altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

martedì, dicembre 23, 2008

Merry crisis and happy new fear!

Merry crisis and happy new fear.(Buone crisi e felice nuova paura)

Questo “augurio” è stato mutuato dal movimento che sta mettendo a ferro e fuoco Atene e la Grecia.Un movimento spia del malessere sociale che in Grecia
ha raggiunto livelli tali da provocare reazioni
violente nel mondo
dell'università, dei lavoratori, degli insegnanti,ecc...Un movimento che ha una pratica politica(dettata dal contesto) molto lontana dalla nostra, ma che ben esprime il livello del conflitto. La crisi sta colpendo la Grecia su diversi piani(economico,sociale,..) , e non risparmia il resto del mondo globalizzato. Una crisi che, partita dal mondo finanziario e quindi virtuale, si sta trasferendo sempre in modo più preoccupante nell'economia reale. In Italia, a parte le infondate rassicurazioni del premier Berlusconi, il sistema accusa pesantemente le ricadute del crack finanziario. Le cifre parlano chiaro: sono già migliaia i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e altrettanti lo perderanno con l'anno nuovo: nulla di nuovo all'orizzonte!!

Una crisi che non ha precedenti e che mette a nudo le deboli fondamenta di un sistema economico dove speculazione e profitto stanno a monte di tutto e tutti. Dove lavoro e lavoratori sono considerati merce e numero da precarizzare a più non posso. Una precarietà che ha invaso le nostre vite, che va ben oltre la sfera lavorativa. Siamo soggetti al ricatto di un’occupazione a qualsiasi condizione, pena l’apartheid sociale. Siamo la carne della macelleria neoliberista, i frutti malsani del Dio Mercato osannato come portatore di progresso anche a sinistra, un mercato che ci sfrutta, ci inquina, ci soffoca, ci affama, ci lascia senza tutele. Che alimenta una guerra tra diseredati. Per chi prova ad opporsi nei luoghi di lavoro, per chi non china la testa davanti al padrone, per chi non accetta la dottrina aziendale, c’è il licenziamento, nella migliore delle ipotesi un reparto punitivo. Al capitale interessa la mutazione genetica delle identità sociali, per fare piazza pulita di qualsiasi forma di resistenza, di ogni focolaio d’antagonismo.

Una crisi senza precedenti dicevamo, prossimi alla bancarotta fraudolenta di un capitalismo assistito e parassita. Il costo di questo fallimento provano a farlo ricadere ancora una volta sui lavoratori e le lavoratrici. Complice un’informazione corrotta e serva del potere, passano provvedimenti legislativi per i quali è taciuta la reale portata che s’abbatterà senza distinzione su meno abbienti e ceti medi. Attaccano i diritti e la sicurezza, rendono sempre più flessibile il mercato del lavoro, riducono le prestazioni d’assistenza sanitaria gratuite, tagliano l’istruzione e i saperi. E per i disperati nulla di più di qualche centinaia di euro una tantum e lo stigma sociale della povertà esibita attraverso l’offensiva trovata della social card.

Le persone spaventate a morte da una misteriosa, inesplicabile precarietà dei loro destini e dalle nebbie globali che nascondono alla vista la loro prospettiva, cercano disperatamente i colpevoli delle loro tribolazioni e delle prove cui sono sottoposti. Le trovano, non sorprende, sotto il lampione più vicino, nel solo punto obbligatoriamente illuminato dalle forze della legge e dell'ordine (Zygmunt Baumann)

Un sistema che si autoalimenta diffondendo paure e creando avversari, una volta il nemico da combattere era il pericolo rosso che arrivava dall'est, oggi è il terrorismo contro cui si fanno guerre preventive, l'immigrato o il rom di turno che aspetta dietro l'angolo per farti violenze di ogni tipo.Senza sapere che l'Italia è tra i paesi meno insicuri al mondo e dove i reati sono in calo. La vera emergenza è la sicurezza si, ma quella sul lavoro: le morti bianche in Italia superano gli omicidi!

I perbenisti di turno esclameranno:”I soliti catastrofisti, pessimisti...neanche a Natale si risparmiano?”.Ebbene si, questi giorni per noi sono come il resto dell'anno. Perchè la passione non riposa. Mai.

Sacrica il volantino.pdf qui.

mercoledì, dicembre 10, 2008

Don Marcello Cozzi ad Atella

Ecco in video un riassunto dell'interessantissima e partecipata serata con il sacerdote don Marcello Cozzi, ad Atella, per la presentazione del libro "Quando la mafia non esiste" - Malaffare e affari della mala in Basilicata.


venerdì, dicembre 05, 2008

Vulture, uno schiaffo alla promozione turistica

La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - interviene in merito a quello che può essere definito un vero schiaffo all’azione dell'Agenzia di Promozione Turistica ed alla Regione Basilicata, incapaci di attuare politiche coordinate di salvaguardia ambientale e promozione turistica non di facciata. Questa volta è “Lonely Planet” - guida turistica tra le più famose e conosciute a livello mondiale - che sottolinea la “disordinata successione di bancarelle cariche di souvenir pacchiani, bar rumorosi e ristoranti non troppo raccomandabili”.

Insomma, “Lonely Planet” sconsiglia, calorosamente, i suoi lettori di frequentare Monticchio ed i laghi che, a ragione, possono essere considerati “il tangibile risultato di decenni di incuria e abusivismi avallati da Enti pubblici regionali e locali”. Gli stessi Enti che, non solo hanno boicottato per oltre 14 anni l’istituzione del parco regionale del Vulture, ma hanno consentito lo stravolgimento del Piano Paesistico di Monticchio e quello delle aree protette, con il risultato ben descritto dalle pagine della guida. C’è chi - non contento di uno schiaffo - rischia di prenderne altri, proponendo il Vulture e Monticchio tra i siti Unesco, ben sapendo che per poter ricevere questo ambito riconoscimento, necessitano prioritariamente azioni di salvaguardia dei beni ambientali e monumentali per il Vulture e Monticchio, attualmente inesistenti.

Da Ola

AltrAtella Profetica

Ancora una volta Altratella si è rivelata antesignana, lo è stata con la questione parco, con la questione rifiuti e, qualche giorno fa, lo è stata nel trattare la crisi socio-economica regionale(siamo sicuri che purtroppo, ancora una volta, si rivelerà tale anche per la questione legata al petrolio e alla sua estrazione nei nostri comuni).
L'ultimo post infatti anticipava, oltre che nel merito anche nei modi, un'approfondito dossier che sarebbe uscito solo qualche giorno più tardi, sul più autorevole e venduto giornale economico d'Italia, Il Sole-24 Ore.
Il quale, come possiamo vedere avrebbe titolato: "E' la crisi peggiore dal 1945".

Ci rammarichiamo solo del fatto che, in quell'articolo, il nostro moderno Foma Fomich, attraverso inutili e noiose giaculatorie, espresse in un politichese stretto stretto, tenta di convincere l'ignaro lettore che la crisi Lucana è figlia del momento di difficoltà che attanaglia tutto il mondo, prodottosi a partire quindi dal fallimento della Lehman Brothers(avvenuta alla fine di quest'estate).
Alché, un'arzillo abitante di Formazza, nella provincia del Verbano Cusio Ossola(al confine con la svizzera), potrebbe anche credere all'ipotesi tutta congiunturale della crisi avanzata dal nostro De Filippo.
Ma ai Lucani, le analisi del presidente reginale, appaiono subito in tutta la loro infingarda natura e ben sintetizzabili dal titolo del precedente post.
Ai lucani capita spesso infatti di assiste al Tg regionale, ebbene sono anni che essi aprono sempre con la notizia della chiusura della fabbrica X o con quella della messa in mobilità dei lavoratori dell'azienda Y o ancora con la notizia dell'ennesiomo sciopero/vertenza di rassegnati operai della crisi Z^n.
Dopotutto è noto che gli psicologi locali abbiano deciso di sconsigliarne la visione ai giovani lucani, soprattutto se ancora intenzionati e speranzosi di rimanere in regione.

La verità è che la crisi regionale è profonda, strutturale e affonda le sue radici nel paludoso terreno dell'incapacità politica, dopotutto i numeri parlano chiaro e non lasciano alcun margine di discussione:

- 9.000 sono gli emigrati negli ultimi 5 anni di cui 4.000, quasi la metà, solo nel 2007.
-La Basilicata è la regione italiana dove negli ultimi due anni hanno chiuso il maggior numero di imprese.
- Detiene, in percentuale, il record dei posti di lavoro perduti.
- Segna l’esodo più massiccio di emigranti negli ultimi tre anni.
- Il più drammatico crollo demografico del Sud.
- E’ l’unica regione dove sono negativi sia il saldo naturale sia quello migratorio.
- Primato nazionale, superando addirittura il Piemonte, dei giorni di cassa integrazione.
- In tre anni si è passati da una crescita del +3% ad una recessione -1%.
- L’indebitamento delle famiglie è esploso del 50%, come in nessun luogo.
- 152 sono le imprese a rischio da gennaio.
- 7.300 sono i posti di lavoro persi negli ultimi mesi.
- 6.000 i lavoratori in mobilità.
- 8.000 i posti a rischio entro la primavera.
- 10.000 i posti di lavoro a rischio nel 2009.
- 6 sono i mesi di stop che la Fiat teme per il prossimo anno.
- + 70% aumento della cassa integrazione nel 2008.
- +120% stima aumento cassa integrazione nel 2009.
- 13.500 erano gli addetti del distretto del Salotto nel 2006, oggi ne sono 3000.
- 62.000 erano gli occupati nell’industria nel 2004, oggi sono 51.000.
- 10% dei posti di lavoro persi nel 2006
- 13.00 posti di lavoro persi in Valbasento in un anno.
- 25% delle imprese hanno chiuso in perdita nel 2008, 1 su 4
- -40% calo del fatturato delle aziende negli ultimi 2 anni.
- 25% delle persone senza occupazione, 1 su 4
- 4 maschi attivi su 10, negli ultimi tre anni,sono emigrati.
- 8 immigrati extracomunitari su 10, spina dorsale di ciò che resta dell’agricoltura, cambiano regione entro un anno(vanno via anche loro…!sic)

Ps: Nel dossier de Il sole-24 Ore è presente anche un articolo sulla Cmd di Atella.Presto un post sull'argomento.

martedì, dicembre 02, 2008

Opinioni di un clown

Commentando l’approvazione della legge finanziaria regionale, il presidente della Regione, Vito De Filippo, aveva ancora il coraggio di annunciare: “La manovra finanziaria per il 2007 mette in campo rigore e sviluppo e consegna alla Basilicata opportunità di avanzamento generazionale, di competitività territoriale e di coesione sociale utili nella difficile sfida al futuro”.
Ricorda la storia di Noubo Sangrayban, ultimo soldato giapponese arresosi dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Fedele al proprio solenne giuramento di fedeltà all’Imperatore lottò nell’isola di Mindoro (Filippine) sino ad esaurire le munizioni, per poi imbracciare arco e frecce.
Solo nel gennaio 1997, ormai ottantacinquenne, decise esausto di consegnarsi ad una sconcertata missione scientifica occidentale.
De Filippo e Noubo, due irriducibili.
Un'altra analogia la si potrebbe fare con il Maestro della orchestra del Titanic che invitava a suonare nonostante il panfilo stesse affondando.
Perchè a guardare i numeri della Regione si ha proprio l'impressione che stia inabissandosi nelle tristi acque di un passato che credevamo superato.
Uno stillicidio di numeri e cifre più simili ad un bollettino di guerra che a quelli di una regolare Regione italiana:

- 590.000 sono gli abitanti.
- 700.000 sono gli emigrati all’estero.
- 9.000 sono gli emigrati negli ultimi 5 anni di cui 4.000, quasi la metà, solo nel 2007.
-La Basilicata è la regione italiana dove negli ultimi due anni hanno chiuso il maggior numero di imprese.
- Detiene, in percentuale, il record dei posti di lavoro perduti.
- Segna l’esodo più massiccio di emigranti negli ultimi tre anni.
- Il più drammatico crollo demografico del Sud.
- E’ l’unica regione dove sono negativi sia il saldo naturale sia quello migratorio.
- Primato nazionale, superando addirittura il Piemonte, dei giorni di cassa integrazione.
- In tre anni si è passati da una crescita del +3% ad una recessione -1%.
- L’indebitamento delle famiglie è esploso del 50%, come in nessun luogo.
- 152 sono le imprese a rischio da gennaio.
- 7.300 sono i posti di lavoro persi negli ultimi mesi.
- 6.000 i lavoratori in mobilità.
- 8.000 i posti a rischio entro la primavera.
- 10.000 i posti di lavoro a rischio nel 2009.
- 6 sono i mesi di stop che la Fiat teme per il prossimo anno.
- + 70% aumento della cassa integrazione nel 2008.
- +120% stima aumento cassa integrazione nel 2009.
- 13.500 erano gli addetti del distretto del Salotto nel 2006, oggi ne sono 3000.
- 62.000 erano gli occupati nell’industria nel 2004, oggi sono 51.000.
- 10% dei posti di lavoro persi nel 2006
- 13.00 posti di lavoro persi in Valbasento in un anno.
- 25% delle imprese hanno chiuso in perdita nel 2008, 1 su 4
- -40% calo del fatturato delle aziende negli ultimi 2 anni.
- 25% delle persone senza occupazione, 1 su 4
- 4 maschi attivi su 10, negli ultimi tre anni,sono emigrati.
- 8 immigrati extracomunitari su 10, spina dorsale di ciò che resta dell’agricoltura, cambiano regione entro un anno(vanno via anche loro…!sic)

Nemmeno la prima e la seconda guerra mondiale messe assieme devastarono demograficamente, a tal punto, la nostra regione.
Ma noi possiamo permetterci lo stesso di fornire l’80% del petrolio italiano, oltre il 10% del fabbisogno nazionale, facendo pagare alle compagnie petrolifere le royalties più basse del pianeta: 7% .
Meno di quanto paghino agli iracheni invasi, i conquistatori americani!
Cosa vuoi di più dalla vita.....?
Nulla, un Lucano non si aspetta proprio nulla dalla vita soprattutto nella sua regione.
Ci rivolgiamo agli ossequiosi epigoni e ai solerti sodali di tutte le forze che attualmente governano la nostra regione e che anche in questo momento, attraverso uno slancio di stoicismo estremo, sono convinti e riescono ancora a dichiarare: “tutto sommato, la regione è ben governata”. A tutti quelli che pensano che essa versi in invidiabili condizioni socio-economico-ambientali.
Ad essi sconsigliamo vivamente la lettura di questo articolo, perché rischierebbe di minare e turbare il loro stato comatoso di beata serenità che in fin dei conti rimane l'unica forma di possibile consolazione in questa regione.

sabato, novembre 29, 2008

Atella, come tratterà la questione rifiuti?



Indovinate quale delle due modalità di conferimento e trattamento dei rifiuti verrà adottato ad Atella?
Sappiamo già che indovinerete tutti!

"Video meliora proboque, deteriora sequor"


Volgarizzato:
"Perchè farle bene, quando le cose si possono fare male?" Motto tipico meridionale

mercoledì, novembre 26, 2008

NoOil

Da un nostro profetico interessamento alla questione petrolifera lucana una recente intervista a Miko Somma, portavoce del comitato NoOil Lucano.

domenica, novembre 23, 2008

Perforazioni petrolifere anche nel comune di Atella?


Se si avessero ancora dubbi sull’entità dell’attacco generalizzato del sistema delle multinazionali degli idrocarburi alla nostra regione, considerata come serbatoio da emungere in barba a qualsiasi altra destinazione stabilita dalla logica, forse quanto accaduto in data 22/10/2008 potrebbe chiarire del tutto quelle logiche di penetrazione massiva nel nostro territorio che solo un’analisi generale e che includa tutta la regione rivelano nella sua pericolosa invasività. In quella data infatti ben due avvisi di procedura in fase di verifica/screening (atto che precede la costituzione di un vero e proprio permesso di ricerca petrolifera) vengono depositati dall’ENI presso l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, a firma dell’ing. Stefani, titolare dell’Unità Geografica Italia – Div. Exploration & Production ENI, riguardanti il rilascio dei permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominati “Frusci”, comprendente i comuni di Atella, Filiano, Avigliano, Potenza, Ruoti, Bella, S.Fele, Baragiano, Pietragalla, Pignola, ed “Anzi”, comprendente i comuni di Pignola, Anzi, Trivigno, Calvello, Abriola, Brindisi di M., Potenza, permessi che oltre a sovrapporsi tra loro, si intersecano con altri permessi di ricerca insistenti su alcuni dei comuni interessati, tra cui il permesso Serra S. Bernardo con il sito di Montegrosso 2, già oggetto delle nostre opposizioni.

In data 18/11, quasi un mese dopo, tali avvisi giungono ai comuni interessati per la pubblicazione sui relativi albi pretori in merito alla presentazione delle osservazioni in merito, procedura strana, poiché se la decorrenza dei termini parte dalla presentazione delle istanze in regione, detto termine è già praticamente spirato, mentre se questo parte, come crediamo debba essere, dalla data di notifica dell’atto presso i comuni interessati i trenta giorni previsti della legge prima del silenzio-assenso ci paiono comunque un termine “oggettivamente” troppo breve per esaminare serenamente richieste che alla luce di quanto già accade nel resto della regione, avrebbero bisogno di ben altri tempi se la logica fosse quella della cooperazione e non quella dell’imposizione.

Occorre dire che con il decreto 1441 ter, molte delle competenze regionali in materia di permessi di ricerca sono state avocate allo stato nella figura dell’UNMIG e che a questo punto citare, come viene citata negli atti, la legge regionale 47/98 diviene una beffa od una pura osservanza di formalità non ancora sostituite da regolamenti esecutivi del succitato decreto, che ricordiamo essere stato blindato in parlamento dall’attuale maggioranza di governo nazionale. Ma il vero dato è che oltre l’arroganza con la quale l’ENI, attraverso quelli che ci paiono degli avvisi di messa in mora, sembra imporci la sua presenza coloniale in regione – e qualcuno li avrà anche fatti entrare dalla porta principale questi signori! – crediamo che simile trattamento subirà presto la gran parte del territorio regionale ad oggi interessato da istanze di ricerca di idrocarburi che diverranno presto permessi tout court, in accordo a dichiarazioni del ministro dello sviluppo economico Scajola che solo qualche mese fa dichiarava di voler accelerare le procedure di concessione di permessi di ricerca di idrocarburi, anche oltre le normative regionali, e se è vero che il 75% del petrolio italiano viene estratto in Basilicata, quell’andare oltre le normative regionali ci pare evidentemente rivolto a quelle lucane, esattamente come alla situazione lucana in prossimità della conclusione dell’accordo ENI-Regione per il giacimento della Val d’Agri si riferiva il decreto legge 625/96 che ci consegnava le royalties più basse del mondo in cambio di un estratto che nessuno di noi controlla. E’ proprio oltre le normative regionali vigenti ed un certo lasseiz-faire della pratica politica locale, che fino ad ora ha concesso di tutto alle compagnie, facendo sorgere i dubbi di “collateralismo” al sistema petrolio che buona parte della società lucana sussurra mentre noi la diamo per scontata - altrimenti dovremmo parlare di incompetenza ed ingenuità reiterata - che si intravede il destino coatto di campo petrolifero e servitù energetica della regione che anche i più ingenui tra noi non avrebbero difficoltà a percepire se non si guardassero solo gli acini degli ormai tanti allarmi provenienti dai singoli progetti di compagnie, che quando fuoriescono dai silenzi amministrativi, che vogliamo a fatica continuare a presumere in buona fede, allarmano le comunità locali, ma si ponesse attenzione anche al grappolo.

Un grappolo che una seria analisi della situazione globale lucana in rapporto non solo al petrolio, ma al nucleare, ai rifiuti travestiti da bio-masse ed a quelli - si fa per dire! - al naturale, alle acque, alla più generale gestione di un territorio poco densamente abitato e troppo ricco di risorse per non essere appetito da molti, che se nei commenti ufficiali della politica lucana, interessata più ai posizionamenti reciproci ed alle strategie pre-elettorali, pare quasi non esser preso in considerazione, appare invece sempre più indigesto ai lucani che non ci stanno a far da serbatoio e da immondezzaio ad un sistema industriale che proprio non vuole invertire la rotta.

Come Comitato No Oil Lucania abbiamo sempre denunciato il rischio della predazione finale da parte delle multinazionali, come Comunità Lucana, intendiamo dar base politica a rivendicazioni di tutela e salvaguardia della salute, dell’integrità dell’ambiente, dell’economia e delle vocazioni di questa terra che ci paiono non più delegabili a questa politica cieca, ed in ragione di ciò intendiamo proseguire la lotta attraverso la richiesta a tutti i comuni interessati da questo ulteriore atto di spossessamento del territorio di un esame di queste procedure in sede di consigli comunali straordinari, aperti al pubblico e che prevedano la partecipazione di cittadini, associazioni e comitati in funzione relazionante, come il consiglio comunale sull’argomento che presto dovrà tenersi a Potenza, ed in ossequio a tutte quelle convenzioni internazionali riconosciute dall’ordinamento italiano che coinvolgono le popolazioni sulle scelte ricadenti nei propri territori.

Chiediamo che siano quindi i consigli comunali, come espressione della volontà popolare, a decidere in merito all’opposizione a queste richieste in modi e tempi amministrativi e politici, non solo le giunte, che sono e restano espressione di una funzione esecutiva di quella stessa volontà che giammai può essere travalicata da un mandato elettivo pure largamente attribuito, ma che da essa e solo da essa trae giustificazione causale.

Altrimenti oltre al diritto di scegliere come vivere in questa regione, ciò di cui sarà privato il popolo lucano sarà persino quella democrazia formale che ancora ci fa credere di vivere in una società in cui sia il diritto e non l’arroganza del potere economico e politico a dettare l’agenda del vivere civile.

Miko Somma-Portavoce comitato No Oil Lucania

"Quando la mafia non esiste"

Giovedì 27 Novembre, ore 17, nella biblioteca comunale di Atella(Pz) presentazione del libro:

"Quando la mafia non esiste"
Malaffare e affari della mafia in Basilicata

di Don Marcello Cozzi


Saranno presenti:
-Don Marcello Cozzi
Autore del libro e coordinatore di Libera Basilicata

-Sabino Altobello
Presidente della provincia di Potenza

Modera: Fabio Amendolara
Giornalista de "Il quotidiano della Basilicata"

La locandina dell'iniziativa


Di seguito un articolo uscito sull'ultimo numero di Left:

Potenza occulta


Sono molte le procure che indagano sulla Basilicata. In attesa di sapere se davvero, come sostiene De Magistris, la Regione è stata dominata da un sistema criminale in grado di gestire un secondo livello di giustizia
di Alessandro De Pascale

A tre mesi dalla chiusura delle indagini per “toghe lucane” tutto tace. Nel silenzio generale, nulla si muove. In Basilicata c’è paura e sconcerto. I pochi lucani sopravvissuti all’emorragia emigratoria vogliono sapere, capire se davvero negli ultimi decenni la Basilicata è stata dominata da un “sistema” ben organizzato in grado di gestire un secondo livello della giustizia. Continuano ad addensarsi ombre sull’operato di un presunto comitato politico-affaristico-criminale: una consorteria di magistrati, politici, funzionari, ispettori, poliziotti e categorie varie che, secondo l’accusa, sarebbe stata in grado di aggiustare i procedimenti, organizzare la ritrattazione delle testimonianze, indagare sugli indagatori, delegittimare i magistrati. Secondo alcuni, questo scenario è composto solo da abnormi supposizioni di un pubblico ministero di Catanzaro.

Ma c’è anche la possibilità che la richiesta di rinvio a giudizio, presentata ad agosto da Luigi De Magistris, per 33 indagati tra cui 6 magistrati e altrettanti politici, venga accolta e che alla fine il pm riesca a dimostrare la realtà di un sistema degradato che ha prodotto corruzione, illegalità e assenza dello Stato di diritto. E’ bene ribadire che fino alla chiusura dell’iter giudiziario, le persone indagate sono innocenti fino a prova contraria. Nel frattempo sul sequestro della città lagunare Marinagri, scaturita da un filone parallelo diell’inchiesta “Toghe lucane”, è stata scritta la parola fine. Dopo il Tribunale del riesame di Catanzaro, a fine settembre anche la Cassazione ha confermato il sequestro del cantiere, considerando «esaustivo, logico e non contraddittorio» il decreto d’urgenza firmato da De Magistris e convalidato dal gip di Catanzaro Antonio Rizzuti. Anche se non giudica il merito delle questioni, la Suprema corte rileva le responsabilità degli amministratori che dovevano revocare gli «atti illegittimi».

Il dato di fatto è che sulla Basilicata, una volta isola felice, indagano più procure. La regione è al terzo posto tra le aree più povere d’Italia e all’ultimo per i consumi delle famiglie. Sull’affare petrolio e la gestione delle royalty, i soldi versati dalle compagnie petrolifere agli enti locali, indaga a Potenza il sostituto procuratore della Repubblica Henry John Woodcock. A Salerno il 5 giugno scorso, i procuratori Gabriella Nuzzi e Luigi Apicella hanno ritenuto corretto e legittimo l’operato di De Magistris, peraltro vittima di pressioni e interferenze. L’ex pm di Catanzaro, riportano a Salerno, ha svolto le proprie indagini in un contesto ambientale critico, dove i magistrati erano inquisiti per relazioni ritenute «pericolose». Sulla base degli elementi di cui sono entrati in possesso, i due pm salernitani hanno aperto settanta procedimenti sul “caso Catanzaro”, molti dei quali conducono agli stessi indagati di De Magistris, nel frattempo trasformati in querelatori dell’ex pm di Catanzaro. L’ipotesi accusatoria della procura di Salerno è che i magistrati di Potenza, Matera e Catanzaro abbiano organizzato una sistematica opera di delegittimazione e depistaggio per sottrarsi alla morsa di “Toghe lucane”.

14 novembre 2008

mercoledì, novembre 19, 2008

VOL.A. vive

E' una tranquilla domenica pomeriggio di metà novembre così decido di fare due passi, quando giunto in fondo al corso principale di Atella una inconsueta folla davanti alla biblioteca attira la mia attenzione.
Un folto gruppo di ragazzi in una divisa verde a me sconosciuta, affolla l'ingresso della struttura.
Tra quei ragazzi non mi sembra di riconoscere nessun volto familiare, nonostante ciò le loro facce sono facce pulite, serene e rassicuranti che ispirano un'immediata e disarmante sensazione di fiducia.
Di essi mi colpiscono soprattutto i loro occhi che appaiono animati da un'incontenibile vivacità e da una spassionata e disinteressata volontà positiva.
Prima ancora di riuscire a razionalizzare quelle invadenti sensazioni, scopro che l'iniziativa sta iniziando e finalmente scorgo seduti al tavolo dei relatori alcuni volti conosciuti, ovvero quelli di alcuni politici, tra i quali il vicesindaco.
Scopro di essere, al di là dei ragazzi dell'associazione, l'unico ospite, tanto che nei miei pensieri comincia ad insinuarsi il sospetto di essere fuori luogo in quanto potrebbe anche trattarsi di una riunione aperta ai solo soci.
Quindi decido di uscirmene quatto quatto, in maniera da passare il più possibile inosservato, ma la cosa si rivela fin dai primi passi un'impresa impossibile, a causa di quella maledetta giacca blu che proprio quella sera avevo deciso di indossare e che faceva si che in quel mare di verde risaltassi come un uomo in un bagno per sole donne. Per fortuna sopra un tavolo all'uscita noto un volantino sul quale leggo: il circolo “VOL.A.” (è lo stesso acronimo che leggevo sulle divise dei ragazzi) volontari per l'ambiente del comune di Atella organizza alle ore 16:00 del giorno 16/11/2008 un incontro pubblico (respiro di sollievo) sul tema <Ambiente e Territorio>. Il volantino mi rassicura dispensandomi da quella presunta brutta figura.

Il volantino dell'iniziativa


Decido allora di rimanere, spinto dalla fiducia ispiratami da quei ragazzi e dall'interesse che nutro per il tema della serata.
Dopo circa mezz'ora in cui i relatori avevano adempito alle tipiche formalità di queste occasioni, il coordinatore comincia a parlare di ambiente.
Lo fa con la padronanza e la conoscenza di chi l'ambientalismo c'è l'ha nel sangue, forse fin dalla nascita, probabilmente conferitogli da un particolare cromosoma verde o da un virus difficile da debellare e particolarmente contagioso.
Lo fa toccando tutti i temi: ecosostenibilità, beni comuni, energie rinnovabili, economie locali (agricoltura ed allevamento), riciclaggio ed annesse discariche ed infine il parco naturale, il tutto con la ovvia e scontata posizione di un'associazione ambientalista che, con molta onestà, confessava e riteneva di non avere necessariamente la verità nelle proprie mani.
Per tutta quella mezz'ora, esclusa l'associazione stessa, io ero rimasto l'unico ospite arrivato, il che mi rammaricava profondamente, ma per fortuna solo poco più tardi arrivarono due ragazzi che conosco ed un uomo subito salutato dai presenti come assessore dell'amministrazione.
Ma proprio mentre il relatore si apprestava a concludere il suo interessante discorso, veniva interrotto dal nostro vicesindaco perché a suo dire di questi ultimi due temi (discarica e parco) non si doveva parlare in quanto(riteneva lui) non era quello il contesto giusto, non era informato a riguardo e non si aspettava si trattasse di quelle tematiche e che comunque quella era e doveva rimanere “l'inaugurazione di un'associazione”. Il tutto pronunciato con un'escalation di toni degni del peggior dittatore, con parole intrise di un'inaccettabile arroganza e con quell'aria minacciosa e intimidatoria che prelude a nulla di buono.
L'uscita del vicesindaco con quei toni e in quei termini lascia tutti, ma proprio tutti, assessore compreso, increduli e costernati.
Avvertivo che dalla bocca del vicesindaco, assieme a quelle parole espresse in quei toni, proveniva un vento gelido che per qualche istante vibrò quella fiamma di vitalità e passione che animava gli occhi di quei ragazzi.
Per qualche momento quelle parole fredde come il ghiaccio raggelarono l'intera biblioteca cristallizzandone all'istante i presenti.
Sciolto il ghiaccio quelle facce non mostravano più stupore e costernazione, ma si erano trasformate e su di esse si manifestava con tutta evidenza l'espressione di sdegno e disapprovazione che quell'improvvida ed inaccettabile uscita-scenata non poteva non provocare.
La rabbia e il risentimento erano comprensibili per quei ragazzi, che in quel momento si sono visti rovinare la festa più importante dell'anno, quella che si attende per tanto tempo con ansia.
Decido, allibito ed incredulo, di uscire di sala e chiedo ad uno dei ragazzi di accompagnarmi.
Non riuscivo a trovare nulla che potesse giustificare la violenza dei toni con i quali il vicesindaco aveva deciso di censurare quell'intervento, se non con l'inadeguatezza dell'amministratore a ricoprire quel ruolo, in quel momento.
Non riuscivo a spiegarmi come un amministratore potesse non solo pensare, ma addirittura pretendere con inaccettabile perentorietà che in un'iniziativa promossa da un'associazione ambientalista con il tema “ Ambiente e Territorio”, non si accennasse a tematiche quali quella del parco regionale e quella della raccolta differenziata ed annesso tema della discarica.
Sarebbe come chiedere al preside di un liceo, che si appresta ad inaugurare l'anno scolastico, di non accennare in nessun modo alla scuola nel suo discorso o come chiedere ad un professore di matematica di spiegarla senza utilizzare formule e numeri.
O forse il vicesindaco si aspettava che in quell'occasione un'associazione ambientalista, che affronta il tema specifico (e specificato) dell'ambiente e del territorio, parlasse dell'isola dei famosi? o, meglio ancora, dei risultati delle partite (dopotutto era domenica pomeriggio)?!
E invece i ragazzi di VOL.A., volontari per l'ambiente, si ostinavano a parlare di ambiente, che sciocchi. Si sono forse dimenticati di vivere in Italia?
Forse il vicesindaco avrebbe preferito ancora di più un bel rinfresco dato che, sue testuali parole “mi aspettavo l'inaugurazione di un'associazione”.
Dopo qualche minuto ripresomi dallo shock decido di farmi coraggio e di tornare in sala ma ai miei occhi si presenta una situazione ancora più surreale: l'assessore, afferrato per il collo un ragazzo appena sopraggiunto, lo aveva incollato al muro (ne ignoro la motivazione, può esisterne una?). Probabilmente reputando la biblioteca troppo scarna, aveva deciso di arricchirne l'arredo.
Per fortuna l'intervento dei ragazzi dell'associazione rimediava alla scena raccapricciante.
A quel punto mi convinco che non può che essere tutto un sogno, non può trattarsi di realtà, così rasserenato chiedo all'amico di fianco a me, ancora basito per la scena dell'arredo, di darmi un pizzico, ma a quel gesto segue una sensazione di dolore che scorrendo lungo il braccio rimbalza nel mio cervello rivelandomi la tragica realtà di quei momenti apparentemente surreali.
Decido comunque di proseguire e di ritornare in sala, lì trovo il vicesindaco che assediato dagli sguardi segnati dallo sdegno, dalla riprovazione e dal risentimento causati dalla sua immensa cantonata, cercava una vile ritirata in meschine scuse del tipo che il problema, in fondo, non era che si parlasse di discarica, ma che lo si facesse chiamandola “pattumiera”.
Così l'improvvido amministratore si trasformava in un ancora più improbabile esperto semiologo, e questo prodigioso trasformismo lo interpretava con tale convinzione ed autorevolezza da apparire come un veterano socio dell'Accademia della Crusca.
Desisto dall'assistere a quel pietoso teatrino tragicomico, ma ero tremendamente incuriosito dalla contestazione filologica dell'amministratore.
Per cui torno a casa e decido di consultare il dizionario, ma non mi affido all'umile Garzanti da 270.000 lemmi che ho in camera bensì decido che in questa difficile e complicata disputa sia il caso di scomodare il vecchio, impolverato ed imponente G.Devoto-G.C.Oli, che, sono sicuro, può fornirmi le spiegazioni di tutta quella semiologica ira, quel semantico zelo che aveva spinto il mio amministratore a scagliarsi contro il significato della parola “pattumiera”, nonostante fosse apparso subito chiaro a tutti.
Sfoglio il vecchio vocabolario, 2 volumi, 5 kg ciascuno, per un totale di 5000 pagine e 400.000 lemmi e leggo testualmente:s.f. Recipiente per raccogliere la spazzatura.
Non può essere, vedo pattume, il lemma che lo precede e leggo:1Immondizia, spazzatura.2Melma, fango.
Vorrei convincermi che le competenze in fatto di semiotica del nostro vicesindaco siano comunque maggiori anche degli Emeriti Giacomo Devoto e Giancarlo Oli ma il mio cervello si oppone strenuamente e cerca inconsciamente di farmi capire che è una bizzarra forzatura.
Bilancio della serata: un'occasione culturale e di incontro nella quale ricucire gli strappi di una comunità sempre più lacerata dall'individualismo, immolata sull'altare della miseria politica locale, ed un'intera associazione, oltre una dozzina di ragazzi, mortificati e sconvolti da uno spettacolo indecente.
Avrei voluto abbracciare ciascuno di quei ragazzi dell'associazione VOL.A, lo faccio adesso idealmente, per comunicare loro la stima e l'apprezzamento mia e, sono sicuro, di tutta la cittadinanza atellana.
Non si facciano intimidire e scoraggiare da quest'increscioso episodio, lo dico anche se sono convinto dell'inutilità della preghiera. La vitalità e la volontà che ravvivava i vostri occhi era troppo vivace per assopirsi alla prima difficoltà.

Ps. Da tutta questa grottesca esperienza, che era certo meglio evitare, tutti gli ambientalisti possono comunque trarre una lezione o piuttosto una conferma, e cioè che oltre alle ovvie e classiche minacce che aggrediscono quotidianamente il nostro ambiente, i territori e i loro ecosistemi, esiste una meno ovvia ma spesso altrettanto pericolosa minaccia che è rappresentata dalla politica, ovvero dall'incapacità o arroganza con la quale alle volte essa opera alcune scelte e che direttamente o indirettamente interferiscono con il nostro amato Territorio. Di qui la necessità di vigilarne costantemente l'operato.

sabato, novembre 15, 2008

Atella, due denunce del Noe per la gestione della discarica

Da fonti di Stampa (Gazzetta del Mezzogiorno dell' 8 Novembre 2008) si apprende che due persone sono state denunciate dai Carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico di Potenza). Secondo il NOE, nella gestione della discarica consortile, sono state violate le prescrizioni imposte dall'autorizzazione regionale per la vecchia discarica da 140.000 metri cubi in località Cafaro, dove il Comune di Atella prevede di realizzare una nuova discarica da 93.000 metri cubi. Solo ieri, il sindaco di Atella - a mezzo stampa - si era premurato di smentire i cittadini di Atella accusandoli di "allarmismo ingiustificato", testiminoniando l'assoluta sicurezza della vecchia discarica. Oggi, emerge la denuncia del NOE che riscontra gravi irregolarità nel trattamento dei rifiuti della vecchia discarica che non è conforme alle specifiche tecniche, quali la copertura quotidiana dei rifiuti e il loro trattamento con sufficiente quantità di terreno. Le denunce riguarderebbero il Comune di Atella e la Società SOSEV di Banzi che sono tenuti a bonificare l'area. La OLA continua a chiedere che il Comune sospenda le procedure di gara per la costruzione della nuova discarica prevista dal Piano Provinciale che sorge, praticamente, limitrofa a quella vecchia per gravi problematiche inerenti l'inquinamento già denunciato dal Comitato dei cittadini di Atella, chiedendo al sindaco del Comune vulturino di convocare un consiglio comunale aperto per discutere i gravi problemi relativi al ciclo dei rifiuti. Il "tour della monnezza" si arricchisce di nuovi e gravi risvolti, in attesa di conoscere gli sviluppi del Piano Provinciale dei Rifiuti che punta tutto su nuove megadiscariche, impiantistica ed incenerimento con megaappalti che fanno gola al grande business dei rifiuti extra-regionali.

Da Ola

Ecco la situazione della discarica di Atella:


venerdì, novembre 07, 2008

Atella, nuova megadiscarica. Solidarietà ai cittadini da Ola(Associazione ambientalista)

Nonostante il deludente 5% di Raccolta Differenziata dichiarato dal'Amministrazione comunale, Atella ospiterà una nuova mega-discarica comprensoriale, prevista dal Piano Provinciale dei Rifiuti, che dovrà accogliere la "monnezza" dei Comuni di Atella, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte, San Fele, Rapone e Barile. La nuova discarica – di 90.000 metri cubi e del costo di oltre 2milioni di euro, per la quale il Comune di Atella ha già dato inizio alle procedure di gara – sorgerà il località Cafaro, nell'area adiacente alla discarica esistente la cui capacità è di 140.000 metri cubi per una capacità complessiva di 230.000 metri cubi. Abbinato alla nuova discarica è previsto un nuovo impianto di vagliatura, nonostante il vecchio non sia mai stato utilizzato, che rischia di fare quindi la stessa fine.

La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - esprime la propria solidarietà e sostegno al "Comitato No Discarica" costituito dai cittadini di Atella che, giustamente, si battono contro l'ampliamento della discarica comunale. Il nuovo progetto avviene in spregio della salute e dei legittimi interessi degli agricoltori e degli allevatori, già danneggiati, con problemi di inquinamento causati dalla discarica esistente, di cui ora se ne prevede l'ampliamento in assenza della bonifica del sito della vecchia discarica. La OLA chiede al Comune di Atella di sospendere la procedura di affidamento dei lavori, al fine di valutare con i cittadini - in un Consiglio comunale aperto - tutte le problematiche da essi sollevate.

In conclusione, ci dispiace annotare di essere di fronte ad un bell'esempio di spreco di denaro pubblico, alla faccia dei cittadini contribuenti che rischieranno di subire oltre i danni per la salute anche la beffa di bollette più salate, per far fronte allo smatimento dei rifiuti: prima convogliati presso la discarica e poi presso l'inceneritore Fenice, in quello che può essere definito il "tour della monnezza lucana" promosso dall'Assessorato all'Ambiente Provinciale, basato sull'impiantistica, sulle discariche e sugli inceneritori gestiti dai grandi affari, mentre la raccolta differenziata nei comuni "rimane al palo" dell'incapacità di pubblici amministratori.

Ecco un video della discarica attuale:


sabato, novembre 01, 2008

Nuova discarica di rifiuti ad Atella

Nonostante il deludente 5% di raccolta differenziata dichiarato dal comune, Atella ospiterà una nuova mega-discarica che dovrà accogliere la monnezza dei Comuni di Atella, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte, San Fele, Rapone e Barile.
A fianco alla discarica esistente della capacità di 140 mila metri cubi in località Cafaro sorgerà una nuova discarica di 90 mila metri cubi del costo di oltre due milioni di euro per la quale il comune di Atella ha iniziato le procedure di gara. Mentre non è mai stato utilizzato da dieci anni l'impianto di vagliatura se ne prevede un altro che rischia di fare la stessa fine del primo.
Insomma ecco un bell'esempio di spreco di pubblico denaro alla faccia dei cittadini contribuenti che rischieranno inoltre di pagare anche per lo smatimenti dei rifiuti presso l'inceneritore Fenice.

Osservatorio OlaWatch


lunedì, ottobre 13, 2008

Facciamo la differenza!

Apprendiamo con piacere che gli amministratori si siano ravveduti dal voler semplicemente aumentare le isole ecologiche allo scopo di incrementare la quota di riciclato(come sostenevano in campagna elettorale e nel loro programma amministrativo), e si siano orientati verso la raccolta porta a porta, metodo che noi della Sinistra atellana sin dall'inizio abbiamo proposto(vedi ns. programma amministrativo).
Ma andiamo con ordine.
“Fondamentale importanza rivestirà l'ampliamento della discarica”, questo l'amministrazione comunale inserisce al punto 6 della Sezione Urbanistica e lavori pubblici all'interno delle linee programmatiche di mandato 2008-2013 per il comune di Atella contenute nell'opuscolo inviato a tutte le famiglie.
Lo hanno ribadito altresì durante l'ultima festa del Pd(partito che guida l'attuale maggioranza consiliare): “...anche per l'importante entrata economica che costituisce grazie allo sversamento, nella discarica atellana, di altri 5 comuni del Vulture(Rionero, Ruvo del Monte, San Fele, Rapone e Barile)”.
Pecca di miopia un'amministrazione “giovane, moderna e innovativa” che ritiene fondamentale i proventi di una discarica di rifiuti per far quadrare il bilanci comunale!!
Mentre i comuni limitrofi “scelgono” di pagare per lo smaltimento dei propri rifiuti, Atella preferisce guadagnarci coi rifiuti “accogliendoli” sul proprio territorio , nelle discariche...come se non fosse già abbastanza il “pegno” pagato, in termini di terreno fertile tolto alla destinazione agricola e consegnato alle industrie, avvenuto nella valle di Vitalba, ormai cimitero industriale...
Noi della Sinistra atellana non crediamo essere positiva ed essenziale voce di bilancio l'eventuale introito che potrebbe derivare dall'ampliamento della discarica e quindi dalla possibilità di permettere ai comuni limitrofi di continuare a sversare nella stessa; bensì crediamo nelle potenzialità che il nostro territorio potrebbe esprimere se solo si valorizzasse in maniera opportuna indirizzandolo verso un'agricoltura di qualità, un'industria(piccola e media) della trasformazione e lavorazione collegata a quest'ultima, un turismo di qualità e non dai grandi numeri.
Tornando alla questione ambientale, alla discarica di Atella e ai rifiuti, chiederemo che l'amministrazione si attivi al più presto per avviare la raccolta differenziata porta a porta nel nostro comune al fine di:
-aumentare la quota di differenziata
-prolungare la “vita” della discarica.
Infine chiederemo all'amministrazione comunale di impegnarsi nella sensibilizzazione della popolazione verso la riduzione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali.
Una proposta per la riduzione degli imballaggi e del packaging potrebbe essere quella di individuare un luogo dove poter istallare un distributore di latte fresco per far sì che i cittadini possano acquistare latte fresco e di qualità, prodotto, perchè no, da allevatori della zona, raggiungendo il distributore già muniti di contenitore adatto(bottiglia in pet o vetro riutilizzabile) e senza ricorrere a quello confezionato dei supermercati.

Di seguito un video sulla discarica atellana:


venerdì, ottobre 10, 2008

Il No alle mafie di Rionero in video

mercoledì, ottobre 08, 2008

NO ALLE MAFIE!


Bruno Cassotta: 2 Ottobre 2008.

Giancarlo Tetta: 2 Aprile 2008.

Marco Ugo Cassotta: 17 Luglio 2007.

Mauro Tartaglia:16 Giugno 2007.

Quattro morti ammazzati nel Vulture-Melfese negli ultimi sedici mesi.

Ora basta. La gente deve ribellarsi.

Le Amministrazioni locali devono prepotentemente riaffermare la propria presenza democratica di legalità. Le Associazioni, le Organizzazioni di categoria e le Scuole devono far sentire la loro presenza a tutela dei giovani, dei ragazzi, dei lavoratori.

Tutti insieme dobbiamo gridare NO ALLE MAFIE contro coloro che cercano con il sangue e la violenza di controllare il nostro territorio per imporre i propri sporchi affari.

Per questo motivo il Coordinamento regionale di Libera invita tutti ad una grande manifestazione che si terrà Giovedì 9 Ottobre 2008 a Rionero in Vulture alle ore 10.00 in Piazza Giustino Fortunato (o in caso di maltempo presso il Centro sociale).

giovedì, ottobre 02, 2008

Che la terra ti sia lieve Canio

Quando mi sarà chiesto di rievocare Canio Pietropinto, sarà semplice e quasi banale per me ricordarne l'integrità morale, la spontanea affabilità, l'acuta intelligenza e la connaturata abnegazione che riponeva in ciò che faceva, così come potrò ricordarne la semplicità, la capacità di poesia e la sincera allegria con la quale era capace di pervadere qualsiasi occasione in cui fosse presente.
Ma quando avrò detto tutto ciò, saprò di aver rievocato soltanto una parte della sua persona, saprò di aver omesso un pezzo importante della sua singolare e reale personalità, perché ne avrò portato alla memoria solamente quella parte cui inequivocabile testimonianza basterebbe il suo lascito, la sua biografia.
Ciò che invece difficilmente potrà testimoniare chi lo ha personalmente conosciuto, è qualcosa di oscuro e indecifrabile che animava il suo spirito.
Qualcosa infatti si nascondeva dietro quel suo volto su cui sembravano aver scavato non già le fatiche della sua sola vita, ma quelle accumulate da secoli e secoli di oppressioni e sofferenze contadine. Quel volto mai docile bensì sempre autorevole perché fiero e consapevole custode di quell' importante onere.
Qualcosa si celava dietro il bagliore dei suoi occhi, alle volte esigenti, tempestosi e passionari, alle volte teneri e fraterni, sempre comunque dotati di una contagiosa vitalità.
Qualcosa si nascondeva dentro le sue vene in cui invece del sangue sembravano scorrere indomite e feroci fiamme.
Ancora quel qualcosa, non gli consentiva di scendere in nessun modo a compromessi con i suoi personali vizi e interessi.
Di Canio Pietropinto sarà sicuramente difficile rievocare e testimoniare l'umanità profonda e quella primordiale energia che sempre lo animava.
Ma all'ombra del ricordo di chi l'ha conosciuto sono sicuro che ancora vegeto riposa il germe di quel qualcosa con cui ha sempre tentato di infettarci e che altrimenti con lui si sarà estinto.

I/le compagni/e della Sinistra atellana

domenica, settembre 21, 2008

Un’altra Italia Un’altra Politica

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un’Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l’emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali enei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.


Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente,
ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un’altra idea
di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E’ una risposta che non può tardare ed è l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e
politica.?Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi :

1.. riprendere un’azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all’unilateralismo dell’amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all’occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;
2.. imporre su larga scala un’azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” è necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro:

lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;
3.. respingere l’attacco alla scuola pubblica, all’Università alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un’azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l’introduzione di processi di privatizzazione, e un’offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L’obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L’affondo è costituito da un’ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;
4.. rispondere con forza all’attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell’autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;

5..sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere piena cittadinanza alle richieste dei movimenti Gay Lesbici Trans Queer per la pari dignità e l’uguaglianza dei diritti, e a quelle relative alla scelta del proprio destino biologico;
6.. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l’acqua. Quella che si sta
affermando con la destra al governo è un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del
governo in campo energetico.
7.. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.
Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un’opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L’attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere
questo compito, e comunque non da sola, animata com’è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all’attacco a cui è sottoposta la scuola,
dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).
Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell’offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un’opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una
mobilitazione a sinistra, per “fare insieme”, al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per il 11 ottobre di un’iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento è contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.

Adesioni al 9 settembre
Anna Picciolini, Bianca Pomeranzi, Maurizio Acerbo, Andrea Agostini, Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Andrea Alzetta, Fabio Amato, Bianca Dacomo Annoni, Ciro Argentino, Giorgio Arlorio, Giuseppe Albanese, Stefano G. Azzarà , Andrea Bagni, Rossana Ballino, Paola Baraffi, Imma Barbarossa, Gianni Belloni, Alessandro Biasoli , Bianca Mara, Carlo Baldini, Maria Luisa Boccia, Gabriele Bollini, Elio Bonfanti , Carlo Borriello , Mara Bianca, Benedetta Buccellato, Alberto Burgio, Sergio Bellucci, Gabriele Bollini, Bonadonna Salvatore, Nerina Benuzzi, Maddalena Berrino, Fausto Bertinotti, Stefano Bianchi, Marina Bosco, Giacinto Botti, Augustin Breda, Antonio Bruno, Gloria Buffo, Oriella Busetto, Bianca Bracci Torsi, Paolo Cacciari, Daniele Calli, Maria Campese, Giovanna Capelli, Mauro Cannoni, Antonio Castronovi, Francesca Cavarocchi, Maria Grazia Campus,Sergio Caserta, Wilma Casavecchia, Cesare Chiazza, Elena Canali, Giuseppe Chiarante, Luciana Castellina, Guido Cappelloni, Bruno Ceccarelli, Stefano Ciccone ,Aurelio Crippa, Mario Cena, Luigi Cerini, Gianpiero Ciambotti, Paolo Ciofi, Anna Cotone, Eros Cruccolini, Claudio Cugusi, Rosa Maria Cutrufelli, Sandro Curzi, Flavio Cogo, Luisella De Filippi, Elettra Deiana, Nunzio D’Erme, Dante De Angelis, Loredana De Checchi, Paolo De Nardis , Piero Di Siena, Antonella Del Conte, Walter De Cesaris, Elena Del Grosso, Jose Luis Del Roio, Gemma De Rosa, Valeria Di Blasio, Pippo Di Marca , Mauro Di Marco, Dalma Domeneghini, Ferruccio Danini, Eugenio Donise, Erminia Emprin, Roberta Fantozzi , Pietro Folena, Riccardo Ferraro , Ciccio Ferrara, Eleonora Forenza, Loredana Fraleone, Mercedes Frias , Francesco Francescaglia, Davide Franceschini, Francesca Foti , Matteo Gaddi , Stefano Galieni, Don Gallo, Clara Gallini , Rocco Giacomino, Matteo Gerardo, Alfonso Gianni, Dino Greco, Fosco Giannini, Paul Ginsborg, Franco Giordano, Sergio Giovagnoli, Claudio Grassi, Cristina Grandi, Heidi Giuliani, Chiara Giunti, Alfiero Grandi, Giuseppe Gonnella, Celeste Grossi, Rita Guglielmetti, Paolo Halacia, Margherita Hack, Giuseppe Joannas, Igor Kocijancic, Pietro Ingrao, Donata Ingrilli , Beniamino Lami , Antonio Lareno, Rita Lavaggi, Gigi Livio, Salvatore Lihygm, Mirko Lombardi, Roberto Latella, Umberto Lauren, Piero Leonesio, Carlo Leoni, Orazio Licandro, Lia Losa , Salvatore Lihard , Dora Maffezzoli, Ramon Mantovani, Laura Marchetti, Gerardo Marletto, Graziella Mascia, Roberto Mastroianni, Corrado Mauceri, Filippo Miraglia, Sergio Mirimao, Citto Maselli, Giorgio Mele, Paolo Menichetti, Lidia Menapace, Gennaro Migliore , Gianni Minà, Siliano Mollitti, Mario Monicelli, Valerio Monteventi, Giorgio Molin, Emilio Molinari, Andrea Morniroli, Andrea Montagni , Sandro Morelli, Roberto Musacchio , Gianni Naggi, Amalia Navoni , Fabrizio Nizi , Simone Oggionni, Andrea Occhipinti, Franco Ottaviano , Manuela Palermi , Mario Palermo , Gianni Palumbo, Simona Panzino, Luigi Pegolo, Elisabetta Piccolotti , Silvana Pisa, Francesco Piobbichi, Marina Pivetta, Giuseppe Prestipino, Giovanni Prezioso, Ciro Pesacane, Renata Puleo , Carla Ravaioli, Luigi Regolo, Fausto Razzi , Simona Ricotti, Tiziano Rinaldini , Giorgio Riolo , Anna Maria Riviello, Mino Ronzitti, Rossano Rossi, Giovanni Russo Spena , Francesco Saccomano, Mario Sai , Don Roberto Sardelli, Antonia Sani, Pino Sgobio , Ersilia Salvato, Pasquale Scimeca , Arturo Scotto , Luigi Servo, Anita Sonego, Claudia Sacconi, Raffaele Salinari, Consiglia Salvino, Davide Scagliante, Paola Scarnati, Aldo Semeraro, Patrizia Sentinelli,Antonio Sgrò, Graziella Silipo, Massimiliano Smeriglio, Niko Somma, Gabriella Stramaccioni, Maria Luisa Severi, Bruno Steri, Gigi Sullo, Luigi Tamburino , Federico Tommasello, Patrizio Tonon, Massimo Torelli, Stefano Tassinari, Aldo Tortorella , Sergio Tosini, Luca Trevisan, Mauro Valiani, Mauro Vannoni , Fulvio Vassallo Paleologo, Benedetto Vertecchi, Nichi Vendola, Jacopo Venier, Pasquale Voza, Sergio Zampini, Renato Zanoli, Maurizio Zipponi, Angelo Zola, Katia Zanotti

domenica, agosto 31, 2008

RICOMINCIAMO MALE

Secondo Richard Harkness, del New York Times:
"Dicesi Commissione un gruppo di svogliati, selezionati da un gruppo di incapaci, per il disbrigo di qualcosa di inutile".

Le amministrazioni si insediano, scorrono, vengono commissariate.
Come l’araba fenice risorgono dalle loro ceneri, e il ciclo ricomincia, ma nonostante questo fenomeno di presumibile palingenesi, è triste prendere atto che i mali amministrativi restano immutati, sempre li, sempre gli stessi.
Ereditati, pare irrimediabilmente, di amministrazione in amministrazione, alla stessa maniera in cui veglia, apparentemente immutata nonostante il susseguirsi interminabile delle generazioni, la volta celeste sulle teste degli uomini.
Ci saremmo attesi che la neo-insediata amministrazione avesse imposto, almeno con i primi atti, una svolta alla pratica amministrativa a cui ci avevano abituati.
Ci saremmo aspettati che i primi atti rappresentassero, anche solo simbolicamente, il concretizzarsi di una parte di quei principi su cui si ispirava e imperniava il loro programma amministrativo, e che in fondo erano e sono patrimonio comune e condiviso di qualsiasi moderna forza politica: la riduzione della spesa pubblica, lo snellimento della burocrazia amministrativa, l’abbandono delle vecchie pratiche clientelari e l’ammodernamento della macchina amministrativa.
Al contrario siamo costretti a prendere atto, con rammarico, che i primi provvedimenti, cioè la reintroduzione della commissione edilizia e di quella tecnica (atta a formulare parere nei riguardi delle pratiche ai sensi della Legge n.219/81), non solo disattendono parte di essi, bensì, cosa assurda, tutti e contemporaneamente quei moderni e condivisi principi, ma addirittura li contraddicono.
La scelta di revocare le delibere attraverso le quali il commissario sopprimeva le due commissioni, edilizia e tecnica, avendone ravvisato l’inutilità, ci sembra sbagliata oltre che anacronistica, oltretutto in evidente contraddizione con “una attenzione costante alle possibilità di semplificazione delle procedure” dichiarate nell’ultimo opuscolo.
Dopo tutto egli aveva semplicemente accolto l’indirizzo fornito da una legge formulata dal Governo Regionale, quindi ritenuta opportuna dai vostri stessi partiti, che riconoscevano la necessità di procedere verso uno “snellimento e semplificazione delle procedure”, e quindi di sopprimere i suddetti organi consultivi (di cui quello tecnico speciale, ma siamo in Italia e questa categoria ovviamente può valere anche dopo 30 anni), sia per esigenze di semplificazione e snellimento dell’attività amministrativa, ma ancor di più per conseguire un risparmio di spesa.
Le motivazioni addotte dall’attuale amministrazione per motivare la scelta di reistituire le commissioni, ci appaiono insufficienti e comunque non condivisibili nel merito, ancora meno condivisibili se si considera che tutte le amministrazioni comunali, anche quelle con condizioni urbane e di ricostruzione ben più complesse e articolate delle nostre hanno soppresso o sono in procinto di sopprimere quanto prima questi organi consultivi.
Crediamo che lo Stato Italiano soffra parecchi mali e che la commissione edilizia e tecnica 219/81, emblematicamente, rappresentino gli strumenti amministrativi che forse condensano e sintetizzano più di tutti in sé buona parte di questi mali.
Esse non fanno altro che costituire l’ennesimo carrozzone che affolla la già ingarbugliata e fitta rete di organi preposti a concedere pareri che quotidianamente si sovrappongono e si accavallano in un surreale mikado di competenze.
Ingolfano ulteriormente la già di per sé farraginosa trafila burocratica cui il cittadino è costretto, ingiustamente, per qualsiasi bisogno amministrativo, altro che snellimento o semplificazione.
Costituiscono un costo aggiuntivo ed ingiustificato in primo luogo per la presenza di un Ufficio Tecnico Comunale che risulta pienamente competente su questo tipo di attività, in secondo luogo per le “difficoltà economiche ereditate” giustamente rammentate nell’opuscolo destinato ad illustrare le linee programmatiche.
Ed in ultimo, ma non per questo meno importante, la questione trasparenza, le suddette commissioni si sono sovente rivelate strumenti formidabili e consolidati per procurarsi o consolidare clientele.
E’ per sgombrare il campo da qualsiasi sospetto od equivoco futuro che chiediamo che venga ritirata la loro istituzione.
Chiediamo che sia la neutrale competenza dei tecnici a garantire l’esecuzione e il rispetto di chiare ed inequivocabili regole uguali per tutti, e non la discrezione o il capriccio, di volta in volta, di qualche sodale di partito o dell’emissario del gruppo di interessi di turno.
Auspicando su questo tema, un pacato e sereno confronto con la maggioranza, desideriamo chiudere con una diagnosi di Vitaliano Brancati che a noi pare sempre attuale:
"L'Italia non si stanca mai di essere un paese arretrato. Fa qualunque sacrificio, persino delle rivoluzioni, pur di rimanere vecchio"

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