Ivan lavora allo stabilimento Fiat di Melfi da 15 anni. Rientrato dopo un infortunio è stato relegato in un box per otto ore al giorno. Quando ha chiesto spiegazioni e una postazione dove poter lavorare, è stato affrontato da un suo superiore con miacce gravissime: “Tu hai una particolare attenzione da parte mia, te lo dico adesso, il capo dell’officina sono io. Chi comanda in questo stabilimento su questo turno, è Tartaglia. Tu per me non sei collocabile. Tu ti siedi là e aspetti che io ti dica cosa devi fare. Punto! Però non ti muovere, fuori dalla pause non ti muovere. Se vuoi uscire fuori a denunciarmi come hai detto in giro, vai a denunciarmi, occhio! Ma occhio veramente! Perché qua ci sono delle regole, ma fuori c’è qualcos’altro”. Ivan lo registra, quello che ascolta è troppo assurdo, nessuno gli crederebbe in mancanza di una prova.
L’operaio racconta: “Ha cominciato a minacciarmi di morte dicendomi che mi tagliava la testa e la metteva in piazza, che se io mi fossi avvicinato a casa sua – e nemmeno so dove abita – che mi avrebbe bruciato vivo“.
“Occhio perché io ti stacco la testa, te la metto nella piazza, te la stacco eh! Non è una minaccia, io ti avviso, informati di quale famiglia sono io! Ti consiglio di informarti perché non faccio minacce se non posso mantenerle. Capito? Se ti vedo girare intorno a casa io ti incendio”. E ancora: “Fai tu, fai tu, tu ti attieni qui dentro a disposizioni aziendali che ti do io, né il responsabile, né il sindacato, né nessun altro”. A questo punto il giornalista di Servizio pubblico Claudio Pappaianni chiama Francesco Tartaglia, gestore operativo Sata Melfi che però nega tutto: “Queste non sono le parole che uso io, quindi non so chi gliele abbia dette, non so che registrazione possa fare questa persona. Potrebbe andare benissimo dai carabinieri così mi denuncia: se io ho detto quelle cose, ne rispondo. Se non le ho dette, risponde lui di calunnia”.
“Mi sto solo lamentando perché non ho ancora una postazione”, prova a ribattere Ivan a Tartaglia che però risponde spiegando il motivo di tanto odio: “Tu non hai una postazione perché sei un uomo di merda, perché ti avevo dato una postazione da mongoloide e ti sei fatto un infortunio. Se hai un po’ di dignità, vergognati da solo, tanto a me non mi fai nessun effetto”. A me gente come te, mi fa schifo”
Tratto da Il Fatto Quotidiano
Ma che cosa aspettano i poliziotti del Commisariato di Melfi o i Carabinieri della Capitaneria ad arrestarlo a quel tizio che si permette di offendere la dignità di un lavoratore e la vita privata di un cittadino italiano. Sono cose inaudito. Mi sembra di risentire le tipiche minacce di un mafioso a un commerciante che non intende pagare il pizzo. Roba da matti! Ma possibile che a Melfi succede tutto questo???? Se quel Capetto della Sata ritiene che il lavoratore debba subire un richiamo o rimprovero lo facesse per iscritto e con il CCNL alla mano e non con le minacce. E per me un delinquente e va fermatooooooooo!
RispondiEliminaSapete se lo hanno arrestato a quel delinquente? Io spero che marcisca...
RispondiEliminaA me sembra che l'uomo di merda e quella specie di capo squadra che a rinnegato tutto quello che a detto all'operaio.
RispondiEliminail problema e un'altro comunque che queste persone si credono di essere potenti nell'ambiente di lavoro e trattono a pesci in faccia gli operai,e mi sa che piu' andremo avanti e peggio sara.
Pure qua a mirafiori stiamo arrivando a questo,grazie ai contratti sbagliati,stiamo perdendo tutti i diritti che i nostri genitori avevano acquisito con delle lotte in fabbrica.Oramai saremo presi tutti a pesci in faccia.Io vorrei vedere se quel capo fuori dalla fabbrica si comporterebbe cosi',non credo, spero che qualcuno gli spacchi le ossa.