altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

sabato, gennaio 19, 2008

Domenica 20 Gennaio: Palermo - Milano solo andata

"Quando la paura
fa diventare uomini"

Un ragioniere della mafia, coinvolto in un processo da un pentito, dev'essere scortato da Palermo a Milano.

Al comando di un esperto ufficiale calabrese, la squadra è composta di giovani al primo incarico.




Come viaggiano gli alunni...

Ad Atella ogni mattina i ragazzi che frequentano la Scuola Media Superiore Secondaria si recano a prendere l’autobus; alle 7:30 ci sono due pullman Sita che arrivano a Melfi in orario scolastico: la Sant’Ilario e la Priore, altri due che arrivano più tardi a Melfi:la Potenza e La Pescopagano, un pullman della Moretti e la Ruvo del Monte che parte alle 7:50. Quindi gli alunni arrivano a Melfi verso le 8:10-8:15 ma talvolta anche in ritardo;questo creava non pochi problemi ai nostri compagni dell’ITGC Gasparrini i quali non potevano entrare in classe a seguire la prima ora poiché erano in ritardo. Durante il viaggio all’andata il problema non è molto evidente perché le persone in piedi sono poche ma il vero problema è al ritorno…
All’inizio dell’anno scolastico quasi ogni scuola termina le sue lezioni alle 12:30, questo vuol dire che un numero grandissimo di studenti si ammassano in un solo pullman il quale contiene una cinquantina di posti e nei centri urbani può portare anche 25 persone in piedi, ma di solito ogni autista viaggia con quasi 40/50 persone in piedi e questo avviene anche sulle superstrade e sulle strade statali e inoltre c’è anche gente che è costretta a rimanere a Melfi perché il pullman è troppo pieno e sono costretti ad aspettare l’altro pullman e questo non avviene solo durante le prime settimane ma anche a volte durante l’anno.
Invece durante tutto l’anno gli alunni che escono da scuola alle 13:30 hanno sempre lo stesso problema, ci sono solo due pullman e i ragazzi sono molti di più dei 100/105 posti che questi contengono. Quindi,appena si avvista un pullman comincia la corsa per prendere il posto e tra spintoni e urla c’e il rischio di farsi male com’è anche accaduto, il problema non si limita a tutto ciò, ma a volte saliti sul pullman ci sono come minimo 40/50 persone in piedi, con un limite di 25 posti in piedi nei centri urbani e con autisti che sfrecciano a folli velocità sulle strade. Oltre a questi problemi di viabilità i pullman pongono anche problemi dovuti ad una scarsa manutenzione e a fatto che sono molto vecchi. Quindi noi lanciamo la proposta di mettere un secondo pullman che parte alle 12:50 all’inizio dell’anno e il terzo pullman in via definitiva alle 13:40 per migliorare il modo di viaggiare di ragazzi che pagano un costoso abbonamento e poi proponiamo di riparare i pullman vecchi e malandati che poi diventano anche pericolosi.

Pasquale Bufano
Pietro Di Noia

Sballo: Anestetico per coscienze

E’ indubbio il fatto che della società consumistica, i giovani rappresentino le truppe d’assalto.
Quelle che in maniera più sensibile, direi quasi automatica, ma soprattutto col minor numero di defezioni rispondono agli attacchi della moda e di tutti quei fenomeni più o meno passeggeri sferrati periodicamente dai territori del consumo.
Così come è un fatto grave ormai che i nostri territori, un tempo variegati e capaci di mille sfumature percettive, sentiti ed interiorizzati di volta in volta attraverso un ampio spettro che andava dal bucolico al contadino a seconda della personale matrice di appartenenza, invece vengano oggi percepiti come un unicum indistinto, cui solo il consumo ed i suoi processi riesce restituirne e a disegnarne una geografia con la quale quotidianamente orientarsi.
Ma di tutte le forme di consumo, voglio trattarne una in modo particolare, che in maniera insidiosa, sfugge a tutte le comuni regole e geografie del mercato, ma la cui mercanzia attraversa un periodo straordinariamente florido.
Ciò a cui mi riferisco è la pratica e la cultura tipicamente consumistica dello “sballo”.
Con particolare riferimento a quello ottenuto attraverso l’assunzione di alcool e droghe leggere, per la grave portata e pervasività che il fenomeno oggi assume tra i giovani.
Si badi che non si tratta di essere contro le droghe o contro l’alcool, ne di non provare alcun interesse per le lotte antipro o per la liberalizzazione delle droghe leggere, né tanto meno di essere contro la rivendicazione di alcuni diritti.
Non si vuole negare a nessuno quindi, il piacere dell’ebbrezza del vino ne la momentanea estasi delle droghe.
Questa non è una retorica lezione su una non meglio precisata e necessaria disciplina, né una semplice condanna da bacchettoni ai giovani d’oggi, ma solo una manifestazione d’odio nei confronti della cultura dello sballo e dell’estetica dell’ebbrezza.
Soprattutto quando questa viene intesa come condizion d’essere quasi irrinunciabile e per questo ricercata con sistematica quotidianità.
Sono consapevole che il bere e il fumare sono azioni che di per se non fanno male a nessuno.
Così come sono convinto, che bisognerebbe chiarire una volta per tutte, a onor del vero, che i danni e le conseguenze dirette e indirette, personali e non, legate al bere alcolici, benché legale, siano di gran lunga peggiori di quelli dovuti alla cannabis (non legalizzata).
Ma l’estetica dello sballo, il ricercare quotidianamente un anestetico per addormentare le coscienze, significa alzare bandiera bianca sulla trincea dello scontro con le già difficili sfide della società.
La pletora dei seguaci del dio sballo suscitano la rabbia propria di chi assiste ad una generazione che si annulla.
La rabbia di chi vede le proprie libertà mortificate e prevaricate dalle libertà di chi vuole passare un'altra serata anestetizzato.
Quando poi questi luoghi coincidono con quelli dove bisognerebbe lavorare per far crescere la coscienza e nei quali invece si assiste impassibili e impotenti al suo assopimento, allora la rabbia si trasforma in sconforto.
Tanti sono i ragazzi caduti nel tranello della droga dopo gli anni Settanta; troppi per rimanere inerti e "lasciar fare, lasciar passare" in nome di un diritto fittizio e miope.
Il mercato della droga è un business gestito dalla malavita organizzata, padrona ormai del nostro paese; mercato che come una pianta parassitaria, si è diramato nei quartieri a ingrassare la scorza del potere e a rosicchiare – ahimé - linfa vitale alle lotte sociali.
Non ci si può nascondere dietro la coltre di fumo della nostra cannetta, assistere al degrado che lo spaccio provoca, alla frattura che questo scava tra la gente, alla fine che fanno i poveri disgraziati che si accollano il rischio della trasgressione altrui. E' inaccettabile il fatto che ci si mascheri dietro le parole Libertà ed Emancipazione per sostenere una situazione che nei nostri paesini è ormai insostenibile.
Ricercare lo sballo in ogni dove e in ogni momento è un comportamento indotto. Chiudere gli occhi su questo ne è il riflesso.
Bisogna cacciare la droga dai nostri paesi, perchè fonte di apatia e disimpegno sociale e politico, che col tempo si trasforma nell' humus indispensabile all'attecchimento di forme più profonde e gravi di malessere, purtroppo già estremamente diffuse.
Anche e soprattutto perchè la catena dello sfruttamento che inizia sotto al nostro naso in una nuvola di fumo, non si ferma nei nostri paesini , dove non esiste una vera e propria catena dello spaccio, ma arriva fino ai terreni del sud del mondo dove intere economie agricole vengono devastate per soddisfare il bisogno d'anestesia dell'Occidente opulento. Si dovrebbe sfatare una volta per tutte il falso mito, molto in voga tra chi ne fa uso, per cui consumando cannabis si farebbe quasi un piacere ai paesi produttori.
E' oltremodo vero il contrario, cioè che quei paesi vengono tenuti volontariamente in una condizione di grave instabilità e sottosviluppo, alimentando guerre intestine e fondamentalismi e seguendo la stessa logica che le potenze capitalistiche occidentali portano avanti per i paesi produttori di materie prime e greggio, con un unico obbiettivo non dichiarato: poter continuare ad appropriarsi e gestire proprio quei prodotti a basso prezzo.
La condizione socio-economica afgana e colombiana e i loro campi rappresentano un chiaro monumento allo scempio ottenuto in cambio dell'apparentemente semplice o innocua libertà di fumare.
Chiunque senta la necessità di portare avanti la lotta per l'emancipazione dovrebbe prendere in seria considerazione la necessità, al momento attuale, di portare avanti un discorso di liberazione dei nostri paesi dalla cultura dello sballo.
Assumersi il peso dell'illegalità, senza delegare le conseguenze di questa ad altri, agli spacciatori in primis, simbolo evidente di quel "mondo marginale" che rischia per soddisfare i vizi e vezzi del "mondo perbene".
Condurre, infine, una guerra culturale al dogma dello sballo e assestare duri colpi all'estetica dell'ebbrezza, significa preferire impegnarsi nella liberazione dell'uomo e della donna partendo da presupposti che implicano la responsabilità individuale e le conseguenze delle proprie scelte come "principi non negoziabili".

Donato Pietropinto

Costi della politica e Melfi provincia

Oggi è di strettissima attualità parlare di costi della politica,della loro sproporzione e quindi della necessità di tagliarli o quantomeno di contenerli.
E quando vengono nominati il nostro pensiero subito corre a Roma, tra i banchi del parlamento o dei vari ministeri dove siedono i nostri rappresentanti; ma risulterebbe riduttivo se il nostro pensiero si fermasse lì e non considerassimo quella galassia di apparati ed enti di sottogoverno quali Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane,ecc...
I componenti tutti di queste istituzioni vanno a costituire quella che i giornalisti Stella e Rizzo hanno chiamato La Casta nel loro omonimo best-seller.
Ritornando ai nostri parlamentari, essi risultano i più numerosi in rapporto alla popolazione e i più pagati tra i loro colleghi europei, mentre in Italia i salari sono i più bassi del vecchio continente. E’ evidente, quindi, che tra palazzo e società c’è un distacco abissale, accentuato ulteriormente dalla sfiducia dei cittadini nei confronti della politica perché incapace,quest’ultima, di dare risposte ai problemi reali del paese e che preferisce disperdersi in lotte di potere intestine.
Questo governo di Centro-Sinistra ha fatto(finora) ben poco per ridurre questi costi,se non una moratoria per l’istituzione di nuove province. Questa moratoria “colpisce” la Basilicata e il Vulture in particolare in quanto Melfi,a quanto sembra, avrebbe tutte le carte in regola per diventare provincia.
La nuova provincia di Melfi comprenderebbe 26 comuni: Melfi, Rapolla, Barile, Cancellara, Castelgrande, Rionero in Vulture, Atella, Filiano, San Fele, Rapone, Ruvo del Monte, Pescopagano, Banzi, Palazzo San Gervasio, Montemilone, Lavello, Venosa, Maschito, Forenza, Ginestra, Ripacandida, Genzano di Lucania, Acerenza, Pietragalla, Muro Lucano e Oppido Lucano.
La prima richiesta risale addirittura al 1866 e da allora sono numerosissime le successive richieste, e nell’ultima ondata di nuove province(2005) è andata a un soffio dalla realizzazione.
Il territorio che ricadrebbe in questa provincia è caratterizzato da una certa omogeneità e l’istituzione si fonda su motivazioni economiche, geografiche, culturali e sociali.
Probabilmente, pertanto, la provincia di Melfi avrebbe, più di alcune già formalizzate o di altre candidate a diventare tali, i presupposti e le prerogative per essere istituita, ma siccome non siamo affatto in un periodo di vacche grasse sarebbe giusto, più che utile, andare con i piedi di piombo in questa questione.Anteporre a questa faccenda, dando un forte segnale della concreta volontà di ridurre i costi della politica, riordinando e semplificando la pletora di enti, Comunità Montane, Asl di piccole dimensioni che affollano la già lenta e costosa macchina governativa, costi quel che costi!

Alessandro Pietropinto