Questi e altri dati saltano all'occhio scorrendo le pagine della ricerca "Acqua in bottiglia, un'imbarazzante storia all'italiana - Regioni inadempienti, impatti ambientali per tutti, profitti esagerati per pochi" redatta da Legambiente e dalla rivista altreconomia (qui l'intera ricerca in .pdf). Così come l'anno scorso, la regione Basilicata viene rinviata nella gestione delle acque minerali, applicando un canone inferiore a 1 euro a mc (stabilito dalle linee guida nazionali). Le tariffe nella regione dove insistono marchi quali Lilia (Coca-Cola), Gaudianello, etc...sono di 70,92 € per ettaro (minimo annuo 7.092,50) e solo 0,30 € per metro cubo imbottigliato contro i 4 € applicati in Abruzzo.
Se si considera anche l'impatto ambientale per la produzione delle bottiglie in Italia (pari a circa 1,2 milioni di tonnellate di CO2 immessi nell'atmosfera), l'inquinamento prodotto per il trasporto delle bottiglie lungo lo stivale ed oltre (ad esempio, l’acqua Lilia dalle fonti del Vulture (Basilicata) percorre 847 km per arrivare a Genova e 861 per raggiungere Milano), e lo smaltimento necessario della plastica delle bottiglie...si capisce bene che è un'attività che con la sostenibilità ambientale non ha molto a che fare.
Al tempo stesso occorre mettere in campo anche una forte azione per aumentare la fiducia degli
italiani nell’acqua di rubinetto che conviene all'ambiente e alle tasche: per ogni 100 litri erogati emette solo circa 0,04 kg di CO2, non ha bisogno di imballaggi né tantomeno di utilizzare il petrolio per il trasporto e per la fabbricazione delle bottiglie di plastica necessarie per il suo trasporto e costa 200 volte meno rispetto all'acqua imbottigliata. Inoltre l’acqua “del sindaco” è di buona qualità, ecologica e rigorosamente controllata da norme sanitarie; in alcune situazioni può essere poco allettante al gusto, ma con dei semplici accorgimenti è facile renderla piacevole al palato e al portafoglio.
I redattori della ricerca hanno calcolato che "se al contrario si applicasse un canone uniforme su tutto il territorio e soprattutto più elevato, ad esempio 10 €/m3, come abbiamo proposto in più occasioni, si arriverebbe ad avere un introito di 123 milioni di euro all’anno per le Regioni italiane, risorse che potrebbero essere vincolate a investimenti sul territorio riguardanti la tutela degli ecosistemi acquatici". In particolare, la Basilicata passerebbe dagli attuali 323mila euro a 9,2 milioni di euro, un adeguamento necessario, perché l’acqua bene comune, oggi viene svenduta alle società imbottigliatrici. Se poi, una parte di questi introiti rimanessero ai comuni su cui insistono le concessioni di sicuro il ritorno ai cittadini sarebbe più diretto e "percepito".