altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

domenica, maggio 30, 2010

La nuova mega discarica di Atella

La nuova mega discarica di Atella (Pz) di 90.000 mc, autorizzata dal Piano Provinciale dei Rifiuti, ubicata in località Cafaro si trova a poca distanza dalla vecchia discarica di 140.000 mc. Entrambe le aree sono interessate dal bacino idrominerario di protezione del Vulture: un’area ricca di sorgenti e di agricoltura. Un “tour della monnezza” che continua il suo corso in una regione in cui si producono 386 Kg di rifiuti pro-capite all’anno che non giustifica il ricorso a nuove discariche, mentre i buoni propositi della raccolta differenziata sono viziati dal ricorso a nuove mega discariche e degli stessi inceneritori.

Watch live streaming video from olachannel at livestream.com

venerdì, maggio 28, 2010

Atella non è un paese per vecchi

La situazione politico amministrativa atellana, con le crisi interne alla maggioranza, la sua scarsa propensione all’innovazione e la mancanza di un progetto ben definito stanno consegnando il nostro paese ad un destino inevitabile, quello del declino. Declino sul piano economico, sociale e culturale che già ha caratterizzato in maniera abbastanza manifesta la nostra piccola realtà, e da cui, almeno per ora, non si intravedono “cambi di marcia”.
I giovani e le loro idee devono irrompere nella disputa politica irrorandola di nuova linfa, capace di invertire la rotta e dare una prospettiva diversa, innovativa e virtuosa alla nostra comunità.

Di seguito alcuni spunti di riflessione e proposte fattibili nel breve tempo, da cui crediamo si possa cominciare una discussione, arricchendo gli stessi con nuove idee e miglioramenti.

-Il nostro comune deve puntare sui produttori locali(allevatori e agricoltori).L’ente deve farsi carico della responsabilità di guidarli e accompagnarli ad incontrare una domanda equa alla loro offerta. Una prima misura potrebbe essere quella dell’istituzione del “mercato contadino”, luogo in cui avviare la filiera corta e permettere l’incontro tra produttori locali e consumatori, consumatori atellani e dei paesi del circondario. In tal modo si darà la possibilità agli operatori del settore di continuare, con nuovi stimoli, la propria attività, invogliare i giovani a intraprendere professioni collegate all’allevamento e all’agricoltura e al contempo valorizzare e preservare tutta quella galassia di produzioni tipiche del nostro territorio, caratterizzate, tra l’altro, da alti standards qualitativi e di genuinità.

-Il nostro comune deve bloccare il progressivo consumo di suolo. Il territorio comunale è aggredito da una cementificazione continua: bisogna rivalutare e/o ricostruire all’interno di un’area circoscritta del paese, al fine di limitare lo spopolamento del centro storico e preservare quindi il territorio dalla cementificazione e dalla speculazione. Preservare il territorio circostante il nostro comune, oltre alla funzione ecologica, permette di “conservare” la natura e di “prestare” i nostri luoghi ad un turismo enogastronomico e naturalistico.

-Il nostro comune deve intraprendere un percorso virtuoso sui rifiuti e il loro trattamento. Sensibilizzare la cittadinanza verso una riduzione, un riutilizzo e, per finire, al riciclo dei materiali. Il porta a porta spinto(se necessario a tariffa) deve essere esteso a tutto il territorio comunale, l’obiettivo è rifiuti zero. Pensare alla discarica consortile(presente nel comune di Atella) come ad una fondamentale e insostituibile voce d’entrata del bilancio è una riprova della miopia e della mancanza di idee degli amministratori.

-Il nostro comune deve aprire un discorso proficuo sull’ex palazzo Saraceno e la sua destinazione. La struttura, di indubbio valore e potenziale, deve essere predisposta per un utilizzo a fini culturali, sociali e d’intrattenimento. Pertanto sarebbe ora di creare all’interno un centro polifunzionale, con sale a disposizione per corsi musicali, di pittura, convegni, spettacoli,ecc…tutto quanto manca e necessita alla nostra comunità per esprimersi, ritrovarsi e arricchirsi (non solo economicamente).

-Il nostro comune ha bisogno di disegnare una nuova mobilità urbana. Il traffico su corso Papa Giovanni XXIII deve essere regolamentato meglio: far rispettare il “divieto di sosta e fermata ambo i lati per tutto il corso”, installare dei “dissuasori” su uno dei due lati dello stesso allo scopo di separare il traffico veicolare da quello pedonale; tutto ciò allo scopo di mettere in sicurezza e rendere piacevole la passeggiata lungo la via principale del nostro paese. Progettare una pista ciclabile che, immaginiamo, possa partire dai campetti(zona Sant’Eligio),percorrere via Sandro Pertini, e continuare fino alle zone P.A.I.P e P.I.P. e, magari, collegarsi ad un futuribile circuito ciclabile del Vulture. Una pista ciclabile oltre ai già noti vantaggi in termini di riduzione di traffico e d’inquinamento,e ai benefici alla salute può essere un altro tassello da aggiungere alla vocazione turistica del nostro territorio.

Questo e tanto altro non può essere portato a termine se non con la partecipazione e il contributo di idee e proposte della cittadinanza attiva, perciò crediamo sia urgente definire un metodo di governo cittadino trasparente, condiviso e partecipato. Crediamo nella forma di governo della “democrazia partecipata” e lo strumento principe per avviare questo percorso può essere il “bilancio partecipato”.

Impegnarsi per il proprio comune, fare politica non è come molti credono (o vogliono farci credere) sporcarsi, rubare, fare solo i propri interessi,… e come qualcuno diceva: “Se non ti occupi di politica, prima o poi la politica si occupa di te”….La politica è lo strumento attraverso cui cambiare le cose, migliorandole. Abbiamo bisogno di un nuovo protagonismo giovanile, onesto e coraggioso(Pertini docet), per riappropriarci dei nostri spazi e del nostro futuro, progettare il nostro paese, perché Atella non è un paese per vecchi.
Alessandro Pietropinto

sabato, maggio 22, 2010

Edoardo Sanguineti: "Gli scrittori Lucani?Solo Sinisgalli"

A Roma Edoardo Sanguineti è stato appena una settimana fa, esattamente mercoledì e giovedì scorsi. E’ stato il suo ultimo incontro con la Capitale. L’ho intervistato a casa del critico letterario Filippo Bettini, che lo ha ospitato a Roma in occasione della settima edizione del Festival Mediterranea. E’ la sua ultima intervista rilasciata a un giornalista. Quando Sanguineti è salito a casa di Bettini, ho notato con sorpresa che camminava faticosamente con le stampelle; ma non era triste, anzi, era sorridente, e per tutto il tempo dell’incontro è stato come al solito battagliero e corrosivo, senza mai perdere quella straordinaria “gioia di vivere” che emerge da tutta la sua opera – anche se Sanguineti più volte ha sottolineato, anche durante la mia intervista, di essere un “ottimista catastrofico” (credeva fermamente che la catastrofe planetaria fosse imminente). Al solito, nell’ultima conversazione romana Sanguineti non ha lesinato valutazioni politiche a tutto campo. Ha ricordato i suoi esordi nel Pci torinese, la sua esperienza in Parlamento come indipendente (dal 1979-1983), i suoi rapporti con Pajetta e l’inimicizia con Leonardo Sciascia, a cui non perdonava le troppe lamentele sulla noia e inutilità dei ruoli istituzionali. Pure, Sanguineti ha ricordato i suoi tanti viaggi in URSS e in Cina, l’idiosincrasia per Barack Obama (che, a suo dire, riconferma la politica di Bush jr.) e per le riforme di Michail Gorbaciov dell’89. Sanguineti non rinnegava il suo essere comunista, anzi, lo ha rimarcato fino alla fine con orgoglio. A tal proposito mi ha detto: “Il comunismo avrebbe ancora un futuro se solo riuscisse a concretare. Il mondo non è mai stato così popolato di proletari e sottoproletari che non sanno di essere tali. Mai come oggi. La coscienza di classe, però, è stata distrutta. Tutti ormai sono liberi professionisti o partite iva, e si credono imprenditori”. Durante l’incontro Sanguineti ci ha parlato anche del suo problema di salute (la carotide sinistra occlusa e non operabile), del suo passato di accanito fumatore (tre pacchetti di sigarette al giorno), ma il discorso tornava sempre sulla politica, sua grande passione: “Io non ero ancora un marxista quando pubblicai Laborintus nel ‘56. Era il libro di un anarchico, nel senso etimologico della parola”. Tante le citazioni durante l’incontro, da Spinoza a Benjamin, e, infine, a sorpresa, Carducci: “Un poeta che ovviamente non amavo come Carducci diceva grosso modo che Kant aveva tagliato la testa a Dio, mentre Robespierre l’aveva tagliata al Re. E Gramsci dice che questi versi di Carducci sono straordinari”. Quando gli ho poi chiesto se aveva mai avuto la tentazione di credere in Dio, mi ha risposto che è e rimarrà sempre un materialista storico: “Sono non dico ateo, perché Marx diceva che la parola ateo non va bene perché è negativa; ho semplicemente cercato di essere un materialista storico”. Stoccata poi, nel bel mezzo della conversazione, su Giorgio Albertazzi: “E’ meno simpatico Albertazzi, con cui ho anche avuto rapporti personali, quando dice: ‘Io rifarei tutte le cose che ho fatto a Salò’. Tra gli attori italiani Albertazzi è il migliore lettore dei miei versi, ma questa sua posizione non l’accetterò mai”. A Sanguineti ho anche fatto alcune domande sulla letteratura lucana del ‘900. Su Rocco Scotellaro ha detto poche parole, dicendo che avrebbe dovuto rileggerlo, ma che il poeta di Tricarico non aveva mai suscitato il suo interesse. Su Albino Pierro non ha lesinato ironie sulla sua presunta “jella”, e mi ha raccontato un triste aneddoto: “Una volta Pierro telefonò a Mario Praz, e gli disse che le sue poesie dialettali erano state tradotte in Turchia. Praz gli rispose che era una cosa buona, perché almeno in turco c’era maggiore possibilità di capirle”. Sanguineti non sopportava i dialetti, e sosteneva che non avesse senso scrivere una cosa per poi doverla subito dopo ritradurre. Quando invece gli ho chiesto un giudizio sul poeta comico potentino Vito Riviello, mi ha risposto così: “Chi, quello che scriveva poesie comiche? No, non mi ha mai fatto ridere”. Tra i poeti lucani Sanguineti salva solo Leonardo Sinisgalli, che considera un grandissimo poeta, a cui la Mondadori dovrebbe dedicare al più presto un “Meridiano”. Infine una esplicita ammissione di amore per la vita: “In fondo ogni giorno devi scegliere mille cose. C’è questo fondamentale piacere di vivere, che ingloba anche momenti di depressione. Magari sarò tecnicamente bipolare, lo siamo un po’ tutti, ma mi piace vivere, mi piace moltissimo”. Per concludere con una massima groddeckiana: “Noi siamo vissuti nell’inconscio. Sono un groddeckiano che detesta Jung. Per Groddeck ogni morte è solo un caso di suicidio”. Poi si è alzato lentamente dalla sedia, e ha sorriso a tutti noi, scherzando più volte sugli ottant’anni che avrebbe compiuto a dicembre, anche se un triste presagio gli ha fatto dire più volte “non so se ci arriverò, a dicembre, le cose non vanno bene”. E’ strano che l’ultima intervista a Edoardo Sanguineti gliel’abbia fatta proprio un avversario del Gruppo 63 come me. Così va la vita.
di ANDREA DI CONSOLI - Il Quotidiano della Basilicata

giovedì, maggio 20, 2010

Peak Oil, l'assessore Mancusi e l'ignoranza dei lucani

L'istanza del permesso di ricerca “Palazzo San Gervasio” della società texana AleAnna Resources LLC Oil & Gas Exploration risale al 29 marzo 2006 (BUIG L-4) che dopo un iter amministrativo di due anni giunse all'interlocutoria del 8 ottobre 2008 in cui il Ministero per lo Sviluppo Economico ufficio UNMIG (Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse) confermava il termine di presentazione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) da parte della società alle regioni interessate: Basilicata e Puglia. L'istanza del permesso di ricerca, come oramai noto, interessa 15 comuni (13 in Basilicata e 2 in Puglia). I comuni lucani interessati dall'istanza sono: Acerenza, Barile, Banzi, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Ripancandida, Venosa; mentre quelli pugliesi sono Minervino Murge e Spinazzola per un territorio complessivo di 561 kmq.L'AleAnna Resource LLC ha la sua sede principale nella città di Dover nello stato del Delawere e a Houston nello stato del Texas (USA). La sede secondaria è in Italia, a Matera, mentre Ferrara è la sede operativa. La società texana è specializzata in attività di rilievo sismico e perforazione di pozzi oltre ad avere una certa propensione nello stoccaggio di gas; è molto attiva nella produzione di idrocarburi nel Pemian Basin (Nuovo Messico e Texas). In Italia ha presentato 13 istanze di permesso di ricerca di cui due in Basilicata: oltre a quella relativa a “Palazzo San Gervasio” è interessata anche ad operare nel materano con l'istanza “Torrente Acqua Fredda” (comuni: Calciano, Ferrandina, Garaguso, Grassano, Grottole, Salandra e Tricarico).Nello studio “screening” presentato dalla società texana alla Regione Basilicata si legge che: “gli obiettivi principali sono la ricerca di idrocarburi gassosi nei livelli sabbiosi di origine torbidica del Pliocene-Pleistocene depositati nell'avanfossa bradanica e idrocarburi gassosi e liquidi nei livelli porosi dei carbonati della piattaforma Apula”. La società, inoltre, sostiene che negli anni '60 e '80 l'area interessata dall'istanza è stata una delle più importanti zone di produzione di idrocarburi, mentre l'UNMIG classifica i 15 pozzi (vedi esempio caso pozzo Calvino1) ricadendi nel perimetro dell'istanza come esplorativi e sterili, molti dei quali dell'Agip. In realtà, spiega l'AleAnna Resources LLC, l'area risulta essere complessa da un punto di vista esplorativo, in quanto gli accumuli di idrocarburi sono di dimensioni areali ridotti ed associati a trappole strutturali e/o stratigrafiche complesse.
E' palese la contraddizione che emerge in virtù della convenienza economica dell'operazione, considerato che l'ASPO-Italia, la sezione italiana dell'associazione scientifica ASPO (Association for the Study Peak Oil) il cui scopo principale è lo studio del Picco del Petrolio, in una lettera inviata ai Governatori delle regioni mette in guardia i governi regionali dall'imminente “crash” petrolifero derivante dal declino della disponibilità del petrolio a basso costo. Nella lettera l'Aspo lancia un monito ai Governi regionali invitandoli nel più breve tempo possibile a garantire alla società il mantenimento dei servizi essenziali scoraggiando la deriva verso il superfluo, l'ultimo stadio delle compagnie petrolifere prima del temuto "crash". L'Aspo-Italia lancia un vero appello accorato ai Governatori al fine di garantire il mantenimento di beni e servizi evitando quella deriva che potrebbe incidere negativamente sulle economie dei territori, con i rischi ambientali derivati dalle intense attività di ricerca, esplorazione e coltivazione del conclamato "superfluo".

Le spiccate vocazioni agricole e turistiche dell'area hanno indotto i Sindaci ha prendere una posizione decisa, dopo un periodo di silenzio assoluto, forse derivato da una certa sottovalutazione della vicenda connotata da atteggiamenti lontani dalle norme elementari dettate dalla Convenzione di Aarhus che stabiliscono a chiari lettere che le popolazioni hanno il diritto di esprimere la propria opinione e che la volontà popolare deve essere vincolante. Alcuni Sindaci e la stessa EIPLI (l'Ente Irrigazione) hanno dovuto chiedere “spiegazioni” al neo-assessore all'ambiente della Regione Basilicata, Agatino Mancusi, il quale in un primo momento, rafforzato dalle stesse tesi del Dipartimento Ambiente regionale, fuorviava il problema, dichiarando che sia il Dipartimento che il suo assessorato non erano a conoscenza del progetto della AleAnna Resources LLC. Dopo una tormentata fase di posizioni timidamente contrarie, silenzi e ambiguità di alcuni sindaci, l'Assessore Mancusi convoca lo scorso 17 maggio 2010 presso la sala "Bramea" della Regione Basilicata - data ultima per presentare le Osservazioni al progetto di “screening” della suddetta istanza - un incontro interlocutorio a porte chiuse dove rassicura Sindaci e/o delegati invitati a partecipare, con l'unica assenza da parte del Comune di Venosa, che attraverso il suo primo cittadino, chiamato in causa sulla questione - dichiarava ambiguamente di attendere l'ufficialità della richiesta, che invece veniva inviata dalla AleAnna Resources LLC in data 2 luglio 2009 alla Regione Basilicata e per conoscenza a tutti i comuni interessati (ndr. richiesta di pronuncia di verifica ambientale - screening - ai sensi dell'art. 4 comma 2 della L.R. n. 47/1998). Successivamente, in data 24 novembre 2009, la Regione Basilicata scriveva alla società e per conoscenza ai 13 comuni interessati dall'istanza, richiedendo integrazioni alla documentazione per l'avvio del procedimento istruttorio oltre che l'avvenuto deposito del progetto e della relazione di screening presso le Amministrazioni comunali interessate, la data dell'avvenuta pubblicazione in Albo Pretorio, ai sensi dell'art. 14 della L.R. n. 47/1998, per la relativa pubblicazione sul Bollettino Ufficiale Regionale dell'annuncio di istruttoria, ai sensi dell'art. 20 del D.lgs. 152/2006 e s.m.i. In data 1 aprile 2010 sul BUR n.17 p.te 2 veniva pubblicata la richiesta di assoggettabilità alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) fase di verifica “screening” con possibilità da parte di enti, cittadini e associazioni, di presentare le Osservazioni entro il 17 maggio 2010.

Solo grazie alla prontezza di intervento della OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), che per ironia della sorte si "sostituiva" agli enti preposti per far applicare la Convenzione di Aarhus, viene diffusa la notizia pubblicata e accessibile soltanto dal Sommario del BUR n.17 p.te 2 del 1 aprile 2010, mentre dalla vicina Puglia, cittadini, associazioni, istituzioni e mondo della politica si mobilitavano contro il progetto di ricerca che interessava l'alta Murgia, con solo due comuni coinvolti: Minervino Murge e Spinazzola. In Basilicata silenzio assordante, forse velato dal silenzio assenso propinato dal comma 2 art. 8 della L.R. n.47/1998 che stabilisce che entro 60 giorni in mancanza di pronuncia da parte degli enti interessati al progetto, il parere è da ritenersi positivo: scatta in pratica il silenzio assenso. Inoltre, nella fase di screening dovevano essere garantite audizioni pubbliche ai sensi del comma 1 art. 10 della L.R. n.47/1998 che la stessa società proponente poneva come uno degli obiettivi tesi alla trasparenza delle procedure di informazione. Nel mese di febbraio 2009 la OLA chiese al Presidente Vito De Filippo, all'ex assessore all'Ambiente Vincenzo Santochirico, ai Consiglieri regionali, ai Presidenti delle Commissione e ai Gruppi consiliari, l'abrogazione del comma 2 art. 8, cancellando così il silenzio assenso, e la modifica del comma 1 art.10 della suddetta Legge regionale per rendere le audizioni obbligatorie e non a discrezione degli enti coinvolti nell'istruttoria: due anomalie che ledono profondamente il diritto alla partecipazione e informazione che Aarhus e le stesse Direttive comunitarie obbligano gli Stati membri a rispettare.Dall'incontro del 17 maggio 2010 svoltosi nella sala “Bramea” i Sindaci hanno comunque detto NO all'istanza del permesso di ricerca “Palazzo San Gervasio”, rassicurati da un assessore all'ambiente, Agatino Mancusi, che forse dimentica che l'istanza di permesso di ricerca è propedeutica al permesso esplorativo che significa estrazioni di idrocarburi. Val d'Agri placet.

Vito L'Erario

giovedì, maggio 13, 2010

Filatura di Vitalba, Futuro sempre più nebuloso e preoccupante

Si è tenuta ieri, presso il Centro Sociale di Rionero in Vulture, un’assemblea dei lavoratori della ex Filatura di Vitalba alla presenza delle segreterie confederali di Uil e Cgil.E' quanto riferisce una nota della Uil di Basilicata.Nel corso dell’assemblea - si legeg - sono emerse in maniera forte le grandi difficoltà economiche in cui versano i lavoratori e le loro famiglie. “Certo - dichiara Antonio Deoregi della Uil regionale - stiamo pagando lo scotto di una reindustrializzazione che a livello regionale non ha sortito gli effetti previsti, preventivabili e sperati. La situazione della Filatura di Vitalba è l’emblema di come le tante speranze di riprendere a lavorare sono state puntualmente disattese da situazioni che rendono difficili, se non impossibili, processi credibili per fare reindustrializzazione sul nostro territorio. Infatti, l’azienda di Atella era apparsa subito - prosegue - una questione che doveva trovare solo effettiva e pratica conclusione, essendo credibile l’intero progetto che, anche faticosamente, si era messo in piedi. Purtroppo, però, il tempo ha dato torto non solo alle tante speranze prodotte, ma anche agli impegni che tanti si erano assunti.Oggi con la richiesta di un incontro al neo-assessore alle Attività produttive ritieniamo che non è più tempo di assumere impegni perché è giunto il tempo di iniziare a dare quelle risposte che i lavoratori, le famiglie e la società civile lucana si aspettano per ridare vita e prospettive diverse e certe ad un tessuto socio-economico che si sta rapidamente sgretolando.Le discussioni già avviate - conclude Deoregi - devono immediatamente trovare un momento di confronto serio e deciso per mettere in piedi una strada condivisa che possa portare ad individuare percorsi più celeri e certi per ridare un futuro produttivo ed occupazionale ai tanti lavoratori della Filatura, della Standardtela, della Daramic, della Mahle Mondial Pistoni e tanti altri che, ormai, da tanto, forse troppo, tempo stanno aspettando".

mercoledì, maggio 12, 2010

Con il CDR e gli inceneritori la Basilicata verso il disastro-rifiuti

Le scelte di politica gestionale dei rifiuti in Basilicata sembrano evolvere per il peggio. La Regione Basilicata è purtroppo sulla stessa strada che ha portato all’emergenza rifiuti in Campania e Calabria con il conseguente commissariamento della gestione dei rifiuti in queste due Regioni. Si è deciso, infatti, oggi di aprire un tavolo tecnico sulle criticità e le emergenze della gestione dei rifiuti in nel corso di un incontro convocato dal presidente della Regione, Vito De Filippo, al quale hanno partecipato l’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, i presidenti delle province di Matera e Potenza, Franco Stella e Piero Lacorazza, il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, Sabino Altobello, Commissario unico degli ATO rifiuti di Potenza e Matera, funzionari e tecnici della Regione, delle Province e del Comune di Potenza.
L’intesa prevede l’intervento di capitali privati per finanziare l’impiantistica, in particolare per quanto riguarda gli impianti per la trasformazione dei sovvali e delle frazioni ad alto potere calorifico provenienti dai sistemi di raccolta differenziata in combustibile derivato da rifiuti (Cdr), tanto in provincia di Matera quanto in provincia di Potenza. L’interesse degli imprenditori privati dovrà essere verificato dalle Amministrazioni provinciali attraverso il ricorso a bandi pubblici. La Provincia di Potenza ha reso noto che sono 11 le manifestazioni di interesse per la realizzazione dell’impiantistica. Per quel che riguarda le stazioni di trasferenza (impianti nel quale è convogliato il rifiuto indifferenziato da inviare successivamente al trattamento di selezione) la Regione è nella fase preliminare dei progetti. Mentre la Provincia di Matera ha predisposto schede di fattibilità per l’impianto di compost di Matera e per l’impianto di biostabilizzazione di Colobraro. L’Assessore Mancusi ha affermato che la Regione intende raggiungere ”traguardi importanti sia in termini di riduzione della spesa e sia in termini di sostenibilità ambientale”.
Ma, secondo la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), è proprio il coraggio delle scelte che manca al nuovo Esecutivo regionale: le intenzioni di alzare di molto la percentuale di raccolta differenziata annunciate dal neo assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, Agatino Mancusi, cozzano infatti con la decisione di voler conferire i rifiuti nelle discariche, verso la produzione del CDR e gli inceneritori che oltre ad aggravare la già precaria situazione ambientale e la salute dei cittadini sta già provocando un aumento dei costi di gestione dei rifiuti con aumenti vertiginosi della Tarsu (Tassa Rifiuti Solidi Urbani) pagate dai cittadini.

Tratto da Olambientalista
Di seguito un video che presenta la situazione della discarica consortile di Atella:

sabato, maggio 08, 2010

32 anni dopo quel 9 Maggio 1978: Impastato non e’ morto invano. Anche noi abbiamo i nostri “Peppino”


9 Maggio 1978. Sono passati 32 anni da quando Peppino Impastato, con la sua Radio Aut, dal piccolo paese di Cinisi alle porte di Palermo,venne ucciso perché era una voce scomoda. Era troppo ingombrante per la mafia e per Tano Badalamenti, il boss di Cinisi che abitava a soli cento passi da casa di Peppino. Badalamenti che, nel vero senso della parola, regnava. Sì, perché questo è quello che fa la mafia: regna, governa, domina. Sostituisce in tutte le sue funzioni lo Stato che, pian piano, soprattutto in questi piccoli paesi di provincia, scompare fino a diventare invisibile (e a volte complice). Ieri come oggi.

Ma a Peppino non andava giù questa situazione. E allora cominciò a parlare, a raccontare, a diffondere, a colpire, ad affondare con la semplice arma della verità. E questo gli costò la vita: lo assassinarono in modo atroce, mettendogli nel petto, dopo averlo legato sulle rotaie della ferrovia, una carica di tritolo. L’esplosione fu forte, ma nessuno volle sentire: il 9 maggio 1978 Peppino Impastato saltava per aria nel silenzio omertoso e criminale di tutto un paese. E i giorni dopo, al silenzio drammatico di Cinisi, si aggiunsero accuse di uomini deliranti: molti giornali catalogarono quel delitto di mafia come un “incidente” capitato ad un ”terrorista” che stava per compiere un attentato. E così nessuno se ne occupò più di tanto, anche perché nello stesso giorno venne ritrovato il corpo di Aldo Moro. Peppino, dunque, non era nessuno, era un delinquente, terrorista, comunista. Si sbagliavano: era un uomo (trentenne) morto ammazzato perché aveva parlato per la verità, aveva parlato contro la mafia.

Sono passati trentadue anni da allora e pare che molte cose non siano affatto cambiate. Ieri come oggi è molto scomodo parlare e dar libero spazio alla verità; si cerca, anzi, di proibirlo: come chiamereste coloro che tentano di negare questa fondamentale libertà (quella di espressione e di informazione) se non “mafiosi”? Non sono forse i mafiosi che fanno di tutto per azzittire chi rivela verità scomode? E cosa si sta facendo oggi con le leggi contro le intercettazioni se non esattamente questo? Certo i metodi saranno diversi, qui si parla di metodi “para-isituzionali”, ma la logica, l’ottica è chiaramente la stessa: una logica drammaticamente, perversamente, irrimediabilmente mafiosa.

Le mafie oggi sono cresciute, sono diventate più potenti, in molti casi hanno messo le radici nelle istituzioni. Ma la morte di Peppino non è stata vana. Né la sua, né quella degli altri nove giornalisti uccisi dalle mafie perché voci fuori dal coro omertoso. Nessuno di loro è morto senza lasciarci qualcosa: testimonianza, forza, verità. E anche oggi abbiamo i nostri Impastato, i nostri Peppino che gridano, denunciano, lottano senza alcun timore, senza mai fare un passo indietro perché coscienti e convinti che questa è l’Italia sana, vera, nobile. Questa è l’Italia d’onore! Roberto Saviano, Pino Maniaci, Giulio Cavalli, Emiliano Morrone, Lirio Abbate, Rosaria Capacchione e tutti quanti gli altri che, anche nel silenzio, lottano e combattono.

E’ necessario, allora, che l’Italia ricominci ad avere coscienza delle cose, ricominci a costruire una cultura antimafiosa: non si possono elogiare, applaudire, quasi onorare uomini politici che affermano che “la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta” perchè “le otto serie de “La piovra” […] e tutto il resto, tutta la letteratura, il supporto culturale,Gomorra e tutto il resto” gli fanno pubblicità. Questa è cultura “mafiosa” perchè si delegittima la verità, si delegittima la dignità della lotta al crimine. Dobbiamo ricominciare a riconoscere, a discernere, a chiamare le cose col proprio nome.

E il nome di Peppino Impastato è molto più forte di queste assurde affermazioni. E’ molto più forte di chi delegittima, imbavaglia, zittisce. La voce della verità è molto più forte di qualsiasi organizzazione mafiosa.

Peppino è vivo e lotta in mezzo a noi! Le nostre idee non moriranno mai!!!

Tratto da Lo Specchio

lunedì, maggio 03, 2010

Erri De Luca per l'acqua pubblica