altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

martedì, gennaio 17, 2012

Comuni Ricicloni 2011, Atella ferma al 26% di differenziata

Come ogni anno, da 7 anni ormai, Legambiente realizza il dossier Comuni Ricicloni, "la campagna nazionale, iniziata nel 1994, che ha lo scopo di evidenziare i risultati ottenuti tra i comuni nella raccolta differenziata destinata al riciclaggio e nelle attività atte a contenere la produzione dei rifiuti."


Nel dossier 2011 (su elaborazione dati 2010) non è esaltante il dato della Basilicata, con una differenziata complessiva al 16,3%, la Provincia di Potenza attestata al 16,5% e quella di Matera circa al 16%, ben lontani dagli obiettivi di raccolta differenziata fissati dal D.Lgs 152/2006 e dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, che sono:
• almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;
• almeno il 40% entro il 31 dicembre 2007; 
• almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008; 
• almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009; 
• almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011; 
• almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012.

Da notare che la nostra regione è l'unica in Italia a non aver nessun impianto di compostaggio, obbligando pertanto i comuni che hanno deciso di avviare raccolte differenziate spinte a trattare la frazione organica fuori regione.

"Il corredo impiantistico di cui disponiamo è tutto al servizio della gestione del "tal quale": discariche, stazioni di trasferenza, impianti di biostabilizzazione che producono "compost grigio", impianti per la separazione meccanica dell’indifferenziato, inceneritore. I nostri impianti producono materiali secchi da selezione del tal quale che vengono avviati all’incenerimento e frazione organica stabilizzata che finisce in discarica."

Per quanto riguarda i costi della gestione dei rifiuti, il dossier di Legambiente sottolinea come "l’adozione di sistemi più efficienti nella gestione dei rifiuti non rappresenta necessariamente un aumento di costo a carico dei cittadini ma, spesso, sono proprio i sistemi meno efficienti, con basse raccolte differenziate ed un massiccio uso della discarica e dell’incenerimento che hanno alti costi di gestione che si traducono in tasse che gravano su cittadini ed imprese."


Solo due comuni lucani, Montescaglioso e Montalbano Jonico, che, superando il 50% di raccolta differenziata, vengono riconosciuti come Comuni Ricicloni, rispettivamente con il 62,3% e il 61,4% di differenziata. Entrambi i comuni hanno avviato da tempo una raccolta differenziata spinta porta a porta o domiciliare, così come gli altri comuni che ricevono un riconoscimento dalla campagna: nella «top ten», Irsina, 46,70%, Rionero in vulture, 37,18%, Castelgrande, 34,71%, Marsicovetere, 32,93%, Satriano, 32,86%, San Severino Lucano, 32,54%, Marsico Nuovo, 29,60%, Albano di Lucania, 28,97%. Potenza è al 25,37%, Matera al 22,10%.

Menzioni speciali «Start up»: Avigliano, che iniziando il porta a porta nel centro abitato coinvolgendo circa la metà degli abitanti (6.000 su 12.055) e raggiungendo, nei quartieri interessati dal servizio, una percentuale di raccolta differenziata superiore al 60%; Rotondella: ha attivato il sistema del porta a porta nel territorio comunale, ottenendo sin da subito ottimi risultati con percentuali di raccolta differenziata di circa il 63%. Menzione «Emergentidall'Emergenza » a Irsina,che ha avviato il porta a porta sul territorio comunale a partire da marzo 2010, raggiungendo percentuali del 56,04% nel periodo marzo-dicembre. Menzione «Teniamoli d'occhio» a Sasso Castalda, nel corso del 2011 ha raggiunto il 44.88. Menzione Speciale «Modello territoriale» alla Comunità montana Alto Bradano, dove, a partire da ottobre 2011 è stato avviata la raccolta differenziata spinta “porta a porta” in tutti i Comuni della Comunità Montana Alto Bradano. Ad ogni nucleo famigliare sono stati consegnati sacchetti e contenitori per la raccolta di carta, plastica, alluminio, vetro, rifiuti organici e rifiuti non riciclabili. Grazie all’adozione del nuovo servizio, il primo del suo tipo attuato in Basilicata, questi comuni hanno ottenuto, nei tre mesi di avvio, percentuali di raccolta differenziata dell’ordine del 60%.
 

Venendo al comune di Atella, con il 26,29% di differenziata, il nostro comune si piazza all'ottavo posto nella top ten dei comuni sotto i 5.000 abitanti. Mentre la produzione di rifiuti è di 1,24 Kg al giorno per abitante, uno dei dati più alti di tutta la regione!
I risultati del nostro comune mostrano un miglioramento per all'avvio della raccolta multimateriale, ma, come ribadisce il dossier di Legambiente, è il sistema di raccolta spinto porta a porta che riesce ad assicurare risultati virtuosi e rientrare nei limiti di legge. Il sistema domiciliare consente una raccolta anche dell'organico e una progressiva rinuncia allo smaltimento in discarica e all'incenerimento, verso rifiuti zero...

Alessandro Pietropinto

Per il dossier completo clicca qui.

sabato, gennaio 07, 2012

Il sindaco di Atella solleva dubbi sul permesso di ricerca petrolifero "San Fele"

Sindaci dei comuni interessati a confronto sul permesso di ricerca dell'Eni "San Fele". E’ ormai noto a tutti che la Basilicata ospita il più grande giacimento petrolifero in terraferma d’Europa che l’ha costretta a trasformarsi in una vera e propria “terra di conquista” per le compagnia petrolifere.

Attualmente l’attività estrattiva dell’oro nero riguarda prevalentemente la Val D’Agri ma, sempre più frequentemente, vengono pubblicate richieste di autorizzazione per trivellare il nostro sottosuolo. Secondo il Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi, aggiornato al 31 Gennaio 2008, 21 sono le “concessioni di coltivazione accordate nella terraferma” lucana con una estensione pari a 2.120,89 kmq ovvero al 22% della superficie del nostro territorio. Ma dal 2008 ad oggi diverse sono state le istanze presentate per il rilascio del “permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi”:  dal permesso “Frusci”, al permesso “Anzi”, fino ai permessi denominati “Satriano di Lucania”, “San Fele” e per ultimo il permesso “Monte Li Foi”. Quindi non solo Val D’Agri e Valle del Sauro, ma è l’intero territorio della Basilicata ad essere nelle mire delle multinazionali del petrolio.I Comuni esprimano parere negativo al permesso petrolifero ENI “San Fele”. 

A chiederlo è la “Ola” - l’organizzazione lucana ambientalista - che in una nota fa sapere che “nonostante l’evidente fallimento del Memorandum firmato da Vito De Filippo e Guido Viceconte – ma non dai ministri dell’Economia – e la promessa del governatore lucano di non far estrarre un goccio di nuovo petrolio in più senza la firma dell’accordo bipartisan tra Governo, Regione ed Eni". Infatti, la società Eni spa ha richiesto alla Regione Basilicata la Verifica di assoggettabilità a Valutazione d’Impatto Ambientale relativa “al rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato San Fele , ubicato nella Regione Basilicata in provincia di Potenza, nei comuni di Atella, Bella, Filiano, Muro Lucano, Rapone, Ruoti e San Fele. La Ola  chiede ai Comuni interessati di esprimere parere negativo al permesso di ricerca Eni”. 

Cariche esplosive nel sottosuolo. Innanzitutto tocca chiarire un punto: non si parla di estrazioni petrolifere ma indagini preliminari per verificare quello che potrebbe esserci nel sottosuolo dell’area. Queste ricerche prevedono diverse attività sul territorio riassunte in 3 fasi:

1. la prima fase consisterà in studi geologici geologici – geofisici e interpretazioni dei dati sismici esistenti per la ricostruzione strutturale dell’area e per l’individuazione di strutture di interesse minerario nei carbonati mesozoici;

2. la seconda fase consisterà in acquisizione di circa 75 Km di linee sismiche 2D volta alla definizione delle migliori strutture di interesse minerario che saranno individuate nella fase preliminare di studi ovvero verranno utilizzati di “stendimenti” capaci di penetrare nel sottosuolo e raggiungere elevate profondità (circa 20-30 km). Su questi stendimenti sono presenti degli elettrodi che, attraverso l’utilizzo di cariche esplosive come la dinamite, rileveranno la reazione del territorio al “sisma” simulato.

3. sulla base dei risultati dell’interpretazione dei dati geologici e geofisici acquisiti nelle fasi precedenti, la terza fase consisterà nella perforazione di un pozzo esplorativo con lo scopo di esplorare la serie carbonatica mesozoica. 

Attualmente il permesso “San Fele” è fermo alla 2° fase del procedimento amministrativo ovvero valutazione ambientale dalla richiesta di presentazione della VIA all'emanazione del decreto VIA ma prossimo alla Conferenza dei Servizi dove il Ministero dello Sviluppo Economico prenderà una decisione in merito all’istanza. Ma, come richiesto dall’Ola, qual è il parere dei comuni interessati dal permesso “San Fele”? 

Qui Atella Allegato al permesso di ricerca presentato dall’Eni è possibile visionare il territorio interessato dal permesso stesso. Per quanto riguarda il Comune di Atella la zona interessata è la Frazione di Sant’Ilario: “un antico borgo” su cui l’Amministrazione sta scommettendo perché “il territorio ha una certa rilevanza di carattere ambientale”. A chiarirlo è il Sindaco di Atella Roberto Telesca che aggiunge “l’Amministrazione vuol prima capire la situazione a priori e non dare risposte a priori. Preferiremmo preservare questo territorio dalle trivellazioni perché esso presenta delle potenzialità diverse. La crescita può venire da altre risorse come il turismo nei nostri Laghi di Monticchio. Non necessariamente dal petrolio”.

Qui San Fele Il Sindaco Fasanella non usa mezzi termini: “la posizione del Comune di San Fele è ovviamente contraria. Abbiamo già fatto una delibera che va in quella direzione. I territori vanno coinvolti invece sembra che l’Eni stia operando bypassando qualsiasi forma di coinvolgimento e questo non è accettabile. Siamo molto preoccupati ma vigileremo e faremo tutte le azioni necessarie per bloccarla”. 

Qui Bella L’amministrazione comunale bellese ha già dichiarato, con una delibera comunale, la propria contrarietà alla ricerca di idrocarburi e all’apertura di pozzi esplorativi presentata dell’Eni. “Dopo il parere negativo alla richiesta denominata “Frusci” confermiamo il nostro no – chiarisce l’assessore Leone - alla richiesta  “San Fele””

Qui Ruoti Interessante la posizione del paese rappresentata dal Sindaco Salinardi: l’amministrazione comunale ruotese ha già pubblicato una delibera con parere negativo all’istanza presentata dall’Eni. “Negativo per solidarizzare con Bella e gli altri paesi però io personalmente sono favorevole alle estrazioni. Magari ci fosse il petrolio a Ruoti, risolleveremmo le sorti dei nostri paesi”. E chiude con una promessa “io sono favorevole che si faccia e sarei d’accordo a riportarlo in Consiglio prossimamente”. Con i comuni in difficoltà le royalties del petrolio fanno gola.

Qui Rapone Dopo una lunga chiacchierata la dottoressa Lorenzo ha mostrato di avere le idee chiare: “Noi siamo ancora in una fase preliminare di studio. Non abbiamo ancora espresso un parere ma non abbiamo pregiudizi”. Con le giuste rassicurazioni “tramutate in atti” il Sindaco di Rapone non esclude che possa dare parere positivo alla richiesta. “Il petrolio è una risorsa – riferisce il Sindaco - quindi è opportuna che se ne discuta e che le cose vengano fatte bene e nei nostri interessi. Per un ente che annaspa con quei soldi si potrebbero attivare delle politiche incredibili”. 

Qui Filiano “Non abbiamo ancora assunto alcuna decisione. In un incontro con alcuni sindaci e l’Assessore Mancusi, considerando l’esperienza della Val D’Agri, abbiamo chiesto di fare preventivamente un’analisi del territorio, uno screening sulle malattie esistenti e di non farlo a posteriori. Cercheremo soltanto delle garanzie”. Con il nuovo anno Filiano darà il suo parere. Ma il Sindaco Nella ha lasciato intendere che il parere positivo non è escluso. 

Qui Muro Lucano Tra i comuni più informati e disponibili a fornire materiale c’è sicuramente Muro Lucano. Abbiamo raggiunto telefonicamente Francesco De Angelis, un membro dello staff del Sindaco, che ha subito sottolineato un problema: “in merito al permesso eccetto qualche associazione e qualche comune di buona volontà, in massima parte nessuno fa le osservazioni di rito e di legge”. Un po’ di superficialità da parte di chi amministra, quindi. “Il problema è che negli anni non è stata mai fatta una Conferenza di Servizi dove, consultando degli esperti, si sarebbe potuto capire quali rischi si corrono con le estrazioni petrolifere.”In merito alla richiesta San Fele “il comune di Muro Lucano dirà no. Però il Sindaco ha dato una copia del permesso alle associazioni e alle minoranze affinché siano informate della situazione”. 

Evitare una “nuova” Val D’Agri.Parlando con i Sindaci il coro unanime che si è levato è quello di evitare una “nuova” Val D’Agri. Più attenzione al territorio, massima attenzione alla salute dei cittadini, rivalutare l’aspetto economico (royalties) provenienti dalle estrazioni. Richieste condivisibili dato che i giacimenti di petrolio su terraferma possono provocare gravi danni all'ambiente. In questo caso, le fuoriuscite nocive sono dovute, nella maggior parte dei casi, alla cattiva progettazione, gestione e manutenzione degli impianti. Emblematico in tal senso è il caso dell’Ecuador: il grave e diffuso inquinamento del suolo e dei corpi idrici di alcune zone è causato soprattutto da improvvise "eruzioni" di petrolio dai pozzi durante le operazioni di trivellazione, dalla dispersione abusiva del petrolio meno pregiato e dal cattivo funzionamento dei sistemi per la separazione del petrolio dall'acqua.

Tratto da Basilicata24