Il 4 Febbraio 2010, l'Organizzazione Lucana Ambientalista aveva espresso le sue critiche al consorzio Seari di Atella, e alla richiesta dello stesso, agli Uffici del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, al fine del rilascio del parere VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per l'“ampliamento dell’impianto di trattamento dei rifiuti rinvenienti dalla raccolta differenziata multimateriale e dei rifiuti industriali per la produzione di Combustile Solido Secondario (CSS). Il consorzio Seari, da parte sua, aveva risposto con una lunga nota sul Quotidiano della Basilicata, terminando l'articolo con l'invito all'Organizzazione Ambientalista a visitare i suoi impianti per vedere sul posto il loro modus operandi. La OLA rifiuta l'invito replicando:
Ci riferiamo ad una raccolta differenziata spinta, porta a porta, già praticata con lusinghieri risultati in alcuni comuni della Provincia di Matera attuata già da alcuni anni presso le famiglie ivi compreso l’organico che invece continua ad essere ignorato nella gestione dei rifiuti da parte di molti Comuni della Provincia di Potenza che hanno optato per la “raccolta differenziata multi-materiale” (non è una definizione coniata dalla Ola, bensì dalla stessa Regione e Provincia di Potenza).
Ci chiediamo, perché il modello praticato di raccolta differenziata nel materano nella provincia di Potenza e nell’Alto Bradano non è possibile?
Le critiche della Ola sono dunque principalmente rivolte alla Regione Basilicata ed alla Provincia di Potenza che, pur avendo inserito l’impiantistica del compostaggio nei propri programmi (non è ancora ben chiaro se quella per la produzione del compost verde, concime, o a quella per il compost grigio, materiale per inceneritori e copertura di discariche) preferisce optare prioritariamente per la produzione del Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR) di cui il CSS è l’attuale e ultima variante. Infatti, la Regione Basilicata ha commissionato alla società Sogesid SpA la redazione di bandi di manifestazione di interesse rivolti a società private per la realizzazione di inceneritori e impianti di produzione del CDR invece che partire con i centri di compostaggio e di recupero a freddo dei materiali raccolti con la differenziata (vetro, plastica, carta, alluminio, etc). Il Combustibile Derivato dai Rifiuti o CSS è quello destinato al cosiddetto “recupero a caldo”, o meglio alla termovalorizzazione dei rifiuti. Ipotizziamo in proposito che il Consorzio Seari sia intenzionato quindi a partecipare al bando regionale proprio per questo tipo di impiantistica.
La Ola contesta queste soluzioni in un certo senso imposte dalla programmazione regionale per la gestione dei rifiuti ritenendole non solo impattanti per l’ambiente e dannose per la salute umana a causa dei rischi che produce sulle matrici acqua, suolo, aria ed acqua, così come l’inceneritore EDF-Fenice testimonia, ma provoca anche un aumento dei costi di gestione dei rifiuti a carico della collettività a vantaggio esclusivo dei gestori privati, di quelli cioè legati alla progettazione e realizzazione dell’impiantistica degli inceneritori e delle discariche. Queste ultime invece di essere chiuse vengono ampliate o addirittura se ne costruiscono di nuove in base ad ordinanze emergenziali del Presidente della giunta regionale.
Hanno ragione i responsabili del Consorzio Seari quando affermano che é la legge che consente l’utilizzo del combustibile derivato dei rifiuti negli inceneritori, nei cementifici e persino nelle centrali a biomassa, materiale quest’ultimo assimilato al CDR in base ad una Deliberazione della Regione del 2005, ma è altrettanto vero che questa politica di gestione azzera le pratiche virtuose dei Comuni e dei cittadini basate sulla responsabilizzazione dei comportamenti e finalizzati al recupero, riciclo e recupero a freddo dei materiali (dalla carta altra carta, dalla plastica, la plastica e così via).
L’incenerimento dovrebbe rappresentare in base alla normativa vigente una quota molto bassa e comunque residuale della destinazione finale dei rifiuti. Invece proprio attraverso l’espediente della raccolta differenziata multi-materiale si trova il modo, una sorta di stratagemma terminologico e la scorciatoia per incenerire i rifiuti che potrebbero essere invece riciclati e recuperati a freddo, quale la carta, i cartoni, la plastica ed il legno oppure l’organico che potrebbe diventare dell’ottimo compost utilizzabile, in base al grado di purezza ottenibile con una attenta differenziazione domestica dei rifiuti, in agricoltura o per il recupero di aree degradate. Non basta dunque riferirsi ad incrementi percentuali di raccolta differenziata, così come Seari afferma, ma è necessario delineare le quote riferite alle differenti categorie merceologiche dei rifiuti, delineando con precisione i percorsi finali ed i risparmi che la collettività potrebbe ottenere se venissero invece recuperati a freddo oppure inceneriti o termo-valorizzati i rifiuti (CDR) . Operazione questa – è bene sottolineare – resa oggi possibile solo grazie agli incentivi pubblici destinati alle imprese private. Non pensiamo quindi di aver effettuato valutazioni incaute, così come la Seari invece ci accusa, allorquando evidenziamo che tra i costi per la collettività vanno ascritti quelli derivanti dagli impatti negativi della cosiddetta termovalorizzazione sull’ambiente, la salute e lo smaltimento delle ceneri prodotte che sono pur sempre rifiuti dipendenti dal loro grado di contaminazione da sostanze inquinanti, quindi alquanto variabili nel costo per operazioni di inertizzazione al punto che spesso finiscono nelle discariche, inquinandole. Se poi si considerano i costi competitivi del CSS – così come afferma Seari – solo in relazione al conferimento in discarica, risulta contradditoria l’affermazione conseguente che fa la stessa società circa la modalità di gestione possa innescare un processo virtuoso di raccolta differenziata nei comuni del Vulture – Alto Bradano, anzi, addirittura “incrementarne considerevolmente le quantità percentuali”.
Non possiamo infine accettare “l’avvertimento” finale della Seari allorquando afferma “associazioni ambientaliste = scarsa conoscenza”. Rigettiamo quindi al mittente questo tipo di argomentazione tipiche di certe imprese, sempre pronte a proclamare a parole il primato della scienza e le migliori tecnologie (best practive) nella fase di progetto che poi si rilevano, in fase di esercizio, un “bluff” allorquando risultano incapaci di ammettere di aver provocato gravi danni ambientali ed inquinamento, così come il caso EDF Fenice dimostra.
Vorremmo che gli amministratori ed i cittadini di Basilicata si interrogassero su quali siano le scelte opportune per le comunità, soprattutto quando la responsabilità delle aziende che inquinano (non ci riferiamo in questo caso a Seari) non intendono pagare per i danni provocati all’ambiente. Ancor prima che ergersi a paladini delle comunità ci accontenteremmo che le società private, soprattutto quelle a responsabilità limitata (altra problematica da affrontare , visti i rischi per l’ambiente e la salute umana, come la cronaca ci insegna , di molte s.r.l. attive in ambiti energetici), assumessero a regola di comportamento il codice di impresa, troppo spesso solo enunciato nei propri atti costitutivi, non confondendo tra le responsabilità differenti che ogni soggetto economico ed istituzionale è chiamato ad assumersi. La Ola si basa sempre sui dati ufficiali regionali e nazionali e mai si esprime su cifre relative, parziali o ambigue che possono venir fornite da soggetti interessati e non titolati.
Tratto da Olambientalista
0 commenti:
Posta un commento