altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

mercoledì, giugno 30, 2010

L'Italia allo specchio

Dell'Utri è stato condannato a 7 anni in appello, è da tempo senatore per non finire in galera (nominato dallo psiconano e non eletto dai cittadini). Il prossimo grado di giudizio (la Cassazione) non deciderà nel merito, ma solo nella forma. Quindi, nel merito, Dell'Utri è colpevole secondo la Giustizia italiana. Se Dell'Utri rimane in libertà e percepisce lo stipendio e i benefit da parlamentare e il popolo italiano non fa una piega, allora ha ragione Marcello, fondatore, allenatore e suggeritore di Forza Italia, a definire eroe il pluriomicida Mangano. E ha ragione anche Berlusconi a definirci coglioni, e Minchiolini a fare telegiornali sull'assoluzione di Dell'Utri. Per una questione di equità, tutti i carcerati che stanno scontando una pena per condanne fino a 7 anni devono essere rilasciati. Pdl e Pdmenoelle potrebbero organizzare un indulto estivo ad hoc come nel 2006, un'altra legge bipartisan ad delinquentes. Alle prossime elezioni si potrà organizzare una riffa con tutti i nomi dei farabutti rimessi in libertà. Gli estratti diventeranno deputati e senatori della Repubblica. Un Parlamento di ex galeotti, un partito trasversale Gratta e Vinci delle Libertà. Una ideale continuazione del Parlamento attuale ripieno di condannati in via definitiva, in primo o secondo grado o indagati. Qual è il grado di sopportazione di questo Paese? C'è un Paese? Qualcuno è rimasto in casa? Un Paese in cui i giornali parlano di legge bavaglio da mesi quando si sono imbavagliati da soli da anni con interviste in ginocchio al "bibliofilo" Dell'Utri, all'"onorevole" Dell'Utri. Vorrei mandare un messaggio di solidarietà alla Federazione Nazionale Stampa Italiana: "Restituiteci i soldi delle nostre tasse con cui stampate le balle quotidiane e vergognatevi, pentitevi, mettete un cappello a punta con sopra scritto: "Venduti"".Qualche volta ti domandi se ha senso opporsi al degrado di un popolo (Dell'Utri è solo un sintomo, lo è anche Berlusconi) e cosa fare per risvegliarlo. Ti guardi allo specchio, più vecchio, più incazzato, più disilluso. Pensi a lasciare tutto e andare via. In un Paese civile nel quale un condannato per concorso esterno alla mafia sarebbe allontanato da qualunque carica pubblica. Sarebbe in galera, evitato da tutti. Ricordi Borsellino, che sapeva di essere stato condannato a morte, e ti chiedi chi glielo ha fatto fare. Pensieri così, di chi vede crescere l'indifferenza e l'ignavia degli italiani di fronte a qualunque stupro della democrazia. Gli italiani sono i colpevoli, non tutti, ma la maggioranza assoluta certamente sì. Meritano quello che hanno e forse anche di più.

Tratto da Beppegrillo.it

sabato, giugno 26, 2010

Azzurri specchio del Paese

Nel calcio e nello sport c’è chi vince e c’è chi perde: sono due ruoli correlati e reciprocamente indispensabili. Si può perdere, dunque. Il punto è “come” perdi. Nella vita di una collettività ci sono momenti sociali facili e meno facili. Anche qui, molto o tutto dipende da “come” affronti le difficoltà. Si può gridare “Forza Italia” in un campo di calcio oppure metaforicamente nell’opera di ricostruzione di un Paese. Intendo di tutto un Paese. Oggi è diventato un sussurro e un rimpianto: “Debolezza Italia”, per una Nazionale espulsa meritatamente al primo turno con numeri e gioco miserandi da un Mondiale disputato da Campioni del Mondo, in un misto di arroganza e complesso di inferiorità da paura. Ed è stato un tunnel pauroso per i nostri zombies in calzoncini detentori del patriottismo mamelico. Ma è un’Italia debole quella da cui sono partiti e in cui tornano prematuramente, è un’Italia spenta quella che prima li ha visti e ha sperato nella loro supplenza, poi si è rosa di delusione e infine depressa ha spento la tv. Un’Italia a specchio di una Nazionale nelle vecchiezze che contraddistinguono entrambe, nella difficoltà nel far valere il merito, nell’ipocrisia di chiamare “gruppo” o “spogliatoio” semplicemente il coro familistico tendenzialmente amorale dei tuoi, esattamente come succede in moltissimi (tutti?) i campi del Paese. Un Paese senza memoria, senza identità, senza idea di futuro. Una squadra che ha perso la memoria del gioco, persino quella della “difesa a tutti i costi” che aveva permesso poco spettacolo e un buon numero di vittorie. Che non ha identità tattica, che non “spera” nel suo futuro immediato priva com’è del coraggio di superare l’avversario. Per rischiare di vincere bisogna rischiare di perdere. Altrimenti, semplicemente, si perde male. Chiamare a gran voce il ricambio dei “senatori” in azzurro dopo un evento così fallimentare, anche nei termini appena virgolettati ahimé allude a un ricambio della classe dirigente complessiva di un Paese che i suoi Mondiali li sta perdendo quotidianamente, nell’affanno di nascondere la realtà per non misurarsi con essa come se tutto fosse solo e comunque la ricerca di un “legittimo impedimento” a rispondere di sé e delle proprie responsabilità, in alto e in basso. Debole Italia, davvero…

Oliviero Beha da Il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2010

mercoledì, giugno 16, 2010

La beffa di Pomigliano

Il contratto nazionale del lavoro sta trovando la sua tomba a Pomigliano d’Arco. Nel referendum che ci sarà tra un mese, fra gli operai della FIAT viene chiesto ai lavoratori se preferiscono essere feriti o ammazzati, se morire di fame e restare senza reddito o lavorare come schiavi. Mi sembra un quesito malato. Ai lavoratori gli si sta chiedendo solo di sottoporsi a un ricatto pur di continuare a portare il pane a casa, pur di continuare ad avere una qualche prospettiva di vita. Il referendum non da un aut aut, non propone scelte alternative, ma disegna con chiarezza un laccio stretto intorno al collo dei lavoratori e del mondo del lavoro.

La situazione di Pomigliano d’Arco riguarda infatti tutta l’Italia e tutto il mondo del lavoro, e non è un caso che il Ministro Sacconi, Confindustria e buona parte del mondo politico si siano affrettati ad indicare l’accordo proposto dalla FIAT come il modello futuro da seguire per la riorganizzazione del mondo del lavoro. Una riorganizzazione che prevede la frantumazione dei diritti dei lavoratori, la loro definitiva riduzione a merce.

Fino a qualche giorno fa mi chiedevo perché Confindustria accetta quello che è inaccettabile nella Finanziaria, e la risposta arriva a Pomigliano d’Arco con l’accordo proposto dalla Fiat. Le imprese avrebbero dovuto rifiutare con forza una Finanziaria che non propone alcuna crescita né dal punto di vista economico, né da quello occupazionale. Confindustria ha accettato quello che era inaccettabile nella manovra perché in cambio c’era la svalorizzazione del lavoro. Si sono messi in concorrenza gli uni con gli altri, gli operai del primo mondo con quelli del terzo e quarto mondo. Questo e’ il calcolo che fanno. Pensano di costruire la soluzione finale con il ritorno all’800 E’ questa la modernità che ci viene prospettata.

E adesso, il mondo dell’informazione punterà i fari sulla FIOM, questo sindacato maleducato, senza parlare della vita di dolore di chi, come i lavoratori, è destinato a non essere neanche riconosciuto socialmente. Se non parliamo di queste realtà, se non parliamo di come stanno i cassaintegrati in questo momento, di come stanno le loro famiglie, continueremo a subire pesanti sconfitte culturali.

Nichi Vendola

Nichi Vendola (SEL) a Pomigliano D'Arco from sinistraecologialiberta on Vimeo.

sabato, giugno 12, 2010

Ora disobbedire

Il vecchio adagio italico «fatta la legge, trovato l'inganno» è stato utilizzato a dismisura dalle truppe berlusconiane, agendo soprattutto contro la Costituzione, come dimostra proprio quest'ultima controriforma che, con legge ordinaria, in un sol colpo abroga la libertà di stampa e ogni principio di ragionevolezza e uguaglianza nell'amministrazione della giustizia. Ora è compito nostro andare ad uno scontro vero per ripristinare questi principi costituzionali, con le armi della legalità, forti anche di un consenso trasversale di gran parte degli operatori dell' informazione, della magistratura, delle forze di polizia e anche delle tante carte dei diritti, internazionali ed europee, che nel corso degli anni abbiamo sottoscritto e ratificato. Qualcuno aveva sperato che fossero i postfascisti a salvare la democrazia di questo Paese ma, consumato fino in fondo il bluff dei finiani, dobbiamo assumerci tutta intera la responsabilità di non far passare un simile scempio dei diritti fondamentali violati. Ricorsi alla Corte costituzionale, disobbedienza civile con la pubblicazione di atti che non coinvolgono minimamente persone estranee alle inchieste, lettura nelle aule parlamentari degli atti per la cui diffusione non possono valere le regole capestro dei vari Ghedini, creazione di siti per la pubblicazione dall'estero per i quali valgono le regole della Carta dei diritti dei cittadini dell'Unione europea, manifestazioni di piazza e altro ancora da inventare. Il tutto in una grande unità di intenti, senza problemi di appartenenza o di visibilità personale o partitica, con un solido aggancio ad una più generale lotta per la difesa dei diritti sociali, anch'essi ancorati alla vigente Costituzione: non a caso vi è una contemporaneità di attacco alle condizioni di vita dei cittadini e ai diritti dei lavoratori, come dimostrano la finanziaria, l'attacco alla scuola pubblica e alla cultura, le proposte di revisione dell'art. 41 Cost., di abrogazione dello statuto dei lavoratori o dell'inserimento nella Costituzione di «valori» liberisti come il mercato o la libera concorrenza. Se non si coglie il nesso tra tutte queste lotte, se ognuno andrà in ordine sparso in difesa del proprio particulare, si rischia di essere sconfitti su tutto il fronte. Ci si è troppo cullati con la favola di un potere che avrebbe paura dell'informazione e delle inchieste e che, perciò, le vorrebbe oscurare e indebolire, ma gli eventi di questi ultimi due anni dimostrano proprio il contrario: questa destra non ha paura di nessuno e marcia compatta verso la propria meta, anche perché nessuno a sinistra sembra in grado di farle paura. Dimostriamo di poter farle paura, di saper difendere la Costituzione e i diritti civili e sociali che essa riconosce e garantisce: prima che si concretizzi il secondo ventennio berlusconiano che vorrebbe distruggere quanto di positivo per la democrazia si era costruito dopo il criminale ventennio fascista.

domenica, giugno 06, 2010

La Regione revoca il finanziamento di 25.800 euro per la bonifica della discarica Cafaro di Atella per inadempienze del comune

Disastro rifiuti in Basilicata: discariche al collasso e mancate bonifiche

I Comuni non spendono i fondi regionali per la bonifica delle discariche dismesse e/o abusive e scatta la revoca dei fondi regionali. Infatti, sono stati pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.23 del 4 giugno 2010 i provvedimenti regionali per la revoca dei finanziamenti a 6 Comuni inadempienti sulle bonifiche. Essi sono: Avigliano (discarica località Carpinelli), Atella (località Cafaro), Sasso di Castalda (località Cerasa), Nemoli (ex discarica comunale), San Paolo Albanese (ex discarica comunale), Oppido Lucano (ex discarica comunale). Il totale delle somme revocate ammonta complessivamente a 115.000 euro. In alcuni di questi casi, come ad esempio la discarica di Atella, è stata addirittura autorizzata dalla stessa Regione la costruzione di una nuova mega-discarica in prossimità di quella dismessa non completamente bonificata. Inoltre, la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) ha appreso, da fonti informative provinciali, che ad aver richiesto di bonificare i siti delle ex discariche ci sono anche i comuni di Castelgrande, Viggianello, Castelluccio Superiore, Garaguso, Moliterno, Maratea, Teana, Stigliano e Montescaglioso. Un elenco, questo, comunque incompleto in quanto non comprendente altri siti come Senise (ex discarica comunale chiusa nel 2004), nei cui pressi si vorrebbe realizzare una mega-discarica per rifiuti speciali non pericolosi, Ferrandina (discarica di percolato in contrada Casaleni) e quella di Potenza (località Pallareta), di recente chiusa per problematiche connesse ad inquinamento ambientale. Il costo complessivo delle bonifiche si aggirerebbe intorno ad 1 milione di euro circa.
Nel considerare grave ed irresponsabile il comportamento delle amministrazioni comunali inadempienti, tenute a far fronte al 50% del costo preventivato della bonifica delle vecchie discariche, la OLA chiede alla Regione Basilicata di sostituirsi a questi Comuni nella bonifica, con un atto dovuto e di resposabilità, in quanto gli impianti in oggetto presentano problematiche ambientali che mettono a rischio la salvaguardia dell’ambiente e la salute dei cittadini.
Il problema degli inadempimenti e delle mancate bonifiche è soltanto l’ultimo aspetto di un disastro annunciato dai Piani Provinciali dei Rifiuti di cui la OLA ne ha chiesto ripetutamente la completa ristesura. Siamo in presenza di una politica satura come le discariche che, invece di rivedere i Piani Provinciali dei Rifiuti, continua a persistere nello smaltimento in discarica e negli inceneritori, alimentando un nuovo “tour della monnezza” innescato da Ordinanze emergenziali. Infatti, con un’ ennesima ordinanza, il presidente Vito De Filippo ha stabilito che dal 30 giugno prossimo i rifiuti prodotti dai comuni di Abriola, Albano, Anzi, Brindisi di Montagna, Calvello, Campomaggiore, Castelmezzano, Laurenzana, Pietrapertosa e Trivigno verranno conferiti nella discarica di Tricarico per un totale di 7.736 tonnellate. Con lo stesso provvedimento regionale vengono individuate anche le discariche di Salandra (1.440 tonnellate) e Pisticci (2.208 tonnellate). Lo stesso dovrebbe avvenire dal primo luglio prossimo per i rifiuti di Potenza e di altri 17 comuni del potentino (Avigliano, Brienza, Pignola, Ruoti, Sant’Angelo Le Fratte, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Tito, Vaglio di Basilicata, Balvano, Baragiano, Bella,Castelgrande, Muro Lucano, Picerno, Savoia di Lucania e Vientri di Potenza) destinati, invece, nella discarica di Matera di Borgo La Martella (già oggetto di sequestro e di indagine nel 2008) per un totale di 4.392 tonnellate, a seguito della chiusura dell’impianto di località Pallareta di Potenza per inquinamento ambientale. Il condizionale è d’obbligo perchè contro questa decisione si è schierato il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, che ha risposto “picche” per non mettere a rischio la gestione dei rifiuti nella città dei Sassi.
La OLA, che da anni denuncia il malfunzionamento del sistema per precise incapacità istituzionali, ribadisce come la Regione Basilicata si incammini purtroppo verso la gestione commissariale dei rifiuti che ha riguardato negli anni scorsi altre regioni del Sud. Con un po’ di coraggio bisognerebbe invece seriamente partire dal compostaggio e dalla raccolta differenziata spinta porta a porta, mentre, da tre anni a questa parte, assistiamo solo ad una sequela di ordinanze emergenziali.

Tratto da Olambientalista (Organizzazione Lucana Ambientalista)

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sabato, giugno 05, 2010

Ecomafie 2010: Legambiente, i dati della Basilicata

Dalla relazione annuale dell’anno 2009 della Direzione Nazionale Antimafia, “l’analisi delle dinamiche criminali relative alla Basilicata conferma la linea di tendenza già registrata in occasione delle relazioni degli scorsi anni. Se, da un lato, questa regione rimane sostanzialmente un’area di transito rispetto ai più significativi flussi criminali che interessano le regioni limitrofe, caratterizzate da un elevato tasso di mafiosità del crimine, dall’altro presenta fenomeni di consolidamento strutturale delle organizzazioni locali”.

Lo si evince dal dossier Ecomafia 2010 di Legambiente.“Venendo ai dati relativi al 2009, si conferma lo scenario dell’anno precedente, con numeri che a tratti si sovrappongono: 148 infrazioni accertate (erano 145 nel 2008), 21 sequestri (idem nel 2008); crescono invece le persone denunciate, che arrivano a 146 (erano 111 nel 2008), dato che rispecchia l’andazzo generale. Anche se un ulteriore approfondimento sui numeri fa cambiare completamente lo scenario.

Infatti, se i numeri in termini assoluti delle infrazioni accertate vedono la Basilicata in fondo alla classifica regionale (16° gradino), la situazione si inverte se si considerano il numero delle infrazioni in base alla popolazione: l’incidenza su 10 mila abitanti è, infatti, di 2,5 reati, un dato che spinge la regione alla terza posizione in classifica, subito dopo la Calabria e la Sardegna.Crescono, inoltre, nel 2009 le infrazioni relative alla normativa penale sui rifiuti: 155 (erano 108 nel 2008), il 3 per cento sul totale nazionale; aumento che spinge la Basilicata di qualche gradino più in alto nella classifica dell’illegalità nell’intero ciclo.Più che raddoppiate le persone denunciate, che passano dalle 50 del 2008 a ben 114; quasi raddoppiati pure i sequestri, che arrivano a 46 (erano 25 nel 2008).

Passando dai dati assoluti a quelli in rapporto al numero della popolazione, dal dossier emerge che la provincia di Matera, con 87 reati accertati e un’incidenza di 4,3 ogni 10 mila abitanti, è seconda in classifica solo dopo Vibo Valentia (con un’incidenza di 5,6 reati ogni 10 mila abitanti)”.