Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

sabato, maggio 17, 2008

«In un paese di smemorati i fatti diventano sovversivi»

Marco Travaglio giornalista e opinionista per "Anno Zero"
Tra una trasmissione e una rubrica. Una telefonata per l'ultima polemica e la presentazione dell'ultimo libro. Infermabile Travaglio. Scatenato. Però, sereno. Un po' incazzato, semmai. Ma ormai gliel'hanno dipinta addosso e vorremmo scoprire se è così. Per prima cosa, però, la solidarietà non scontata di Liberazione al giornalista diventato pericolo pubblico numero uno dell'informazione. La Rai si riserva di chiedergli i danni per quel che ha detto da ospite a "Che tempo che fa", lo vogliono querelare (a parole) alte cariche istituzionali e, per finire, una firma di punta del secondo quotidiano del paese - vai a fidarti dei colleghi - scava nelle sue vacanze familiari in compagnia o meno di un maresciallo antimafia, poi condannato per favoreggiamento della mafia. Morale: il tuo giornalismo è sbagliato e fa danni perché sensazionale e fuori contesto. E tu sei come quelli contro cui ti scagli. Ovvero come il presidente del Senato Renato Schifani che Travaglio ha ricordato da Fazio fu socio nel lontano 1979 di Nino Mandalà, un decennio dopo identificato come il boss di Villabate che nascondeva Provenzano. Brutta aria. E quindi la prima domanda è solidale.
"I fatti sono la cosa più testarda del mondo", diceva Bulgakov, invece sembra che ci siano "venticelli" più coriacei. Ma tu cosa ti rimproveri?Nulla. Sono abituato a verificare i fatti e quando scopro che sono veri li racconto. E le cose che ho detto su Schifani sono risapute. Le hanno scritte Lirio Abbate, Peter Gomez, Marco Lillo. E Schifani ha già perso una querela sull'argomento perchè i fatti sono veri. Punto e finito. L'altroieri a Firenze c'era un'udienza sulla cosca di Villabate e quindi contro Mandalà. Secondo le dichiarazioni del pentito Campanella il piano regolatore del paese fu concordato nello studio di La Loggia anche con Schifani. Lo disse un anno fa, i magistrati indagano, è materia processuale e vedremo. Ognuno può eleggere chi gli pare al Senato e l'opposizione può decidere di applaudire chi vuole. La politica fa il suo mestiere, ma i giornalisti fanno il loro. E dovrebbero raccontare i fatti.
Berlusconi promette pacificazione «dopo una guerra ventennale», proprio sulla Rai, a chi di fatto gli ha già reso le armi. Repubblica ti attacca. Il clima è cambiato?Repubblica è un grande giornale che mi ha assunto nel 1998 grazie a quella squisita persona che è Ezio Mauro. So distinguere le persone, non sono un qualunquista. L'attacco di D'Avanzo non è quello di Repubblica . Mi hanno fatto scrivere su Mangano poche settimane fa. Ho un rubrica su Repubblica.it e una sulle pagine torinesi. D'Avanzo mi critica come giornalista? Finché è critica non mi impressiona, si danno e si prendono. Quello che non posso consentire è che D'Avanzo usi una falsità, ammettendola lui stesso, e la paragoni a una cosa invece vera che io dico. Inaccettabile usare una falsità. Mi sento infangato e diffamato. Non ho avuto relazioni con mafiosi né prima né dopo che venissero condannati. Questa è la differenza tra me e Schifani.

Quereli?Certo, ci mancherebbe altro. Mia moglie ha trovato le foto delle sue vacanze sui giornali, affiancate a ricostruzioni false... Pubblicassero le foto dei supermercati di Villabate costruiti per volere della mafia o degli ex-soci dell'attuale presidente del Senato in manette.

Chi è Pippo Ciurro?Era un sottoufficiale della Guardia di Finanza, uno degli uomini di punta della procura antimafia a Palermo, aveva fatto in tempo a lavorare con Falcone, aveva seguito le inchieste Dell'Utri e poi è stato beccato a passare notizie sulle indagini all'imprenditore sanitario Aiello (condannato a 14 anni per mafia, N.d.R.) ed è stato condannato per favoreggiamento (a quattro anni e sei mesi, nello stesso processo detto delle "talpe" e per la stessa imputazione Cuffaro è stato condannato a cinque anni, N.d.R.). Ciurro non era una mia fonte, non ho mai avuto una notizia riservata da lui. Lo conoscevo perché era dell'ambiente. Gli ho chiesto consiglio su dove andare in vacanza. Ma in vacanza ci sono andato per i cazzi miei, non con lui....

Praticamente hai litigato con tutti i politici, manca solo Di Pietro, che hai invitato a votare nelle ultime due elezioni, vuoi rimediare su queste colonne?Veramente l'anno scorso l'ho invitato a scusarsi per la cazzata che aveva detto sulla commissione parlamentare sul G8 e per il Ponte sullo Stretto. Sul G8 voleva che l'inchiesta istituzionale fosse fatta anche sui Black Block. Demenziale. Le commissioni parlamentari forse in Italia non hanno senso ma il Parlamento se indaga lo fa sulle deviazioni delle istituzioni e della polizia, non sui Black Block. A quello ci pensano i magistrati. Il giorno dopo, a suo onore ammise pubblicamente di aver detto una cazzata. Penso che sia così che si fa. Un partito che mi piace non l'ho mai trovato. E con quello che ho visto in questi tre giorni, con il Pd che applaude Schifani e Anna Finocchiaro che lo abbraccia, sono contento di aver votato Idv, almeno si fanno sentire.

Hai scritto e detto "meglio Fanfani di questi qua", ma Ciancimino era dei suoi, così come il giovane Lima prima di passare armi e bagagli ad Andreotti. O no?Parlavo di statura politica, non di frequentazioni mafiose. Fanfani aveva almeno una cultura e un curriculum. Nessuna nostalgia per la prima repubblica. Mai. Ma all'epoca c'erano i primi attori, ora le ballerine e i portaborse. Se parliamo di statura morale, invece, parliamo di De Gasperi, Einaudi, Berlinguer.

Querele ne hai prese tante. Sempre vinte?Quelle penali, un paio di centinaia a occhio e croce, tutte vinte. Quelle civili, anche perse. Ho perso nel 1995 con Previti perché lo descrivevo come uno dei frequentatori di Craxi negli anni anni '80 che finirà poi nei tribunali. Era indagato per concussione a Brescia, lo scrivemmo in tanti e fummo tutti querelati, persi solo io perché l'Indipendente stava fallendo, l'avvocato non si presentò e la sentenza dice che non abbiamo dimostrato l'iscrizione nel registro degli indagati. Che c'era. Ho dato 40 milioni di lire a Previti. E la cosa più bruciante è a Previti.

La battuta della muffa e dei lombrichi su Schifani, però, è davvero di cattivo gusto. Spiacevole. Non ti fai condizionare troppo dal clima tv? Dalla baruffa?Per fare una battuta o un paradosso mi taglierei le mani. Lo ammetto. Ma chiedo: l'italia è sempre stata così? Guardiamo la lista dei presidenti del Senato, da Gronchi, che era terribile, all'evoluzione della specie: De Nicola, Merzagora, Fanfani, Spadolini... Schifani. Mi preoccupa chi sarà il prossimo. Potrei dirlo anche del capogruppo degli ex-comunisti al Senato: c'era Pajetta e ora c'è Finocchiaro. Giganti e nani.
Va beh, ma il lombrico...Schifani è quello che ha promosso un disegno di legge per togliere il diritto di voto ai senatori, è quello dell'omonimo lodo (la non procedibilità e la sospensione dei processi in corso per le cinque più alte cariche dello Stato, N.d.A.), una legge che la Corte Costituzionale ha incenerito. Il Presidente del Senato è lui. E anche senza essere stato socio in passato di Mandalà sarebbe indegno. La battuta del lombrico io non l'ho fatta su di lui, ma sul prossimo. Se siamo scesi così in basso, chi verrà dopo? Spero sia l'ultimo gradino possibile della politica.

Il tono però. Il paragone. Offensivo. Non rischi così che vengano meno i fatti che vuoi raccontare?Guarda che io non ho mai toni forsennati. A "Che tempo che fa" ero tranquillissmo, ad "Anno Zero" mi sono fatto insultare senza mai rispondere a tono. Non ho mai alzato la voce in vita mia, sono le cose che dico che sono forti, la realtà lo impone succedono cose stupefacenti. Leggete il Guardian sul caso Fazio e mio, raccontano di un artista del sevizio pubblico radiotelevisivo costretto a scusarsi come nella rivoluzione culturale cinese. Lo scrivono loro. E poi quali regole ho violato? Di cosa parlano? Di quali codici etici? Mi dimostrino che quello che ho detto non è vero.

Lo rifaresti?Mille volte. La stessa domanda, la stessa risposta. Se una cosa è vera e interessante, la dico. Ma guardassero piuttosto le interviste scendiletto dei tg Rai; prima domanda: "presidente Schifani come si fa a favorire il dialogo?"; seconda domanda: "anche la sinistra l'ha difesa, cosa ne pensa?". Si scusino per questo. Se la tv è un posto dove non si può dire la verità, lo scrivano nero su bianco.

La cosa che ci divide di più è il tintinnar di manette che sentiamo in gran parte delle tue invettive sulla giustizia che non punisce, che non incarcera. Eri contro l'indulto, ad esempio, noi a favore. Non è che a furia di chiedere repressione, poi la repressione arriva sui rom?Ci sono molti delinquenti in libertà e un sistema repressivo inefficiente perchè a furia di fare leggi per mandare in vacca i reati dei colletti bianchi è stato sfasciato tutto il sistema. E alla fine: i furbetti salvati e i ladri di polli crocefissi. Le conseguenze della percezione dell'ingiustizia la pagheranno i più deboli. Sarebbe bastato un mini-indulto più selettivo e la depenalizzazione di alcuni reati per i deboli. Non sono un forcaiolo, voglio solo che chi sbaglia paghi, in proporzione al danno fatto e i banchieri dovrebbero andare in galere come e più dei ladri di polli. Un centrosinistra degno di questo nome avrebbe dovuto spiegare che se a Roma gli stupratori la fanno franca è per la Cirielli che è stata fatta ad hoc per Previti.

Curiosità. Il tuo maestro Montanelli diceva che la tua "arma" era l'archivio e che pure lui ne era inquietato («chissà che ci sia un dossier pure su di me»)...Ma guarda che il mio archivio altro non è che tagli e ritagli di giornale che metto da parte per scovare contraddizioni dei politici. E poi sentenze, provvedimenti istituzionali... Cose pubbliche e per di più verificabili. Mai una porcheria su vita privata o altro che non sia il fatto. E in un paese di smemorati, forse questo è davvero sovversivo.
Tratto da Liberazione

0 commenti:

Posta un commento