Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

domenica, aprile 11, 2010

Rifiuti Connection: rivedi l’inchiesta

Parlare di Sud ancora oggi impone una scelta a priori. Bisogna decidere in che chiave parlarne, a chi raccontarlo, perché. Il mezzogiorno d’Italia non è solo un luogo geografico, né un unicum definibile e ben identificabile. Esistono tanti sud, ognuno dei quali preferibile a seconda degli interessi di chi ne parla. C’è il sud degli emigranti, terra dei paradossi in cui approdano migranti da altre sponde. Quello della cultura mediterranea (meglio sarebbe dire le culture), dei dialetti di radici antichissime, dei retaggi di un mondo classico e antico.
Il sud delle dominazioni, quello mai domato, la terra di confine, il regno delle 2 Sicilie. Il sud della terribile SA-RC e quello dei lungomari, quello dei borghi e quello dell’abusivismo edilizio. Il sud della buona cucina, della natura che toglie il fiato dal mare fino alle vette innevate. Il sud del malaffare, serbatoio di voti, del clientelismo, della malasanità, dell’assistenzialismo. Il sud della disoccupazione, del lavoro nero e del sommerso. Quello mitico del rispetto, dell’onore e quello dell’ospitalità. C’è il sud della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita e dei basilischi.
Il sud e i sud d’Italia
Ma c’è un Sud più importante di tutti gli altri, perché in esso convergono tutti i sud elencati e, soprattutto, i loro destini. E’ il sud dell’ecomafia. Quello fatto di politiche scellerate e connivenze che hanno permesso, negli ultimi decenni, un assalto senza precedenti al territorio e all’ambiente. Punto di approdo dei veleni delle industrie del nord Italia e dell’Europa, zona franca per l’abbattimento dei costi di smaltimento di rifiuti, tossici e pericolosi. Luogo ideale per impiantare industrie chimiche e petrolchimiche, anche multinazionali. Rifiuti speciali, soprattutto per i profitti che si possono ricavare. Quel sud delle deroghe alle leggi, un sud incosciente, inconsapevole, di navi a perdere affondate al largo delle coste e discariche abusive. Il sud delle emergenze rifiuti, più o meno opportunamente create per permettere l’adozione di misure speciali, commissariamenti e trattative criminali. Un sud di falde acquifere contaminate, vocazioni agrituristiche soffocate in virtù di interessi particolari, paesaggi alterati. Un sud sconosciuto, impossibile da monitorare. E’ il sud più importante perché è in questo sud avvelenato che vive, si ammala e muore una parte del nostro Paese. Perché la bomba ecologica è già esplosa e adesso la questione è decidere come decontaminare l’area, ricomporre i pezzi, salvare i resti. Indietro non si torna. E’ anche lo stesso sud che risponde all’omertà con la denuncia, al silenzio con la protesta, all’ignavia con la ribellione. E oppone alla violenza l’informazione. Un sud ribattezzato con mille nomi di convenienza ma che forse nessuno capisce e conosce. Al centro di questo sud c’è la Basilicata.




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