altratella.it, che fare?
Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto
La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano
Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto
AAA acque minerali lucane in svendita
Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto
Il tuo voto ad un uomo così
"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".
Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)
mercoledì, aprile 28, 2010
Giunta, Pesacane(SEL): moderno non significa progresso
venerdì, aprile 23, 2010
Nuova giunta, spostato a destra asse centrosinistra
lunedì, aprile 19, 2010
A 17 anni dalla morte "Caro don Tonino ho nostalgia di te"
giovedì, aprile 15, 2010
Rocco e i suoi fratelli…lucani
Il film, oltre agli sponsor istituzionali(Regione, APT…), ha ricevuto finanziamenti dalla Total e dalla Shell, due compagnie petrolifere che insistono con le loro estrazioni nella nostra regione. Nulla da obiettare se non fosse che le estrazioni dell’oro nero lucano hanno avuto, sinora, prevalentemente ricadute negative in termini economici, ma anche ambientali(grave inquinamento e conseguenti danni alla salute) e sociali(leggasi spopolamento dei territori interessati). Fumo negli occhi se la promozione di una regione non passa anche per la tutela dell’ecosistema, al contrario viene irreparabilmente compromessa dalle attività petrolifere.
Poi un parallelismo vien da sè. Anni fa la multinazionale Coca Cola, dopo aver acquisito la concessione per lo sfruttamento delle acque in contrada la Francesca(nel Vulture), ha lanciato una campagna promozionale dell’imbottigliata in loco, "Lilia", che avrebbe allo stesso tempo pubblicizzato i territori interessati dall’emungimento allo scopo di far conoscere quei luoghi e incentivare presenze turistiche.
Ebbene, dopo lo spot della Lilia(anche quello ben fatto), non si sono viste orde di turisti incantati nella zona del Vulture e dei laghi di Monticchio, nè tantomeno differenze sostanziali di visite, non perché il posto non meriti -sia chiaro-, ma perché oltre agli spot promozionali i territori devono essere attrezzati e curati per l’accoglienza turistica e gli operatori formati con un po’ di “savoir faire”.
Il neo consiglio regionale sappia invertire la rotta, non si continui con la politica degli spot e degli “investimenti-specchio per le allodole”:
- si istituisca una Film Commission Lucana per regolare e promuovere le produzioni cinematografiche sul nostro territorio,
-si facciano i giusti investimenti sul turismo regionale: infrastrutture adeguate e salvaguardia e promozione del territorio.
Pertanto i migliori auspici al lavoro di Rocco Papaleo, che già ha avuto una buona critica sia da parte degli esperti che dai semplici spettatori, e buon lavoro al consiglio regionale appena rinnovato(?) e agli enti di promozione turistica.
domenica, aprile 11, 2010
Rifiuti Connection: rivedi l’inchiesta
Il sud delle dominazioni, quello mai domato, la terra di confine, il regno delle 2 Sicilie. Il sud della terribile SA-RC e quello dei lungomari, quello dei borghi e quello dell’abusivismo edilizio. Il sud della buona cucina, della natura che toglie il fiato dal mare fino alle vette innevate. Il sud del malaffare, serbatoio di voti, del clientelismo, della malasanità, dell’assistenzialismo. Il sud della disoccupazione, del lavoro nero e del sommerso. Quello mitico del rispetto, dell’onore e quello dell’ospitalità. C’è il sud della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita e dei basilischi.
Il sud e i sud d’Italia
Ma c’è un Sud più importante di tutti gli altri, perché in esso convergono tutti i sud elencati e, soprattutto, i loro destini. E’ il sud dell’ecomafia. Quello fatto di politiche scellerate e connivenze che hanno permesso, negli ultimi decenni, un assalto senza precedenti al territorio e all’ambiente. Punto di approdo dei veleni delle industrie del nord Italia e dell’Europa, zona franca per l’abbattimento dei costi di smaltimento di rifiuti, tossici e pericolosi. Luogo ideale per impiantare industrie chimiche e petrolchimiche, anche multinazionali. Rifiuti speciali, soprattutto per i profitti che si possono ricavare. Quel sud delle deroghe alle leggi, un sud incosciente, inconsapevole, di navi a perdere affondate al largo delle coste e discariche abusive. Il sud delle emergenze rifiuti, più o meno opportunamente create per permettere l’adozione di misure speciali, commissariamenti e trattative criminali. Un sud di falde acquifere contaminate, vocazioni agrituristiche soffocate in virtù di interessi particolari, paesaggi alterati. Un sud sconosciuto, impossibile da monitorare. E’ il sud più importante perché è in questo sud avvelenato che vive, si ammala e muore una parte del nostro Paese. Perché la bomba ecologica è già esplosa e adesso la questione è decidere come decontaminare l’area, ricomporre i pezzi, salvare i resti. Indietro non si torna. E’ anche lo stesso sud che risponde all’omertà con la denuncia, al silenzio con la protesta, all’ignavia con la ribellione. E oppone alla violenza l’informazione. Un sud ribattezzato con mille nomi di convenienza ma che forse nessuno capisce e conosce. Al centro di questo sud c’è la Basilicata.
giovedì, aprile 08, 2010
Business energetico ed eolico in Basilicata
Il quadro analitico che la OLA offre alla lettura, fotografa una situazione ancora in evoluzione con una geografia della regione che subirà radicali trasformazioni nei prossimi dieci anni, attraverso il PIEAR (Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale), che prevede di realizzare una foresta di acciaio di oltre 1.600 torri eoliche, spesso ricadenti in ambiti protetti ed in zone montane rilevanti dal punto di vista paesaggistico, dopo aver abolito, su ricorso delle società eoliche, le norme regionali per il corretto inserimento dell’eolico sul territorio. I megawatts prodotti attraverso la sola fonte eolica nei prossimi anni ( 1.500 MW) colmerebbero di oltre 8 volte il fabbisogno energetico regionale, senza considerare le altre fonti di energia. Sconcerta constatare come la programmazione regionale abbia assecondato questo disegno speculativo consentendo ad esempio di realizzare con una semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività, in aggiunta agli impianti definiti di tipo industriale, impianti di 1 MW di potenza (una sola pala eolica potrebbe alimentare un comune di piccole dimensioni), senza analizzare il conseguente devastante effetto domino. In proposito, solo in data 26/3/2010, si apprende che la Corte Costituzionale ha eccepito la legge regionale della Puglia che ha riflessi anche per la Basilicata.
L’Osservatorio Ambientale OLAWATCH mostra come in alcuni comuni lucani siano stati previsti anche più impianti eolici. Solo apparentemente gli uffici regionali della Regione Basilicata hanno tentato di opporre “dinieghi” (vedi tabelle), soccombendo in modo scontato alla potentissima lobby eolica che riesce ad ottenere oltre 1.500 MW dei 3.447 MW totali richiesti. Cifra comunque elevatissima ove si pensi all’ubicazione degli impianti ed alla loro resa produttiva destinata a restare una “cattedrale nel deserto”. Senza entrare nel merito delle scelte di programmazione, ci limitiamo a segnalare i nomi di molte di società eoliche riportate nelle tabelle allegate che, è bene sottolineare, possono non essere quelle attualmente operanti. Nel corso di questa vicenda emerge infatti come i diritti inizialmente acquisiti da molte società (quasi sempre si tratta di srl) attraverso la concessione di terreni e di autorizzazioni regionali, siano stati venduti ad altre società più grandi o loro prestanomi. Anche questo aspetto andrebbe analizzato caso per caso, situazione per situazione, comune per comune, senza escludere che vi possano essere state condotte speculative e/o illegali. Un gioco di scatole cinesi spesso ignorato dalle visioni “fatate” di chi ancora crede che “l’energia alternativa è bella ed è buona”, perché etichettabile come pulita e sostenibile ed alternativa al nucleare, dimenticando di analizzare la produttività energetica ed economica ma soprattutto i costi sociali ed ambientali che essa comporta.
Tratto da http://www.olambientalista.it/
sabato, aprile 03, 2010
The show must go on
Un giorno verranno a chiederci come è stato possibile tutto questo...
Nel video l’inizio de The Berlusconi show, il reportage recentemente trasmesso dalla Bbc sul caso Italia. Autore: Mark Franchetti. Non scava molto in profondità, ma basta raccontare la superficie delle cose per collocare il nostro paese in una condizione di grave anomalia rispetto all’intero Occidente.
QUI la versione integrale.