altratella.it, che fare?

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La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

mercoledì, agosto 25, 2010

ACQUA/2:Al cittadino non far sapere...com'è cattiva l'acqua da bere.

“Dopo anni di voci sullo smaltimento illecito di rifiuti in Lucania, le analisi di sorgenti e dighe che riforniscono gli acquedotti confermano la presenza di boro, bario, berillio e nitrati. Ma la Regione tace. L’ultima indiscrezione sui possibili traffici di rifiuti pericolosi, porta ai Laghi di Monticchio. Si tratta delle bocche crateriche di un antico vulcano sul monte Vulture, in provincia di Potenza. Due laghi parte di una riserva naturale regionale. C’è chi giura di aver visto camion scaricare fusti. Una prima parziale conferma arriva dalle analisi delle locali sorgenti, condotte a Berlino dal Servizio geologico tedesco, per conto del Dipartimento di scienze della terra dell’università Federico II° di Napoli, diretto dal professore Benedetto De Vivo.

La sua squadra, nell’ambito di un progetto europeo teso alla caratterizzazione geochimica delle acque minerali imbottigliate e degli acquedotti dei Paesi membri, ha analizzato 158 differenti marche italiane sulle 415 ufficialmente accreditate dall’Unione europea. I risultati sono stati pubblicati a marzo su Science. Ci sono anche quelle del Vulture, come Gaudianello, Toka, Felicia, Lilia e Sveva. Dalle analisi è risultata una elevata quantità di boro, un «elemento pericoloso», la cui esposizione provoca gravi danni all’apparato riproduttivo maschile ma anche infezioni a stomaco, fegato, reni e cervello.

In quelle acque è stata trovata la concentrazione di boro più alta d’Italia: 1.170 microgrammi per litro, quantità superiore sia al valore guida stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità (500 µg/l) che delle legislazioni italiana ed europea per l’acqua minerale imbottigliata (5.000 µg/l). Alte concentrazioni di boro sui suoli e nelle falde si possono trovare solo in due casi: un traffico aereo sostenuto o delle discariche (tramite il percolato prodotto dai rifiuti). Ma in quelle acque c’erano anche solfati e berillio, un elemento di classe A cancerogeno per l’uomo, che sul Vulture sfiora i 4 microgrammi per litro, limite stabilito dalla legge italiana per le falde acquifere oltre il quale è obbligatorio «un intervento di bonifica delle acque, anche se non destinate al consumo umano».
L’equipe di De Vivo sottolinea però che paradossalmente «sia in Italia che in Europa non è stato stabilito alcun limite di concentrazione per il berillio nelle acque destinate al consumo umano, tanto meno per le minerali». Prima dell’estate era scoppiato anche il caso delle dighe lucane della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno, la più grande in terra battuta d’Europa. Si tratta di invasi per uso potabile. L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata (Arpab) aveva scoperto alte concentrazioni di bario e boro. Giuseppe Di Bello è l’ufficiale della polizia provinciale di Potenza che ha reso pubblici questi dati, oggi sospeso e indagato per rivelazione del segreto di ufficio.

«Un dirigente della direzione ambiente della Regione mi chiese di fare dei controlli perché i dati dell’Arpab su quelle dighe erano allarmanti», ricorda Di Bello. «Così decisi di fare delle contro analisi dalle quali risultò un inquinamento addirittura maggiore rispetto ai primi rilievi». Da allora le associazioni ambientaliste, i cittadini e i Radicali lucani, chiedono l’apertura di un’inchiesta per stabilire le ragioni che hanno determinato l’inquinamento dell’acqua lucana. Ma soprattutto un’adeguata depurazione, visto che quegli invasi continuano a rifornire i rubinetti delle loro case.

di Alessandro De Pascale, tratto dalla rivista Terra (www.terranews.it )

martedì, agosto 24, 2010

ACQUA/1:L'altra fontana "pubblica" di Atella(Pz)

venerdì, agosto 20, 2010

Il regista Papaleo: "La politica deve ripartire da persone come Vendola"

«Chi non è mai sceso a sud di Roma non sa cosa si perde». Rocco Papaleo consiglia a Renzo Bossi — il figlio del fondatore del Carroccio — un bel viaggio nella Magna Grecia. L’attore e regista nato a Lauria, in provincia di Potenza, racconta come ci si può innamorare di terre come la Basilicata o la Puglia, culle dell’antica civiltà greca. È proprio nel rapporto ancestrale con la storia, che il regista del film «Basilicata coast to coast» vede le basi per rilanciare il Mezzogiorno, senza però contrapporlo al Nord. «Piuttosto — dice — mi piacerebbe che queste due realtà cominciassero a parlarsi di più, a mettersi a confronto per conoscersi davvero».


Renzo Bossi, figlio del fondatore della Lega, si è vantato di non aver mai messo piede nelle regioni meridionali.
Che effetto le fa una simile dichiarazione?
«Il primo sentimento è la tristezza. Sono frasi che non accolgo volentieri, ma non mi faccio intimorire».
In che senso?
«Intendo dire che le parole di chi vorrebbe vedere l’Italia spaccata in due non mi distolgono dal pensiero che l’integrazione è l’unica strada percorribile per il futuro e per l’evoluzione di questo Paese».
Cosa si è perde, secondo lei, chi non conosce il Mezzogiorno?
«Le regioni del Sud offrono esperienze vitali. Pullulano di suoni e colori che creano atmosfere incredibili, uniche, che nessuno può perdersi. Chi non è mai stato in Puglia, in Campania, in Basilicata o in Sicilia non conoscerà mai una parte di storia troppo importante per rimanere nell’ombra. È come immergersi nella Magna Grecia ed essere travolti da un fascino capace di riportarti all’esperienza di una civiltà che è stata la più moderna e innovativa del mondo».
La Lega ha recentemente definito il presidente della Camera, Gianfranco Fini, un nemico.
«Vorrebbe sprecare soldi per il Sud».
Come si possono abbattere queste barriere e pensare a un riscatto?
«Si deve partire da persone e politici come Nichi Vendola. Io confido molto nelle sue potenzialità. Vedo il governatore della Puglia come un’onda nuova, una ventata di aria fresca capace di segnare un capitolo innovativo della storia di questo Paese. Vendola può innescare forti cambiamenti perché ha dato un sogno giusto al suo popolo. E anche Gianfranco Fini sembra essere più sensibile rispetto ad altri alle problematiche del Sud. Le sue dichiarazioni infondono speranza nella gente in attesa da anni che il vento giri finalmente nella direzione giusta».
Se i leghisti non conoscono il Sud, il suo rapporto con il Nord è ben diverso. È partito dalla Basilicata per intraprendere la carriera cinematografica verso l’alta Italia. Ha lavorato dappertutto e oggi Roma è la sua seconda casa.
«La città in cui vivo è come una vecchia moglie. Pur rimanendo ancorato a Roma che per me è la sintesi perfetta di come è l’Italia, vado in giro e mi capita di tradirla, perché vengo sedotto da altre città e da altri stili di vita. Sono ad esempio rimasto incantato da Bobbio. È un piccolo centro in provincia di Piacenza di cui ho conservato un’immagine bellissima: decine di persone che si facevano il bagno nel fiume Trebbia che attraversa Bobbio. Vedere un fiume balneabile in un centro abitato mi ha restituito lo stupore di quando ero bambino e osservavo tutto senza sovrastrutture. Ho fissa negli occhi quell’immagine di natura incontaminata».
Nel suo immaginario l’Italia non può essere divisa. E allora cosa pensa del paese federalista?
«Ritengo che ci siano tanti punti di convergenza tra meridionali e settentrionali. Lo noto girovago. Ma manca il cambio di mentalità. Qui serve un cambio culturale e non credo che il federalismo possa funzionare».

Valentina Marzo su Corriere del Mezzogiorno

sabato, agosto 14, 2010

Gli insegnamenti della sentenza di Melfi

di Piero Di Siena*

La sentenza del tribunale di Melfi che condanna per comportamento antisindacale la Fiat a causa del licenziamento dei due delegati sindacali e di un operaio dimostra, con buona pace di Marchionne, che in Italia l'impresa non può permettersi di fare tutto. Che, nonostante le leggi ferree della globalizzazione e la disparità enorme dei rapporti di forza che si sono creati in seguito a esse tra lavoratori e datori di lavoro, l'esercizio della giustizia e l'applicazione della nostra legislazione sul lavoro è ancora possibile nel nostro Paese.
E' facile immaginare che se in Italia dovesse prevalere il disegno della destra legata a Berlusconi di revisione della Costituzione nelle parti in cui sottolinea il valore primario del lavoro, di manomissione dello Statuto dei lavoratori e di riduzione dell'indipendenza della magistratura, atti di giustizia come questi diventerebbero impossibili.
Bisogna altresì aggiungere che ha vinto anche la straordinaria manifestazione di solidarietà verso i tre operai colpiti che, immediatamente dopo il provvedimento di licenziamento, ha visto protagonisti centinaia di lavoratori e di lavoratrici della Fiat Melfi senza distinzione di appartenenza alle diverse organizzazioni sindacali. E' un segno che la solidarietà di classe, nei momenti cruciali, è un sentimento non cancellato nella coscienza dei lavoratori, come non è cancellata l'indignazione contro azioni che mettono in discussione oltre ogni limite consentito la dignità dell'individuo sul posto di lavoro.
*Presidente dell'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e ex Senatore del Collegio di Melfi

venerdì, agosto 06, 2010

Rifiuti: il “porta a porta” tutela la salute

Di seguito la lettera aperta che Patrizia Gentilini, nota onco-ematologa sempre in prima linea per la difesa della salute pubblica, ha inviato recentemente alle redazioni dei quotidiani locali. Il riferimento è rivolto ovviamente alle recenti disposizioni comunali che porteranno Forlì ad adottare presto il sistema di raccolta domiciliare dei rifiuti porta a porta, in maniera integrale.

di Patrizia Gentilini

Gentile Direttore (la lettere è stata pubblicata sul quotidiano Il Resto del Carlino, nda),
vedo che sono frequentemente pubblicate lettere che esprimono riserve e timori circa la raccolta porta a porta dei rifiuti, specie per quanto attiene un eventale aumento delle tariffe. Per una volta, come medico talvolta definito “allarmista”, mi sia consentito di intervenire per portare viceversa buone notizie, rassicurare tutti e far dormire sonni tranquilli ai nostri concittadini. Con tutta l’esperienza che ho maturato in questi anni posso davvero affermare, senza timore di smentite, che se c’è una cosa di cui non ci si deve preoccupare è proprio la raccolta domiciliare.

Anzi, vorrei avere una “finestrina cardiaca” attraverso cui tutti potessero sbirciare e vedere quanta gioia ci sia nel mio cuore da quando ho saputo che anche nella nostra città si adotterà la raccolta “porta a porta”.

Eh sì, cari concittadini, se vogliamo guarire dalla “malattia rifiuti”, il primo passo è proprio questo: iniziare con una buona differenziazione dei rifiuti alla fonte! Se posso fare un paragone sarebbe come essere a letto con la febbre e tenere la finestra spalancata: per quanti antibiotici prendiamo il freddo che entra non ci permette di guarire e così, perifrasando, fare la raccolta domiciliare è come chiudere la finestra, il primo passo verso la guarigione dalla “malattia rifiuti”!

Perchè sono tanta fiduciosa? Semplice, perchè la raccolta domiciliare non è una “balzana” idea del nostro Sindaco, ma quanto praticato già da anni da milioni di cittadini nel nostro Paese e che ha dimostrato di comportare i maggiori vantaggi sia in termine di riduzione di rifiuti (mediamente -20%), aumento della raccolta differenziata (fino al 70-80%) e, soprattutto, a regime, diminuzione delle tariffe (-15%). Ricordo che già nel 2006 una ricerca su oltre 13 milioni di cittadini fatta dall’Ecoistituto di Faenza dimostrava quanto vi sto dicendo.

Già oggi un cittadino che vive in un appartamento di 80 metri quadri in Provincia di Treviso, ove si fa il porta a porta, paga per la Tarsu 90 euro l’anno rispetto ai 120 euro circa che si pagano da noi, vi pare poco? Questo non succede solo in Veneto, ma anche in provincie del Lazio, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Piemonte, Campania…. Ad Ancona, proprio in questi giorni, è in atto in Consiglio Comunale un ripensamento dell’intero ciclo dei rifiuti e si stima una diminuzione del 30% delle tariffe adottando la raccolta domiciliare spinta finalizzata al riciclo totale della materia.

La raccolta domiciliare certamente comporta un cambiamento di abitudini ed un maggior numero di addetti, richiede quindi una adeguata informazione, la collaborazione di tutti ed un aumento degli occupati. Maggiori occupati (cosa non disprezzabile coi tempi che corrono) significa maggiori costi, ma sia chiaro: questi maggiori costi sono ampiamente compensati dai minori costi di smaltimento del residuo, dai minori investimenti e dal maggior guadagno che proviene dalla vendita dei materiali ben differenziati alla fonte ed è qui che vogliamo si vada a parare: la raccolta porta a porta deve essere finalizzata al riciclo e non all’incenerimento!

E non si dica che non esiste mercato per il riciclo in periodo di esaurimento di risorse come l’attuale: il 10 Novembre 2009 Assopannelli ha denunciato la carenza di legno di riciclo per la costruzione di pannelli truciolari, legno che insieme a tante altre nobili materie quali carta e plastiche viene totalmente sprecato nelle voraci fauci degli inceneritori!

Infine, e mi stupisce davvero che mai questo venga messo sul “piatto della bilancia”, perchè nessuno affronta il problema dei “costi esternalizzati”, ossia i costi in termini di danni alla salute ed all’ambiente che provengono dalle attività industriali/energetiche/produttive, ecc? Questi costi, riconosciuti e valutati (oltretutto parzialmente) dall’UE, variano, per l’incenerimento di una tonnellata di rifiuti da 4.5 a 21 Euro, a seconda dell’efficenza energetica raggiunta dall’impianto.

Allora, se mettiamo sul piatto della bilancia la riduzione del 20% della TARSU che si ottiene col porta a porta, l’assenza di costi esternalizzati, i nuovi posti di lavoro che si creano, da che parte pende la bilancia?

A me pare che penda tutta da una sola parte e che i motivi per dire sì al porta a porta - “senza se e senza ma” - siano indiscutibili.

O forse a qualcuno non interessa farci guarire dalla “malattia rifiuti”?

Patrizia Gentilini
ISDE Italia

giovedì, agosto 05, 2010

La "Rosarno" lucana

La chiamano ‘Grotta Paradiso‘. È il rudere malridotto di un casolare nell’agro lucano che negli ultimi mesi ha ospitato decine di braccianti africani del Burkina Faso. Ad agosto gli stagionali impiegati nei campi saranno più di un migliaio, ma nessuno è in grado di offrire loro una sistemazione dignitosa. E a qualcuno torna in mente Rosarno, la cittadina calabrese dove lo scorso gennaio scoppiò la rivolta dei migranti impegnati, in condizioni disumane, nelle campagne.Siamo a Palazzo San Gervasio (provincia di Potenza), comune di quattromila anime dove ogni anno arrivano centinaia di africani, ma anche romeni e bulgari, per la raccolta dei pomodori.“La situazione è preoccupante”, ha detto Ivano Strizzolo (Pd), vice presidente della commissione Schengen – Europol – Immigrazione, che un paio di settimane fa ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni locali per trovare una soluzione condivisa al problema.“La visita della commissione non ha sbloccato la situazione”, spiega Bernardo Bruno dell’Osservatorio Migranti Basilicata, che denuncia: “Comune e Regione, ancora una volta, arriveranno impreparati all’appuntamento con i braccianti”.E’ andato deserto anche il bando del Comune per l’affidamento della gestione del centro di accoglienza, unica alternativa ai rifugi di fortuna come ‘Grotta Paradiso’. A dirlo è il vice sindaco di Palazzo, Paolo Palumbo, che dichiara: “Il centro quest’anno non aprirà, non ci sono le condizioni igieniche e di sicurezza”. Anche i centomila euro che la Regione ha stanziato all’inizio di luglio per il recupero della struttura rimarranno inutilizzati. I braccianti cercheranno riparo nelle vecchie masserie abbandonate. “Ma a fine luglio”, spiega Palumbo, “sono già tutte piene”. La verità è che un piccolo comune non può accogliere da solo centinaia di persone. Ciò nonostante comuni limitrofi e imprenditori agricoli fanno orecchie da mercante.Peraltro, nella stessa delibera con cui la Regione assegnava i fondi, si precisava che gli stagionali, per usufruire del centro, dovevano dimostrare di aver fatto domanda al centro per l’impiego di Lavello, a 24 chilometri da Palazzo San Gervasio. “Nessuno di loro percorrerà quel tragitto a piedi”, tuonano dall’Osservatorio Migranti. “È un’assurdità burocratica degna di chi non ha mai sviluppato un progetto concreto”.Proprio nel centro di accoglienza, a febbraio, si erano accampati abusivamente i braccianti del Burkina Faso. Chiuso per ordinanza del sindaco, il centro è stato sgomberato dai carabinieri.Come testimoniano i volontari dell’Osservatorio, i migranti in questione erano tutti regolari e molti di loro già con un contratto in mano. La denuncia che pende sulle loro teste è per violazione di ordinanza pubblica e occupazione aggravata di edificio pubblico. Se verranno giudicati colpevoli, rischiano l’espulsione. Ma per ora la vera condanna è quella di dover vivere in luoghi disumani come grotte e masserizie abbandonate.In difesa dei malcapitati, il Centro di documentazione Michele Mancino insieme ad alcuni cittadini di Palazzo San Gervasio, ha presentato un esposto alla procura di Melfi, sostenendo che i braccianti hanno “agito in stato di necessità” e denunciando l’inadempienza di istituzioni e enti locali, causa di una vera e propria “riduzione in schiavitù”.Intanto agosto è alle porte. I rifugi di fortuna come ‘Grotta Paradiso’ si riempiono di stagionali, regolari e non, che per qualche mese, per venti euro al giorno (caporali permettendo), vivranno in condizioni disumane. E l’incubo di Rosarno torna a fare paura.

di Franz Baraggino de Il Fatto Quotidiano

Guarda il video dell’Osservatorio Migranti Basilicata sulle condizioni di vita dei lavoratori stagionali:


lunedì, agosto 02, 2010

Ossessionati da Vendola

di Claudio Fava

Ma di cos’hanno paura i segretari dei partiti del centrosinistra? In un paese che marcisce e precipita, con una maggioranza in crisi verticale e le mafie al governo, l’unica questione che interroga e affligge Pd, Idv e via cantando è la candidatura di Nichi Vendola alle primarie. Una decina di sondaggi di diversa estrazione danno Vendola vincente su tutti e come unico competitor in grado di affrontare Berlusconi: dovrebbe essere ragione per un encomio solenne. Invece è una guerra di comunicati, uno stillicidio di premesse e di distinguo: Fioroni si vuole bruciare come Jan Palach, D’Alema pretende solo candidati moderati, Veltroni non pervenuto.Imbarazza soprattutto la privatissima ossessione di Di Pietro che ogni giorni apparecchia sulle agenzie una decina di motivi (suoi) per cui Vendola deve restare a fare il governatore delle Puglie. I maliziosi (e io tra questi) pensano che lo dica solo per paura di smarrire voti e protagonismo a vantaggio di Vendola e della sua parte politica. Che dire? In un paese normale, un leader politico considerato da tutti i sondaggi come il candidato più forte, verrebbe pregato di non ritirare la propria candidatura. In Italia, no. In Italia il centrosinistra preferisce perdere con qualche vecchio babbione piuttosto che vincere con uno che poi magari ci fa un po’ d’ombra.