccato che il motore di ricerca ufficiale, nonostante abbia spuntato l'opzione "ricerca il miglior prezzo", non contempli il regionale tra Battipaglia e Sapri e poi fino a Castiglione Cosentino, soluzione di viaggio che costa ben 12 euro in meno! Sono venuto a conoscenza di quest'alternativa solo attraverso un’applicazione gratuita per smartphone, "Orari Trenitalia", che funziona connettendosi al server di trenitalia, ma evidentemente è più efficiente del sito ufficiale a scovare tutti i collegamenti ferroviari, anche i più convenienti per il viaggiatore.

Non avendo particolare fretta e, visto il risparmio, ho scelto quest'ultima opzione di viaggio e difatti in una biglietteria trenitalia  hanno emesso il regolare biglietto con tutti treni locali e con il prezzo indicato dall'applicazione, ovvero 18,10 euro (vedi foto).

Da cadoinpiedi.it: “Quello che non è redditizio però è tutto il trasporto regionale dei pendolari, che rappresenta quasi il 90% del trasporto ferroviario. Quindi, Moretti ha puntato su un settore che non richiedeva grossi sforzi e su cui gli investimenti, tra l'altro dello Stato, erano già stati fatti, che tuttavia serve soltanto una piccolissima minoranza di utenti. Mentre sul trasporto che serve il grosso degli utenti, non ha fatto molto. Adesso minaccia la chiusura delle linee, riduzioni che peraltro sono già state fatte. Gli Eurostar continuano ad aumentare negli ultimi anni, i treni regionali continuano a diminuire.[…] Il problema è che gli utili ci sono perché non sono stati fatti investimenti sul settore più debole, cioè quello del trasporto regionale. E' chiaro che se si punta soltanto sui settori redditizi e si abbandonano i settori difficili che richiedono investimenti, i conti tornano ma i servizi no.”
Alessandro Pietropinto

giovedì, maggio 31, 2012

Benzina, gli ultimi 2 centesimi

Hanno aumentato la benzina di due centesimi al litro per aiutare le vittime del terremoto e sei incazzato.
Hai ragione.
Hai ragione perché quei due centesimi al litro rappresentano solamente l’ultima delle innumerevoli prese per i fondelli che hai dovuto sopportare da qualche decennio a questa parte.
A partire dagli anni ‘50 i costruttori di automobili, complici il boom economico e il costo dei carburanti a buon mercato ti hanno fatto credere che l’automobile avrebbe garantito a tutti quanti la possibilità di spostarsi liberamente. Questi signori ti hanno raccontato che l’automobile sarebbe stato il mezzo di trasporto del futuro e che chiunque ne fosse rimasto sprovvisto sarebbe stato relegato ai margini della società.
E dopo che hanno contribuito allo smantellamento dei sistemi di trasporto pubblico e sponsorizzato la rovina di uno dei sistemi ferroviari più all’avanguardia al mondo sono finalmente riusciti a dimostrare che non esiste alternativa. Infatti essere “automunito” è diventata la condizione necessaria per poter lavorare. Cioè, devi avere la macchina per ottenere il lavoro che ti serve per pagare la macchina.
Hai pagato rate per anni tirando un po’ la cinghia. Ti sei anche detto che non la cambierai mai più, solo che poi la pubblicità, i film e gli amici ti hanno ripetuto fino allo sfinimento che ormai il tuo è un modello obsoleto, che è troppo piccolo e troppo poco performante, che meriti di più. A forza di sentirtelo dire hai iniziato a crederci anche tu che se non cambi la tua vecchia carretta non scoperai mai più.
Ma proprio quando hai iniziato a capire che con il nuovo bolide si scopa tanto quanto con la vecchia scatoletta e hai deciso che questa volta l’avresti usata fino a consumarne anche il telaio, dopo qualche anno hai cominciato a sentire il senso di colpa nei confronti dell’ambiente: il mercato offre modelli ecochic, ecosmart, ecofriendly e tu te ne vai ancora in giro con un’auto che non sai neanche quanto impatta in termine di grammi di CO2 per km percorso.
Ti piacerebbe cambiarla, se solo non fosse che il periodo non è dei migliori, ma per fortuna sono arrivati gli ecoincentivi che ti offrono l’opportunità di buttare via la tua automobile che funziona ancora e ancora bene per comprarne una nuova, una macchina “ecologica”. È a questo punto che inizi a non essere più tanto convinto di tutta la storia: dopo che per decenni, per realizzare promessa di una mobilità alla portata di tutti questi qui se ne sono fottuti allegramente del pianeta, adesso vengono a dire a te che devi essere rispettoso del pianeta. Hanno cementificato i fiumi, perforato le montagne, devastato valli, hanno costruito strade asfaltate in qualunque angolo del paese per farci scorrazzare le automobili e adesso dicono a te che devi essere amico dell’ambiente.
Loro fanno guerre a non finire per garantirsi un facile accesso al petrolio, espropriano la terra di popoli interi, finanziano regimi dittatoriali corrotti e irrispettosi dei diritti umani, avvelenano fiumi e distruggono foreste, se ne strafottono delle leggi internazionali, sversano in mare milioni di barili di petrolio e tutto solo per portare alla pompa una benzina a prezzi ridotti, alla portata di tutti. E poi si appellano al TUO buon cuore, al TUO senso di responsabilità nei confronti del pianeta, ti parlano della TUA responsabilità nella lotta ai cambiamenti climatici.
Chi sono “loro”? Basta dare un’occhiata sul web: 25 delle 100 più grandi multinazionali sono compagnie petrolifere, 10 sono banche, 10 sono produttori di automobili, 7 sono compagnie assicurative. Ecco chi sono “loro” e hanno creato una sinergia perfetta: le banche ti prestano i soldi che servono per comprarti un’auto che devi assicurare e che devi alimentare comprando e consumando petrolio.
E tu, mentre te ne stai lì, immobilizzato in mezzo al traffico, pensi al mese che rispetto allo stipendio è sempre più lungo e alle vacanze che non farai perché devi pagare il bollo, l’assicurazione, le gomme da neve, la manutenzione ordinaria e straordinaria e adesso anche la ricostruzione dell’Emilia.
È inutile negarlo, l’automobile è stata il sogno di milioni di italiani, un bellissimo sogno da cui adesso ci stiamo risvegliando in modo abbastanza traumatico. Occorre adesso una politica seria di revisione della mobilità per evitare che il sogno si trasformi in un incubo da cui rischiamo di non risvegliarci più.

di Paolo Pinzuti da il Fatto Quotidiano

mercoledì, maggio 23, 2012

Proiezione film "Diaz" e a seguire dibattito a Rionero il 24 Maggio

E’ stata “la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale” aveva comunicato con sdegno Amnesty International. Un momento quello del G8 a Genova del 2001 nel quale la democrazia ha avuto una terribile sospensione nei propri diritti civili.  
In linea con tali considerazioni, l'Assessore alle politiche sociali della Provincia di Potenza, Paolo Pesacane, che da anni promuove la cultura della pace, della solidarietà e dei diritti umani (come l'iniziativa "percorsi umani"), in collaborazione con il CineClub Vittorio De Sica – BasilicataCinema di Rionero, ha inteso riaprire quella pagina, mediante la visione e il dibattito sul recente film che tanto fa discutere: DIAZ – Non pulire questo sangue, diretto da Daniele Vicari. Il film ha vinto, a febbraio, il Premio del Pubblico al Festival del Cinema di Berlino. Saranno presenti il regista Daniele Vicari, insieme all'on. Elettra Deiana (parlamentare ai tempi del G8 di Genova), ospiti a Rionero presso il Cinema Vorrasi, giovedì 24 maggio alle ore 20:00. Il sindaco di Rionero, Antonio Placido, introdurrà e prenderà parte al dibattito, insieme all’assessore Pesacane, e ad Armando Lostaglio, responsabile del “De Sica”, per l’approfondimento critico del film.
Daniele Vicari, dedito per vocazione ad un cinema di impegno civile, ricostruisce i nove interminabili minuti scatenati dalla polizia nell’inferno della scuola DIAZ di Genova durante il G8, in quel 21 luglio del 2001. La sua impeccabile regia si avvale di documenti e ricostruzioni giudiziarie. L’impegno civile di Vicari si delinea sull’onda lunga che fa di Elio Petri e di Francesco Rosi i cardini di un cinema, il nostro, ammirato e premiato nel mondo.
“Diaz” è uno squarcio di verità che allora non siamo stati capaci di cogliere” ha dichiarato Dario Argento, presente a Cannes in questi giorni col suo ultimo film.

Per Daniele Vicari è un ritorno in Basilicata, dopo aver il documentario “Il mio paese” del 2006, girato anche dalle nostre parti (trattando di “Aglianica”) e presentato alla Mostra di Venezia. La passione per questo genere si riverbera anche nelle sue prime produzioni di cortometraggi: “Il nuovo”, seguito poi da “Mari del Sud”, che tocca anche temi socio-ambientali. Nel 1997, collabora con Guido Chiesa, Davide Ferrario, Antonio Leotti, e Marco Simon Puccioni, nel documentario “Partigiani”, che racconta la lotta al nazismo e al fascismo della cittadina emiliana di Correggio (Reggio Emilia). Il genere documentaristico d'impegno socio-politico diventa per Vicari un filone dirigendo nel 1998 ben quattro corti: “Comunisti”, in cui descrive omicidi di sacerdoti cattolici per mano di partigiani comunisti nell'Italia dell'immediato dopoguerra; “Uomini e lupi”, ritratto sulla vita dei pastori del Gran Sasso, Bajram e Sesso, marmitte e videogames, un'acuta critica sulle passioni automobilistiche degli italiani. Nel 1999, dopo aver collaborato a “Non mi basta mai”, storia di cinque operai licenziati dalla FIAT nel 1980, dirigerà Morto che parla, dedicato all'attore pasoliniano Mario Cipriani, protagonista nel 1963 de “La ricotta” e presente anche in “Accattone”. Nel 2002, con “Velocità massima”, partecipa in concorso alla 59ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, e l'anno successivo vince il David di Donatello come miglior regista esordiente. Nel 2005, con “L'orizzonte degli eventi”, partecipa al Festival di Cannes nella sezione Semaine de la Critique. Nel 2007, con il documentario “Il mio paese”, riceve un secondo David di Donatello per il miglior documentario di lungometraggio. Nel 2012, con il film “Diaz - Don't Clean Up This Blood” vince ex aequo il Premio del pubblico al Festival di Berlino.

Chiara Lostaglio CineClub De Sica – BasilicataCinema

Dopo la proiezione del film incontro e dibattito con

Daniele VICARI | Regista

Alessandro MANTOVANI | Autore del libro "DIAZ processo alla polizia"

On. Elettra DEIANA | Parlamentare ai tempi del G8 di Genova

Antonio PLACIDO | Sindaco di Rionero in Vulture

Paolo PESACANE | Assessore alle Politiche Sociali Provincia di Potenza

Armando LOSTAGLIO | Cineclub "V. De Sica" - BasilicataCinema
Cinema Vorrasi – giovedì 24 maggio, ore 20:00

giovedì, aprile 26, 2012

Caro Sindaco, dopo gli automobilisti pensiamo ai ciclisti?

Caro Sindaco,
a giorni saranno ultimati i lavori e verrà consegnata la rotatoria sulla S.S. 93, rotatoria che collega la suddetta statale direttamente al paese e alla torre angioina. Opera realizzata utilizzando 150.000 euro dei cittadini atellani.
Senza entrare nel merito dell'opportunità o meno di realizzazione di tale intervento e/o della sua priorità rispetto ad altri e più incombenti bisogni del nostro paese, si richiede un'attenzione fattiva anche nei confronti di chi non usa solamente l'auto nei suoi spostamenti, ma la bici. Pratica sempre più diffusa che coniuga risparmio di denaro (rinuncia alla benzina) e rispetto per l'ambiente, oltre ai benefici non trascurabili per la salute e il fisico...

Potrebbe il comune di Atella mettere in campo un'azione rivolta a chi crede in una mobilità sostenibile (da e per il lavoro ma anche per il tempo libero) e che reclama sicurezza e adeguamento delle arterie di collegamento?
Quindi, dopo gli automobilisti, è auspicabile un intervento per la salvaguardia dei ciclisti e l'incentivazione per l'utilizzo delle due ruote.
A tal proposito, e in vista della giornata nazionale dei ciclisti del prossimo 28 Aprile, si condivide l'appello del movimento #salvaciclisti:

Caro Sindaco,
Come avrà già avuto modo di apprendere dalle notizie degli ultimi giorni, l’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per mortalità in bicicletta. Negli ultimi 10 anni, ben 2.556 ciclisti hanno perso la vita sulle nostre strade ed è per porre freno a questa situazione che due settimane or sono abbiamo lanciato in Italia la campagna #salvaiciclisti con cui abbiamo chiesto al Parlamento italiano l’applicazione degli 8 punti del Manifesto del Times.
In questi i giorni il Parlamento sta facendo la propria parte ed una proposta di legge sottoscritta da (quasi) tutte le forze politiche è pronta per la presentazione alla Camera e al Senato.
Senza il suo preziosissimo contributo di amministratore locale, però, anche la migliore delle leggi rischia di restare lettera morta ed è per questo che siamo a chiedere la sua adesione alla campagna #salvaiciclisti per il miglioramento della sicurezza dei ciclisti nella sua città.

Aderendo a #salvaiciclisti si impegnerà quindi a:
1. Garantire l’applicazione a livello locale degli 8 punti del Manifesto del Times per le aree di competenza comunale,
2.
Formulare le opportune strategie per incrementare almeno del 5% annuo gli spostamenti urbani in bicicletta nei giorni feriali,
3.
Contrastare il fenomeno del parcheggio selvaggio (sulle strisce pedonali, in doppia fila, in prossimità di curve ed incroci, sulle piste ciclabili),
4.
Far rispettare i limiti di velocità stabiliti per legge e istituire da subito delle “Zone 30″ e “zone residenziali” nelle aree con alta concentrazione di pedoni e ciclisti,
5.
Realizzare, qualora mancante, un Piano Quadro sulla Ciclabilità o Bici Plan,
6.
Monitorare e ridisegnare i tratti più pericolosi della città per la viabilità ciclistica di comune accordo con le associazioni locali,
7.
Redigere annualmente un documento pubblico sullo stato dell’arte nel proprio comune di competenza della viabilità ciclabile indicando i risultati dell’anno appena trascorso e gli obiettivi futuri,
8.
Dotare ogni strada di nuova costruzione o sottoposta ad interventi straordinari di manutenzione straordinari con un percorso ciclabile che garantisca il pieno comfort del ciclista,
9.
Promuovere una campagna di comunicazione per sensibilizzare tutti gli utenti della strada sulle tematiche della sicurezza,
10.
Dare il buon esempio recandosi al lavoro in bicicletta per infondere fiducia nei cittadini e per monitorare personalmente lo stato della ciclabilità nella sua città
È perché riteniamo che la campagna #salvaiciclisti sia dettata dal buon senso e da una forte dose di senso civico che chiediamo un suo contributo affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento.

lunedì, aprile 23, 2012

Ora basta, non ce la facciamo più! Iniziativa il 24 Aprile a Rionero

In Italia già da anni vivevamo una situazione difficile, con il costo della vita tra i più alti in Europa, e salari tra i più bassi, un tasso di disoccupazione altissimo ( quella giovanile è al 30%) e precarietà e sfruttamento che sono la regola... nel mondo del lavoro.
Oggi il governo Monti (governo delle banche e della confindustria) per “risolvere la crisi” e “pagare il debito” non sa far altro che spremere ancora di più le famiglie e i lavoratori:  continui aumenti del prezzo della benzina, dei generi alimentari e dei beni di consumo, aumento dell’iva, introduzione dell’IMU, tagli ai salari e alle pensioni, taglio dell’articolo 18, della cassa integrazione, dell’indennità di mobilità e di tutti gli ammortizzatori sociali…

 Tutto questo mentre quelli che hanno creato questa crisi e questo debito continuano a ricevere favori dal governo, a fare profitti e ad arricchirsi: le banche e le lobby confindustriali ricevono ingenti finanziamenti pubblici e sgravi fiscali, e la casta di politici continua a mangiare alle nostre spalle…

 La popolazione è gettata sempre di più nella disperazione : ogni giorno leggiamo le notizie di persone che si tolgono la vita per la disperazione schiacciate dalla crisi, dai debiti e dalla mancanza di reddito. Disoccupati, padri di famiglia che perdono il lavoro, pensionati che si vedono tagliare la pensione, cassaintegrati, artigiani e piccoli imprenditori schiacciati dai debiti, famiglie che non riescono più a pagare l’affitto, che hanno perso la casa, che non sanno come mantenere i propri figli.

 E’ GIUNTO IL MOMENTO DI DIRE BASTA! ORGANIZZIAMOCI E LOTTIAMO CONTRO CHI CI VUOLE RUBARE IL NOSTRO DIRITTO A VIVERE CON DIGNITA’!

APERITIVO ANTICRISI + ASSEMBLEA PUBBLICA PER ORGANIZZARE L'OPPOSIZIONE SOCIALE AL GOVERNO DELL'AUSTERITA' E DELLE BANCHE!

APPUNTAMENTO MARTEDì 24 APRILE A RIONERO, IN PIAZZA G. FORTUNATO ALLE 18.

mercoledì, aprile 04, 2012

Gruppo di acquisto/filiera corta del Vulture

Insalata, fragole, uova, albicocche, kiwi,broccoli, rape, rucola, fagioli, ceci, cucuzze, etc...
Sei un produttore agricolo o sei un consumatore alla ricerca di prodotti di stagione, freschi, genuini e a prezzo vantaggioso?
Unisciti al gruppo di acquisto/filiera corta del Vulture, scrivi a altratella@gmail.com

Filiera corta: prodotti agricoli a Km zero, nuovo stile di consumi

Farmer markets, ristoranti a chilometro zero, distributori di latte crudo e scelte consapevoli: il mercato dei consumi si orienta verso la sostenibilità e a guadagnarci non è solo il consumatore, ma anche l’economia del territorio.
Ma cos’è esattamente la filiera corta? Cosa prevede il Km zero? Quali vantaggi porta al consumatore in termini economici e alimetari? Scopriamolo con questa guida!

Storia della filiera agricola

Uno dei primi teorici del consumo di prodotti locali è lo statunitense Gary Paul Nabhan, che nel 2001 ha pubblicato il libro “Coming Home To Eat”. Accattivante ed ironico, nel libro vengono descritti gli sforzi compiuti da questo etnobotanico al fine di consumare cibi la cui provenienza fosse circoscritta in un raggio di 220 miglia (circa 400 chilometri) dalla sua casa in Arizona.
Pochi anni dopo, nel 2005, i giornalisti James B. MacKinnon e Alisa Smith fecero anche di più: restringendo il raggio a sole cento miglia, per un anno si cibarono di prodotti provenienti esclusivamente dal territorio circostante la loro casa di Vancouver, in Canada. La loro esperienza è raccontata nel libro “The 100-Mile Diet: A Year of Local Eating”, ancora inedito in Italia ma che ha riscosso un grande successo nel mondo anglosassone.
In Italia la cultura del “chilometro zero” è approdata in tempi recenti, ma ha trovato da subito un terreno fertile: basti pensare che nel 2008 la regione Veneto, prima in Italia, si è dotata di una legge (L.R. 25 luglio 2008, n. 7 BUR n. 62/2008) volta a riconoscere le attività di distribuzione e ristorazione che, in percentuali comprese fra il 30 e il 50%, si approvvigionano di prodotti di origine veneta.
Non solo: la maggior richiesta di alimenti di provenienza locale ha avuto un ‘effetto volano’, sulla proliferazione dei cosiddetti “farmer markets”, ovvero i “mercati contadini” nei quali agricoltori ed allevatori, evitando le maglie della grande distribuzione, offrono i loro prodotti direttamente al consumatore. Parallelamente a questo ‘nuovo’ (eppur antico!) modo di fare la spesa, anche il mondo della ristorazione ha accolto e sfruttato le opportunità offerte dai mercati del territorio: sono infatti in costante aumento i cosiddetti “ristoranti a chilometro zero”, nei quali vengono serviti piatti cucinati secondo la tradizione, i cui ingredienti sono rigorosamente di provenienza locale.
Da sottolineare infine è la recentissima approvazione del Ddl ‘Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli provenienti da filiera corta e di qualità’, approvato dal Consiglio dei Ministri il 1° marzo 2010. Il provvedimento è uno strumento legislativo di primaria importanza perché, per la prima volta, definisce i mercati agricoli di vendita diretta, promuovendo la domanda e l’offerta dei prodotti agricoli a chilometro zero e fornendo un inquadramento del settore dal punto di vista legislativo.

Quanto viaggia la nostra spesa?

Camminando per le corsie di un qualunque supermercato, ognuno di noi non può che rimanere quasi stordito dall’assortimento di prodotti disponibili: dal reparto ortofrutta a quello della macelleria, dal banco del pesce agli sterminati scaffali di prodotti alimentari, la scelta è pressoché illimitata. Eppure, non è difficile ricordare che fino a qualche tempo fa la spesa la si faceva dal fruttivendolo, dal macellaio, al piccolo negozio di alimentari sotto casa. Il panettiere produceva le giuste quantità di pane per soddisfare la sua clientela ed evitare gli sprechi, dal fruttivendolo le zucche si trovavano solo in inverno e le pesche solo in estate, e non era raro che dal pescivendolo non si trovasse un certo tipo di pesce, se ad esempio le condizioni meteorologiche impedivano ai piccoli pescherecci di uscire in mare. Ed ora?
Quantità imbarazzanti di cibo che ogni giorno vengono gettate, prodotti del reparto ortofrutta che si trovano costantemente in qualsiasi momento dell’anno, carne e pesce provenienti da altri Paesi, se non da altri continenti. Ad esempio, secondo un’indagine della Coldiretti, negli ultimi anni le importazioni di frutta e verdura dall’estero hanno raggiunto nel un valore complessivo di circa due miliardi di euro; i Paesi maggiormente coinvolti sono quelli sudamericani (Colombia, Ecuador, Cile, Brasile e Argentina) ma anche europei (Spagna) ed africani (Marocco, Egitto, Tunisia). I prezzi competitivi offerti dai prodotti di importazione mettono decisamente a rischio le produzioni ortofrutticole italiane, che sono fra le maggiori in Europa con produzioni annuali di circa 20 milioni di tonnellate di frutta e 16 di verdure ed ortaggi.
Certo, esistono prodotti ortofrutticoli la cui importazione è praticamente indispensabile (come, ad esempio, la frutta tropicale), poiché le condizioni climatiche in Europa non ne consentono la coltivazione, eppure è ormai prassi trovare sul mercato italiano non solo le primizie, ma anche i prodotti di stagione: pere argentine, arance sudafricane, mele cinesi e fagiolini del Kenya. Per non parlare di vini cileni, bistecche argentine, tonno del Pacifico o carne di canguro. Questo cosa comporta? Che, mediamente, per arrivare su una tavola occidentale, un pasto medio ha frequentemente viaggiato per un totale di oltre 1900 chilometri (e questo lo sostiene il premio nobel Al Gore, nel suo libro ‘An Inconvenient Truth – Una scomoda verità’, Rizzoli). Nei casi più eccezionali, un vino australiano deve percorrere oltre 16000 chilometri per giungere al nostro bicchiere, consumando quasi 10 kg di petrolio ed emettendo una trentina di chilogrammi di CO2; non va meglio con la frutta cilena che genera, per ogni chilogrammo di prodotto, più di 22 kg di anidride carbonica, dovendo viaggiare per oltre 12000 chilometri e consumando oltre 7 kg di petrolio. Ma quali sono i costi di questa follia commerciale?
Alla luce dei fenomeni di caro-petrolio, che si presentano con sempre maggior frequenza, e dei costi non indifferenti della logistica, appare evidente che questo sistema di consumo globalizzato non è sostenibile né dal punto di vista ambientale né da quello economico. I prodotti che si trovano a viaggiare su camion, nave, aereo sono indiscutibilmente più costosi di quelli nostrani.
Fortunatamente, sempre secondo la Coldiretti, la contaminazione dei mercati del nostro Paese da parte di prodotti stranieri ha un valido ‘nemico’ in tre consumatori su quattro, che sostengono di riporre maggiore fiducia nei prodotti di provenienza italiana e che, in quasi la metà dei casi (46%) sono disposti a spendere di più pur di acquistare un prodotto del nostro Paese.

I farmer markets

Quasi come una ‘ribellione’ nei confronti degli sprechi e delle assurdità del sistema commerciale, negli ultimi anni il consumatore italiano ha riscoperto la sua sensibilità nei confronti di un consumo critico e sostenibile; uno dei maggiori risultati di questa presa di coscienza è stato il diffondersi dei cosiddetti ‘farmer markets’, ovvero dei mercati contadini. Presenti in quasi tutte le città italiane, i mercati nei quali si commerciano esclusivamente prodotti locali sono ormai una realtà consolidata. I piccoli produttori del territorio hanno l’opportunità di vendere direttamente ai consumatori gli alimenti provenienti dalle loro aziende, evitando perciò i passaggi intermedi dei grossisti e delle grandi catene di distribuzione.
I risvolti positivi di questa “filiera corta” sono numerosi, a partire dalla competitività dei prezzi di alcuni prodotti, che non subiscono i ricarichi generati dal passaggio di mano fra un intermediario e l’altro. Inoltre, la provenienza locale dei prodotti garantisce la freschezza degli stessi, a differenza di quanto avviene nella grande distribuzione per la quale si rendono necessarie metodologie di conservazione (es. celle frigorifere, additivi chimici e conservanti) che vanno ad influenzare negativamente le qualità organolettiche dei prodotti stessi. Il presupposto stesso del “km zero”, inoltre, fa sì che i cibi subiscano un trasportati solo su distanze relativamente brevi, il che consente la riduzione dei consumi energetici e delle conseguenti emissioni di anidride carbonica.
Le aziende agricole gestite dai produttori locali sono generalmente di dimensioni ridotte, e la presenza estesa di serre rappresenta più l’eccezione che la regola. Ciò significa che gli agricoltori coltivano seguendo i ritmi della natura, e che i prodotti reperibili nei mercati territoriali sono rigorosamente di stagione. Proprio la riscoperta della periodicità dei prodotti ortofrutticoli sta alla base del successo dei farmer markets, in netta contrapposizione con l’astagionalità tipica della grande distribuzione; il consumatore infatti tende ad ‘autoeducarsi’ al fatto di non poter mangiare pomodori a dicembre, o mele a giugno, ritrovando perciò un contatto positivo con la stagionalità dell’alimentazione.
Rifornirsi presso mercati legati al territorio significa anche la possibilità di trovare varietà locali di frutta e verdura, come la zucchina di San Pasquale (Campania) o il cipollotto Nocerino DOP, ma anche varietà zootecniche considerate “minori”, come ad esempio il suino nero di Parma o le decine di razze ovine, suine e caprine locali diffuse sul territorio nazionale. Da sottolineare inoltre è la valorizzazione delle varietà di cereali che la produzione agricola industrializzata ha soppiantato, ma che sono state recentemente oggetto di progetti di recupero e conservazione della biodiversità.
Fare acquisti ai mercati locali fa bene non solo all’ambiente ma anche al portafogli: secondo una recente indagine di Coldiretti, infatti, il risparmio legato all’acquisto a chilometro zero è intorno al 30% raggiungendo, in alcuni casi, anche il 50%. Acquistando prodotti locali, il risparmio può essere quantificato in circa cento euro al mese (calcolato su una spesa media di 467€) e, da non trascurare, consente di evitare emissioni di CO2 pari ad una tonnellata all’anno.
Da non trascurare, infatti, è la socialità legata all’acquisto locale: i mercati contadini sono spesso luoghi dove è piacevole fermarsi per osservare i prodotti, parlare, confrontarsi con i produttori, stabilendo rapporti di fiducia e promuovendone la solidità nel tempo.

Ristorazione a chilometri zero

Il mondo della ristorazione ha colto al volo l’opportunità offerta dalla promozione dei mercati locali, e sono sempre di più i ristoranti che offrono i cosiddetti “menu a km zero”. L’idea nasce da Padova, grazie al sostegno offerto dalla regione Veneto, e identifica quei locali che offrono cibi reperiti in un raggio di cento chilometri. L’osteria “Vitanova” di Padova è stato il primo ristorante a ricevere la certificazione del “km 0”, offrendo ad esempio grana padano e formaggio Asiago provenienti da meno di trenta chilometri di distanza, vino dei Colli Euganei da 27, mentre il radicchio ne deve percorrere solo 16. Insieme ad un’altra ventina di ristoranti veneti che sinora hanno ricevuto la certificazione, in tutta Italia l’esperimento sta allargandosi a macchia d’olio; ad esempio, nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano è stato avviato nel 2008 un concorso volto alla premiazione dei migliori “menu a chilometro zero” dei ristoranti ubicati nel territorio del parco. La valorizzazione del ricchissimo patrimonio enogastronomico dell’Appennino settentrionale è stato promossa da numerosi ristoranti dislocati nelle province di Massa Carrara, Lucca, Parma e Reggio Emilia, e per la cronaca il vincitore della prima edizione è stato il ristorante “Montagna Verde” di Apella (Ms), il cui menu a km zero ha sbaragliato altri ventuno agguerriti concorrenti.
Anche nel settore pubblico sta prendendo piede l’ottica del consumo di prodotti locali: un caso virtuoso è ad esempio offerto dal progetto “Bam.P.È.” (‘Bambini e prodotti agricoli d’eccellenza’), che promuove nelle mense scolastiche del Sassarese il consumo di prodotti locali di qualità e, in tal modo, contribuisce al sostentamento dell’economia isolana. Il progetto, sostenuto da finanziamenti a livello europeo e della durata prevista di trenta mesi, persegue il duplice obiettivo di fornire ai bambini delle scuole primarie un’alimentazione sana ed equilibrata, ma al contempo anche di educare le nuove generazioni alla conoscenza dei prodotti tradizionali e di contribuire alla formazione di ‘nuovi consumatori’ dotati di spirito critico e sensibilità nei consumi.

Latte crudo alla spina

Ormai diffusissimi sul territorio italiano, le capannine che offrono il latte crudo alla spina rappresentano un’alternativa che sempre più consumatori utilizzano. Nato come un esperimento, i distributori sono ormai centinaia ed offrono non solo latte, ma anche burro, formaggi, prodotti caseari delle aziende del territorio. Con un risparmio non indifferente: ad esempio, un litro di latte crudo costa un euro, contro i 30-50 centesimi in più pagati al supermercato. Oltre ad avvantaggiare i produttori locali, anche dal punto di vista ambientale ci sono risvolti positivi, poiché in genere è possibile portarsi la bottiglia da casa e riempirla presso il distributore, evitando lo spreco legato allo smaltimento delle confezioni usa e getta.
In rete è presente addirittura un sito che mappa i distributori di latte alla spina (www.milkmaps.com), e fare acquisti è sempre più comodo grazie alle chiavette ricaricabili, simili a quelle per la macchinetta del caffè dell’ufficio. La sicurezza dal punto di vista alimentare è garantita da rigorosi controlli di qualità e gli sprechi sono messi al bando: il latte non erogato entro 24 ore viene ritirato ed utilizzato per la produzione di ricotta e formaggi.

Prodotti locali e chilometro zero: una scelta vincente

Il consumo di prodotti di origine locale sta vivendo un periodo di grande espansione, e non a caso: la promozione dei prodotti “a chilometro zero” ha risvolti positivi sotto numerosi punti di vista. In termini di qualità del prodotto offerto al consumatore, i cibi di provenienza locale sono più freschi e il loro avvicendamento aiuta a riscoprire il senso dei consumi stagionali. I prodotti del territorio, inoltre, consentono il risparmio sulle spese di trasporto e sulle emissioni di anidride carbonica, pertanto la loro scelta rappresentano un’azione significativa in termini di sostenibilità ambientale. Dal punto di vista del portafoglio, inoltre, il risparmio offerto dall’approvvigionamento diretto “dal produttore al consumatore” è un vantaggio che, in tempi come questi, non è certo da sottovalutare.

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lunedì, marzo 19, 2012

Amianto atellano, la famiglia Petruzzelli precisa ma spinge anche essa per la bonifica

L’iniziativa di sensibilizzare l’opinione pubblica sul “rischio amianto” e denunciare pubblicamente l’inerzia di chi dovrebbe agire al fine di evitare che vi possano essere rischi per la salute delle persone che vivono in quei luoghi, deve essere fatta in modo esaustivo e corretto, al fine di impedire a chi legge di essere indotto in errore. Nell’articolo da Voi pubblicato il 6 marzo 2012 sul quotidiano on line BASILICATA 24 titolo: L’AMIANTO CHE NESSUNO VUOL VEDERE occhiello VIDEO DENUNCIA SULLA PRESENZA DELLA FIBRA KILLER ALL’INTERNO DELL’EX CEMENTIFICIO PETRUZZELLI e relativo video, erroneamente vengono fornite indicazioni su fatti, stati e denominazioni di luoghi tali da indurre ad imputare alla famiglia Petruzzelli responsabilità inesistenti in capo alla stessa.Più volte nell’articolo, si fa riferimento al sito “ex cementificio Petruzzelli”. Tale indicazione è ERRONEA poiché il sito appartiene a due diverse società: la LUCANA BITUMI SPA e la LUCANA CALCESTRUZZI Srl, entrambe in stato di fallimento, rispettivamente dal 1993 e 1999. Per la gestione ed amministrazione dei fallimenti intervenuti sono stati nominati, con regolare atto giudiziario, i relativi curatori fallimentari: il Dr. Lorenzo MURANO di Melfi, per la Lucana Bitumi S.p.A. e l’ Avv. Luciano PETRULLO di Potenza, per la Lucana Calcestuzzi S.r.l. , entrambi attualmente in carica.In altri termini da circa 20 anni sono i curatori fallimentari a gestire il sito e NON certo gli ex-amministratori Petruzzelli.Lo stato attuale di degrado, di abbandono e di potenziale pericolo denunciato nell’articolo,quindi, non è e non deve essere associabile agli ex amministratori, i quali, per di più, sono preoccupati anch’essi della situazione oggi esistente e confidano vivamente in un intervento degli Enti preposti.Risulta fuorviante, per il lettore:omettere la citazione delle società di capitali (dotate di autonoma personalità giuridica) che operavano in quel sito (seppur fallite da tempo inveterato); identificare erroneamente quel sito come “Ex cementificio Petruzzelli”, in quanto attinente alle due predette società; associare, ledendo l’immagine ed il decoro degli ex amministratori delle società stesse , la presenza di amianto ad un nome proprio di persona fisica.Come già detto, associare la denuncia “fibra killer” al nome “(Ex cementificio) Petruzzelli” è altamente lesivo dell’immagine e del decoro di tutti i componenti della famiglia Petruzzelli, perchè il lettore, magari poco attento e non esaustivamente informato dei fatti su citati, è indotto a ritenere che l’inerzia altrui e l’esistenza di una fibra killer sia collegato ad un nome proprio di persona.Ciò è ancor più grave quanto risulta che la stessa Associazione GAP ed il blog ALTRATELLA, promotori della campagna “PERICOLO AMIANTO AD ATELLA”, sono perfettamente a conoscenza dell’impossibilità di intervento da parte dei Petruzzelli.Come risulta infatti dal video realizzato dalla GAP in collaborazione con ALTRATELLA ed allegato a corredo del Vs articolo, gli operatori, nel corso dell’intervista realizzata, sono già a conoscenza dell’impossibilità d’intervento della proprietà (seppur termine improprio per le motivazioni su riportate) affermando, come inciso, nel corso della stessa:  “sapendo che la proprietà non può più far nulla…”Per completezza si rende noto, altresì, che già nel 1995 venne presentato dall’Ing. Donato Petruzzelli al Comune di Atella, un “Progetto di un centro polifunzionale ad uso residenziale, commerciale, terziario e pubblico” di riqualificazione dell’area, con relativo smaltimento delle vecchie infrastrutture (compreso ovviamente l’amianto di cui trattasi), rimasto privo di ogni valutazione e risposta e, pertanto, l’area è oggi abbandonata a se stessa, con un fallimento in atto e curatori fallimentari in carica.Siamo sensibili al problema, apprezziamo iniziative di sensibilizzazione verso tematiche sociali quali il rischio amianto e, proprio per questo, facciamo notare che, sempre in Atella, oltre al sito citato nell’articolo ed unico di cui fino ad ora si è interessato la GAP, vi sono altri siti industriali, attivi, che hanno coperture in amianto e che espongono la popolazione ed i lavoratori impiegati, ad un potenziale rischio salute. Per dovere di cronaca e di informazione, dovrebbero anch’essi essere oggetto d’inchiesta e di doverosa attenzione proprio da parte di chi, armato di sano e volenteroso senso civico, intende portare avanti la campagna di sensibilizzazione “PERICOLO AMIANTO AD ATELLA”per la tutela della salute pubblica in un piccolo paese della Basilicata.Così come scrive Thomas Bernhard in Antichi Maestri  “È di rispetto che abbiamo bisogno. Per la verità, per le notizie, per i cittadini” 

Ing. Donato Petruzzelli e Geom. Vito PetruzzelliAvv. Paolo La Bollita  Avv. Alessia Petruzzelli 

Nell'articolo pubblicato sul nostro quotidiano on line, in data 6 marzo 2012, dal titolo "L'amianto che nessuno vuol vedere" l'uso del nome di persona (riferito all'ex cementificio di Atella) è finalizzato solo ed esclusivamente alla identificazione di un luogo come si evince dallo stesso articolo. Quel sito, infatti, ad Atella è noto a tutti come "ex cementificio Petruzzelli". Nell'articolo non è minimamente celata l'intenzione di puntare il dito contro la famiglia Petruzzelli, è al contrario specificato che l'ex cementificio è sotto sequestro dal 1992.

Il direttore, Giusi Cavallo

Tratto da Basilicata24

 Di seguito il video sull'argomento:


giovedì, marzo 15, 2012

Atella, quell'amianto ignorato da tutti

Lungo la strada che da Atella porta a Rionero, in una zona residenziale, si trova ormai da 20anni, quello che rimane dell'ex stabilimento Lucana Bitumi Spa e Lucana Calcestruzzi Srl che produceva conglomerati bituminosi, conglomerati cementizi e prodotti in cemento armato. Chiunque  transiti  lungo l'arteria non può fare a meno di notare quei capannoni abbandonati, ammassi di lamiere e cumuli di bidoni accatastati. E come se non bastasse, con il passare degli anni, la struttura si è andata via via sgretolando e, di quello che una volta era il tetto dello stabilimento, a terra sono rimaste le coperture di cemento e amianto.
Ed è proprio quell'amianto, a prescindere dal degrado in cui versa l'area che si estende su una superficie di circa due ettari di terreno a destare le maggiori preoccupazioni.
E' il 1992 quando lo stabilimento chiude per fallimento. Passano gli anni ma quel sito rimane chiuso e in balia del tempo. Nel 2009 gli uomini della Guardia di finanza appongono i sigilli all'ingresso e alla struttura: a fare paura è quell'eternit utilizzato per la costruzione della copertura del capannone. Ma di bonificare la zona neanche a parlarne.
Dopo vent'anni dalla chiusura dello stabilimento a lanciare l'allarme, per la presenza di una vera e propria bomba a orologeria dal punto di vista della salute pubblica e dell'inquinamento ambientale, una ventina di persone che, a giugno del 2011, hanno dato vita, ad Atella, all’associazione “gap– Idee in divergenza”.
L'articolo apparaso su Il Quotidiano della Basilicata

Quello che chiedono è la bonifica del sito intorno al quale sorgono anche numerose abitazioni.
La copertura dell'ex stabilimento, che un tempo produceva conglomerati bituminosi, ormai quasi del tutto crollata, come detto, era composta soprattutto da amianto. Oggi quelle lastre  sono per terra, soggette al degrado ma soprattutto all'azione degli agenti atmosferici che ne amplificano la pericolosità per la salute umana.
Difficile non notare quello che è davvero sotto gli occhi di tutti i cittadini di Atella che ormai dal 1992  vivono a stretto contatto con quelle lastre di eternit e ovviamente respirano i filamenti di amianto che dal terreno si innalzano mescolandosi con l'aria. Vent'anni  sono   davvero troppi e così i ragazzi dell'associazione “gap- Idee in divergenza” di Atella hanno deciso di far sentire la propria voce affinché qualcuno - Comune, Regione o Arpab - intervenga e provveda a bonificare la zona. E per dare maggiore eco alla loro legittima richiesta i ragazzi hanno realizzato un video denuncia che è possibile vedere sul sito altratella.blogspot.com.
Il video, oltre a documentare la situazione di degrado dell'ex stabilimento Lucana Bitumi Spa e Lucana Calcestruzzi Srl, propone anche la testimonianza del signor Antonio Di Felice che è stato sia custode che operaio dell'ex-cementificio.

Tratto da il Quotidiano della Basilicata
Di seguito il video: