Hai ragione perché quei due centesimi al litro rappresentano solamente l’ultima delle innumerevoli prese per i fondelli che hai dovuto sopportare da qualche decennio a questa parte.
A partire dagli anni ‘50 i costruttori di automobili, complici il boom economico e il costo dei carburanti a buon mercato ti hanno fatto credere che l’automobile avrebbe garantito a tutti quanti la possibilità di spostarsi liberamente. Questi signori ti hanno raccontato che l’automobile sarebbe stato il mezzo di trasporto del futuro e che chiunque ne fosse rimasto sprovvisto sarebbe stato relegato ai margini della società.
E dopo che hanno contribuito allo smantellamento dei sistemi di trasporto pubblico e sponsorizzato la rovina di uno dei sistemi ferroviari più all’avanguardia al mondo sono finalmente riusciti a dimostrare che non esiste alternativa. Infatti essere “automunito” è diventata la condizione necessaria per poter lavorare. Cioè, devi avere la macchina per ottenere il lavoro che ti serve per pagare la macchina.
Hai pagato rate per anni tirando un po’ la cinghia. Ti sei anche detto che non la cambierai mai più, solo che poi la pubblicità, i film e gli amici ti hanno ripetuto fino allo sfinimento che ormai il tuo è un modello obsoleto, che è troppo piccolo e troppo poco performante, che meriti di più. A forza di sentirtelo dire hai iniziato a crederci anche tu che se non cambi la tua vecchia carretta non scoperai mai più.
Ma proprio quando hai iniziato a capire che con il nuovo bolide si scopa tanto quanto con la vecchia scatoletta e hai deciso che questa volta l’avresti usata fino a consumarne anche il telaio, dopo qualche anno hai cominciato a sentire il senso di colpa nei confronti dell’ambiente: il mercato offre modelli ecochic, ecosmart, ecofriendly e tu te ne vai ancora in giro con un’auto che non sai neanche quanto impatta in termine di grammi di CO2 per km percorso.
Ti piacerebbe cambiarla, se solo non fosse che il periodo non è dei migliori, ma per fortuna sono arrivati gli ecoincentivi che ti offrono l’opportunità di buttare via la tua automobile che funziona ancora e ancora bene per comprarne una nuova, una macchina “ecologica”. È a questo punto che inizi a non essere più tanto convinto di tutta la storia: dopo che per decenni, per realizzare promessa di una mobilità alla portata di tutti questi qui se ne sono fottuti allegramente del pianeta, adesso vengono a dire a te che devi essere rispettoso del pianeta. Hanno cementificato i fiumi, perforato le montagne, devastato valli, hanno costruito strade asfaltate in qualunque angolo del paese per farci scorrazzare le automobili e adesso dicono a te che devi essere amico dell’ambiente.
Loro fanno guerre a non finire per garantirsi un facile accesso al petrolio, espropriano la terra di popoli interi, finanziano regimi dittatoriali corrotti e irrispettosi dei diritti umani, avvelenano fiumi e distruggono foreste, se ne strafottono delle leggi internazionali, sversano in mare milioni di barili di petrolio e tutto solo per portare alla pompa una benzina a prezzi ridotti, alla portata di tutti. E poi si appellano al TUO buon cuore, al TUO senso di responsabilità nei confronti del pianeta, ti parlano della TUA responsabilità nella lotta ai cambiamenti climatici.
Chi sono “loro”? Basta dare un’occhiata sul web: 25 delle 100 più grandi multinazionali sono compagnie petrolifere, 10 sono banche, 10 sono produttori di automobili, 7 sono compagnie assicurative. Ecco chi sono “loro” e hanno creato una sinergia perfetta: le banche ti prestano i soldi che servono per comprarti un’auto che devi assicurare e che devi alimentare comprando e consumando petrolio.
E tu, mentre te ne stai lì, immobilizzato in mezzo al traffico, pensi al mese che rispetto allo stipendio è sempre più lungo e alle vacanze che non farai perché devi pagare il bollo, l’assicurazione, le gomme da neve, la manutenzione ordinaria e straordinaria e adesso anche la ricostruzione dell’Emilia.
È inutile negarlo, l’automobile è stata il sogno di milioni di italiani, un bellissimo sogno da cui adesso ci stiamo risvegliando in modo abbastanza traumatico. Occorre adesso una politica seria di revisione della mobilità per evitare che il sogno si trasformi in un incubo da cui rischiamo di non risvegliarci più.
di Paolo Pinzuti da il Fatto Quotidiano