altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

venerdì, febbraio 27, 2009

Mister Day: l’ora della rabbia

Concitata assemblea delle maestranze dello stabilimento ex Vicenzi nella Valle di Vitalba
I lavoratori chiedono a De Filippo chiarezza sul futuro


Non c'è pace per i 150 lavoratori dell'ormai ex stabilimento del gruppo Vicenzi nella Valle di Vitalba.
Chiusura, mobilità, cassa integrazione. Una lotta feroce con le unghie e con i denti per difendere il proprio diritto al lavoro.
Una lotta in cui gli ex dipendenti si sentono soli, abbandonati sia dai sindacati che dalla politica.
Dalla rabbia e dall'amara constatazione della realtà parte la richiesta al presidente De Filippo perché intervenga soprattutto per fare chiarezza.
Il 10 dicembre i lavoratori inviano una lettera al sig.Vicenzi che li sta mettendo alla porta e con essi il futuro delle loro famiglie. Una lettera piena di angoscia.
Lo stabilimento definito fino a poco prima “il fiore all'occhiello” del gruppo ora
deve chiudere. Una lettera piena di perché.
Vicenzi risponde alla missiva i primi giorni di gennaio scaricando tutte le responsabilità della chiusura sul governo della Regione Basilicata. Uno smacco se si pensa che lo stabilimento si reggeva su finanziamenti regionali.
Vicenzi non ha mai investito un euro in Basilicata, anche gli stipendi dei dipendenti non erano versati dall'azienda. In tutti e tre gli anni seguiti al crac Parmalat Vicenzi ha acquisito il marchio Mr Day mentre per la retribuzione dovuta ai lavoratori lucani, ha semplicemente usufruito della cassa integrazione.
La risposta del gruppo dolciario ha lasciato ancora più rancori e perplessità negli
animi dei 150 lavoratori che hanno deciso di rivolgersi per via diretta al presidente della Regione.
«Di certo - si legge nella lettera inviata il 16 febbraio per mail e fax al presidente De Filippo - non le sarà sfuggita la nostra presenza nel consiglio regione del 10
Febbraio 2009 finalizzata ad una manifestazione civile e silenziosa ma contenente una stato di rabbia imploso nei nostri animi. Avrà di certo notato le nostra magliette bianche con su scritto “cassaintegrato per causa vostra”. La nostra era una provocazione finalizzata ad un'attenzione da parte vostra sul perché accusavamo voi della nostra condizione, ma soprattutto era quella di difendere la nostra Regione i suoi lavoratori da accuse sottoscritte verso le istituzioni Regionali formulate dalla proprietà nella persona del Cav. Giuseppe Vicenzi il quale con una lettera indirizzata a tutti i lavoratori giustificava la chiusura dello stabilimento con l'aggravante verso la Regione Basilicata«.
Una richiesta di coinvolgimento estesa a tutti gli amministratori locali. Intanto le voci sul temuto smantellamento dei macchinari presenti in fabbrica si fanno
più forti.
Addirittura dalla settimana prossima è prevista la cessazione dell'attività di vigilanza.
Senza i preziosi macchinari anche i probabili imprenditori interessati all'acquisto come Dorsogna verrebbero meno.
«L'iter non è stato ancora completato - afferma Michele Giura rsu - dallo stabilimento non si può muovere niente. L'imprenditore ha una responsabilità sociale.
Quello che vorremmo capire è a quali condizioni sarà venduto lo stabilimento e chiedere al presidente De Filippo di farsi promotore di questo accordo».
Domande che per il momento restano irrisolte. Da questa mattina intanto parte
un nuovo presidio davantii cancelli della fabbrica, dove si spera, che i lavoratori
non saranno ancora una volta soli.

Tratto da Il Quotidiano della Basilicata

Il nuovo anno petrolifero lucano

L'inchiesta della procura di Potenza rimette al centro dell'attenzione l'impatto ambientale delle attività delle multinazionali del petrolio in Basilicata, dove l'oro nero è ormai, per tutti, solo un miraggio. In attesa delle nuove trivellazioni già chieste da Eni e Total.


Esultano gli avvocati della Total Italia: «È importante il riconoscimento dell’inconsistenza dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione». L’amministratore di Total Italia, Lionel Levha, era stato infatti arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza per tangenti sugli appalti per l’estrazione di petrolio. Inchiesta che aveva coinvolto il deputato Margiotta e persino il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo.La posizione di De Filippo è stata definita «marginale» dagli investigatori. Il presidente non è in alcun modo coinvolto in irregolarità negli appalti o in movimenti di denaro, il suo nome non compare neppure negli atti depositati a Montecitorio dalla magistratura di Potenza. L’iscrizione nel registro degli indagati riguarderebbe ipotesi di favoreggiamento personale e rivelazione di segreto.Ma quali segreti avvolgono questa regione? Quanto la produzione di petrolio in Val D’Agri, attualmente a circa il 6 per cento del fabbisogno nazionale, ha aiutato le popolazioni locali?Ad oggi circa due terzi della Basilicata sono interessati da istanze di compagnie petrolifere, sia per concessioni alla coltivazione di idrocarburi che per permessi di ricerca. La regione meridionale è la principale fonte di approvvigionamento di greggio in Italia soprattutto con un programma di coltivazioni idrocarburi già attivo in Val d’Agri ad opera dell’Eni.Il nuovo anno petrolifero lucano è cominciato con nuove domande di ricerca di idrocarburi, come testimonia la richiesta della Total denominata Tempa la Petrolla per estrazioni petrolifere nei territori dei comuni di Senise, Sant’Arcangelo, Missanello, Chiaromonte sino ad arrivare in aree della provincia di Matera.Alla richiesta di esprimere un parere sulla questione Pietro Dommarco, presidente della Ola, Organizzazione Lucana Ambientalista, esordisce: «L’inchiesta, oltre ad acuire una crisi istituzionale già in atto e a svelare l’altra faccia dell’affare petrolio, potrebbe distogliere l’attenzione sociale su uno dei maggiori mali che attanagliano Basilicata».«L’industrializzazione degli anni sessanta e settanta del secolo scorso – continua Dommarco – ha lasciato solo macerie fisiche e sociali oltre a un territorio inquinato, e nessuno è in grado oggi di indicare i modi e i tempi della bonifica. La crisi economica, la disoccupazione, l’emigrazione in Basilicata sembra siano state ‘incentivate’ dalla presenza di questi grossi giacimenti di petrolio. È previsto che il loro peso cresca ancora nei prossimi 3-4 anni per poi calare progressivamente, fino ad esaurire il sito che ha unificato le due concessioni Volturino e Grumento Nova». Pietro è arrabbiato: «Non si può tacere sulla gestione poco accorta di questi anni, sulle devastazioni e sulle svendite territoriali, sui piatti di lenticchie e sui rischi per la salute dei cittadini. Inoltre, crediamo poco in chi oggi – in maniera tardiva – usa la clava populista fondata sull’ipotesi di complotto contro la Basilicata e tace anni di connivenze con le lobby e le multinazionali del petrolio, proponendo moratorie petrolifere che seppur condivisibili non possono oscurare precise responsabilità politiche».
Il Pd lucano aveva infatti proposto, nel pieno della tangentopoli lucana, una moratoria sull’estrazione petrolifera con un emendamento alla finanziaria regionale. Sospendere per cinque anni le autorizzazioni concesse per le estrazioni petrolifere e vietare ogni attività di ricerca e perforazione di nuovi giacimenti.Sul problema dei monitoraggi la Ola ha fatto una grande battaglia: «Il problema dei mancati monitoraggi ambientali non può essere trascurato. Lo scorso 3 settembre la nostra organizzazione – afferma Dommarco – con una lettera ai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, ha chiesto una verifica urgente delle prescrizioni ambientali per il Centro Oli Eni Val d’Agri, contenute nel Decreto Legislativo congiunto del 5 febbraio 1999, perché non risultavano essere stati monitorati tutti i parametri degli inquinanti indicati, come ad esempio il benzene e gli Ipa».I ministri non hanno risposto e Pietro Dommarco ha pensato di inviare la stessa segnalazione al Commissario ambiente dell’Unione europea, Stavros Dimas, il quale, sollecitato da un’interrogazione urgente al Parlamento europeo di Salvatore Tatarella, ha inviato una risposta che gli ambientalisti della Ola giudicano insoddisfacente.«Una risposta davvero piena di incongruenze – dice Dommarco – circa l’assenza dei parametri europei per le emissioni di H2S (Idrogeno Solforato) che possono essere presi come riferimento dagli Stati membri. Ci chiediamo quali siano le dosi ottimali, considerando che quelle presenti nella normativa italiana sono state giudicate dannose dagli Stati uniti. Non è forse opportuno che il Commissario risolva questa grave lacuna che avvantaggia l’industria e danneggia i cittadini?».Il Commissario Dimas, nella risposta data all’interrogazione dell’eurodeputato. Tatarella, cita il sito web della Regione Basilicata, che riporterebbe i dati del monitoraggio ambientale. Però, basta aprire il portale istituzionale per accorgersi che mancano proprio i dati degli inquinanti più pericolosi come il benzene e l’H2S.Dommarco spiega: «C’è da dire che i dati della Regione Basilicata relativi agli anni di riferimento 2006 e 2007 non sono stati ancora comunicati. La nostra organizzazione li ha più volte chiesti pubblicamente, ma né la Regione Basilicata né l’Arpab hanno provveduto ad informare i cittadini. Possibile che il Commissario, o gli Uffici di competenza dell’Unione europea, non abbiano verificato la presenza o meno dei monitoraggi ambientali sull’attività petrolifera, anche in base alle normativa europee di accesso e divulgazione dei dati ambientali?».Nella provincia di Potenza, per la costruzione degli oleodotti sono stati necessari sbancamenti di oltre 24 mila metri quadrati che in buona parte interessavano terreni di aziende agricole, aziende agrituristiche bio-ecologiche. L’Eni vorrebbe inoltre espropriare terreni ad un’azienda che si occupa dell’imbottigliamento e la commercializzazione di un’ottima acqua minerale che sgorga a 1300 metri sul livello del mare. La multinazionale vorrebbe sventrare la montagna e seppellire con il suo oleodotto non solo la sorgente d’acqua minerale ma anche una straordinaria opportunità di occupazione legata alla montagna.Filippo Massaro è il Presidente del Csail – Comitato per lo Sviluppo delle Aree interne Lucane – fondato da oltre 10 anni con l’adesione di migliaia di cittadini lucani: «Quello lucano è il più grande giacimento dell’Europa continentale, il sesto a livello mondiale e pur rappresentando per l’Eni una vera risorsa, per noi lucani rappresenta invece una paura costante – afferma Massaro – Il motivo per cui l’Eni è venuta a estrarre qui è perché la popolazione lucana non si ribella. Qui tutti sanno che contrapporsi all’Eni è molto difficile. Significa fare una battaglia solitaria. L’Eni è un corpo estraneo nella cultura e nella tradizione della Lucania».È arrabbiato Filippo Massaro: «Sono anni che combattiamo contro le multinazionali del petrolio, il Presidente De Filippo dice che la Basilicata è diventata la ‘Regione jolly’ del meridione, aiutiamo la Campania per l’emergenza rifiuti, la Puglia per l’emergenza acqua, le scorie nucleari di Scanzano, ma le nostre emergenze chi le risolverà?».In realtà un osservatorio ambientale è stato realizzato dall’Eni. «L’ubicazione più naturale sarebbe stata nei pressi del centro oli di Viggiano – afferma Massaro – e non a Marsiconuovo; le centraline non sono efficienti, né l’Arpab ha mai diffuso un indagine scientifica sufficiente». «Basti pensare che i responsabili del Centro Oli di Viggiano hanno sempre assicurato gli agricoltori che le loro attività non avrebbero provocato alcun danno. Ma dopo il primo raccolto di grappoli d’uva oleosi e maleodoranti e di mele annerite, gli agricoltori hanno dovuto abbandonare la coltivazione». È rammaricato Massaro: «La valle in teoria è diventata un parco naturale, ma i suoi confini sono ‘mobili’, si spostano in caso di scoperta di un pozzo. La concessione Tempa La Petrolla infatti entra in territori come quelli degli invasi del Purtusillo e di Monte Cotugno che dovrebbero essere salvaguardati e tutelati se si vuole realmente attirare turisti e visitatori del Parco. Quando il petrolio finirà e avremo abbandonato i meleti, gli scavi archeologici e piste da sci, cosa ne sarà della Basilicata? Il paesaggio è davvero splendido ma la Lucania che commosse De Gasperi sembra ormai lontanissima».«La Val d’Agri e l’area meridionale della provincia di Potenza non sono in grado di sopportare il peso di nuove attività petrolifere e quindi di subire nuove conseguenze pesanti che condizionerebbero ulteriormente i progetti e i programmi di eco-sviluppo – continua Massaro – Bisogna prima chiudere con Eni e Total le concessioni tuttora aperte e ottenere vantaggi diretti per le popolazioni della Val d’Agri e del Sauro, oltre a più ampie garanzie rispetto all’impatto su ambiente e salute dei cittadini e poi – a parere di Massaro – imporre la moratoria sulla ricerca di petrolio».Il petrolio in Basilicata, invece, verrà estratto fino all’ultima goccia. Nessuno sembra vigilare davvero sulla coltivazione degli idrocarburi, né su come ridurre i danni, su come utilizzare i fondi delle royalties che i comuni non riescono a spendere, su come bonificare l’area tra meno di 10 anni, e su come produrre benessere senza devastare l’ambiente. Tutto ciò mentre le autobotti continuano pericolosamente a percorrere ed uscire di strada con il loro carico inquinante lungo le strade tortuose dell’oro nero.
Articolo di Stefano De Pace su Carta

martedì, febbraio 24, 2009

Imbrocchiamola!

-SEQUESTRATI LOTTI DELL'ACQUA MINERALE DEL VULTURE "LEGGERA"
Alcuni lotti dell'Acqua Minerale "Leggera" contengono composti organici ed idrocarburi policiclici aromatici. L'Azienda sta provvedendo al ritiro dal commercio dei lotti di acqua minerale inquinata. I lotti sono: L23AH4L, L23AH2L (confezione da 2 lt); lotto L23AH1L (1,5 lt) e lotti L22AH2L e L23AH2L in confezione da 05 Lt.
Il nuovo sequestro mette in luce l'esigenza di tutela dell'area del Vulture e di quella del bacino idrominerario.
Tratto da:
Olambientalista

-In Basilicata Coca Cola entra nelle scuole
Il greenwashing inizia dai bambini ed è finanziato dallo Stato. È il caso di Coca Cola, in Basilicata, che ha distribuito nelle classi elementari lucane il libro Il mistero dell’acqua scomparsa (una favola che educa al rispetto dell’acqua, ideata da Ivo Ferrario di Coca Cola Italia). Il progetto ha il sostegno economico della Regione e del ministero delle Politiche agricole e forestali. Coca Cola è la stessa che nel 2006 ha acquistato (per 35 milioni di euro) l’azienda Fonti del Vulture, lanciando in tutta Italia il marchio dell’acqua Lilia, e contribuendo così in maniera massiccia allo sfruttamento delle fonti a favore dell’insostenibile mercato delle acque minerali.
Tratto da:
Altreconomia

Postati questi due "estratti" per collegarci ad un argomento d'estrema importanza:l'acqua, la sua salvaguardia e l'ambiente.
Questi tre aspetti sono strettamente correlati tra loro in quanto l'acqua, bene preziosissimo ed essenziale alla vita, non può essere mercificata, sprecata, inquinata...
Gli italiani sono i primi consumatori al mondo di acqua imbottigliata, sarà perchè la continua pubblicità ha inculcato nella testa della gente la convinzione che l'unica acqua sicura da bere è quella che si acquista imbottigliata e non quella che sgorga direttamente dai nostri rubinetti di casa o dalle fontane pubbliche.
La commercializzazione dell'acqua in bottiglia è ad elevato impatto ambientale, infatti l'ambiente deve "sostenere":
-i milioni di bottiglie in PET, vetro, o altro materiale utilizzato per l'imbottigliamento;
-le migliaia di chilometri che ogni fardello deve farsi prima di arrivare nelle nostre case. Ad esempio, la nostra acqua Lilia farà centinaia di chilometri per arrivare nella casa di un affezionato consumatore piemontese, mentre qualche nostro corregionale, fedele, per esempio, alla Levissima, dovrà far percorrere il tragitto inverso alla propria bottiglia della purissima, altissima acqua piemontese tanto pubblicizzata dall'"amante della montagna", lo scalatore Reinhold Messner..
Tenendo conto che il trasporto avviene per la quasi totalità su gomma, potete facilmente immaginare qual è l'impatto di questo commercio in termini di inquinamento atmosferico, consumo di risorse, traffico, rumore...
Se invece noi confrontassimo i valori riportati sull'etichetta della nostra acqua preferita con i dati dell'acqua del rubinetto di casa nostra(forniti dall'acquedotto o dall'ASL) potremmo facilmente osservare che i valori di quest'ultima sono sensibilmente migliori dell'acqua che ci premuriamo di trasportare dal supermecato al frigo di casa...
A riprova di ciò vi riporto i dati dell'acqua dei rubinetti del nostro comune, Atella:

Fonte: Acquedotto Lucano, clicca qui per consultarla interamente
Come potete notare dalla tabella, i dati dell'acqua del rubinetto atellano rientrano pienamente nei range di normalità delle acque potabili e, se avete voglia e tempo, confrontateli con i dati riportati sull'etichetta della vostra acqua preferita.

L'acqua del rubinetto è preferibile per:
- il portafoglio: costa 1000 volte meno
- l’ambiente: la sua produzione e distribuzione inquinano 1000 volte meno
- spesso, la salute: le soglie di concentrazione ammesse per molte sostanze nocive e i controlli sono più severi di quelli per le minerali.

Quindi fornitevi di una semplice brocca di vetro, oppure, se volete essere ancora più sicuri, procuratevi una brocca-filtro(si può acquistare in farmacia o nei supermercati) aprite il rubinetto di casa e imbroccatela, ne beneficerà il portafoglio, l'ambiente e la salute!

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti consultate questo link.

Alessandro Pietropinto






sabato, febbraio 21, 2009

Ci mancherai Uòlter...

Ci mancherai Uòlter. Dopo Mastella sei stato il politico che ci ha fatto divertire di più. Sei ritornato nel tuo recinto razionale, riformista, cattolico, apostolico, ecumenico, romano. Nel tuo
attico con i dvd di Nanni Moretti, ma anche di Woody Allen. Non avrai preoccupazioni economiche, lo stipendio a parlamentare sarà sufficiente per uperare la crisi. Lasci una striscia di
successi da far invidia alla peste nera e al’influenza spagnola messe insieme.
Sei stato per la sinistra quello che è stato il meteorite per i dinosauri. E lo hai fatto con il sorriso sulle labbra. Pacatamente, serenamente come chi non sa quello che fa, ma, nel profondo, sente che è giusto.
L’omicidio politico di Prodi, la caduta del governo, la riesumazione della mummia di Berlusconi, la distruzione di ogni partito di sinistra, la sconfitta alle elezioni politiche, la perdita del Comune di
Roma, l’addio all’Abruzzo, alla Sardegna, la diminuzione del 40% degli elettori in meno di un anno, elettori abbandonati in Piazza Navona, in Piazza Farnese, in ogni piazza d’Italia, la candidatura di Bassolino alle europee.
Quanti successi dietro alle spalle. Se il cane è il miglior amico dell’uomo, Topo Gigio è stato il miglior amico dello psiconano. E adesso che si fa? Chi eguaglierà Walterloo? Nessuno potrà
fare peggio anche perché il PDmenoelle non esiste più. Après Uèltron le déluge, ma anche la P2, la mafia, i razzisti, il processo Mills. Grazie Uòlter, grazie, peggio di te nessuno mai. Ti rimpiangerà solo Testa D’Asfalto. Tutti gli altri, pacatamente, serenamente ti mandano a fanculo.
Tratto da BeppeGrillo.it

venerdì, febbraio 13, 2009

Terra di Basilicata: tumori, scorie e petrolio

La vicenda dell'Itrec ci ha insegnato ormai tante cose su questa Regione. Gli amministratori regionali rassicurano sempre su tutto, ma non mostrano mai i dati, e ci riferiamo al famoso registro tumori, richiesto numerose volte ai Tavoli della Trasparenza dalle associazioni e dai movimenti e mai illustrato dal presidente De Filippo, che ha sempre rassicurato sulle statistiche e sulla media dei tumori in Basilicata.
Gli unici dati reali e inconfutabili, invece, sono i soldi che si spendono per fare monitoraggi che presentano grosse lacune (vedi gli inquinanti petroliferi non monitorati costantemente e gli inquinanti che si controllano, ma non si pubblicano, come l'idrogeno solforato, gli IPA ed i COV), e che non portano da nessuna parte se non per giustificare l'operato istituzionale nei confronti dei cittadini. E questo vale per le attività petrolifere, le discariche e tutte le altre attività inquinanti autorizzate dalla Regione Basilicata. I monitoraggi restano un palliativo quando i limiti di emissioni italiani dell'industria petrolifera - come nel caso dell'idrogeno solforato - sono addirittura 6000 volte superiori a quelli dell'OMSOrganizzazione Mondiale della Sanità (0,005 ppm secondo OMS contro i 30 ppm dell'industria petrolifera italiana), o come il caso della diossina generata da inceneritori e industrie siderurgiche. I monitoraggi dell'Itrec, chiesti da oltre cinque anni, si riassumono in quattro numeri incrociati, vecchi di oltre un anno (10/2007), sul sito della Regione Basilicata, sezione "Tavolo della Trasparenza". Poi, ci sono sempre le rassicurazioni del Direttore dell'Arpab, Sigillito, che erò non fa il bagno in tutti i mari e i fiumi lucani, che non beve l'acqua di tutte le dighe e che non respira l'aria di tutta la regione. All'Itrec manca ancora il "piano di emergenza nucleare esterno" per tutelare le popolazioni ora che entrano nel vivo le operazioni di decommissionng; non è stata mai fatta un’indagine epidemiologica e gli incidenti classificati come malfunzionamenti non sono mancati in questi ultimi anni (vedi fossa irreversibile e condotta a mare).
E' conclamato che chimica e radiazioni sono le principali cause ambientali scatenanti delle malattie tumorali. Controllare il grado di inquinamento per scoprire che ci ammaliamo non è il massimo. E’ preferibile limitare le emissioni alla fonte con una legge regionale per gli inquinanti petroliferi, la diossina e le radiazioni ionizzanti dell’Itrec. La curva dei tumori regionali rispetto a quella nazionale tende a salire e l'assessore alla Sanità, Antonio Potenza, ha confermato in una teleconferenza dell'11 Febbraio 2009 che avremo il punto di pareggio nel 2010, ossia l'anno prossimo e magari tale limite lo si supera negli anni successivi. Bel traguardo che si presta a raggiungere una regione agricola e turistica, dai prodotti biologici.
Bel regalo a tutti i lucani che sono andati via per mancanza di lavoro e a quelli che restano e che si ammalano, mentre a scoprirlo sono le indagini nazionali. Nella teleconferenza regionale ci ha colpito la "leggerezza" con cui si parla di queste malattie come se fossero numeri e statistiche delle indagini sui gradimenti televisivi. Sicuramente, sarebbe molto istruttivo proporre un viaggio agli amministratori e politici regionali tra i malati del Crob o degli Hospice regionali, dove si tocca con mano la sofferenza di chi non avrà più un futuro e di tutti i familiari che soffrono vicino ai propri cari. Per cui fanno bene i lucani ad opporsi alle attività estrattive, alle discariche e tutte le attività inquinanti che la classe politica regionale permette di realizzare in questa regione alle lobby e multinazionali che depredano il territorio e non portano alcun beneficio alle popolazioni locali.

Movimento NoScorie Trisaia

mercoledì, febbraio 11, 2009

"Un inferno tecnologicamente aggiornato..."

Che l'età della tecnica esprimesse, in massimo grado, la follia del nostro tempo era fatto noto, ma oggi succede qualcosa di gigantesco: il Presidente della Repubblica blocca il decreto legge 'salva-Eluana' ma Berlusconi va avanti e calpesta, senza ritegno, ogni limite costituzionale. Il caso Englaro, come ‘motivo antropologico’, rappresenta l'immensa contraddizione del nostro tempo ed esprime un 'tipo di violenza' inaudita e pur sconosciuta: quella di chi crede di poter disporre della vita del singolo individuo nel nome di categorie che con la 'vita' nulla hanno da condividere. L'arroganza della chiesa è, a tal proposito, insostenibile: nessuna ontologia, nessuna logica, nessuna teologia seriamente impegnata nelle cose divine, possono sostenere il giudizio di questi ‘gerarchi della compassione’ che non hanno alcun rispetto, né per chi da diciassette anni è stata chiamata al cielo, e né per chi, come il padre di Eluana, da diciassette anni ha fatto, del suo dramma familiare, la sua unica ragione di vita. Questi cosiddetti ‘misericordiosi’ si affidano alle follie dell'apparato tecnico-sanitario (che ci priva del diritto di morire...) per portare a compimento il loro delirio di salvezza e, d'altro canto, ancora non riescono a digerire il caso Galileo Galilei o, ancor peggio, lasciano che le coppie di fatto versino in uno stato privo di diritti, bloccano la ricerca sulle cellule staminali e si scontrano apertamente col sapere scientifico quando si tratta di mettere in salvo le pagine ingiallite di una dottrina ormai lontana anni luce dalla reale condizione umana. Come d’altro canto tutte le categorie umanistiche che intendono guardare ad un uomo ‘arcaico’ ormai ‘oltrepassato’ dalla più potente configurazione del suo agire: la tecnica. Presso tale contraddizione sostano anche i governanti che puzzano di marcio: anzi fanno la loro parte in questa violenza che, a suon di programmi spazzatura, slogan, pubblicità, ha una parte sostanziale in questo teatrino dell'assurdo...sono senza parole per ciò che accade oggi in Italia: la Costituzione calpestata, ignorato l'appello di un uomo di valore come il Presidente Napolitano, un caso istituzionale senza precedenti. E in tutto ciò, in mezzo a questo ciarlare di idioti, in mezzo a questa spirale di immondizia morale, cecità e odio, si dimentica lo sguardo di Eluana, morta da diciassette anni, e che forse è realmente in attesa di entrare nel regno di un Dio che non ha nulla a che vedere con il Dio delle chiese: ''un inferno tecnologicamente aggiornato'' definì Vattimo lo stato in cui versano i tanti 'Eluana'...perchè, in fin dei conti, una morte da incompetenti ci fa fare la medicina (o ciò che resta di essa...) anzi, pretende di dettare leggi sulle soglie di vita e morte come se ''vita e morte'' rappresentassero la semplice tumefazione della materia, il mero stato di una attivazione biologica, il crudo 'sopravvivere' in uno stato di materia che, oltretutto, non risponde a nessuna chiamata. Perché forse il suo destino è già lontano, è già scritto sulle pagine libere ed infinite del cosmo, lontano dal 'mondo degli uomini' che arrancano nel vuoto dell'anima per un granello di senso che possa giustificare la loro inaudita violenza: oggi è la violenza (certamente pulita...) a farla da padrona...ed io sono molto triste.
Luigi Merico