L'ordinanza del tribunale di Melfi dà ragione a Passannante, licenziato per un avviso di garanzia
«Eccessiva». Una parola, un giudizio che conferma quanto Michele Passannante, i suoi legali e la Fiom lucana hanno sempre pensato. L'ordinanza del tribunale di Melfi - emessa il 7 maggio scorso, a disposizione dei legali da ieri - mette una parola chiara su una vicenda iniziata a ottobre del 2007, quando la Fiat Sata di Melfi ha licenziato l'operaio, sindacalista e allora segretario del Prc di Vietri Passannante perchè interessato da un avviso di garanzia per associazione eversiva con finalità terroristiche. «Eccessiva», scrive ora il magistrato Antonio Riccio, per dire che la misura decisa dall'azienda è fuori luogo in quanto «se da un lato non può disconoscersi la gravità dei fatti» al centro dell'inchiesta giudiziaria, dall'altro «non si può ignorare che si tratta di fatti per i quali è semplicemente in corso un'indagine penale». Nessuna «misura restrittiva della libertà personale» è stata emessa a carico del lavoratore, nota il giudice, nè ne è stato disposto un «rinvio a giudizio». Le indagini, continua, si trovano in «una fase ancora iniziale» e «non hanno tuttora comportato l'acquisizione di concreti elementi di colpevolezza». Piuttosto che il licenziamento in tronco, sarebbe stata più appropriata una «sospensione cautelare dal servizio». Ora, conclude il giudice, Passannante va reintegrato «immediatamente», ha diritto alle retribuzioni arretrate e al pagamento delle spese legali. Uno a zero per l'operaio. Quella di Passannante - 35 anni, assunto in Sata dal '97, attivista sindacale nello Slai Cobas da subito, di recente eletto come rsu - è finora la prima vittoria tra casi simili di licenziamento avvenuti per via della stessa inchiesta nello stabilimento lucano della Fiat. Si tratta dell'inchiesta su presunte attività eversive che, nell'autunno scorso, ha coinvolto 25 operai metalmeccanici da Milano a Palermo, da Roma a Ravenna. «Siamo soddisfatti», dice Lina Grosso, legale della Fiom di Potenza che ha curato il caso. «Siamo contenti di trovare conferma di ciò che abbiamo sempre pensato», sottolinea Emanuele De Nicola della segreteria regionale della Fiom. «La vicenda di Passannante è emblematica: l'azienda ha agito senza aspettare la sentenza definitiva della magistratura. C'è un tentativo di screditare le lotte operaie con ingiusti collegamenti al terrorismo». E c'è un filo che lega la vicenda con il caso di Maria Sciancati, la segretaria della Fiom di Milano sospesa dalla Cgil perchè un anno fa permise ad un ex delegato coinvolto nell'inchiesta sulle "Nuove Br" (poi prosciolto) di parlare in assemblea. «Siamo solidali con lei - dice De Nicola - Anche qui lo stato dei rapporti tra Fiom e Cgil locali non è dei migliori. Mesi fa, abbiamo sfiduciato il segretario regionale della Cgil Pepe per diversità di vedute sul welfare e non solo...». Passannante, che non appena ricevuto l'avviso di garanzia si autosospese sia dal sindacato che da segretario del Prc, non sta in sè dalla gioia. «Avevo fiducia nella magistratura, ma questi mesi di attesa mi hanno sfiancato: non ci speravo più...». L'avevamo intervistato alla fine di marzo su Liberazione e già da allora attendeva l'esito del ricorso. «Ora bisognerà vedere cosa deciderà l'azienda, visto che nel contenzioso ha proposto di pagarmi cinque anni di anni di mensilità pur di non reintegrarmi...». Una madre di oltre 70 anni (di fatto) a carico, spese di salute da mettere nel conto (come evidenzia la stessa ordinanza di Riccio), ora Passannante può giocare con maggiore ottimismo sulla omonimia (e parentela alla lontana) che lo lega all'anarchico lucano Giovanni Passannante, che attentò alla vita di Umberto I alla fine dell'800 e fu torturato a morte, il suo cervello esposto al museo criminologico di Roma, sepolto solo l'anno scorso dopo una lunga campagna. «Io però non ho nulla a mio carico», ripete l'operaio, raccontando della perquisizione domiciliare subita a ottobre che portò al sequestro di qualche volantino e lo statuto dei Cobas, nulla di più. «Abbiamo sempre creduto nella battaglia in sua difesa - dice Paolo Pesacane, segretario del Prc di Potenza - siamo anche riusciti ad approvare un ordine del giorno di solidarietà in consiglio provinciale, ma a fatica: non c'è più quel clima di solidarietà generale che si respirò intorno agli operai della Sata nel 2004, con lo sciopero dei 21 giorni...».Tratto da Liberazione
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