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"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro. Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società. Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".
L’iniziativa di sensibilizzare l’opinione
pubblica sul “rischio amianto” e denunciare pubblicamente l’inerzia di
chi dovrebbe agire al fine di evitare che vi possano essere rischi per
la salute delle persone che vivono in quei luoghi, deve essere fatta in
modo esaustivo e corretto, al fine di impedire a chi legge di essere
indotto in errore. Nell’articolo da Voi pubblicato il 6 marzo 2012 sul
quotidiano on line BASILICATA 24 titolo: L’AMIANTO CHE NESSUNO VUOL VEDERE occhiello VIDEO DENUNCIA SULLA PRESENZA DELLA FIBRA KILLER ALL’INTERNO DELL’EX CEMENTIFICIO PETRUZZELLI e relativo video,
erroneamente vengono fornite indicazioni su fatti, stati e denominazioni
di luoghi tali da indurre ad imputare alla famiglia Petruzzelli
responsabilità inesistenti in capo alla stessa.Più volte nell’articolo,
si fa riferimento al sito “ex cementificio Petruzzelli”. Tale
indicazione è ERRONEA poiché il sito appartiene a due diverse società:
la LUCANA BITUMI SPA e la LUCANA CALCESTRUZZI Srl, entrambe in stato di
fallimento, rispettivamente dal 1993 e 1999. Per la gestione ed
amministrazione dei fallimenti intervenuti sono stati nominati, con
regolare atto giudiziario, i relativi curatori fallimentari: il Dr.
Lorenzo MURANO di Melfi, per la Lucana Bitumi S.p.A. e l’ Avv. Luciano
PETRULLO di Potenza, per la Lucana Calcestuzzi S.r.l. , entrambi
attualmente in carica.In altri termini da circa 20 anni sono i curatori
fallimentari a gestire il sito e NON certo gli ex-amministratori
Petruzzelli.Lo stato attuale di degrado, di abbandono e di potenziale
pericolo denunciato nell’articolo,quindi, non è e non deve essere
associabile agli ex amministratori, i quali, per di più, sono
preoccupati anch’essi della situazione oggi esistente e confidano
vivamente in un intervento degli Enti preposti.Risulta fuorviante, per
il lettore:omettere la citazione delle società di capitali (dotate di
autonoma personalità giuridica) che operavano in quel sito (seppur
fallite da tempo inveterato); identificare erroneamente quel sito come
“Ex cementificio Petruzzelli”, in quanto attinente alle due predette
società; associare, ledendo l’immagine ed il decoro degli ex
amministratori delle società stesse , la presenza di amianto ad un nome
proprio di persona fisica.Come già detto, associare la denuncia “fibra
killer” al nome “(Ex cementificio) Petruzzelli” è altamente lesivo
dell’immagine e del decoro di tutti i componenti della famiglia
Petruzzelli, perchè il lettore, magari poco attento e non esaustivamente
informato dei fatti su citati, è indotto a ritenere che l’inerzia
altrui e l’esistenza di una fibra killer sia collegato ad un nome
proprio di persona.Ciò è ancor più grave quanto risulta che la stessa
Associazione GAP ed il blog ALTRATELLA, promotori della campagna
“PERICOLO AMIANTO AD ATELLA”, sono perfettamente a conoscenza
dell’impossibilità di intervento da parte dei Petruzzelli.Come risulta
infatti dal video realizzato dalla GAP in collaborazione con ALTRATELLA
ed allegato a corredo del Vs articolo, gli operatori, nel corso
dell’intervista realizzata, sono già a conoscenza dell’impossibilità
d’intervento della proprietà (seppur termine improprio per le
motivazioni su riportate) affermando, come inciso, nel corso della
stessa: “sapendo che la proprietà non può più far nulla…”Per
completezza si rende noto, altresì, che già nel 1995 venne presentato
dall’Ing. Donato Petruzzelli al Comune di Atella, un “Progetto di un
centro polifunzionale ad uso residenziale, commerciale, terziario e
pubblico” di riqualificazione dell’area, con relativo smaltimento delle
vecchie infrastrutture (compreso ovviamente l’amianto di cui trattasi),
rimasto privo di ogni valutazione e risposta e, pertanto, l’area è oggi
abbandonata a se stessa, con un fallimento in atto e curatori
fallimentari in carica.Siamo sensibili al problema, apprezziamo
iniziative di sensibilizzazione verso tematiche sociali quali il rischio
amianto e, proprio per questo, facciamo notare che, sempre in Atella,
oltre al sito citato nell’articolo ed unico di cui fino ad ora si è
interessato la GAP, vi sono altri siti industriali, attivi, che hanno
coperture in amianto e che espongono la popolazione ed i lavoratori
impiegati, ad un potenziale rischio salute. Per dovere di cronaca e di
informazione, dovrebbero anch’essi essere oggetto d’inchiesta e di
doverosa attenzione proprio da parte di chi, armato di sano e
volenteroso senso civico, intende portare avanti la campagna di
sensibilizzazione “PERICOLO AMIANTO AD ATELLA”per la tutela della salute
pubblica in un piccolo paese della Basilicata.Così come scrive Thomas
Bernhard in Antichi Maestri “È di rispetto che abbiamo bisogno. Per la
verità, per le notizie, per i cittadini” Ing. Donato Petruzzelli e Geom. Vito PetruzzelliAvv. Paolo La Bollita Avv. Alessia Petruzzelli Nell'articolo pubblicato sul nostro quotidiano on line, in data 6
marzo 2012, dal titolo "L'amianto che nessuno vuol vedere" l'uso del
nome di persona (riferito all'ex cementificio di Atella) è finalizzato
solo ed esclusivamente alla identificazione di un luogo come si evince
dallo stesso articolo. Quel sito, infatti, ad Atella è noto a tutti come
"ex cementificio Petruzzelli". Nell'articolo non è minimamente celata
l'intenzione di puntare il dito contro la famiglia Petruzzelli, è al
contrario specificato che l'ex cementificio è sotto sequestro dal 1992. Il direttore, Giusi Cavallo
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