Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

mercoledì, maggio 21, 2008

La chiamavano Lucania Felix.

Ma c’è ben poco di cui essere felici nella Basilicata che Carlo Vulpio, giornalista del Corriere, racconta nel libro ‘Roba Nostra‘ (ilSaggiatore).
Superato il metodo della tangente, le nuove galline dalle uova d’oro sono i finanziamenti pubblici, meglio se europei. Nascono delle società, viene presentato un progetto che rilancerà l’economia locale, si promettono nuovi posti di lavoro. Si incassano i fondi, si arricchiscono i soliti noti, e se qualcuno si lamenta o addirittura indaga, viene minacciato, delegittimato, allontanato. E’ questa, a grandi linee, la storia di Luigi de Magistris. Centinaia di milioni di euro che una sorta di nuova massoneria, un’associazione a delinquere composta da politici, imprenditori, ma anche da magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine, fa sparire a scapito di uno sviluppo che non arriverà mai.
La trama è fittissima, la copertura quasi totale. Quando le indagini dei carabinieri coinvolgono alcuni magistrati, la procura manda la polizia a sequestrare le carte. A Policoro c’è mancato davvero poco che non si aprisse il fuoco, tra polizia e carabinieri. Se un giornalista fa il suo mestiere, lo pedineranno, lo intercetteranno e lo perquisiranno accusandolo di ‘associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa’.
Quando politici, imprenditori e magistrati hanno comuni interessi economici, quando diventano soci, la cosa pubblica non può che diventare la loro terra di Bengodi.
Di fronte all’avidità di certi personaggi, pronti ad indossare qualunque casacca, le ideologie, il bipolarismo, le strategie di partito non hanno più senso. Bisogna ripartire dalla distinzione tra buoni e cattivi, tra comportamenti giusti e comportamenti deprecabili. Il resto è sovrastruttura, trastullo per anime belle.
Da leggere!

P.S. QUI trovate la presentazione del libro al salone di Torino. Con l’autore intervengono, tra gli altri, Antonio Ingroia e Clementina Forleo

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