altratella.it, che fare?
Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto
La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano
Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto
AAA acque minerali lucane in svendita
Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto
Il tuo voto ad un uomo così
"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".
Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)
domenica, maggio 30, 2010
La nuova mega discarica di Atella
venerdì, maggio 28, 2010
Atella non è un paese per vecchi
I giovani e le loro idee devono irrompere nella disputa politica irrorandola di nuova linfa, capace di invertire la rotta e dare una prospettiva diversa, innovativa e virtuosa alla nostra comunità.
Di seguito alcuni spunti di riflessione e proposte fattibili nel breve tempo, da cui crediamo si possa cominciare una discussione, arricchendo gli stessi con nuove idee e miglioramenti.
-Il nostro comune deve puntare sui produttori locali(allevatori e agricoltori).L’ente deve farsi carico della responsabilità di guidarli e accompagnarli ad incontrare una domanda equa alla loro offerta. Una prima misura potrebbe essere quella dell’istituzione del “mercato contadino”, luogo in cui avviare la filiera corta e permettere l’incontro tra produttori locali e consumatori, consumatori atellani e dei paesi del circondario. In tal modo si darà la possibilità agli operatori del settore di continuare, con nuovi stimoli, la propria attività, invogliare i giovani a intraprendere professioni collegate all’allevamento e all’agricoltura e al contempo valorizzare e preservare tutta quella galassia di produzioni tipiche del nostro territorio, caratterizzate, tra l’altro, da alti standards qualitativi e di genuinità.
-Il nostro comune deve bloccare il progressivo consumo di suolo. Il territorio comunale è aggredito da una cementificazione continua: bisogna rivalutare e/o ricostruire all’interno di un’area circoscritta del paese, al fine di limitare lo spopolamento del centro storico e preservare quindi il territorio dalla cementificazione e dalla speculazione. Preservare il territorio circostante il nostro comune, oltre alla funzione ecologica, permette di “conservare” la natura e di “prestare” i nostri luoghi ad un turismo enogastronomico e naturalistico.
-Il nostro comune deve intraprendere un percorso virtuoso sui rifiuti e il loro trattamento. Sensibilizzare la cittadinanza verso una riduzione, un riutilizzo e, per finire, al riciclo dei materiali. Il porta a porta spinto(se necessario a tariffa) deve essere esteso a tutto il territorio comunale, l’obiettivo è rifiuti zero. Pensare alla discarica consortile(presente nel comune di Atella) come ad una fondamentale e insostituibile voce d’entrata del bilancio è una riprova della miopia e della mancanza di idee degli amministratori.
-Il nostro comune deve aprire un discorso proficuo sull’ex palazzo Saraceno e la sua destinazione. La struttura, di indubbio valore e potenziale, deve essere predisposta per un utilizzo a fini culturali, sociali e d’intrattenimento. Pertanto sarebbe ora di creare all’interno un centro polifunzionale, con sale a disposizione per corsi musicali, di pittura, convegni, spettacoli,ecc…tutto quanto manca e necessita alla nostra comunità per esprimersi, ritrovarsi e arricchirsi (non solo economicamente).
-Il nostro comune ha bisogno di disegnare una nuova mobilità urbana. Il traffico su corso Papa Giovanni XXIII deve essere regolamentato meglio: far rispettare il “divieto di sosta e fermata ambo i lati per tutto il corso”, installare dei “dissuasori” su uno dei due lati dello stesso allo scopo di separare il traffico veicolare da quello pedonale; tutto ciò allo scopo di mettere in sicurezza e rendere piacevole la passeggiata lungo la via principale del nostro paese. Progettare una pista ciclabile che, immaginiamo, possa partire dai campetti(zona Sant’Eligio),percorrere via Sandro Pertini, e continuare fino alle zone P.A.I.P e P.I.P. e, magari, collegarsi ad un futuribile circuito ciclabile del Vulture. Una pista ciclabile oltre ai già noti vantaggi in termini di riduzione di traffico e d’inquinamento,e ai benefici alla salute può essere un altro tassello da aggiungere alla vocazione turistica del nostro territorio.
Questo e tanto altro non può essere portato a termine se non con la partecipazione e il contributo di idee e proposte della cittadinanza attiva, perciò crediamo sia urgente definire un metodo di governo cittadino trasparente, condiviso e partecipato. Crediamo nella forma di governo della “democrazia partecipata” e lo strumento principe per avviare questo percorso può essere il “bilancio partecipato”.
Impegnarsi per il proprio comune, fare politica non è come molti credono (o vogliono farci credere) sporcarsi, rubare, fare solo i propri interessi,… e come qualcuno diceva: “Se non ti occupi di politica, prima o poi la politica si occupa di te”….La politica è lo strumento attraverso cui cambiare le cose, migliorandole. Abbiamo bisogno di un nuovo protagonismo giovanile, onesto e coraggioso(Pertini docet), per riappropriarci dei nostri spazi e del nostro futuro, progettare il nostro paese, perché Atella non è un paese per vecchi.
sabato, maggio 22, 2010
Edoardo Sanguineti: "Gli scrittori Lucani?Solo Sinisgalli"
giovedì, maggio 20, 2010
Peak Oil, l'assessore Mancusi e l'ignoranza dei lucani
giovedì, maggio 13, 2010
Filatura di Vitalba, Futuro sempre più nebuloso e preoccupante
mercoledì, maggio 12, 2010
Con il CDR e gli inceneritori la Basilicata verso il disastro-rifiuti
L’intesa prevede l’intervento di capitali privati per finanziare l’impiantistica, in particolare per quanto riguarda gli impianti per la trasformazione dei sovvali e delle frazioni ad alto potere calorifico provenienti dai sistemi di raccolta differenziata in combustibile derivato da rifiuti (Cdr), tanto in provincia di Matera quanto in provincia di Potenza. L’interesse degli imprenditori privati dovrà essere verificato dalle Amministrazioni provinciali attraverso il ricorso a bandi pubblici. La Provincia di Potenza ha reso noto che sono 11 le manifestazioni di interesse per la realizzazione dell’impiantistica. Per quel che riguarda le stazioni di trasferenza (impianti nel quale è convogliato il rifiuto indifferenziato da inviare successivamente al trattamento di selezione) la Regione è nella fase preliminare dei progetti. Mentre la Provincia di Matera ha predisposto schede di fattibilità per l’impianto di compost di Matera e per l’impianto di biostabilizzazione di Colobraro. L’Assessore Mancusi ha affermato che la Regione intende raggiungere ”traguardi importanti sia in termini di riduzione della spesa e sia in termini di sostenibilità ambientale”.
Ma, secondo la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), è proprio il coraggio delle scelte che manca al nuovo Esecutivo regionale: le intenzioni di alzare di molto la percentuale di raccolta differenziata annunciate dal neo assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, Agatino Mancusi, cozzano infatti con la decisione di voler conferire i rifiuti nelle discariche, verso la produzione del CDR e gli inceneritori che oltre ad aggravare la già precaria situazione ambientale e la salute dei cittadini sta già provocando un aumento dei costi di gestione dei rifiuti con aumenti vertiginosi della Tarsu (Tassa Rifiuti Solidi Urbani) pagate dai cittadini.
sabato, maggio 08, 2010
32 anni dopo quel 9 Maggio 1978: Impastato non e’ morto invano. Anche noi abbiamo i nostri “Peppino”
9 Maggio 1978. Sono passati 32 anni da quando Peppino Impastato, con la sua Radio Aut, dal piccolo paese di Cinisi alle porte di Palermo,venne ucciso perché era una voce scomoda. Era troppo ingombrante per la mafia e per Tano Badalamenti, il boss di Cinisi che abitava a soli cento passi da casa di Peppino. Badalamenti che, nel vero senso della parola, regnava. Sì, perché questo è quello che fa la mafia: regna, governa, domina. Sostituisce in tutte le sue funzioni lo Stato che, pian piano, soprattutto in questi piccoli paesi di provincia, scompare fino a diventare invisibile (e a volte complice). Ieri come oggi.
Ma a Peppino non andava giù questa situazione. E allora cominciò a parlare, a raccontare, a diffondere, a colpire, ad affondare con la semplice arma della verità. E questo gli costò la vita: lo assassinarono in modo atroce, mettendogli nel petto, dopo averlo legato sulle rotaie della ferrovia, una carica di tritolo. L’esplosione fu forte, ma nessuno volle sentire: il 9 maggio 1978 Peppino Impastato saltava per aria nel silenzio omertoso e criminale di tutto un paese. E i giorni dopo, al silenzio drammatico di Cinisi, si aggiunsero accuse di uomini deliranti: molti giornali catalogarono quel delitto di mafia come un “incidente” capitato ad un ”terrorista” che stava per compiere un attentato. E così nessuno se ne occupò più di tanto, anche perché nello stesso giorno venne ritrovato il corpo di Aldo Moro. Peppino, dunque, non era nessuno, era un delinquente, terrorista, comunista. Si sbagliavano: era un uomo (trentenne) morto ammazzato perché aveva parlato per la verità, aveva parlato contro la mafia.
Sono passati trentadue anni da allora e pare che molte cose non siano affatto cambiate. Ieri come oggi è molto scomodo parlare e dar libero spazio alla verità; si cerca, anzi, di proibirlo: come chiamereste coloro che tentano di negare questa fondamentale libertà (quella di espressione e di informazione) se non “mafiosi”? Non sono forse i mafiosi che fanno di tutto per azzittire chi rivela verità scomode? E cosa si sta facendo oggi con le leggi contro le intercettazioni se non esattamente questo? Certo i metodi saranno diversi, qui si parla di metodi “para-isituzionali”, ma la logica, l’ottica è chiaramente la stessa: una logica drammaticamente, perversamente, irrimediabilmente mafiosa.
Le mafie oggi sono cresciute, sono diventate più potenti, in molti casi hanno messo le radici nelle istituzioni. Ma la morte di Peppino non è stata vana. Né la sua, né quella degli altri nove giornalisti uccisi dalle mafie perché voci fuori dal coro omertoso. Nessuno di loro è morto senza lasciarci qualcosa: testimonianza, forza, verità. E anche oggi abbiamo i nostri Impastato, i nostri Peppino che gridano, denunciano, lottano senza alcun timore, senza mai fare un passo indietro perché coscienti e convinti che questa è l’Italia sana, vera, nobile. Questa è l’Italia d’onore! Roberto Saviano, Pino Maniaci, Giulio Cavalli, Emiliano Morrone, Lirio Abbate, Rosaria Capacchione e tutti quanti gli altri che, anche nel silenzio, lottano e combattono.
E’ necessario, allora, che l’Italia ricominci ad avere coscienza delle cose, ricominci a costruire una cultura antimafiosa: non si possono elogiare, applaudire, quasi onorare uomini politici che affermano che “la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta” perchè “le otto serie de “La piovra” […] e tutto il resto, tutta la letteratura, il supporto culturale,Gomorra e tutto il resto” gli fanno pubblicità. Questa è cultura “mafiosa” perchè si delegittima la verità, si delegittima la dignità della lotta al crimine. Dobbiamo ricominciare a riconoscere, a discernere, a chiamare le cose col proprio nome.
E il nome di Peppino Impastato è molto più forte di queste assurde affermazioni. E’ molto più forte di chi delegittima, imbavaglia, zittisce. La voce della verità è molto più forte di qualsiasi organizzazione mafiosa.
Peppino è vivo e lotta in mezzo a noi! Le nostre idee non moriranno mai!!!
Tratto da Lo Specchio