Prima di tutto, per me è stata sicuramente un'occasione d'oro per farmi conoscere meglio, visto che ad Atella ci lavoro. Un paese strano, Atella, un paese dove in questi anni mi è successo l'inverosimile, un paese dalle mille contraddizioni.
Sedere tra i relatori, in quel posto - per me un posto di "penitenza" in virtù delle poco chiare condizioni lavorative - è stato motivo di grande soddisfazione, io che sono abituato ad adattarmi, io che cerco nel mio piccolo di essere umile e disponibile con tutti, a patto che non scopro pugnalatori di mestiere. Ma questa è un'altra storia.
Insomma, quel 21 agosto lo ricorderò per sempre.
Dicevo, quindi, che in quella presentazione ero tra i relatori assieme ad Angelo Petrino (associazione "gap-idee in divergenza" di Atella), al moderatore Lorenzo Lupo (presidente del circolo culturale "La Torre" di Atella), e all'autore del testo Pietro Dommarco.
In sala una cinquantina di persone, più o meno, di varia "natura", ma nessun amministratore locale (a parte i soliti informatori-spioni o presunti "mazzieri").
Ma ora vorrei parlare del libro, di quello che ho cercato di dire per dare notizie in più in una realtà difficile, come quella di Atella, in cui il fenomeno dell'alcolismo (associato ad un grande disagio sociale) lo vedi ad occhi nudi, come in molti altri piccoli e medi centri del Vulture, e non solo.
Parlare di cultura, anche se questa volta di nicchia (petrolio e affini) fa sempre bene. Ecco perchè il libro di Pietro ad Atella, secondo il mio punto di vista, è stata una grande occasione per informarsi, confrontarsi, riflettere seriamente su quanto sta accadendo in materia mineraria nella nostra Italia e nella nostra piccola e "povera" Basilicata.
Questo libro per me deve essere una sorta di apripista, un sentiero da tracciare, un'opera non esaustiva perchè sul petrolio ci sarebbe tanto da scrivere. Poi, se qualcuno si permette di blaterare che questo libro è copiato, allora significa due cose: 1. il libro non l'ha letto; 2. pura gelosia associata alla smania di protagonismo. Già. Chi legge capirà.
Trivelle d'Italia è quindi un'opera "incompiuta", ma questo l'autore lo sa. Traccia argomenti, li approfondisce intelligentemente, ma lascia spazio ad altre scritture, future. Pietro racconta storie di rifiuti petroliferi, di royalties, di benzina, di inquinamento delle matrici ambientali, di off-shore, dell'hub energetico e della nuova frontiera dello "Shale-Gas". Tutti argomenti trattati e descritti con somma conoscenza dei fatti, perchè Pietro è anche un'attivista militante impegnato da sempre.
Questo libro è da tenere nella propria libreria con gelosia, consultarlo periodicamente per costruirsi una base culturale solida, prima di avventurarsi in tematiche così difficili e impegnative come il petrolio nostrano.
Concludo ringraziando Alessandro Pietropinto, le due associazioni organizzatrici dell'evento, e quei cittadini che hanno dedicato due ore del proprio tempo ad ascoltarci. Chiaramente un sentito grazie a Pietro Dommarco che ha creduto in me.
Trivelle d'Italia di Pietro Dommarco (Altreconomia edizioni)
Tratto da Il cobra senza occhiali