Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

mercoledì, aprile 28, 2010

Giunta, Pesacane(SEL): moderno non significa progresso

“La composizione della attuale giunta regionale – afferma in un comunicato Paolo Pesacane (Sel) - ha dato vita ad una fitta serie di commenti. In particolare, chi ha inteso accentuarne il carattere positivo, si è profuso in considerazioni che attengono ad una presunta spinta modernizzatrice. Sempre più spesso chi si accinge a giustificare qualsiasi tipo di scelta, la condisce con l’aggettivo “moderno” che in realtà non ha una connotazione qualificante. “Moderno”, infatti, è ciò che è proprio o peculiare del nostro tempo. Berlusconi, ad esempio, e la sua cultura, prevalente nel nostro paese, sono certamente propri e peculiari dei tempi che viviamo. Non ritengo affatto, però, che tale cultura e il soggetto che ne è l’ispiratore (Berlusconi, per l’appunto) siano espressioni di “progresso”, inteso nel senso di una trasformazione graduale e continua, dal bene al meglio, nel campo sociale e nella complessiva condizione dei cittadini e dei lavoratori. Né lo sono in termini di qualità del vivere. E tuttavia Berlusconi e la sua cultura sono certamente “moderni”. Un nuovo centrosinistra, quello che vogliamo contribuire a costruire, - sottolinea Pesacane - non può né deve competere su questo tipo di “modernità”. Al contrario, deve invertire tale paradigma, tutto incentrato sulla competizione tra individui in cui ognuno ha l’illusione di potercela fare da solo (o, semmai, affidandosi al “potente” di turno), provando a scardinare quelle stratificazioni createsi nel senso comune che impediscono l’avanzamento generale dei diritti e delle condizioni economico-sociali. La scelta effettuata dal Presidente De Filippo, se giustificata con ricorso alla aggettivazione “moderna”, compete dichiaratamente e consapevolmente su questo terreno e subisce l’attuale egemonia culturale della destra. In altri termini, questa giunta (che aspetteremo alla prova dei fatti) è l’espressione di ben precisi interessi e strati della società ed esclude la rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici. Affidarsi alla presunta capacità e competenza di espressioni di una sola “parte” della società civile significa dare prevalenza ad un pezzo dell’imprenditoria, nei suoi diversi settori, che ha certamente contribuito ampiamente a produrre l’attuale situazione vissuta dai lavoratori e, purtroppo, da chi (e ne sono tanti, troppi!) non lavora nella nostra regione. L’innovazione, che avremmo dovuto (e dovremmo) mettere in campo, dovrebbe partire dalla presa d’atto del fallimento che questo tipo di approccio ha comportato. Dovrebbe prestare l’attenzione al lavoro e al non lavoro coniugandola con il rispetto dell’ambiente e dei diritti civili nonché con la promozione di una cultura egualitaria e pacifista. Dovrebbe combattere il complessivo e inesorabile aumento della disoccupazione, malcelato dal contemporaneo dilagare della precarietà (che altro non è che un “moderno” strumento di sfruttamento del lavoro), con risposte immediate che pensino a forme avanzate di tutela e di reddito sociale. Su questo terreno crediamo debba misurarsi un nuovo e rifondato centrosinistra se pensiamo di poter essere all’altezza di una sfida difficile anche sul piano nazionale. Le premesse, anche di metodo, con cui la giunta è partita, però, - conclude l’esponente di Sinistra Ecologia e Libertà - si rivelano nuoviste e ottusamente conservatrici”.

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