Una recente legge del governo Berlusconi prevede l'affidamento della gestione dei servizi pubblici locali a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%; la stessa legge approvata prevede la cessazione degli affidamenti cd. "in house" a società interamente pubbliche e controllate dai Comuni entro il 31.12.2011.
Il governo Berlusconi espropria così gli Enti locali e le comunità locali della libertà di scegliere la forma attraverso la quale gestire ed erogare i servizi pubblici locali; la complessiva normativa italiana sull'acqua risulta non organica e contraddittoria e manca ancora a livello internazionale il riconoscimento formale e solenne dell'acqua come bene comune e diritto umano; in questi quindici anni non sono state attuate coerenti politiche idriche e l'acqua non è stata gestita correttamente a livello di bacino idrografico.
La privatizzazione dell'acqua è un epilogo da scongiurare con ogni mezzo, essendo la risorsa idrica un diritto universale e non una mercè né un mero bisogno; non è l'Europa ad imporre la privatizzazione del servizio idrico in nessun provvedimento normativo e in nessuna Direttiva Europea; due diverse risoluzioni del Parlamento europeo affermano il principio che l'acqua è un "bene comune dell'umanità" mentre gli organismi della UE hanno più volte evidenziato che "alcune categorie di servizi non sono sottoposte al principio comunitario della concorrenza"; le Istituzioni hanno la libertà e l'autonomia di scegliere se fornire direttamente un servizio di interesse generale o se affidare tale compito ad altro Ente (pubblico o privato) in piena legittimità e coerenza con le vigenti direttive europee sui servizi pubblici locali.
Nei Paesi della UE, dopo sporadici tentativi di privatizzazione di alcuni servizi pubblici locali e dopo aver constatato l'abbassamento della qualità dei servizi ed un vertiginoso incremento delle tariffe, si è registrata una decisa e ferma inversione di tendenza verso la ripubblicizzazione degli stessi (ad esempio il Comune di Parigi ha avviato l'iter di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato).
Noi sottoscrittori della petizione promossa dal forum ambiente di Sinistra Ecologia Libertà
1.riconosciamo l'acqua come bene comune e diritto umano, in particliare l'accesso all'acqua come diritto umano universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell'acqua come bene comune pubblico
2.sollecitiamo il riconoscimento (a livello dell'ONU e delle norme costituzionali nazionali) dell'acqua come bene comune e diritto umano anche con specifici e vinclianti obiettivi internazionali di lotta alla sete e alla desertificazione;
3.impegniamo i consiglieri e assessori comunali e provinciali al riconoscimento di tale diritto dando loro mandato di proporre la modifica degli Statuti comunali e provinciali nei loro rispettivi enti di appartenenza per il riconoscimento del servizio idrico come servizio pubblico locale (privo di rilevanza economica), anche sperimentando nuove e diverse forme di strutturazione di società di diritto pubblico per la gestione delle risorse idriche, privilegiando quanto più possibile il livello del bacino idrografico;
4.impegniamo i consiglieri e gli assessori regionali, anche in vista del prossimo rinnovo di mliti consigli regionali, ad operare affinché le Amministrazioni Regionali, propongano ricorso presso la Corte Costituzionale su quanto previsto dall'art. 15 del DL 135/2009, come già stanno positivamente facendo alcune Regioni;
5.aderiamo alla manifestazione del 20 marzo promossa dal movimento italiano per l'acqua;
6.sosteniamo tutte le iniziative normative, amministrative e sociali contro la privatizzazione dell'acqua per la ripubblicizzazione dei servizi, anche verificando la possibilità della presentazione di un quesito referendario che abroghi il dispositivo previsto dall'art. 15 del decreto 135/2009.
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