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Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto
Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto
"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".
Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)
P.S. QUI trovate la presentazione del libro al salone di Torino. Con l’autore intervengono, tra gli altri, Antonio Ingroia e Clementina Forleo
Non solo Aldo Moro, purtroppo, deve essere ricordato in questo infausto 9 maggio. Nella stessa data, trent'anni fa, oltre al corpo senza vita del presidente democristiano venne ritrovato anche quello di Giuseppe Peppino Impastato, nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa.
Oltre il padre Luigi, inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti di Peppino avevano legami strettissimi con la criminalità organizzata, come il cognato del padre, il capomafia Cesare Manzella, ucciso in un attentato al tritolo nel 1963. Anche per questo Peppino, poco più che ragazzo, rompe con il padre che lo caccia di casa, per iniziare il suo incessante impegno politico e culturale contro la mafia.
Non ancora maggiorenne (1965), fonda un piccolo giornale dal titolo "L'Idea socialista" (aderendo al Psiup), per poi partecipare tre anni dopo (1968) alle attività dirigenziali dei gruppi di Nuova Sinistra. Si occupa delle lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo, e della condizione occupazionale di categorie come gli edili, oltre che dei disoccupati.
Alla metà degli anni Settanta (1975) costituisce il gruppo "Musica e cultura", e nell'anno successivo (1976) fonda "Radio Aut", una delle prime espressioni compiute nel periodo delle cosiddette radio libere (favorito da un vuoto legislativo nell'ordinamento delle frequenze private), che ebbe in Radio Alice a Bologna la sua esperienza più riconosciuta, insieme a Radio Città Futura a Roma e Radio Sherwood a Padova.
Dalle frequenze di "Radio Aut" Impastato denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, soprattutto quelli del capomafia Gaetano Badalamenti, che all'epoca aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto. Tra i più famosi programmi della radio c'era "Onda pazza", trasmissione satirica nella quale il conduttore e i vari interventi sbeffeggiavano puntualmente mafiosi e politici, che spesso erano la stessa persona.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali; nella notte tra l'8 e il 9 maggio di quell'anno, nel corso della campagna elettorale, Giuseppe Impastato viene trucidato con una carica di tritolo posta sotto il corpo, adagiato sui binari della ferrovia.
Malgrado la sua tragica scomparsa, gli elettori di Cinisi votano comunque il suo nome, eleggendolo in Consiglio comunale. Subito istituzioni e organi di informazione parlano di "atto terroristico", nella preparazione del quale l'attentatore sarebbe rimasto vittima; in seguito, dopo la "scoperta" di una lettera scritta molti mesi prima, la pista da battere diventa quella del suicidio.
In questi anni, grazie soprattutto all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta (morta nel dicembre 2004), che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, e insieme ad alcuni compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo (dal 1980 intitolato a Giuseppe Impastato), viene individuata la matrice mafiosa del delitto, e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria. La parte "buona" della famiglia Impastato è stata sino a pochi mesi fa ancora oggetto di pesanti intimidazioni da parte delle cosche mafiose, ultima delle quali il fuoco appicciato alla porta della loro casa, situata a quei famosi "cento passi" da quella della famiglia Badalamenti, come ha magistralmente immortalato il film biografico di Marco Tullio Giordana.
Sulla natura delle indagini avviate, bisogna ricordare che sei anni dopo la morte di Impastato, nel maggio del 1984, l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni dell'allora Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, primo animatore del pool antimafia assassinato nel luglio del 1983, emise una sentenza firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, nella quale si riconosce la matrice mafiosa del delitto, seppur attribuito a ignoti.
Tra le tante pubblicazioni, ci sono due libri che in particolare che possono ricostruire gli eventi della vita e la morte di Impastato. Uno è il volume dal titolo "La mafia in casa mia", scritto dalla mamma di Giuseppe; l'altro è il dossier "Notissimi ignoti", dove viene indicato quale mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel corso del processo alla "Pizza Connection". In un passaggio de "La mafia in casa mia" si può leggere del viaggio negli Stati Uniti del padre Luigi Impastato, dopo un incontro con lo stesso Badalamenti, in seguito alla diffusione di un volantino particolarmente duro di Peppino. Durante il viaggio Luigi dice a una parente: "Prima di uccidere Peppino devono uccidere me". Luigi morirà nel settembre del 1977 in un incidente stradale, pochi mesi dopo toccherà al figlio.
Il 5 marzo del 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto il mafioso Vito Palazzolo colpevole dell'omicidio di Giuseppe Impastato, condannandolo a 30 anni di reclusione; l'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo.
Ora anche Badalamenti e Palazzolo sono morti: la memoria di Giusppe Impastato continua a vivere in molti cuori.
Tratto da Aprileonline.info