Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

giovedì, gennaio 21, 2010

Ho incontrato Nichi

di Don Tonio Dell’Olio


Ho incontrato Nichi lungo la via che portava da casa mia a Sarajevo. Nel cuore dei conflitti vicini che ti sorprendono e non te li aspetti. La guerra che ti aggredisce come una lite di condominio ed è una dirimpettaia accerchiata e umiliata dai cecchini e dall’indifferenza. Per questo decidemmo di rompere il cerchio, di aprirci nell’abbraccio dell’accoglienza e di andare a visitare quelle ombre che assumevano un volto e un nome. Andavamo a Sarajevo anonimi e dolenti, discreti e silenziosi a pretendere che non ci fosse inchiostro per noi sui giornali ma per loro sì, per le vittime sì. E poi fu Bagdad e Kurdistan, Saharawi e Palestina…
Ho incontrato Nichi nelle stesse case povere dei familiari delle vittime di mafia di Calabria e di Sicilia a dissuaderli di ricominciare a vivere e di non vergognarsi, che semmai dovevano vergognarsi i violenti, i senza Dio, quelli che si facevano pagare con la vita degli altri. A raccontare che non è vero che “se l’hanno ucciso qualcosa ha fatto e che se si faceva i fatti suoi…” L’antimafia dello stare accanto, del farsi prossimo, dell’imparare da questa università della strada che non conferisce lauree ma che ti insegna ciò per cui vale la pena vivere e persino morire.
Ho incontrato Nichi a denunciare i soprusi dei potenti con parole di poesia che a volte sembravano sprecate per dire di spregio e di interessi da difendere e di privilegi da garantire quando i braccianti nelle campagne venivano sfruttati come bestie da soma, nuovi schiavi ai remi della nave del mercato. Immolati sull’altare di un’economia globale che costruisce nuove torri di Babele dove i mattoni contano più delle persone. Ed era a Genova, il G8 e ai Social Forum Mondiali a scrutare in lontananza un altro mondo possibile. Anzi necessario e urgente.
Ho incontrato Nichi nello stesso abbraccio di don Tonino Bello dove ci siamo persi e ritrovati e abbiamo riconosciuto il profumo di parole nuove. Profumo di pane e di Vangelo. Una scuola della speranza che vince la rassegnazione a una chiesa che non si scaldi agli stessi bracieri dei poveri e preferisca piuttosto gli orpelli dei grandi. Non una consolazione ma una sfida che ci insegnava a “osare la pace per fede” e ad avere il cuore vicino e i battiti lontani. A vivere insieme la passione e il sogno di Isaia di “forgiare le spade in vomeri e le lance in falci”.
Ho incontrato Nichi anche quando ha accettato la sfida più grande e impegnativa di provare a cambiare le cose stando nel palazzo. Confesso che inizialmente ho provato compassione per lui che conosceva piuttosto le mappe delle strade da percorrere fianco a fianco nei cortei e nelle marce della pace. Ma quando abbiamo fissato sul muro della sala della giunta l’intitolazione a Ester Ada, ragazza partita dalla Nigeria e arrivata a Lampedusa cadavere ostentato per cinque giorni sul ponte della nave turca Pinar nella macabra danza tra Malta e l’Italia, ho pensato che si poteva cambiare. I non-previsti, i non-garantiti, i non-voluti, le pietre di scarto, i respinti avevano chiesto e ottenuto asilo e dignità. Qualcuno aveva abbassato i ponti levatoi dell’istituzione. Ho capito che ne valeva la pena e che ancora ne vale. Perché a ciascuno siano garantiti pane e diritti, ascolto e rispetto, giustizia. È un laboratorio di politica autentica perché ha “in corpo l’occhio del povero”. Ne vale la pena.

0 commenti:

Posta un commento