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Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto
Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto
Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto
Il tuo voto ad un uomo così
"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro. Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società. Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".
Indovinate quale delle due modalità di conferimento e trattamento dei rifiuti verrà adottato ad Atella? Sappiamo già che indovinerete tutti! "Video meliora proboque, deteriora sequor"
Volgarizzato: "Perchè farle bene, quando le cose si possono fare male?" Motto tipico meridionale
Se si avessero ancora dubbi sull’entità dell’attacco generalizzato del sistema delle multinazionali degli idrocarburi alla nostra regione, considerata come serbatoio da emungere in barba a qualsiasi altra destinazione stabilita dalla logica, forse quanto accaduto in data 22/10/2008 potrebbe chiarire del tutto quelle logiche di penetrazione massiva nel nostro territorio che solo un’analisi generale e che includa tutta la regione rivelano nella sua pericolosa invasività. In quella data infatti ben due avvisi di procedura in fase di verifica/screening (atto che precede la costituzione di un vero e proprio permesso di ricerca petrolifera) vengono depositati dall’ENI presso l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, a firma dell’ing. Stefani, titolare dell’Unità Geografica Italia – Div. Exploration & Production ENI, riguardanti il rilascio dei permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominati “Frusci”, comprendente i comuni di Atella, Filiano, Avigliano, Potenza, Ruoti, Bella, S.Fele, Baragiano, Pietragalla, Pignola, ed “Anzi”, comprendente i comuni di Pignola, Anzi, Trivigno, Calvello, Abriola, Brindisi di M., Potenza, permessi che oltre a sovrapporsi tra loro, si intersecano con altri permessi di ricerca insistenti su alcuni dei comuni interessati, tra cui il permesso Serra S. Bernardo con il sito di Montegrosso 2, già oggetto delle nostre opposizioni.
In data 18/11, quasi un mese dopo, tali avvisi giungono ai comuni interessati per la pubblicazione sui relativi albi pretori in merito alla presentazione delle osservazioni in merito, procedura strana, poiché se la decorrenza dei termini parte dalla presentazione delle istanze in regione, detto termine è già praticamente spirato, mentre se questo parte, come crediamo debba essere, dalla data di notifica dell’atto presso i comuni interessati i trenta giorni previsti della legge prima del silenzio-assenso ci paiono comunque un termine “oggettivamente” troppo breve per esaminare serenamente richieste che alla luce di quanto già accade nel resto della regione, avrebbero bisogno di ben altri tempi se la logica fosse quella della cooperazione e non quella dell’imposizione.
Occorre dire che con il decreto 1441 ter, molte delle competenze regionali in materia di permessi di ricerca sono state avocate allo stato nella figura dell’UNMIG e che a questo punto citare, come viene citata negli atti, la legge regionale 47/98 diviene una beffa od una pura osservanza di formalità non ancora sostituite da regolamenti esecutivi del succitato decreto, che ricordiamo essere stato blindato in parlamento dall’attuale maggioranza di governo nazionale. Ma il vero dato è che oltre l’arroganza con la quale l’ENI, attraverso quelli che ci paiono degli avvisi di messa in mora, sembra imporci la sua presenza coloniale in regione – e qualcuno li avrà anche fatti entrare dalla porta principale questi signori! – crediamo che simile trattamento subirà presto la gran parte del territorio regionale ad oggi interessato da istanze di ricerca di idrocarburi che diverranno presto permessi tout court, in accordo a dichiarazioni del ministro dello sviluppo economico Scajola che solo qualche mese fa dichiarava di voler accelerare le procedure di concessione di permessi di ricerca di idrocarburi, anche oltre le normative regionali, e se è vero che il 75% del petrolio italiano viene estratto in Basilicata, quell’andare oltre le normative regionali ci pare evidentemente rivolto a quelle lucane, esattamente come alla situazione lucana in prossimità della conclusione dell’accordo ENI-Regione per il giacimento della Val d’Agri si riferiva il decreto legge 625/96 che ci consegnava le royalties più basse del mondo in cambio di un estratto che nessuno di noi controlla. E’ proprio oltre le normative regionali vigenti ed un certo lasseiz-faire della pratica politica locale, che fino ad ora ha concesso di tutto alle compagnie, facendo sorgere i dubbi di “collateralismo” al sistema petrolio che buona parte della società lucana sussurra mentre noi la diamo per scontata - altrimenti dovremmo parlare di incompetenza ed ingenuità reiterata - che si intravede il destino coatto di campo petrolifero e servitù energetica della regione che anche i più ingenui tra noi non avrebbero difficoltà a percepire se non si guardassero solo gli acini degli ormai tanti allarmi provenienti dai singoli progetti di compagnie, che quando fuoriescono dai silenzi amministrativi, che vogliamo a fatica continuare a presumere in buona fede, allarmano le comunità locali, ma si ponesse attenzione anche al grappolo.
Un grappolo che una seria analisi della situazione globale lucana in rapporto non solo al petrolio, ma al nucleare, ai rifiuti travestiti da bio-masse ed a quelli - si fa per dire! - al naturale, alle acque, alla più generale gestione di un territorio poco densamente abitato e troppo ricco di risorse per non essere appetito da molti, che se nei commenti ufficiali della politica lucana, interessata più ai posizionamenti reciproci ed alle strategie pre-elettorali, pare quasi non esser preso in considerazione, appare invece sempre più indigesto ai lucani che non ci stanno a far da serbatoio e da immondezzaio ad un sistema industriale che proprio non vuole invertire la rotta.
Come Comitato No Oil Lucania abbiamo sempre denunciato il rischio della predazione finale da parte delle multinazionali, come Comunità Lucana, intendiamo dar base politica a rivendicazioni di tutela e salvaguardia della salute, dell’integrità dell’ambiente, dell’economia e delle vocazioni di questa terra che ci paiono non più delegabili a questa politica cieca, ed in ragione di ciò intendiamo proseguire la lotta attraverso la richiesta a tutti i comuni interessati da questo ulteriore atto di spossessamento del territorio di un esame di queste procedure in sede di consigli comunali straordinari, aperti al pubblico e che prevedano la partecipazione di cittadini, associazioni e comitati in funzione relazionante, come il consiglio comunale sull’argomento che presto dovrà tenersi a Potenza, ed in ossequio a tutte quelle convenzioni internazionali riconosciute dall’ordinamento italiano che coinvolgono le popolazioni sulle scelte ricadenti nei propri territori.
Chiediamo che siano quindi i consigli comunali, come espressione della volontà popolare, a decidere in merito all’opposizione a queste richieste in modi e tempi amministrativi e politici, non solo le giunte, che sono e restano espressione di una funzione esecutiva di quella stessa volontà che giammai può essere travalicata da un mandato elettivo pure largamente attribuito, ma che da essa e solo da essa trae giustificazione causale.
Altrimenti oltre al diritto di scegliere come vivere in questa regione, ciò di cui sarà privato il popolo lucano sarà persino quella democrazia formale che ancora ci fa credere di vivere in una società in cui sia il diritto e non l’arroganza del potere economico e politico a dettare l’agenda del vivere civile.
Di seguito un articolo uscito sull'ultimo numero di Left:
Potenza occulta
Sono molte le procure che indagano sulla Basilicata. In attesa di sapere se davvero, come sostiene De Magistris, la Regione è stata dominata da un sistema criminale in grado di gestire un secondo livello di giustizia di Alessandro De Pascale
A tre mesi dalla chiusura delle indagini per “toghe lucane” tutto tace. Nel silenzio generale, nulla si muove. In Basilicata c’è paura e sconcerto. I pochi lucani sopravvissuti all’emorragia emigratoria vogliono sapere, capire se davvero negli ultimi decenni la Basilicata è stata dominata da un “sistema” ben organizzato in grado di gestire un secondo livello della giustizia. Continuano ad addensarsi ombre sull’operato di un presunto comitato politico-affaristico-criminale: una consorteria di magistrati, politici, funzionari, ispettori, poliziotti e categorie varie che, secondo l’accusa, sarebbe stata in grado di aggiustare i procedimenti, organizzare la ritrattazione delle testimonianze, indagare sugli indagatori, delegittimare i magistrati. Secondo alcuni, questo scenario è composto solo da abnormi supposizioni di un pubblico ministero di Catanzaro.
Ma c’è anche la possibilità che la richiesta di rinvio a giudizio, presentata ad agosto da Luigi De Magistris, per 33 indagati tra cui 6 magistrati e altrettanti politici, venga accolta e che alla fine il pm riesca a dimostrare la realtà di un sistema degradato che ha prodotto corruzione, illegalità e assenza dello Stato di diritto. E’ bene ribadire che fino alla chiusura dell’iter giudiziario, le persone indagate sono innocenti fino a prova contraria. Nel frattempo sul sequestro della città lagunare Marinagri, scaturita da un filone parallelo diell’inchiesta “Toghe lucane”, è stata scritta la parola fine. Dopo il Tribunale del riesame di Catanzaro, a fine settembre anche la Cassazione ha confermato il sequestro del cantiere, considerando «esaustivo, logico e non contraddittorio» il decreto d’urgenza firmato da De Magistris e convalidato dal gip di Catanzaro Antonio Rizzuti. Anche se non giudica il merito delle questioni, la Suprema corte rileva le responsabilità degli amministratori che dovevano revocare gli «atti illegittimi».
Il dato di fatto è che sulla Basilicata, una volta isola felice, indagano più procure. La regione è al terzo posto tra le aree più povere d’Italia e all’ultimo per i consumi delle famiglie. Sull’affare petrolio e la gestione delle royalty, i soldi versati dalle compagnie petrolifere agli enti locali, indaga a Potenza il sostituto procuratore della Repubblica Henry John Woodcock. A Salerno il 5 giugno scorso, i procuratori Gabriella Nuzzi e Luigi Apicella hanno ritenuto corretto e legittimo l’operato di De Magistris, peraltro vittima di pressioni e interferenze. L’ex pm di Catanzaro, riportano a Salerno, ha svolto le proprie indagini in un contesto ambientale critico, dove i magistrati erano inquisiti per relazioni ritenute «pericolose». Sulla base degli elementi di cui sono entrati in possesso, i due pm salernitani hanno aperto settanta procedimenti sul “caso Catanzaro”, molti dei quali conducono agli stessi indagati di De Magistris, nel frattempo trasformati in querelatori dell’ex pm di Catanzaro. L’ipotesi accusatoria della procura di Salerno è che i magistrati di Potenza, Matera e Catanzaro abbiano organizzato una sistematica opera di delegittimazione e depistaggio per sottrarsi alla morsa di “Toghe lucane”.
E' una tranquilla domenica pomeriggio di metà novembre così decido di fare due passi, quando giunto in fondo al corso principale di Atella una inconsueta folla davanti alla biblioteca attira la mia attenzione. Un folto gruppo di ragazzi in una divisa verde a me sconosciuta, affolla l'ingresso della struttura. Tra quei ragazzi non mi sembra di riconoscere nessun volto familiare, nonostante ciò le loro facce sono facce pulite, serene e rassicuranti che ispirano un'immediata e disarmante sensazione di fiducia. Di essi mi colpiscono soprattutto i loro occhi che appaiono animati da un'incontenibile vivacità e da una spassionata e disinteressata volontà positiva. Prima ancora di riuscire a razionalizzare quelle invadenti sensazioni, scopro che l'iniziativa sta iniziando e finalmente scorgo seduti al tavolo dei relatori alcuni volti conosciuti, ovvero quelli di alcuni politici, tra i quali il vicesindaco. Scopro di essere, al di là dei ragazzi dell'associazione, l'unico ospite, tanto che nei miei pensieri comincia ad insinuarsi il sospetto di essere fuori luogo in quanto potrebbe anche trattarsi di una riunione aperta ai solo soci. Quindi decido di uscirmene quatto quatto, in maniera da passare il più possibile inosservato, ma la cosa si rivela fin dai primi passi un'impresa impossibile, a causa di quella maledetta giacca blu che proprio quella sera avevo deciso di indossare e che faceva si che in quel mare di verde risaltassi come un uomo in un bagno per sole donne. Per fortuna sopra un tavolo all'uscita noto un volantino sul quale leggo: il circolo “VOL.A.” (è lo stesso acronimo che leggevo sulle divise dei ragazzi) volontari per l'ambiente del comune di Atella organizza alle ore 16:00 del giorno 16/11/2008 un incontro pubblico (respiro di sollievo) sul tema <Ambiente e Territorio>. Il volantino mi rassicura dispensandomi da quella presunta brutta figura.
Il volantino dell'iniziativa
Decido allora di rimanere, spinto dalla fiducia ispiratami da quei ragazzi e dall'interesse che nutro per il tema della serata. Dopo circa mezz'ora in cui i relatori avevano adempito alle tipiche formalità di queste occasioni, il coordinatore comincia a parlare di ambiente. Lo fa con la padronanza e la conoscenza di chi l'ambientalismo c'è l'ha nel sangue, forse fin dalla nascita, probabilmente conferitogli da un particolare cromosoma verde o da un virus difficile da debellare e particolarmente contagioso. Lo fa toccando tutti i temi: ecosostenibilità, beni comuni, energie rinnovabili, economie locali (agricoltura ed allevamento), riciclaggio ed annesse discariche ed infine il parco naturale, il tutto con la ovvia e scontata posizione di un'associazione ambientalista che, con molta onestà, confessava e riteneva di non avere necessariamente la verità nelle proprie mani. Per tutta quella mezz'ora, esclusa l'associazione stessa, io ero rimasto l'unico ospite arrivato, il che mi rammaricava profondamente, ma per fortuna solo poco più tardi arrivarono due ragazzi che conosco ed un uomo subito salutato dai presenti come assessore dell'amministrazione. Ma proprio mentre il relatore si apprestava a concludere il suo interessante discorso, veniva interrotto dal nostro vicesindaco perché a suo dire di questi ultimi due temi (discarica e parco) non si doveva parlare in quanto(riteneva lui) non era quello il contesto giusto, non era informato a riguardo e non si aspettava si trattasse di quelle tematiche e che comunque quella era e doveva rimanere “l'inaugurazione di un'associazione”. Il tutto pronunciato con un'escalation di toni degni del peggior dittatore, con parole intrise di un'inaccettabile arroganza e con quell'aria minacciosa e intimidatoria che prelude a nulla di buono. L'uscita del vicesindaco con quei toni e in quei termini lascia tutti, ma proprio tutti, assessore compreso, increduli e costernati. Avvertivo che dalla bocca del vicesindaco, assieme a quelle parole espresse in quei toni, proveniva un vento gelido che per qualche istante vibrò quella fiamma di vitalità e passione che animava gli occhi di quei ragazzi. Per qualche momento quelle parole fredde come il ghiaccio raggelarono l'intera biblioteca cristallizzandone all'istante i presenti. Sciolto il ghiaccio quelle facce non mostravano più stupore e costernazione, ma si erano trasformate e su di esse si manifestava con tutta evidenza l'espressione di sdegno e disapprovazione che quell'improvvida ed inaccettabile uscita-scenata non poteva non provocare. La rabbia e il risentimento erano comprensibili per quei ragazzi, che in quel momento si sono visti rovinare la festa più importante dell'anno, quella che si attende per tanto tempo con ansia. Decido, allibito ed incredulo, di uscire di sala e chiedo ad uno dei ragazzi di accompagnarmi. Non riuscivo a trovare nulla che potesse giustificare la violenza dei toni con i quali il vicesindaco aveva deciso di censurare quell'intervento, se non con l'inadeguatezza dell'amministratore a ricoprire quel ruolo, in quel momento. Non riuscivo a spiegarmi come un amministratore potesse non solo pensare, ma addirittura pretendere con inaccettabile perentorietà che in un'iniziativa promossa da un'associazione ambientalista con il tema “ Ambiente e Territorio”, non si accennasse a tematiche quali quella del parco regionale e quella della raccolta differenziata ed annesso tema della discarica. Sarebbe come chiedere al preside di un liceo, che si appresta ad inaugurare l'anno scolastico, di non accennare in nessun modo alla scuola nel suo discorso o come chiedere ad un professore di matematica di spiegarla senza utilizzare formule e numeri. O forse il vicesindaco si aspettava che in quell'occasione un'associazione ambientalista, che affronta il tema specifico (e specificato) dell'ambiente e del territorio, parlasse dell'isola dei famosi? o, meglio ancora, dei risultati delle partite (dopotutto era domenica pomeriggio)?! E invece i ragazzi di VOL.A., volontari per l'ambiente, si ostinavano a parlare di ambiente, che sciocchi. Si sono forse dimenticati di vivere in Italia? Forse il vicesindaco avrebbe preferito ancora di più un bel rinfresco dato che, sue testuali parole “mi aspettavo l'inaugurazione di un'associazione”. Dopo qualche minuto ripresomi dallo shock decido di farmi coraggio e di tornare in sala ma ai miei occhi si presenta una situazione ancora più surreale: l'assessore, afferrato per il collo un ragazzo appena sopraggiunto, lo aveva incollato al muro (ne ignoro la motivazione, può esisterne una?). Probabilmente reputando la biblioteca troppo scarna, aveva deciso di arricchirne l'arredo. Per fortuna l'intervento dei ragazzi dell'associazione rimediava alla scena raccapricciante. A quel punto mi convinco che non può che essere tutto un sogno, non può trattarsi di realtà, così rasserenato chiedo all'amico di fianco a me, ancora basito per la scena dell'arredo, di darmi un pizzico, ma a quel gesto segue una sensazione di dolore che scorrendo lungo il braccio rimbalza nel mio cervello rivelandomi la tragica realtà di quei momenti apparentemente surreali. Decido comunque di proseguire e di ritornare in sala, lì trovo il vicesindaco che assediato dagli sguardi segnati dallo sdegno, dalla riprovazione e dal risentimento causati dalla sua immensa cantonata, cercava una vile ritirata in meschine scuse del tipo che il problema, in fondo, non era che si parlasse di discarica, ma che lo si facesse chiamandola “pattumiera”. Così l'improvvido amministratore si trasformava in un ancora più improbabile esperto semiologo, e questo prodigioso trasformismo lo interpretava con tale convinzione ed autorevolezza da apparire come un veterano socio dell'Accademia della Crusca. Desisto dall'assistere a quel pietoso teatrino tragicomico, ma ero tremendamente incuriosito dalla contestazione filologica dell'amministratore. Per cui torno a casa e decido di consultare il dizionario, ma non mi affido all'umile Garzanti da 270.000 lemmi che ho in camera bensì decido che in questa difficile e complicata disputa sia il caso di scomodare il vecchio, impolverato ed imponente G.Devoto-G.C.Oli, che, sono sicuro, può fornirmi le spiegazioni di tutta quella semiologica ira, quel semantico zelo che aveva spinto il mio amministratore a scagliarsi contro il significato della parola “pattumiera”, nonostante fosse apparso subito chiaro a tutti. Sfoglio il vecchio vocabolario, 2 volumi, 5 kg ciascuno, per un totale di 5000 pagine e 400.000 lemmi e leggo testualmente:s.f. Recipiente per raccogliere la spazzatura. Non può essere, vedo pattume, il lemma che lo precede e leggo:1Immondizia, spazzatura.2Melma, fango. Vorrei convincermi che le competenze in fatto di semiotica del nostro vicesindaco siano comunque maggiori anche degli Emeriti Giacomo Devoto e Giancarlo Oli ma il mio cervello si oppone strenuamente e cerca inconsciamente di farmi capire che è una bizzarra forzatura. Bilancio della serata: un'occasione culturale e di incontro nella quale ricucire gli strappi di una comunità sempre più lacerata dall'individualismo, immolata sull'altare della miseria politica locale, ed un'intera associazione, oltre una dozzina di ragazzi, mortificati e sconvolti da uno spettacolo indecente. Avrei voluto abbracciare ciascuno di quei ragazzi dell'associazione VOL.A, lo faccio adesso idealmente, per comunicare loro la stima e l'apprezzamento mia e, sono sicuro, di tutta la cittadinanza atellana. Non si facciano intimidire e scoraggiare da quest'increscioso episodio, lo dico anche se sono convinto dell'inutilità della preghiera. La vitalità e la volontà che ravvivava i vostri occhi era troppo vivace per assopirsi alla prima difficoltà.
Ps. Da tutta questa grottesca esperienza, che era certo meglio evitare, tutti gli ambientalisti possono comunque trarre una lezione o piuttosto una conferma, e cioè che oltre alle ovvie e classiche minacce che aggrediscono quotidianamente il nostro ambiente, i territori e i loro ecosistemi, esiste una meno ovvia ma spesso altrettanto pericolosa minaccia che è rappresentata dalla politica, ovvero dall'incapacità o arroganza con la quale alle volte essa opera alcune scelte e che direttamente o indirettamente interferiscono con il nostro amato Territorio. Di qui la necessità di vigilarne costantemente l'operato.
Da fonti di Stampa (Gazzetta del Mezzogiorno dell' 8 Novembre 2008) si apprende che due persone sono state denunciate dai Carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico di Potenza). Secondo il NOE, nella gestione della discarica consortile, sono state violate le prescrizioni imposte dall'autorizzazione regionale per la vecchia discarica da 140.000 metri cubi in località Cafaro, dove il Comune di Atella prevede di realizzare una nuova discarica da 93.000 metri cubi. Solo ieri, il sindaco di Atella - a mezzo stampa - si era premurato di smentire i cittadini di Atella accusandoli di "allarmismo ingiustificato", testiminoniando l'assoluta sicurezza della vecchia discarica. Oggi, emerge la denuncia del NOE che riscontra gravi irregolarità nel trattamento dei rifiuti della vecchia discarica che non è conforme alle specifiche tecniche, quali la copertura quotidiana dei rifiuti e il loro trattamento con sufficiente quantità di terreno. Le denunce riguarderebbero il Comune di Atella e la Società SOSEV di Banzi che sono tenuti a bonificare l'area. La OLA continua a chiedere che il Comune sospenda le procedure di gara per la costruzione della nuova discarica prevista dal Piano Provinciale che sorge, praticamente, limitrofa a quella vecchia per gravi problematiche inerenti l'inquinamento già denunciato dal Comitato dei cittadini di Atella, chiedendo al sindaco del Comune vulturino di convocare un consiglio comunale aperto per discutere i gravi problemi relativi al ciclo dei rifiuti. Il "tour della monnezza" si arricchisce di nuovi e gravi risvolti, in attesa di conoscere gli sviluppi del Piano Provinciale dei Rifiuti che punta tutto su nuove megadiscariche, impiantistica ed incenerimento con megaappalti che fanno gola al grande business dei rifiuti extra-regionali.
Nonostante il deludente 5% di Raccolta Differenziata dichiarato dal'Amministrazione comunale, Atella ospiterà una nuova mega-discarica comprensoriale, prevista dal Piano Provinciale dei Rifiuti, che dovrà accogliere la "monnezza" dei Comuni di Atella, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte, San Fele, Rapone e Barile. La nuova discarica – di 90.000 metri cubi e del costo di oltre 2milioni di euro, per la quale il Comune di Atella ha già dato inizio alle procedure di gara – sorgerà il località Cafaro, nell'area adiacente alla discarica esistente la cui capacità è di 140.000 metri cubi per una capacità complessiva di 230.000 metri cubi. Abbinato alla nuova discarica è previsto un nuovo impianto di vagliatura, nonostante il vecchio non sia mai stato utilizzato, che rischia di fare quindi la stessa fine.
La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - esprime la propria solidarietà e sostegno al "Comitato No Discarica" costituito dai cittadini di Atella che, giustamente, si battono contro l'ampliamento della discarica comunale. Il nuovo progetto avviene in spregio della salute e dei legittimi interessi degli agricoltori e degli allevatori, già danneggiati, con problemi di inquinamento causati dalla discarica esistente, di cui ora se ne prevede l'ampliamento in assenza della bonifica del sito della vecchia discarica. La OLA chiede al Comune di Atella di sospendere la procedura di affidamento dei lavori, al fine di valutare con i cittadini - in un Consiglio comunale aperto - tutte le problematiche da essi sollevate.
In conclusione, ci dispiace annotare di essere di fronte ad un bell'esempio di spreco di denaro pubblico, alla faccia dei cittadini contribuenti che rischieranno di subire oltre i danni per la salute anche la beffa di bollette più salate, per far fronte allo smatimento dei rifiuti: prima convogliati presso la discarica e poi presso l'inceneritore Fenice, in quello che può essere definito il "tour della monnezza lucana" promosso dall'Assessorato all'Ambiente Provinciale, basato sull'impiantistica, sulle discariche e sugli inceneritori gestiti dai grandi affari, mentre la raccolta differenziata nei comuni "rimane al palo" dell'incapacità di pubblici amministratori.
Nonostante il deludente 5% di raccolta differenziata dichiarato dal comune, Atella ospiterà una nuova mega-discarica che dovrà accogliere la monnezza dei Comuni di Atella, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte, San Fele, Rapone e Barile. A fianco alla discarica esistente della capacità di 140 mila metri cubi in località Cafaro sorgerà una nuova discarica di 90 mila metri cubi del costo di oltre due milioni di euro per la quale il comune di Atella ha iniziato le procedure di gara. Mentre non è mai stato utilizzato da dieci anni l'impianto di vagliatura se ne prevede un altro che rischia di fare la stessa fine del primo. Insomma ecco un bell'esempio di spreco di pubblico denaro alla faccia dei cittadini contribuenti che rischieranno inoltre di pagare anche per lo smatimenti dei rifiuti presso l'inceneritore Fenice.