Dal ministero arrivano i decreti attuativi per il primo anno di ammortizzatori sociali
Ma non su firma per la reindustralizzazione di Vitalba
Ma non su firma per la reindustralizzazione di Vitalba
Viaggiano quasi parallele le vite di due stabilimenti lucani che ultimamente hanno dovuto affrontare il problema del calo di produzione. Il ministro del Lavoro ha firmato ieri i decreti attuativi per il primo anno di cassa integrazione straordinaria per i 137 lavoratori dello stabilimento di Tito Scalo della Daramic e per i 153 del sito di Atella della Mister Day (ex Parmalat).La Daramic, società del gruppo Polypore, ha deciso di cessare la produzione di separatori in plastica lo scorso ottobre. La Mister Day di Atella, azienda del gruppo alimentare Vicenzi, ha invece interrotto l'attività a partire dall’inizio del 2009. Gli accordi per la cassa integrazione biennale, in entrambi i casi, sono già stati sottoscritti nelle scorse settimane presso il ministero del Lavoro. Con la firma dei decreti per il primo anno, gli ammortizzatori sociali diventano effettivi dal 1 gennaio al 31 dicembre 2009: «Gli atti – ha spiegato il segretario generale provinciale di Potenza della Cgil, Allegretti - danno sicurezza ai lavoratori per la prima parte del percorso. Ora si tratta di applicare le altre parti degli accordi sulla reindustrializzazione dei due siti e sulla ricollocazione degli operai».
Le cose si stanno muovendo, in direzione del sito industriale nella Valle di Vitalba ex Vicenzi. Ieri, oltre alla firma del decreto attuativo della cigs da parte del ministero, anche l’incontro in Regione tra, azienda, parti sociali e enti locali, per procedere finalmente alla firma dell’accordo base per la reindustrializzazione del sito. Il primo passo del processo previsto per l’ attuazione della legge regionale n°28 del 2007 per portare nuovamente in attività lo stabilimento.
Questa mattina alle 10 è, invece, previsto in Confindustria un incontro tra Regione, gruppo Vicenzi, sindacati e lavoratori per definire l’accordo sulla mobilità. Passi avanti si stanno compiendo ma i lavoratori, protagonisti assoluti
di questa vertenza e senza lavoro dal primo gennaio, sono cauti. Le notizie sono buone ma è meglio andare con i piedi ben saldi sul terreno considerando che l’accordo anche se già stilato non è stato ancora firmato dalle parti. Un ulteriore rinvio che si dovrebbe risolvere nelle prossime 24 ore. Non resta che sperare. La firma nei fatti non c’è. Ci sarebbero dei procedimenti tecnici da accertare sullo stabilimento, alcuni approfondimenti da verificare sia da parte
dell’azienda che da parte della Regione in riferimento alla diffida della procura
di Melfi che pende sulla Vicenzi.
Tutto è rinviato dunque, ma sembrerebbe che ci siano tutti i presupposti
necessari alla sottoscrizione. La cosa certa è che l’accordo una volta sottoscritto
presso l’assessorato alle Attività Produttive della Regione costituisce un punto fermo chiesto a viva voce già da tempo dai lavoratori.
Un atto fondamentale che prescinde da qualsiasi altro documento. Con questa firma concretamente la Vicenzi lascia lo stabilimento mettendolo a disposizione
della Regione per consentire l’avvio delle procedure che permetteranno la reindustrializzazione del sito. Status fondamentale per poter procedere è il rispetto dell’accordo ministeriale sottoscritto a Roma tra le parti il 19 gennaio.
Nel documento ministeriale si distingue negli allegati A e B tra i macchinari
che la Vicenzi ha portato nello stabilimento della Valle di Vitalba e i macchinari
preesistenti il suo arrivo. Questi ultimi sono impianti indispensabili al funzionamento della fabbrica dolciaria. I lavoratori, giustamente, rivendicavano
questi ultimi macchinari come parte integrante dello stabilimento, li ritengono
da sempre come non soggetti alla volontà di trasportarli altrove da parte
del gruppo imprenditoriale in cessazione di attività.
Con la firma i lavoratori chiedono che gli impianti appartenenti sin dall’inizio
allo stabilimento vengano messi a disposizione della Regione come parte integrante. Un passo importante che sancirebbe l’apertura a nuovi altri possibili
imprenditori interessati all’acquisto. Le intenzioni, comunque, sembrano essere
buone, gli intenti comuni.
L’accordo nei fatti c’è già, le speranze di tutti si riversano su questa firma
tenendo conto che un capannone vuoto non sarebbe più appetibile per nessun
imprenditore e 150 famiglie sarebbero rimaste letteralmente in mezzo alla
strada. Intanto il presidio davanti i cancelli continua incessante notte e giorno
fino alla concretizzazione dell’accordo.
Da Il Quotidiano della Basilicata
La ringrazio per Blog intiresny
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