Il governatore uscente fa campagna con slogan in rima baciata: è l'unico comunista osannato ad ogni manifestazione. Lo sfidante martella gli elettori con cifre e commidi CURZIO MALTESE
BARI - Nel laboratorio Puglia si vede oggi quello che forse domani sarà la politica italiana. Qui la
seconda repubblica è finita il 24 gennaio scorso. Era la notte delle primarie. Con la vittoria di Vendola e la nomina di Rocco Palese a sfidante, in poche ore è crollata a sinistra l'egemonia di D'Alema e a destra è cominciato il dopo Berlusconi. Fuori gioco il Padrone e lo Stratega, senza i quali in Puglia, ancor più che nel resto d'Italia, non si muoveva foglia da quindici anni, che cosa è rimasto sul campo? Una nuova sinistra di guerriglieri mediatici, una vecchia destra di notabili poco telegenici, un centro né nuovo né vecchio a fare da ago della bilancia. Sullo sfondo, un intreccio di affari, scandali e regolamenti di conti fra potentati economici. E il paradosso di una regione da sempre di destra che rischia di finire per la seconda volta nelle mani del più rosso dei governatori. "In Puglia almeno abbiamo presentato le liste, peccato non il candidato" dicono che ripeta Berlusconi. Questo Rocco Palese, ombroso braccio destro del ministro Raffaele Fitto, questo candidato in grisaglia, noiosamente onesto e antitelevisivo, al premier non è mai andato giù. "Rocco chi?!" aveva urlato in faccia a Fitto, durante un consiglio dei ministri. "Palese, come l'aeroporto" aveva sussurrato l'altro. "Ah, così la gente se lo ricorda" s'era calmato il Cavaliere. Ma pochi giorni dopo, con i manifesti "Palese presidente" già stampati, il premier era tornato alla carica, aveva convocato Fitto e i maggiorenti del partito per dire che "con questo Rocco, come si chiama?, non andiamo da nessuna parte. Per vincere dobbiamo allearci con Casini e appoggiare la Poli Bortone". Ma Fitto si oppose al punto di minacciare una scissione e Berlusconi, per la prima volta, fece lui un passo indietro.
E' partita così la strana sfida fra il Ragioniere e il Poeta, secondo la reciproca definizione. Dove il Ragioniere sta per Palese e il Poeta allude naturalmente a Vendola, il "poeta di Terlizzi", e ad altro. Come si evince dalla greve traduzione del terzo incomodo, Adriana Poli Bortone: "Vuoi vedere che fra un ragioniere e un diverso, stavolta ai pugliesi può piacere una donna?". Tanto per dire del livello. Il duello fra Vendola e Palese è lo spettacolare rovesciamento degli stilemi che hanno dominato la seconda repubblica. E' la sinistra che detta l'agenda e si diverte, sfrutta l'abilità mediatica, ricorre al populismo, inventa una trovata dopo l'altra, ribalta le accuse in punti di forza. La destra irride al Poeta di Terlizzi? E Vendola risponde con una campagna fatta di slogan, una ventina, tutti in rima baciata. "Si tratta di far mancare il terreno sotto i piedi alla propaganda avversaria" spiega Giovanni Sasso, capo dei trentenni creativi dell'agenzia ProForma, che cura la campagna di Vendola. Lo stesso che ha inventato gli slogan poetici, le videolettere e l'esilarante "mago pidiello" che spopola da settimane su Youtube. La destra è costretta a inseguire, a dire "anche noi siamo contrari al nucleare", "anche noi non vogliamo la privatizzazione dell'Acquedotto pugliese". "Ma l'avete detto a Berlusconi, a Fitto e al governo?" è la facile replica di Vendola. Quando si va sul territorio, come si dice, sembra di assistere al confronto non fra candidati, ma fra epoche storiche. Incrocio la campagna di Vendola e Palese per la prima volta a Taranto, la più cinica e indolente piazza politica d'Italia. L'arrivo del ciclone Nichi è una scarica d'adrenalina, si bloccano le strade del centro nuovo e perfino della città antica, che è un deserto di palazzi disabitati, percorsi ormai soltanto da bande di spacciatori. Il governatore stringe centinaia di mani, più che un comunista sembra un senatore dell'Illinois. Nelle stesse ore la convention di Palese si svolge nel lussuosissimo Hotel Histò a Mare Piccolo, in un salone dove si raccoglie la vecchia nomenclatura cittadina, ampie nuche democristiane, età media sulla sessantina. Al tavolo di presidenza spicca la pittoresca figura di Giancarlo Cito, ex sindaco e senatore, condannato per mafia, il proto Berlusconi di Taranto che già negli Ottanta faceva politica con le tv e le squadre di proprietà. E a Palese fa pure la lezione: "Ricordati che la battaglia politica si vince sui media". Scene simili a Foggia, a Barletta, a Brindisi. Nel Salento, dove la macchina del Pd è ancora nelle salde mani di Baffino, i dalemiani sfottono: "Stasera parla Vendola in piazza, portatevi i fazzoletti". Ma poi le piazze sono piene e la gente piange davvero. Ironizzano pure i berlusconiani sul loro candidato: "Stasera c'è Palese, portate le calcolatrici". E alla sera, al centro congressi, la gente sbadiglia di fronte all'alluvione di cifre da ordinanza regionale, "di cui al comma...". Il maggior vanto e merito di Palese sta proprio nell'opposizione testarda, meticolosa, da ragioniere secchione ma galantuomo, che ha guidato per cinque anni in consiglio regionale. Non senza ragione, viste le inchieste della magistratura. Il guaio è che la vena moralizzatrice della destra si è fermata al nome del candidato presidente e all'epurazione delle escort, tornate a popolare le notti di corso Vittorio. Per il resto le liste pulite qui non sono pervenute. A destra spicca il nome di Tato Greco, genero dei Matarrese, socio e amicissimo di Giampaolo Tarantini, già sponsor di Patrizia D'Addario. Per proseguire con Francesco Pistilli, ex sindaco di Acquaviva, condannato l'anno scorso per corruzione. Anche la Poli Bortone vanta in lista nientemeno che il ripescaggio di Cosimo Mele, l'ex deputato Udc sorpreso il 27 luglio 2007, in un albergo di via Veneto, nel mezzo di un'orgia a base di cocaina con un paio di prostitute. Oggi è in giro per le parrocchie del brindisino a spiegare il valore della famiglia. Nel centrosinistra ha fatto discutere, per opposti motivi, la candidatura a capolista dell'Idv di Lorenzo Nicastro, magistrato titolare per nove anni delle inchieste su Fitto e Angelucci. Attaccato dalla destra come "evidente caso di barbara commistione fra politica e giustizia". Difeso a spada tratta da Di Pietro, meno dal Pd e da Vendola, quasi per niente dall'Associazione nazionale dei magistrati. La civile idea che non si debbano candidare in lista delinquenti, corrotti e inquisiti, ma neppure i magistrati che li hanno indagati fino al giorno prima, pare minoritaria anche nei laboratori della Terza Repubblica. "Come sembrano minoritari i problemi concreti" obietta Alessandro Laterza, presidente degli industriali baresi. "In fondo si parla molto della personalità dei candidati, di chi c'è e di chi manca nelle liste. Ma che cosa vogliono fare nella sanità, che rappresenta l'80 per cento del bilancio regionale e il 90 per cento degli scandali, nessuno l'ha ancora ben chiarito. E alla prossima puntata Vendola non potrà più dire che alla sanità ha dovuto accettare l'assessore voluto da D'Alema. Stesso discorso per i miliardi dei fondi europei, gli ultimi, l'ultima occasione per rilanciare l'economia della regione". Sono tutti d'accordo nel dire che la battaglia fra il rock Vendola e il lento Palese si deciderà nel Salento, dove Poli Bortone rischia di togliere molti voti al centrodestra, e soprattutto a Bari. Qui Vendola e il sindaco Michele Emiliano hanno siglato sabato scorso una spettacolare pace, dopo mesi di conflitti. Si vocifera di un accordo già trovato fra i due per fare in modo che sia Emiliano il successore di Vendola, in caso di vittoria. Fra cinque anni o forse molto prima. Dipende da quando finirà la seconda repubblica anche nel resto d'Italia.