Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Due ettari di terreno dismessi dell'ex sito industriale della LUCANA BITUMI SPA e la LUCANA CALCESTRUZZI Srl(lo stabilimento che produceva conglomerato cementizio, prodotti in cemento armato prefabbricato e conglomerato bituminoso), a ridosso delle case degli atellani, bastano per fare stare tranquilli i cittadini del paese che non sanno la situazione ambientale in cui versa il sito dismesso ove regna soltanto degrado e abbandono. Lo sapevate che proprio quei maledetti capannoni sono ricoperti dalla più grande copertura in eternit del territorio di Atella? Per non parlare, poi, dei residui tossici rinvenienti dalla lavorazione dei cementi e del bitume (tutti rigorosamente cancerogeni!!!). Invito tutti i lettori e la comunità locale ad attivarsi almeno con dei striscioni che denuncino lo stato attuale del sito dismesso che é una vera bomba ecologica alle porte del ns. bel paesino dove non si può soltanto campare di ricordi... Occhio dunque cari cittadini di Atella. E mi rivolgo soprattutto al Comune per svegliarlo dal torpore post-elettorale. La luna di miele é finita!!! Caro Roberto, vedi che quella situazione del sito disemsso deve essere risolta con un massiccio interfento di bonifica ambiantale e, io in particolare, avviereri uno screening della salute rivolto a tutti i cittadini di Atella, alla luce anche dell'eco mostro della discarica che, crediamoci, può rivelarsi la nuova Seveso del comprensorio (insieme a Fenice). Saluto tutti i lettori e mi auguro di aver, quanto meno, suscitato il giusto interesse verso il sito segnalato. E quella benedetta/maledetta fontana di acqua minerale? Abbiamo notizie sullo stato di salute della sua acqua? La possiamo bere o no???? Se no, inviterei il Sindaco a metterci un tappo di cemento sopra ed a emettere Ordinanza di divieto di uso delle acque che hanno rinfrescato le panze e le gole di Atellani e non. Ciao a tutti.
Commento di Anonimo
Ringraziamo il compaesano per la segnalazione, ma ricordiamo che la nostra sezione si preoccupò già tempo fa del sito, e denunciò, su un giornalino autoprodotto, la presenza dell'amianto nelle coperture delle struture abbandonate e il rischio conseguente. A riprova di ciò di seguito l'articolo di denuncia.
N:B.La Sinistra atellana ha tra le sue priorità quella di organizzare un'iniziativa per portare all'attenzione dei cittadini e degli enti quello che è il pericolo rappresentato dall'amianto presente nel sito; invitiamo pertanto chiunque a unirsi a noi, a segnalarci novità, ad attivarsi con noi in modo da costruire una battaglia per la salute e l'ambiente, la più efficace e risolutiva possibile.
L'articolo:
Pericolo invisibile
Forza d’animo e coraggio sono sicuramente due doti essenziali per affrontare le vicissitudini della vita ma, ambedue non possono prescindere dalla salute.
Nel mezzogiorno, ad un giovane atellano però, ciò probabilmente non basterà egli avrà bisogno di una salute di ferro e di una temerarietà al limite dell’incoscienza, per affrontare con qualche speranza, le difficoltà che incontrerà qualora scegliesse coraggiosamente di farsi un futuro rimanendo a lavorare nel mezzogiorno e, aggiungo io, per il mezzogiorno.
Ad Atella, almeno apparentemente, sembrano non esserci evidenti fattori di rischio per la salute, fatta esclusione del triste contributo versato sulle strade spesso proprio dai più giovani.
Apparentemente perché alle volte ciò che potrebbe essere pericoloso non lo è in maniera del tutto manifesta o comunque la percezione della sua pericolosità non è così immediata e sentita.
E’ il caso dell’amianto (o asbesto), minerale le cui fibre sono 1300 volte più sottili di un capello umano e che, se respirate, provocano l’asbestosi, patologia alla quale possono associarsi, il mesotelioma della pleura e dei bronchi, ambedue tumori maligni inguaribili e mortali.
Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione delle fibre d’ amianto nell’aria non è pericolosa, infatti l’inalazione di una sola fibra può causare il mesotelioma e altre patologie mortali.
Non è un caso che l’asbestosi sia la malattia per la quale l’INAIL ha riconosciuto e paga il maggior numero di indennità di invalidità.
Il problema è che le patologie legate all’amianto hanno un periodo di latenza che varia dai 25 ai 40 anni, per questo motivo la pericolosità legata al materiale, come già scritto sopra, non è percepita come un fattore di rischio reale.
L’utilizzo dell’amianto si perde nella notte dei tempi, lo usavano infatti già i persiani e i romani, ma la sua ascesa si ebbe dal 1900, quando fu utilizzato per realizzare elementi di fibrocemento meglio noto come Eternit, dal nome del maggiore produttore.
A partire dagli anni ’50 fino agli ’80 con l’eternit si produceva di tutto e il suo impiego spaziava in tutti i campi dall’edilizia alla meccanica, dalla componentistica fino alla produzione delle sedie.
Del resto, a 14 anni dall’entrata in vigore in Italia della legge che lo metteva al bando, per via dei suoi terribili effetti cancerogeni, si stima che in Italia esistano ancora 2,5 miliardi di metri quadri di lastre in cemento amianto da rimuovere.
Nel frattempo il numero delle vittime continua a crescere al ritmo di 4 mila l’anno solo nella Penisola e di 100 mila nel mondo, cifre destinate ad aumentare notevolmente se si calcola che il picco di mortalità arriverà intorno al 2025 o anche oltre.
La legge è quella del 27 marzo 1992 n. 257, attraverso la quale sono state vietate in Italia l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione d’amianto o di prodotti contenenti amianto.
I residui di questo materiale, tuttora presenti in molti edifici pubblici e privati, devono essere rimossi e smaltiti o, se ancora possibile, bonificati.
La presenza di materiale costituito da amianto non è di per se pericolosa, infatti se il materiale è in buone condizioni non rappresenta un rischio per la salute, al contrario, quando le superfici di eternit dei capannoni diventano friabili o iniziano a sfaldarsi a causa di agenti esterni quali pioggia, cicli di gelo e disgelo o urti è necessario e obbligatorio per legge rimuoverli, o quantomeno bonificarli.
Purtroppo la legge del ’92 resta ancora in larga parte disattesa, benché grandi quantità di amianto siano state rimosse ne restano in giro per l’Italia più di 30 milioni di tonnellate.
A questo punto vi sarete sicuramente chiesti cosa centri tutto questo con Atella e i suoi giovani, la risposta la si può trovare in un’altra domanda: qual è nel nostro paese la più estesa, vetusta, danneggiata e degradata superficie in eternit, in poche parole, quella potenzialmente più pericolosa?
La risposta è lo stabilimento ormai dismesso di bitumi della LUCANA BITUMI SPA e la LUCANA CALCESTRUZZI Srl (entrambe in stato di fallimento)che, come noto, è situato a pochissimi metri dal campo sportivo.
Chiunque può verificare personalmente che le coperture di quello stabilimento giacciono ormai da anni danneggiate pericolosamente e in pessimo stato, rappresentando un serio rischio per i frequentatori del campo sportivo oltre che per i numerosi residenti della zona.
E’ paradossale che i giovani che frequentano il campo sportivo, la quasi totalità degli atellani non essendoci alternative, anche con l’intento di tenersi in forma, finiscano inconsapevolmente con il compromettere la propria salute.
Ancor più paradossale se penso, all’indiscutibile sensibilità già dimostrata dall’amministrazione, in occasione della rimozione di alcuni prefabbricati anch’essi con coperture in eternit, svolta avendo molta premura di delimitare la zona con minacciosi nastri recanti scritte che ammonivano del pericolo amianto.
Poco importa poi, se i fabbricati fossero vicini al cimitero e quindi grossi rischi di salute non si correvano.
Sono consapevole che l’ex bitumi sia un edificio privato, e per quanto tale, del fatto che vi saranno sicuramente maggiori difficoltà nel prender provvedimenti, ma sono altresì convinto che l’amministrazione o chi per essa debba e possa intervenire al fine di tutelare la salute dei suoi giovani e nel bene di tutti i vicini residenti.
Ritengo necessario che sia fatta chiarezza, e a questo scopo cercherò delle risposte ed eventualmente l’intervento dell’amministrazione e delle autorità competenti.
Donato Pietropinto
0 commenti:
Posta un commento