La rifiuti connection lucana si “arricchisce” di un nuovo capitolo. La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – che più di una volta ha ricevuto accuse di allarmismo – reputa oltremodo grave la recente scoperta di Italia Terra Nostra, giornale online diretto dal giornalista Gianni Lannes, circa le 1.187 tonnellate di scorie industriali stipate in 16 convogli ferroviari giunti dalla stazione di Palermo Brancaccio, intercettati nello scalo di San Nicola di Melfi e che sarebbero destinate alla cementeria Costantinopoli s.r.l. – del gruppo Sacci – di Barile.
La nostra Organizzazione ha più volte espresso, a mezzo stampa, i propri dubbi sulle numerose richieste di utilizzo come combustibile del CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) ed altre scorie industriali nei cementifici, inceneritori ed impianti a biomassa ubicati in Basilicata, paventando il rischio che presso questi impianti si potessero smaltire in realtà rifiuti speciali pericolosi, tossici e nocivi in assenza di azioni puntuali di monitoraggio delle sostanze inquinanti bruciate ed immesse nell’ambiente. Nello specifico, la OLA contestava, con proprie osservazioni, l’autorizzazione regionale e chiedeva agli Uffici Regionali – già nel 2009 – di rigettare il procedimento VIA, nonchè il progetto presentato dalla società Costantinopoli s.r.l. che prevedeva “la modifica sostanziale dell’impianto per la produzione di cemento e clinker con il conseguente aumento dei quantitativi di stoccaggio anche delle ceneri leggere prodotte e l’utilizzo del CDR”. Le nostre osservazioni evidenziavano come l’aumento considerevole delle emissioni inquinanti sia direttamente correlato all’aumento della produzione di cemento e clinker presso lo stabilimento, aggravato dall’uso del CDR. La cementeria di Barile è situata proprio a ridosso del centro abitato e sino al 2007 produceva 1.800 tonnellate/medie al giorno di clinker, utilizzando i materiali prelevati da una cava ubicata nel territorio comunale. Sempre nel 2007 il cementificio ha richiesto ed ottenuto dalla Regione Basilicata l’Autorizzazione Integrata Ambientale con un aumento della capacità produttiva da 335.000 t/anno a 850.000 t/anno t/anno di cemento (quantità queste oggi quasi triplicate). Un’attività certamente incompatibile con la tutela del territorio e la salute dei residenti, considerando che il cementificio di Barile utilizza già nel proprio ciclo produttivo, oltre ad olio combustibile e gas, il Pet Coke (rifiuto industriale derivante dalla raffinazione del petrolio). Il fabbisogno energetico complessivo dell’impianto di Barile è infatti considerevole (ben 72.000 m3 annui di Pet Coke, 360.000 Kg di olio combustibile, oltre 750.000 m3 di gas) per oltre 14.000 ore di funzionamento annuo i cui costi si è inteso “ammortizzare” facendo ricorso ai rifiuti ed alle scorie industriali. Nel ciclo di fabbricazione del cemento risulterebbero, inoltre, ingenti quantitativi annui di rifiuti derivanti da processi produttivi e di consumo anche per la produzione della miscela del clinker ed in particolare quelli riferiti ai codici CER relativi alle ceneri di scarto della combustione del carbone, della lignite e di materiali ferrosi che si aggiungono a quelle immesse direttamente nell’ambiente.
Il tuo voto ad un uomo così
"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".
Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)
venerdì, settembre 10, 2010
No alle scorie industriali bruciate nei cementifici e nelle centrali a biomassa
venerdì, settembre 10, 2010
ambiente, beni comuni, discarica, parco del vulture, regione, rifiuti, vulture
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Alla luce della recente scoperta e delle nostre denunce la OLA chiede un immediato intervento delle Autorità preposte per accertare le eventuali responsabilità circa il caso dei vagoni carichi di scorie industriali, la reale natura e la composizione del carico rinvenuto. All’Arpab si chiede di provvedere ad un monitoraggio continuo presso questi impianti, considerando che i cementifici già bruciano in Basilicata il CDR, materiali cementizi, rifiuti pericolosi e scorie industriali che risultano – da alcuni studi effettuati dall’Agenzia per l’Ambiente americana – la seconda fonte di emissione di diossine e furani dopo gli inceneritori, rilasciando nell’ambiente sostanze pericolose quali metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e acido cloridrico dannose per la salute delle popolazioni. Alla Regione Basilicata ed alla Provincia di Potenza la OLA chiede, infine, di vietare nella propria programmazione di settore l’uso dei pericolosi combustibili derivati da rifiuti e altre scorie prodotte dall’industria nei cementifici e nelle centrali a biomassa capaci di incrementare in modo esponenziale il potenziale inquinante di questi stabilimenti sui quali sono attualmente inesistenti azioni pubbliche di monitoraggio ambientale.
Tratto da Olambientalista
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