La riunione in questione è stata indetta dal comitato costituitosi in Basilicata in occasione della campagna dell’“acqua bene comune”. In quella circostanza, infatti, il detto comitato decise di costituirsi in maniera permanente a tutela di tutti i beni comuni. Da qui, vale a dire da questo originario nucleo, l’idea di aprirsi ulteriormente alla società civile, ai comitati spontanei, sorti proprio per la questione specifica del petrolio, e ad altre associazioni e movimenti.
La necessità e l’urgenza dell’incontro è stata determinata dal fatto che alcune compagnie petrolifere si sono accinte a richiedere autorizzazioni per prospezioni le quali, aggiungendosi alle richieste precedenti ed a quelle già autorizzate, ci consegnerebbero uno scenario in base al quale oltre il 60% del territorio della Basilicata verrebbe interessato da perforazioni. Dopo oltre due lustri, non si conoscono gli effetti su uomo, flora e fauna, manca un monitoraggio ambientale e uno screening sulla salute delle popolazioni.
L’ipotesi di far divenire la Basilicata un distretto energetico, con tutto ciò che ne consegue in termini di impatto sull’ambiente, è una ipotesi sciagurata e che oltretutto rischia di avvenire all’insaputa dei cittadini o, peggio, sulla loro testa, mutuando esigenze maturate altrove.
Tutto ciò anche a voler prescindere dalla rilevantissima questione relativa alla mancata attuazione degli impegni scaturenti dagli accordi a suo tempo sottoscritti o da quelli successivi (come quello con la TOTAL) i quali ultimi, tra l’altro, anche se migliorativi, sono pur sempre confinati in una logica meramente economicistica, del tutto avulsa dalla impostazione presa in esame dal nascente comitato.
Si è discusso di questo così come della volontà di alcune comunità di opporsi fermamente a nuove perforazioni che interessino i loro territori e più in generale quelli della intera regione. L’intento dei partecipanti è di costituire un movimento NO-OIL aperto alla possibilità di nuove adesioni che cominci, da subito. un percorso fatto di assemblee aperte in tutte le realtà interessate, che possa portare ad una iniziativa di carattere nazionale sulla vicenda petrolio che, è bene ribadirlo, fino ad oggi è servito solo ad inquinare ambiente e democrazia, depauperando la partecipazione e il confronto, beni comuni, questi ultimi, che non possono più essere relegati alla fine delle scelte compiute in maniera irresponsabile da una classe politica dirigente che ha solo sottoscritto le scelte delle multinazionali petrolifere, vere artefici della programmazione dei nostri territori.