altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

martedì, dicembre 28, 2010

Atella non fa la differenza

Il nostro comune attraverso una raccolta dei rifiuti non virtuosa continua ad alimentare una logica fondata su incenerimento e discariche.
Discariche che, peraltro, il piano provinciale rifiuti localizza anche nel nostro territorio comunale, in località Cafaro, poco oltre la "Madonna della Laudata".
Nonostante i buoni propositi dell'amministrazione comunale avessero come obiettivo il porta a porta(con partenza sperimentale nel centro storico):

Quindi, un applauso all’Amministrazione di Atella che ha saputo affrontato costruttivamente il problema dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, dando fra l'altro ai cittadini l'opportunità di conferire i rifiuti con il sistema della raccolta a domicilio (solo per il centro storico in fase iniziale e da estendere successivamente a tutto il paese).
Citazione da un nota informativa diffusa dall'amministrazione comunale

...sembra che oggi si siano ravveduti e abbiano deciso di attivare una semplice raccolta multimateriale sull'intero territorio comunale.

martedì, dicembre 21, 2010

Melfi tra i veleni Fiat e l'inceneritore Fenice

Il mio ultimo viaggio nella “rifiuti connection” lucana, dalle industrie chimiche abbandonate della malata Valle del Basento ai fosfogessi interrati di Tito scalo, si è fermato alle porte del Vulture. È qui che sorge – nella piana industriale di San Nicola di Melfi – l’inceneritore Fenice spa (con sede legale in Cascine Vica Rivoli, in provincia di Torino), controllato dall’Electricité de France (EDF). Un impianto che da oltre due anni continua ad inquinare la falda acquifera del fiume Ofanto e l’area occupata.

mercoledì, dicembre 15, 2010

Nella Valle di Vitalba, dove i rifiuti diventano ricchezza

Pubblichiamo di seguito l’intervento del direttore del Quotidiano della Basilicata, Paride Leporace. Egli descrive l’attività svolta dal gruppo Seari nell’area nord della Basilicata, dove opera anche il gruppo EDF Fenice, di cui il Consorzio Seari può essere considerato un indotto . ”Un’attività – scrive Leporace – che dimostra come si possa fare business dalla monnezza”. Peccato che non si sia scavato a fondo in quella monnezza dalla quale c’è chi ricava business.

martedì, novembre 16, 2010

Dalla raccolta “multimateriale” alla raccolta differenziata porta a porta

In questi giorni continua a predominare in Basilicata lo stato di emergenza rifiuti, anche se gli amministratori regionali e provinciali non vogliono definirlo tale. Si riparla di compostaggio e raccolta differenziata. Per fronteggiare questo stato di emergenza viene ipotizzato di realoizzare a Tito Scalo un impianto per la fabbricazione del “compost grigio”, dopo aver per il momento accantonato il progetto di realizzare un inceneritore sull’area dell’ex Daramic che è in attesa di caratterizzazione e bonifica per l’inquinamento delle falde.

sabato, novembre 13, 2010

E la raccolta differenziata nei comuni del Vulture?E il centro di compostaggio?...

Nuova “querelle” in tema di rifiuti e mancata gestione della raccolta differenziata nel Vulture Alto Bradano. Interviene il sindaco di Venosa Tamburriello che sollecita alla Regione la raccolta differenziata per evitare l’emergenza che in queste settimane interessa i comuni del Potentino e la città capoluogo. Lo fa dalle pagine dei quotidiani locali chiedendo che fine abbia fatto l’impianto di compostaggio promesso a Venosa dall’Assessore regionale all’Ambiente Agatino Mancusi. Attualmente il sistema dei rifiuti – ribadisce Tamburriello – prevede l’invio dei rifiuti dopo il trattamento all’inceneritore Fenice.

mercoledì, novembre 10, 2010

Ex Mister Day: positiva la candidatura della Eco Sun Power

"La notizia della candidatura presentata dalla società Eco Sun Power di Tito a rilevare lo stabilimento ex Vicenzi di Atella rappresenta un significativo segnale di novità per il futuro dei circa 130 lavoratori, tutt'ora in cassa integrazione straordinaria, che hanno sperimentato sulla propria pelle il fallimento della Parmalat prima e della Vicenzi dopo".È quanto sostiene il segretario della Fai Cisl Basilicata, Antonio Lapadula.

sabato, novembre 06, 2010

Efficienza energetica: firma per mantenere le detrazioni

Il prossimo 31 dicembre scadrà la possibilità di detrarre dalle tasse il 55% delle spese sostenute per gli interventi edilizi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici (coibentazione, sostituzione degli infissi e simili).
Questo tipo di interventi, oltre a creare occupazione sia in edilizia che nelle fabbriche dove si producono i materiali, servono a diminuire la produzione di CO2 e contemporaneamente a far risparmiare i cittadini sulla bolletta energetica.

martedì, ottobre 26, 2010

Nichi e gli altri

di Luca Telese

Nichi e gli altri. Ora che Sinistra e libertà “Va un po’ di moda” (ipse dixit) molti si chiedono: chi c’è al fianco di Vendola? Per rispondere a questa domanda bisogna iniziare con un paradosso ricordando alcune storie recentissime (ma dimenticate). La fortuna del leader di Sinistra e libertà – infatti – ha voluto che fossero le sue sconfitte di ieri, a selezionare la classe dirigente del suo partito, e le vittorie di oggi a restituirgli credibilità. Ovvero: visto che fino alle ultime regionali Sel non poteva garantire carriere ed elezioni certe, è rimasto intorno al governatore solo chi credeva davvero al suo progetto. Di più: tre diverse scissioni dei movimenti che hanno dato vita al partito di Vendola hanno drenato altrove ogni residuo di apparato e personale politico.

lunedì, ottobre 25, 2010

«Nemmeno i marines scalfiranno la resistenza civile di Terzigno»

di ERRI DE LUCA
Si ordina l' apertura della più grande discarica di rifiuti in Europa nel parco Vesuviano, in zona già gravata da uguale servitù. L'atto non è firmato dal comando di piazza di una truppa di occupazione straniera, ma dalla più screditata autorità pubblica di uno stato di diritto. Fraintesa la nozione di stato sovrano, ritiene di poter ridurre dei cittadini a sudditi di un impero d'oltremare. Dopo promesse affidate alla durata delle cronache del giorno dopo, e alla misericordia del vento, l'autorità si ripresenta su piazza affidando al suo luogotenente il pacchettino di soluzioni da quattro e quattr'otto.

venerdì, ottobre 15, 2010

Domani in piazza l'Italia civile

Il segretario generale della Fiom, Landini, e i principali dirigenti regionali, hanno aderito all’appello con il quale invitavamo la società civile a scendere al più presto in piazza con queste “parole d’ordine”:

FUORI BERLUSCONI
REALIZZIAMO LA COSTITUZIONE
VIA I CRIMINALI DAL POTERE
RESTITUIRE LE TELEVISIONI AL PLURALISMO
ELEZIONI DEMOCRATICHE

L’adesione dei dirigenti Fiom ci sembra di straordinaria importanza. Anche perché nel tempo trascorso dal nostro appello la situazione in Italia si è modificata e aggravata: il regime Berlusconi è diventato il regime Berlusconi-Marchionne. La pretesa di calpestare i diritti costituzionali nello stabilimento Fiat di Pomigliano è diventata la linea dell’intera Federmeccanica, con l’avvallo infine dell’intera Confindustria spalleggiata dal sostegno del governo. La volontà di assassinare la Costituzione, di cui parlavamo nel nostro appello, tracima oltre il berlusconismo tradizionale, appartiene ormai al regime Berlusconi-Marchionne.

Ecco perché sentiamo il dovere di rilanciare con convinzione ancora più forte il nostro appello, precisando però la data dell’appuntamento e – da un generico “al più presto” – facendola coincidere con la giornata di lotta già indetta dai metalmeccanici Fiom per il 16 ottobre.

Quella del 16 ottobre, indetta dalla Fiom, è ovviamente una manifestazione sindacale. Che però esplicitamente fa riferimento ai diritti generali e costituzionali oggi messi a repentaglio. Non sarebbe la prima volta che ad una manifestazione sindacale si affianca in sinergia una autonoma e bene accolta presenza politica: il 1 maggio del 1968 un grande corteo del movimento studentesco partì dalla “Sapienza” per confluire a san Giovanni, e un rappresentante di quelle lotte fu invitato dalla Cgil a parlare dal palco. Nel 2002 movimenti civili e no-global parteciparono con appuntamenti autonomi alla giornata di lotta sindacale conclusasi al circo Massimo, e in tutti gli scorsi decenni analoghe virtuose “ibridazioni” furono realizzate più volte.

Rinnoviamo perciò il nostro appello alla società civile, associazioni, club, volontariato, gruppi viola, e a tutte le personalità che hanno il privilegio e la responsabilità della visibilità pubblica, perché si impegnino tutti, individualmente e direttamente, a fare del 16 ottobre una indimenticabile giornata di passione civile.

Andrea Camilleri
Paolo Flores d’Arcais
Don Andrea Gallo
Margherita Hack

giovedì, settembre 30, 2010

Il piano industriale di Marchionne. Convegno a Rionero il 2 ottobre

L’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, insieme a Decanter, la rivista della sinistra lucana, e alla Rete a Sinistra, ha organizzato per il 2 ottobre, dalle 16.00 alle 20.00, a Rionero in Vulture (Potenza) presso il Centro sociale, un convegno sul Piano industriale di Marchionne visto dalla Fiat di Melfi.

Dopo i saluti di Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata, e Piero Lacorazza presidente della Provincia di Potenza, introdurranno i lavori Antonio Placido, Francesco Garibaldo e Guido Viale.

Interverranno tra gli altri: Giovanni Barozzino, Davide Bubbico, Antonio Califano, Giuseppe Cillis, Nino D’Agostino, Emanuele De Nicola, Piero Di Siena, Angela Lombardi, Enrico Mazzeo Cicchetti , Antonio Pepe, Paolo Pesacane, Francesco Pirone, Erminio Restaino Anna Maria Riviello, Giannino Romaniello, Laura Serra, Luigi Scaglione, Giacomo Schettini, Pietro Simonetti, Rocco Vita, Vincenzo Viti.
Il convegno sarà concluso da Gianni Rinaldini.

domenica, settembre 26, 2010

Mancusi: saranno realizzate le discariche di Atella e Genzano

L’assessore al dipartimento Ambiente e territorio, Agatino Mancusi, ascoltato sullo stato di attuazione delle politiche regionali per lo smaltimento dei rifiuti. Questa mattina, presso la sala del Parlamentino del Consiglio regionale, si è riunita la Quinta Commissione consiliare permanente “Controllo – Verifica – Monitoraggio” presieduta dal consigliere Michele Napoli (Pdl) alla presenza dei consiglieri Dalessandro (Pd), Singetta (Api), Romaniello (Sel), Navazio (Ial), Mollica (Mpa) e Falotico (Plb). La prima parte dei lavori è stata dedicata all’audizione dell’assessore al dipartimento Ambiente e Territorio, Agatino Mancusi, sullo stato di attuazione delle politiche regionali per lo smaltimento dei rifiuti. Presenti anche il dirigente generale, Donato Viggiano, e il responsabile dell’ufficio Prevenzione e controllo ambientale, Francesco Ricciardi. “In questi ultimi mesi il lavoro svolto è stato meticoloso e attento e la questione rifiuti è stata affrontata in maniera seria e radicale. Iniziamo un nuovo percorso per il quale c’è bisogno del contributo di tutte le parti politiche per raggiungere un risultato positivo per la Basilicata”. E’ quanto ha dichiarato l’assessore al ramo, Agatino Mancusi, il quale nel sottolineare che “si vuole affrontare seriamente il problema incanalandolo nella giusta direzione” ha comunicato una serie di azioni messe in campo dal Dipartimento per far fronte ai problemi che si sono presentati negli ultimi mesi sul territorio regionale. Prime fra tutte le due ordinanze del Presidente della Giunta regionale, del 28 maggio 2010, inerenti l’allineamento della vigente programmazione ai contenuti dell’intesa istituzionale tra Regione Basilicata e Province di Potenza e di Matera e le disposizioni urgenti per fronteggiare le carenze impiantistiche per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella provincia di Potenza (la discarica potentina di Pallareta e quelle da realizzare di Atella e Genzano di Lucania). “Forte attenzione – ha continuato Mancusi – è stata riservata all’Osservatorio regionale dei rifiuti della Basilicata (Orr) che, oltre ad essere un organo indispensabile nella gestione dei rifiuti sul territorio lucano, è uno strumento di supporto tecnico-amministrativo per la Giunta regionale e per gli Enti locali”.
“Grazie all’Osservatorio – precisa l’assessore – abbiamo contezza dello stato di salute o di malattia del territorio regionale”. “Alla luce delle problematiche emerse – ha aggiunto Mancusi – è stato affidato uno studio all’Università degli studi della Basilicata al fine di evidenziare tutte le criticità a breve termine e di analizzare la base impiantistica esistente e la sua adeguatezza rispetto agli obiettivi di efficienza e di copertura del fabbisogno in funzione degli scenari evolutivi”. L’Assessore ha poi ricordato che “il 3 settembre è stata sottoscritta un’intesa con la Provincia, il Comune di Matera e l’Ato per la gestione dei rifiuti nella provincia materana e per il recupero volumetrico dell’impianto di località La Martella e che sono stati avviati anche i tavoli tecnici per il superamento delle problematiche legate alla realizzazione degli impianti nei comuni di Atella e Genzano”. “Altra azione strategica che il Dipartimento ha avviato – ha concluso Mancusi – riguarda l’implementazione di azioni di raccolta differenziata che si attueranno con il contributo del Consorzio nazionale imballaggi (Conai) e indirizzata al recupero degli imballaggi domestici e industriali”.
Sull’argomento sono intervenuti i consiglieri Falotico (Plb) e Romaniello (Sel). Per Falotico “la Basilicata ‘verde’ potrebbe esserlo sempre di più se si lavora con puntualità e serietà per evitare i qualunquismi della politica. La Regione – continua Falotico – deve darsi dei paletti validi per tutti”. Romaniello ha poi sottolineato la necessità di capire “cosa è avvenuto da quando è stata prodotta la legge ad oggi, sia dal punto di vista legislativo che dei trasferimenti delle competenze. Tanti gli interessi presenti in questo settore – afferma Romaniello – per cui è necessaria una corretta programmazione della Regione”. La Commissione, acquisita la relazione dell’Assessore al dipartimento Ambiente e territorio ha, quindi, deciso di aggiornare i lavori per meglio approfondire la tematica.
Di seguito un video che rappresenta bene la situazione della discarica di Atella e le sue conseguenze:

Tour della monnezza 2 from olachannel on Vimeo.

sabato, settembre 25, 2010

Caro Nord...

Un piccolo contributo per meglio comprendere la nostra terra, la storia di un sud pre-unitario prosperoso e civilmente avanzato, che dopo il 1861 viene oppresso da un nord affaristico e prepotente.

Buona visione.

lunedì, settembre 13, 2010

Lettera a Nichi Vendola da Pescara


Quale politico, prima di mercoledi scorso, era venuto in Abruzzo smuovendo una folla così? Nessuno.

Lui invece ci è riuscito, e la folla non solo constava di migliaia di persone che per Villa Sabucchi si sono rivelate addirittura troppe… ma era soprattutto una folla variopinta: dal ragazzino imberbe alla vecchietta che -accompagnata dalla nipote- era lì a sentirlo parlare nonostante i suoi problemi di deambulazione… Dall’uomo distinto in giacca&cravatta ai giovani rasta. E’ stata una festa. Un tripudio. Nichi Vendola piace e piace alla grande. Convince, e convince col sentimento.
Le doti oratorie del governatore della Regione Puglia sono entrate nelle nostre case come quelle di Berlusconi, è vero, solo che Nichi ha impiegato pochissimi mesi… e non anni; solo che Nichi lo ha fatto dalle piazze, e non dalle televisioni, raccontando il Paese in cui viviamo, e non le favole per ubriaconi da bar di cui il nostro attuale Presidente del Consiglio; e viene applaudito dalle folle che si riuniscono spontanee, e non da stranieri e disoccupati per 100 euro; le folle, poi, non sono protette da polizia in assetto antisommossa, e le videocamere possono entrare… Dove va Nichi c’è il problema di sufficienza di spazio e di monitorare il traffico nei dintorni… e non quello di pagare progettisti e caddisti per far sì che la Piazza sembri piena agli occhi delle telecamere “addestrate”.

Neanch’io volevo crederci, io che posso dire con orgoglio di aver militato dentro Rifondazione Comunista e che mai e poi mai avrei votato per un simbolo senza Falce&Martello. Io che so delle “5 mozioni” e che per tanto non considero un “compagno” l’in-fausto Bertinotti e tanto meno Vendola. E soprattutto io che vedo nel Movimento5Stelle un grande movimento popolare che non si limita a cortei colorati ma che arrivando nei Consigli e eliminando in primis i privilegi della Giunta ede l Consiglio stesso ha dimostrato agli italiani di fare sul serio, di fare i fatti concreti. No, non lo avrei mai detto.

Lo hanno definito un affabulatore, un incantatore senza un serio programma… lui stesso si definisce, romanticamente, un “cantastorie”. Eggià… per capire Vendola, per “sentire” Vendola, occorre anche una buona preparazione alle spalle; quella cultura che partendo da Socrate e attraversando la mitologia greca arriva fino al ‘900… fino a donarti la passione più amara che ci sia: la politica. Ma “anche per chi non legge Freud” Nichi sembra essere finalmente la svolta.
Nichi Vendola è così, “outsider” nel triste e monotono panorama della politica italiana; definito “trasgressivo” solo perché in Italia abbiamo -purtroppo- il Vaticano… un Vaticano che sinceramente stento a immaginarmelo a fare affari con lui…

Nichi Vendola è sincero, si accalda, suda e si asciuga il sudore dalla fronte mentre parla; si scalda, per un attimo si sbraccia ma se lo fa è perché sta entrando nel nocciolo di una questione ancor più calda… questioni di cui più nessuno parla, e la gente la vedi che lo ascolta intenta e lo ammira, fa sì con la testa, e poi applaude entusiasta. Prima di lui le campagne elettorali erano incentrate su l’Alitalia (come fosse il problema degli italiani… e quando anche Tirrenia “affonda”, allora è colpa dell’UE… poveri noi elettori… sempre così distratti!).

Vendola non ti fa innamorare di sé con un “programmone” da campagna elettorale, no; Vendola -capisco che per i “pragmatici” è difficile da capire-, ti fa innamorare di sé perché ha capito ciò che troppi elettori sanno ormai da tempo, pochissimi politici hanno avuto il coraggio di dire, e troppa gente in questo Paese ha l’interesse di tenere nascosto!: quella che abbiamo dall’11 giugno 1984 non è più Sinistra, quella cara vecchia Sinistra che il “dolce Enrico” ha instillato nei cuori degli italiani onesti, negli italiani che amavano la Fiat non tanto perché ci lavoravano loro, ma perché la Fiat era l’Italia. Quei padri e quelle madri di famiglia che dopo un’infanzia da romanzo storico, fatta di sacrifici, di rinunce, di orgoglio e di sacrifici, hanno vissuto il Grande Sogno. Hanno creato la loro Famiglia… la nostra Patria! Quell’Italia che ha portato nel mondo le bellezze che Dio ha creato, e che ha saputo risollevarsi dalle putride e vergognose macerie del nazifascismo con Orgoglio e con Dignità! Quando i “figli di Leonardo” erano degni di essere i suoi figli, quando l’Europa ci ammirava perché sfornavamo talenti e Opere d’Arte e varcavamo i cancelli delle fabbriche col sorriso in faccia. Perché il lavoro lo abbiamo messo al primo posto della Costituzione più bella del mondo, perché quelli che oggi la televisione nomina cercando di attribuire un nonsocchè di dispregiativo, “i comunisti”, capirono prima di tutti che il lavoro è il perno cardine di una civiltà, di una società che si possa chiamare tale! Senza un posto di lavoro un uomo è difficile che si senta tale!, a patto che non lavori per la mafia -imperdonabilmente paradossale che oggi proprio noi riconosciamo a Berlusconi il “merito” di essere stato il primo a capire l’enorme potenziale che avrebbe potuto celarsi dietro in televisione becera, squallida e per decerebrati mentali!- E invece dopo l’Enrico personaggi come D’Alema e Veltroni hanno rigurgitato addosso ai nostri Valori un’altra sinistra, perpetrando un alto tradimento e cavalcando l’onda “VATICAN-USA”, calpestando la nostra cara vecchia Sinistra fino a relegarla a improbabili individui “in odore con Mastella”! No. Questo ha capito Nichi Vendola! Per un italiano che ormai ha capito chi c’è dietro le stragi di Falcone e Borsellino, per un italiano che quando comincia X-Factor lancerebbe il televisore giù per le scale, per un pensionato al quale Grande Fratello ha smesso di “essere utile” già alla seconda edizione, per un’italiana che se fa un figlio perde il posto, per un ragazzo che se studia non lavora e se lavora non studia, per una donna che sente le lancette del proprio orobilogio eppure la voglia e il bisogno di un bimbo sono ancora il motore della sua vita, per un malato che non ce la fa più di soffrire e per la madre che deve riconsegnare la sua tessera elettorale perché la polizia ha ammazzato suo figlio di botte e nessuno fa niente! No, per un italiano così non c’è più programma elettorale che possa bastare! Siamo una platea che s’è alzata in piedi e la favola non se la mangia più! Ma la afferra e la vuole rompere in testa a chi quella favola la vuole ancora cantare! Siamo un branco di bestie divise e che sputa addosso al tricolore, da una parte, vanno a Predappio dall’altra! Siamo divisi su tutto perché non esiste trasmissione televisiva che non sia impacchettata per farci odiare e ammazzare dagli altri e da noi stessi!

Siamo brutti. Siamo schifosi. Siamo il popolo che applaude Dell’Utri e Schifani e dà dello “squadrista” a chi invece ha ancora il coraggio di indignarsi! Di alzarsi in piedi e di gridare! A “W Giancarlo Caselli, W il pool antimafia!” lo hanno ammazzato, e chi di noi lo sa! Una scossa elettrica come un proiettile deviato da un calcinaccio in una piazza che per te si chiama Alimondi, per me si chiama Giuliani!

4 orizzontale: il popolo italiano li ignora da vivi e li adora da morti: EROI! L’ultimo ha il nome di un Angelo… e non saranno mai quelli della tv! Gli eroi sono quelli che si ammazzano su una catena di montaggio per sfamare i propri figli senza scendere a compromessi. Che rinunciano alle cure e ai medicinali perché il loro sogno è un figlio che si laurea. Che si laurea per poi andare a fare il precario o il cameriere o il call center che ci rompe l’anima a tutte le ore! Perché la mafia è facile, ma se sai che se sei lì 8 ore al giorno è perché te lo impone Lei, Cosa Nostra, quella montagna di merda capitanata da un buffone pagliaccio ipocrita e volgare, che quando compare in quella maledetta scatola prendi tuo figlio e gli giri la testa per non fargli vedere lo schifo di cui siamo capaci!

Questo ha capito Nichi Vendola! 4 giornalisti mandati dal Sistema con l’intento di metterlo in difficoltà e che invece si sono rivelati 4 fornitori di assist stupendi per mandare Nichi Vendola in gol, ancora e ancora una volta! Sembrava di sentir l’”OOOOOOOOOOHHHH” da stadio quando Totti sta calciare il rigore ad ogni risposta che stava per dare… ad ogni sua presa di respiro con la quale avrebbe accesso la folla incendiandola di orgoglio, ad ogni risposta, dopo ogni domanda. E la cosa più bella era vedere come Nichi ascoltava con sentito rispetto anche il giornalista più palesemente di destra!

Un Uomo. Un signore!

No, non mi meraviglio che oggi Vendola piaccia nella stessa misura a una giovane insegnante come a un ricco imprenditore. Perché Nichi ha quel Pathos che ti fa capire che gli imprenditori non sono tutti uguali, e lo fa capire anche ha un ottuso “comunista” come me! Che non sono tutti come quell’individuo che risponde al nome di Marchionne, osannato da Raiset ai tempi della fusione solo perché era in cantiere l’idea piduista di cancellare il Contratto Nazionale sputando in faccia alla nostra bandiera che neanche più il suo supremo rappresentante vuole tutelare! Una fusione non viene mai perché le cose vanno bene, sia per le banche e sia per le auto! Una fusone imprenditoriale viene sempre perché le cose non funzionano più, e da soli non si resta in piedi!

Ma Raiset si preoccupò di creargli un’aureola, l’aureola del capace, del “vissuto”… un’aureola simile noi la conosciamo bene… se la mise in testa Berlusconi quando si presentò agli italiani!
Ecco perché contro Vendola non basta agitare lo spettro del “Romantico e bravo ma solo a parole”! E’ da qualunquisti fare così! E’ proprio grazie alla vertiginosa caduta libera del nostro Paese che ci siamo accorti di lui. Il nostro Paese traghettato dall’assurdo all’ormai accettato disgustoso malcostume spacciato in tv e fecondato nel grembo di un 12enne che odia un pakistano solo perché pakistano! Questo treno nero e a chiazze verdi guidato da Bossi-Tremonti-Riina e Provenzano con il tacito assenso di Bersani e il Vaticano!

Bè, per quest’Italia sembra proprio non esserci più spazio quando senti parlare Nichi Vendola! Lo consigli ai bambini, agli ammalati, alle persone tristi, agli sfruttati e agli emarginati, Nichi vendola è una nuova pagina di un romanzo che si può ancora salvare… che iniziò bene per poi schifare… ma siamo pur sempre il popolo Italiano, e Nichi ci sta facendo tornare a riempire i polmoni di orgoglio quando lo pronunciamo! “Io sto con Nichi e con chi a quest’Italia vuole ancora bene!” Erano anni che non succedeva! E che piaccia o no, ma a Nichi basta ascoltarlo parlare per tornare a crederci! Per innamorarsi di lui! Per dire “per fortuna che lui è gay!”, così se vince perderanno terreno anche molti stupidi luoghi comuni che infangano l’onore dell’Italia attraverso sconvolgenti pagine ci cronaca che fanno il giro del mondo deridendo il tricolore! Se vince Nichi Vendola vincono tutti gli omosessuali, anche chi come Amaro&Gabbano non lo meriterebbe! Vinceranno tutti coloro che odiano lo Stato italiano perché debole con i forti e pugno di ferro con i deboli! Non c’è bisogno che torni baffone! Basta che a Internet non mettano il bavaglio e che Raiset non continui a raccontar di ciotole per cani quando l’Italia trema, frana e Vendola riempie piazze e cuori della gente! Nichi Vendola è una dono del Cielo, di un Dio che ci guarda e pensa che finalmente sia terminata per noi anche la stramaledetta quarta settimana! Forse perché per molti il 2012 è in arrivo, forse perché il capitalismo è alla frutta e ha incastrate sotto le unghia le croste del fondo del barile! Perché anche Obama ha deluso e Rattzingher sembra davvero l’ultimo Papa come disse Nostradamus!

Quando sei lì ad ascoltare Nichi, credimi, tu di un programma elettorale non ne vuoi sentir parlare! Ma vorresti salire sul palco ed abbracciarlo di baci! Perché sorridi sereno quando noti che anche la borghese lo sta applaudendo, e non per “fare” la borghese, ma perché anche quell’agente in blue jeans ha una moglie e un figlio da sfamare! Nichi Vendola accorcia le distanze! È il nemico numero 1 della televisione italiana! È il Gino Strada che raccoglie i bambini feriti sotto i colpi delle “missioni di pace” e non ha tempo per spiegare a chi spara, ma ha fretta di curare chi muore!

Lasciatemelo dire, Nichi Vendola è la cosa più bella che ci potesse capitare, e anche se non dovesse “bastare” a invertire la pietosa rotta che gentaglia affiliata al Sistema dei berluscones ha inflitto all’Italia, comunque resterà alla Storia! Chiunque lo ha ascoltato dal vivo sa le mie parole.
In un’epoca in cui il Presidente della Repubblica destituisce dal suo mandato un sindaco eletto dal Popolo perché fa la raccolta differenziata meglio di tutti, e invece firma leggi vergogna come lo scudo fiscale e non alza un dito contro chi col tricolore ci si pulisce davvero il deretano, signori, non esistono tragedie greche capaci di narrare. Quando una classe politica ormai consapevole di essere allo sbando più totale, al governo dal 2008 col consenso di 2 italiani su 10, che sta infangando irrimediabilmente l’Onore della nostra Divisa e la reputazione dell’Arma sequestrando carriole e picchiando vecchietti terremotati…; ora la tv non riesce più a imbambolare le masse dicendo loro che no-global vuol dire delinquente! No, quando ascolti Nichi Vendola no-global vuol dire NO ALLA GLOBALIZZAZIONE! No al fatto che puoi chiudere in Italia e aprire in Romania e spacciarti per “imprenditore”… No, la verità è che Nichi Vendola fa paura! Fa paura innanzitutto alla mafia, e con lei a tutti i poteri forti racchiusi nel 10% degli italiani strasazi del 90% delle ricchezze dell’Italia! Nichi Vendola non lo vuole il Papa, ma non perché è frocio!, ma perchè arriva al cuore della gente come lui non ha mai saputo fare dalle inedite “tre fumate nere” della Storia!

Il mondo è alla frutta e Nichi Vendola non è il Messia, ma in quest’era fatta di disgrazie e di tragedie, di padri che uccidono i figli e di figli che massacrano le madri, bè, Nichi Vendola è l’unica buona notizia che si sente nell’aria!

Crescere con dei valori che poi da adulto scopri essere soltanto carta straccia buona a farti stare male e a complicarti la vita perché tu la schiena non la piegherai, non ha prezzo, per la Repubblica delle banane!; fatta di veline prostitute e ministre, di Ministri avanzi di galera che sputano in faccia al popolo dopo che sono riusciti a saldargli fette crudo attorno agli occhi! Di gentaglia che l’ergastolo equivarrebbe all’indulto e che invece è lì seduta in Parlamento e può decidere per me! La terza media di Bossi e il dottorato del pizzaiolo sotto casa erano solo l’anticamera dell’inferno targato Raiset! Targato PD/L! Perché l’Italia che amavo è morta il 20 luglio del 2001 a Genova, quando un uomo che oggi scala consensi anche a sinistra era il ministero dell’Interno e oggi la sinistra senza palle vorrebbe con sé!

Bè, che bell’effetto fa ascoltare Nichi Vendola… non me l’aspettavo così questo articolo…
Per dovere di cronaca e di onestà intellettuale, caro Nichi, io non ti voterò! No. Sono convinto che a breve sarai il degno Presidente del Consiglio della Repubblica italiana, grazie a Dio. Ma non ti voterò, caro Nichi, perché io infervorato dalla Sinistra e i suoi Valori di Giustizia, Lavoro ed Uguaglianza, grazie a Dio ce li ho nel DNA grazie a Salvatore Tedeschi, Partigiano della Brigata Maiella, vissuto nella mia famiglia in quanto mio nonno putativo! E grazie a mia madre e a mio padre, che mi hanno fatto studiare, a mia sorella che anziché rivelarmi che fossi di sinistra sin da bambino, mi ha messo in mano i libri e la Storia!, cosicché io oggi possa avere gli strumenti per interpretare la realtà che mi circonda, e non tentennare mai! E grazie anche alla mia maestra, una Donna che oggi sarebbe fiera ed orgogliosa di prendere a schiaffi la Gelmini e tutti quegli ingordi porci che sniffano cocaina sulle nostre auto blu e depenalizzano la pedofilia “lieve”! Forse perché lieve è la loro capacità di guardare in faccia i loro figli, e i loro ex-elettori il giorno che saranno dentro 4 metri quadri puzzolenti di piscio! Quando vorranno anche loro impiccarsi con il filo di seta meritando invece un grande fratello spietato, 24 ore su 24, e se la cella sarà illuminata lo sarà solo perché molti italiani meriterebbero il gusto di guardarli marcire dietro le sbarre anche nel buio della notte!

No Nichi, come vedi io appartengo agli esasperati! E quando Grillo parla di chiudere le banche domani mattina e lavorare 30 ore settimanali, uno come me gode molto di più, Nichi! Perché l’amore delle parole e l’amore del vero erano sentimenti in voga che ci hanno fatto belli e grandi, sì, ma oggi siamo alla frutta, e quindi al sodo, a riforme che interpreterebbero la Costituzione alla lettera per mandare in galera tutta la classe politica ma prima deve svuotare le tasche! Perché quelli come me non vogliono Berlusconi in galera, no, vogliono Berlusconi in galera e tutti i suoi beni mobili e immobili sequestrati e a beneficio delle classi più povere! Lui e tutti gli altri! Voglio una piazza in ogni città intitolata al generale Dalla Chiesa, a Pippo Fava, a Falcone e a Borsellino, e voglio un riconoscimento che incoroni Roberto Saviano a patrimonio dell’Umanità adesso ch’è vivo! E mi piacerebbe avere l’elenco di tutti i carabinieri e i poliziotti che a Genova quel giorno picchiarono come i peggiori delinquenti non hanno mai fatto, con quella rabbia e quella cattiveria spietata figlia soltanto di un odio fascista che nulla dovrebbe avere a che fare con la nostra Divisa della Polizia di Stato! Io sono e resto fino alla morte un antifascista puro sangue e un comunista fino all’osso, grazie a Dio!

E non ti voto, Nichi, perché sono convinto che cadrai sotto i colpi dei dirigenti del PD! Gli infiltrati! Coloro che sono lì a farci credere che a Moro lo hanno ucciso le Brigate Rosse! No Nichi, le tue parole sono immense, e il tuo impegno è sincero come il sorriso di una madre, ma quello che dici lo realizzi se guardi a Marco Ferrando e prendi le dovute distanze da gente come Rutelli, la Bindi e Bersani!

Tutto ciò che dici è bello, ma non lo può essere con chi in Italia a distrutto la Sinistra, la Sinistra che sento che tu ami.

Pescara, 8 settembre 2010
Mirko Leandri

venerdì, settembre 10, 2010

No alle scorie industriali bruciate nei cementifici e nelle centrali a biomassa

La rifiuti connection lucana si “arricchisce” di un nuovo capitolo. La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – che più di una volta ha ricevuto accuse di allarmismo – reputa oltremodo grave la recente scoperta di Italia Terra Nostra, giornale online diretto dal giornalista Gianni Lannes, circa le 1.187 tonnellate di scorie industriali stipate in 16 convogli ferroviari giunti dalla stazione di Palermo Brancaccio, intercettati nello scalo di San Nicola di Melfi e che sarebbero destinate alla cementeria Costantinopoli s.r.l. – del gruppo Sacci – di Barile.

La nostra Organizzazione ha più volte espresso, a mezzo stampa, i propri dubbi sulle numerose richieste di utilizzo come combustibile del CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) ed altre scorie industriali nei cementifici, inceneritori ed impianti a biomassa ubicati in Basilicata, paventando il rischio che presso questi impianti si potessero smaltire in realtà rifiuti speciali pericolosi, tossici e nocivi in assenza di azioni puntuali di monitoraggio delle sostanze inquinanti bruciate ed immesse nell’ambiente. Nello specifico, la OLA contestava, con proprie osservazioni, l’autorizzazione regionale e chiedeva agli Uffici Regionali – già nel 2009 – di rigettare il procedimento VIA, nonchè il progetto presentato dalla società Costantinopoli s.r.l. che prevedeva “la modifica sostanziale dell’impianto per la produzione di cemento e clinker con il conseguente aumento dei quantitativi di stoccaggio anche delle ceneri leggere prodotte e l’utilizzo del CDR”. Le nostre osservazioni evidenziavano come l’aumento considerevole delle emissioni inquinanti sia direttamente correlato all’aumento della produzione di cemento e clinker presso lo stabilimento, aggravato dall’uso del CDR. La cementeria di Barile è situata proprio a ridosso del centro abitato e sino al 2007 produceva 1.800 tonnellate/medie al giorno di clinker, utilizzando i materiali prelevati da una cava ubicata nel territorio comunale. Sempre nel 2007 il cementificio ha richiesto ed ottenuto dalla Regione Basilicata l’Autorizzazione Integrata Ambientale con un aumento della capacità produttiva da 335.000 t/anno a 850.000 t/anno t/anno di cemento (quantità queste oggi quasi triplicate). Un’attività certamente incompatibile con la tutela del territorio e la salute dei residenti, considerando che il cementificio di Barile utilizza già nel proprio ciclo produttivo, oltre ad olio combustibile e gas, il Pet Coke (rifiuto industriale derivante dalla raffinazione del petrolio). Il fabbisogno energetico complessivo dell’impianto di Barile è infatti considerevole (ben 72.000 m3 annui di Pet Coke, 360.000 Kg di olio combustibile, oltre 750.000 m3 di gas) per oltre 14.000 ore di funzionamento annuo i cui costi si è inteso “ammortizzare” facendo ricorso ai rifiuti ed alle scorie industriali. Nel ciclo di fabbricazione del cemento risulterebbero, inoltre, ingenti quantitativi annui di rifiuti derivanti da processi produttivi e di consumo anche per la produzione della miscela del clinker ed in particolare quelli riferiti ai codici CER relativi alle ceneri di scarto della combustione del carbone, della lignite e di materiali ferrosi che si aggiungono a quelle immesse direttamente nell’ambiente.

Alla luce della recente scoperta e delle nostre denunce la OLA chiede un immediato intervento delle Autorità preposte per accertare le eventuali responsabilità circa il caso dei vagoni carichi di scorie industriali, la reale natura e la composizione del carico rinvenuto. All’Arpab si chiede di provvedere ad un monitoraggio continuo presso questi impianti, considerando che i cementifici già bruciano in Basilicata il CDR, materiali cementizi, rifiuti pericolosi e scorie industriali che risultano – da alcuni studi effettuati dall’Agenzia per l’Ambiente americana – la seconda fonte di emissione di diossine e furani dopo gli inceneritori, rilasciando nell’ambiente sostanze pericolose quali metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e acido cloridrico dannose per la salute delle popolazioni. Alla Regione Basilicata ed alla Provincia di Potenza la OLA chiede, infine, di vietare nella propria programmazione di settore l’uso dei pericolosi combustibili derivati da rifiuti e altre scorie prodotte dall’industria nei cementifici e nelle centrali a biomassa capaci di incrementare in modo esponenziale il potenziale inquinante di questi stabilimenti sui quali sono attualmente inesistenti azioni pubbliche di monitoraggio ambientale.
Tratto da Olambientalista

domenica, settembre 05, 2010

Melfi chiama Italia

di Nichi Vendola

Sono state inviate tre lettere nelle ultime settimane. Si sono incrociate nell’etere, si sono forse sfiorate,non si sono intrecciate. Non sono entrate in comunicazione tra loro. Non hanno dato vita a quella sinergia dalla quale dipendono interamente, oggi, le sorti della sinistra e dell’intero paese.

Due di queste lettere sono state inviate dall’ex segretario del Pd Walter Veltroni e dal suo successore Pierluigi Bersani, la terza la hanno spedita quei tre operai della Fiat di Melfi che incarnano oggi la prima linea della resistenza non solo in nome dei diritti dei lavoratori ma anche della dignità stessa del lavoro e della persona umana contro il cinismo cieco del profitto e la sua ottusa logica.

E’ di per sé positivo che i dirigenti di quel partito abbiano scelto di affidarsi allo spessore della parola scritta e non alla futilità delle comparsate televisive o alla messinscena vacua delle mosse a effetto, dense di apparenza e spoglie di sostanza. E’ positivo nonostante la vaghezza che segna la lunga missiva dell’ex segretario e il lessico intriso di politicismo che penalizza la seconda. E’ però inquietante l’assenza, in queste due lettere, di qualsiasi riferimento al sentimento, alla denuncia, all’urgenza di giustizia che animano la terza, quella degli operai di Melfi.

Melfi non è una enclave arretrata, lasciata indietro dal luminoso progredire di democratiche relazioni industriali. E’ uno degli esperimenti pilota in cui viene messo a punto il futuro tempestoso che attende le generazioni più giovani. E’ il laboratorio finale di un lavoro senza diritti, della precarizzazione come condizione umana essenziale, di una logica della produttività e del profitto promossa a unica misura di valore.

Questo disegno non è altra cosa dal populismo mediatico in cui si risolve il berlusconismo: ne è l’altra faccia. Sono feroci gemelli che procedono appaiati, di volta in volta scegliendo quale mandare avanti. Coniugati, incarnano un’idea di società, una cultura diffusa, una visione della relazione fra le persone. Per sconfiggerli la sinistra deve saper mettere in campo un’architettura complessiva di segno opposto ma altrettanto coerente, altrettanto omogenea, altrettanto ambiziosa. Cercare rifugio nelle capanne fragili delle piccole furbizie, delle alleanze inconsistenti e di alchimie politiche esoteriche e incomprensibili non ci aiuterà. Non servirà a sconfiggere il populismo berlusconiano. Non fermerà la precarizzazione globale e onnivora della società italiana.
Se il centrosinistra, qualsiasi nome scelga di darsi, vorrà competere per vincere nelle prossime elezioni, poco importa se tra un mese o tra un anno, dovrà farlo dimostrando di saper creare una nuova connessione fra quei due linguaggi che hanno oggi perso ogni capacità di comunicare fra loro: quello della politica e quello del paese reale, quello dei nostri palazzi e quello dei mille luoghi dove si sta consumando la degradazione del lavoro in una forma di moderna schiavitù, spogliata di ogni diritto. Nessuna formula convincerà mai il nostro popolo se l’alleanza di centrosinistra non sarà fondata, anziché sull’ipocrisia dei “programmi” scritti solo per essere sventolati e poi disattesi, sulla solidità di un progetto comune e di un’idea condivisa di società e di civiltà, sulle fondamenta profonde di valori unitari.

Hanno ragione tutti quelli che chiedono di affrontare la prossima prova elettorale con regole diverse. Cambiare questa legge elettorale ignobile sarebbe doveroso. Ma le leggi elettorali non sono prodotti di sartoria, che si possano ridisegnare di volta in volta prendendo le misure a seconda delle circostanze e della convenienza immediata. Modificare la legge elettorale, senza ricadere negli errori e nei puntuali fallimenti degli ultimi due decenni, deve significare oggi misurarsi senza reticenze con il fallimento del bipolarismo e con una crisi profonda della democrazia, partendo non dal microscopico e spesso errato calcolo del vantaggio a breve ma da un’idea della democrazia sostanziale, della rappresentanza dei criteri con cui ripristinare il potere reale dei cittadini, degli elettori, del popolo. Di tutto possiamo aver bisogno, oggi, tranne che delle miopi furbizie.

mercoledì, agosto 25, 2010

ACQUA/2:Al cittadino non far sapere...com'è cattiva l'acqua da bere.

“Dopo anni di voci sullo smaltimento illecito di rifiuti in Lucania, le analisi di sorgenti e dighe che riforniscono gli acquedotti confermano la presenza di boro, bario, berillio e nitrati. Ma la Regione tace. L’ultima indiscrezione sui possibili traffici di rifiuti pericolosi, porta ai Laghi di Monticchio. Si tratta delle bocche crateriche di un antico vulcano sul monte Vulture, in provincia di Potenza. Due laghi parte di una riserva naturale regionale. C’è chi giura di aver visto camion scaricare fusti. Una prima parziale conferma arriva dalle analisi delle locali sorgenti, condotte a Berlino dal Servizio geologico tedesco, per conto del Dipartimento di scienze della terra dell’università Federico II° di Napoli, diretto dal professore Benedetto De Vivo.

La sua squadra, nell’ambito di un progetto europeo teso alla caratterizzazione geochimica delle acque minerali imbottigliate e degli acquedotti dei Paesi membri, ha analizzato 158 differenti marche italiane sulle 415 ufficialmente accreditate dall’Unione europea. I risultati sono stati pubblicati a marzo su Science. Ci sono anche quelle del Vulture, come Gaudianello, Toka, Felicia, Lilia e Sveva. Dalle analisi è risultata una elevata quantità di boro, un «elemento pericoloso», la cui esposizione provoca gravi danni all’apparato riproduttivo maschile ma anche infezioni a stomaco, fegato, reni e cervello.

In quelle acque è stata trovata la concentrazione di boro più alta d’Italia: 1.170 microgrammi per litro, quantità superiore sia al valore guida stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità (500 µg/l) che delle legislazioni italiana ed europea per l’acqua minerale imbottigliata (5.000 µg/l). Alte concentrazioni di boro sui suoli e nelle falde si possono trovare solo in due casi: un traffico aereo sostenuto o delle discariche (tramite il percolato prodotto dai rifiuti). Ma in quelle acque c’erano anche solfati e berillio, un elemento di classe A cancerogeno per l’uomo, che sul Vulture sfiora i 4 microgrammi per litro, limite stabilito dalla legge italiana per le falde acquifere oltre il quale è obbligatorio «un intervento di bonifica delle acque, anche se non destinate al consumo umano».
L’equipe di De Vivo sottolinea però che paradossalmente «sia in Italia che in Europa non è stato stabilito alcun limite di concentrazione per il berillio nelle acque destinate al consumo umano, tanto meno per le minerali». Prima dell’estate era scoppiato anche il caso delle dighe lucane della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno, la più grande in terra battuta d’Europa. Si tratta di invasi per uso potabile. L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata (Arpab) aveva scoperto alte concentrazioni di bario e boro. Giuseppe Di Bello è l’ufficiale della polizia provinciale di Potenza che ha reso pubblici questi dati, oggi sospeso e indagato per rivelazione del segreto di ufficio.

«Un dirigente della direzione ambiente della Regione mi chiese di fare dei controlli perché i dati dell’Arpab su quelle dighe erano allarmanti», ricorda Di Bello. «Così decisi di fare delle contro analisi dalle quali risultò un inquinamento addirittura maggiore rispetto ai primi rilievi». Da allora le associazioni ambientaliste, i cittadini e i Radicali lucani, chiedono l’apertura di un’inchiesta per stabilire le ragioni che hanno determinato l’inquinamento dell’acqua lucana. Ma soprattutto un’adeguata depurazione, visto che quegli invasi continuano a rifornire i rubinetti delle loro case.

di Alessandro De Pascale, tratto dalla rivista Terra (www.terranews.it )

martedì, agosto 24, 2010

ACQUA/1:L'altra fontana "pubblica" di Atella(Pz)

venerdì, agosto 20, 2010

Il regista Papaleo: "La politica deve ripartire da persone come Vendola"

«Chi non è mai sceso a sud di Roma non sa cosa si perde». Rocco Papaleo consiglia a Renzo Bossi — il figlio del fondatore del Carroccio — un bel viaggio nella Magna Grecia. L’attore e regista nato a Lauria, in provincia di Potenza, racconta come ci si può innamorare di terre come la Basilicata o la Puglia, culle dell’antica civiltà greca. È proprio nel rapporto ancestrale con la storia, che il regista del film «Basilicata coast to coast» vede le basi per rilanciare il Mezzogiorno, senza però contrapporlo al Nord. «Piuttosto — dice — mi piacerebbe che queste due realtà cominciassero a parlarsi di più, a mettersi a confronto per conoscersi davvero».


Renzo Bossi, figlio del fondatore della Lega, si è vantato di non aver mai messo piede nelle regioni meridionali.
Che effetto le fa una simile dichiarazione?
«Il primo sentimento è la tristezza. Sono frasi che non accolgo volentieri, ma non mi faccio intimorire».
In che senso?
«Intendo dire che le parole di chi vorrebbe vedere l’Italia spaccata in due non mi distolgono dal pensiero che l’integrazione è l’unica strada percorribile per il futuro e per l’evoluzione di questo Paese».
Cosa si è perde, secondo lei, chi non conosce il Mezzogiorno?
«Le regioni del Sud offrono esperienze vitali. Pullulano di suoni e colori che creano atmosfere incredibili, uniche, che nessuno può perdersi. Chi non è mai stato in Puglia, in Campania, in Basilicata o in Sicilia non conoscerà mai una parte di storia troppo importante per rimanere nell’ombra. È come immergersi nella Magna Grecia ed essere travolti da un fascino capace di riportarti all’esperienza di una civiltà che è stata la più moderna e innovativa del mondo».
La Lega ha recentemente definito il presidente della Camera, Gianfranco Fini, un nemico.
«Vorrebbe sprecare soldi per il Sud».
Come si possono abbattere queste barriere e pensare a un riscatto?
«Si deve partire da persone e politici come Nichi Vendola. Io confido molto nelle sue potenzialità. Vedo il governatore della Puglia come un’onda nuova, una ventata di aria fresca capace di segnare un capitolo innovativo della storia di questo Paese. Vendola può innescare forti cambiamenti perché ha dato un sogno giusto al suo popolo. E anche Gianfranco Fini sembra essere più sensibile rispetto ad altri alle problematiche del Sud. Le sue dichiarazioni infondono speranza nella gente in attesa da anni che il vento giri finalmente nella direzione giusta».
Se i leghisti non conoscono il Sud, il suo rapporto con il Nord è ben diverso. È partito dalla Basilicata per intraprendere la carriera cinematografica verso l’alta Italia. Ha lavorato dappertutto e oggi Roma è la sua seconda casa.
«La città in cui vivo è come una vecchia moglie. Pur rimanendo ancorato a Roma che per me è la sintesi perfetta di come è l’Italia, vado in giro e mi capita di tradirla, perché vengo sedotto da altre città e da altri stili di vita. Sono ad esempio rimasto incantato da Bobbio. È un piccolo centro in provincia di Piacenza di cui ho conservato un’immagine bellissima: decine di persone che si facevano il bagno nel fiume Trebbia che attraversa Bobbio. Vedere un fiume balneabile in un centro abitato mi ha restituito lo stupore di quando ero bambino e osservavo tutto senza sovrastrutture. Ho fissa negli occhi quell’immagine di natura incontaminata».
Nel suo immaginario l’Italia non può essere divisa. E allora cosa pensa del paese federalista?
«Ritengo che ci siano tanti punti di convergenza tra meridionali e settentrionali. Lo noto girovago. Ma manca il cambio di mentalità. Qui serve un cambio culturale e non credo che il federalismo possa funzionare».

Valentina Marzo su Corriere del Mezzogiorno

sabato, agosto 14, 2010

Gli insegnamenti della sentenza di Melfi

di Piero Di Siena*

La sentenza del tribunale di Melfi che condanna per comportamento antisindacale la Fiat a causa del licenziamento dei due delegati sindacali e di un operaio dimostra, con buona pace di Marchionne, che in Italia l'impresa non può permettersi di fare tutto. Che, nonostante le leggi ferree della globalizzazione e la disparità enorme dei rapporti di forza che si sono creati in seguito a esse tra lavoratori e datori di lavoro, l'esercizio della giustizia e l'applicazione della nostra legislazione sul lavoro è ancora possibile nel nostro Paese.
E' facile immaginare che se in Italia dovesse prevalere il disegno della destra legata a Berlusconi di revisione della Costituzione nelle parti in cui sottolinea il valore primario del lavoro, di manomissione dello Statuto dei lavoratori e di riduzione dell'indipendenza della magistratura, atti di giustizia come questi diventerebbero impossibili.
Bisogna altresì aggiungere che ha vinto anche la straordinaria manifestazione di solidarietà verso i tre operai colpiti che, immediatamente dopo il provvedimento di licenziamento, ha visto protagonisti centinaia di lavoratori e di lavoratrici della Fiat Melfi senza distinzione di appartenenza alle diverse organizzazioni sindacali. E' un segno che la solidarietà di classe, nei momenti cruciali, è un sentimento non cancellato nella coscienza dei lavoratori, come non è cancellata l'indignazione contro azioni che mettono in discussione oltre ogni limite consentito la dignità dell'individuo sul posto di lavoro.
*Presidente dell'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e ex Senatore del Collegio di Melfi

venerdì, agosto 06, 2010

Rifiuti: il “porta a porta” tutela la salute

Di seguito la lettera aperta che Patrizia Gentilini, nota onco-ematologa sempre in prima linea per la difesa della salute pubblica, ha inviato recentemente alle redazioni dei quotidiani locali. Il riferimento è rivolto ovviamente alle recenti disposizioni comunali che porteranno Forlì ad adottare presto il sistema di raccolta domiciliare dei rifiuti porta a porta, in maniera integrale.

di Patrizia Gentilini

Gentile Direttore (la lettere è stata pubblicata sul quotidiano Il Resto del Carlino, nda),
vedo che sono frequentemente pubblicate lettere che esprimono riserve e timori circa la raccolta porta a porta dei rifiuti, specie per quanto attiene un eventale aumento delle tariffe. Per una volta, come medico talvolta definito “allarmista”, mi sia consentito di intervenire per portare viceversa buone notizie, rassicurare tutti e far dormire sonni tranquilli ai nostri concittadini. Con tutta l’esperienza che ho maturato in questi anni posso davvero affermare, senza timore di smentite, che se c’è una cosa di cui non ci si deve preoccupare è proprio la raccolta domiciliare.

Anzi, vorrei avere una “finestrina cardiaca” attraverso cui tutti potessero sbirciare e vedere quanta gioia ci sia nel mio cuore da quando ho saputo che anche nella nostra città si adotterà la raccolta “porta a porta”.

Eh sì, cari concittadini, se vogliamo guarire dalla “malattia rifiuti”, il primo passo è proprio questo: iniziare con una buona differenziazione dei rifiuti alla fonte! Se posso fare un paragone sarebbe come essere a letto con la febbre e tenere la finestra spalancata: per quanti antibiotici prendiamo il freddo che entra non ci permette di guarire e così, perifrasando, fare la raccolta domiciliare è come chiudere la finestra, il primo passo verso la guarigione dalla “malattia rifiuti”!

Perchè sono tanta fiduciosa? Semplice, perchè la raccolta domiciliare non è una “balzana” idea del nostro Sindaco, ma quanto praticato già da anni da milioni di cittadini nel nostro Paese e che ha dimostrato di comportare i maggiori vantaggi sia in termine di riduzione di rifiuti (mediamente -20%), aumento della raccolta differenziata (fino al 70-80%) e, soprattutto, a regime, diminuzione delle tariffe (-15%). Ricordo che già nel 2006 una ricerca su oltre 13 milioni di cittadini fatta dall’Ecoistituto di Faenza dimostrava quanto vi sto dicendo.

Già oggi un cittadino che vive in un appartamento di 80 metri quadri in Provincia di Treviso, ove si fa il porta a porta, paga per la Tarsu 90 euro l’anno rispetto ai 120 euro circa che si pagano da noi, vi pare poco? Questo non succede solo in Veneto, ma anche in provincie del Lazio, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Piemonte, Campania…. Ad Ancona, proprio in questi giorni, è in atto in Consiglio Comunale un ripensamento dell’intero ciclo dei rifiuti e si stima una diminuzione del 30% delle tariffe adottando la raccolta domiciliare spinta finalizzata al riciclo totale della materia.

La raccolta domiciliare certamente comporta un cambiamento di abitudini ed un maggior numero di addetti, richiede quindi una adeguata informazione, la collaborazione di tutti ed un aumento degli occupati. Maggiori occupati (cosa non disprezzabile coi tempi che corrono) significa maggiori costi, ma sia chiaro: questi maggiori costi sono ampiamente compensati dai minori costi di smaltimento del residuo, dai minori investimenti e dal maggior guadagno che proviene dalla vendita dei materiali ben differenziati alla fonte ed è qui che vogliamo si vada a parare: la raccolta porta a porta deve essere finalizzata al riciclo e non all’incenerimento!

E non si dica che non esiste mercato per il riciclo in periodo di esaurimento di risorse come l’attuale: il 10 Novembre 2009 Assopannelli ha denunciato la carenza di legno di riciclo per la costruzione di pannelli truciolari, legno che insieme a tante altre nobili materie quali carta e plastiche viene totalmente sprecato nelle voraci fauci degli inceneritori!

Infine, e mi stupisce davvero che mai questo venga messo sul “piatto della bilancia”, perchè nessuno affronta il problema dei “costi esternalizzati”, ossia i costi in termini di danni alla salute ed all’ambiente che provengono dalle attività industriali/energetiche/produttive, ecc? Questi costi, riconosciuti e valutati (oltretutto parzialmente) dall’UE, variano, per l’incenerimento di una tonnellata di rifiuti da 4.5 a 21 Euro, a seconda dell’efficenza energetica raggiunta dall’impianto.

Allora, se mettiamo sul piatto della bilancia la riduzione del 20% della TARSU che si ottiene col porta a porta, l’assenza di costi esternalizzati, i nuovi posti di lavoro che si creano, da che parte pende la bilancia?

A me pare che penda tutta da una sola parte e che i motivi per dire sì al porta a porta - “senza se e senza ma” - siano indiscutibili.

O forse a qualcuno non interessa farci guarire dalla “malattia rifiuti”?

Patrizia Gentilini
ISDE Italia

giovedì, agosto 05, 2010

La "Rosarno" lucana

La chiamano ‘Grotta Paradiso‘. È il rudere malridotto di un casolare nell’agro lucano che negli ultimi mesi ha ospitato decine di braccianti africani del Burkina Faso. Ad agosto gli stagionali impiegati nei campi saranno più di un migliaio, ma nessuno è in grado di offrire loro una sistemazione dignitosa. E a qualcuno torna in mente Rosarno, la cittadina calabrese dove lo scorso gennaio scoppiò la rivolta dei migranti impegnati, in condizioni disumane, nelle campagne.Siamo a Palazzo San Gervasio (provincia di Potenza), comune di quattromila anime dove ogni anno arrivano centinaia di africani, ma anche romeni e bulgari, per la raccolta dei pomodori.“La situazione è preoccupante”, ha detto Ivano Strizzolo (Pd), vice presidente della commissione Schengen – Europol – Immigrazione, che un paio di settimane fa ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni locali per trovare una soluzione condivisa al problema.“La visita della commissione non ha sbloccato la situazione”, spiega Bernardo Bruno dell’Osservatorio Migranti Basilicata, che denuncia: “Comune e Regione, ancora una volta, arriveranno impreparati all’appuntamento con i braccianti”.E’ andato deserto anche il bando del Comune per l’affidamento della gestione del centro di accoglienza, unica alternativa ai rifugi di fortuna come ‘Grotta Paradiso’. A dirlo è il vice sindaco di Palazzo, Paolo Palumbo, che dichiara: “Il centro quest’anno non aprirà, non ci sono le condizioni igieniche e di sicurezza”. Anche i centomila euro che la Regione ha stanziato all’inizio di luglio per il recupero della struttura rimarranno inutilizzati. I braccianti cercheranno riparo nelle vecchie masserie abbandonate. “Ma a fine luglio”, spiega Palumbo, “sono già tutte piene”. La verità è che un piccolo comune non può accogliere da solo centinaia di persone. Ciò nonostante comuni limitrofi e imprenditori agricoli fanno orecchie da mercante.Peraltro, nella stessa delibera con cui la Regione assegnava i fondi, si precisava che gli stagionali, per usufruire del centro, dovevano dimostrare di aver fatto domanda al centro per l’impiego di Lavello, a 24 chilometri da Palazzo San Gervasio. “Nessuno di loro percorrerà quel tragitto a piedi”, tuonano dall’Osservatorio Migranti. “È un’assurdità burocratica degna di chi non ha mai sviluppato un progetto concreto”.Proprio nel centro di accoglienza, a febbraio, si erano accampati abusivamente i braccianti del Burkina Faso. Chiuso per ordinanza del sindaco, il centro è stato sgomberato dai carabinieri.Come testimoniano i volontari dell’Osservatorio, i migranti in questione erano tutti regolari e molti di loro già con un contratto in mano. La denuncia che pende sulle loro teste è per violazione di ordinanza pubblica e occupazione aggravata di edificio pubblico. Se verranno giudicati colpevoli, rischiano l’espulsione. Ma per ora la vera condanna è quella di dover vivere in luoghi disumani come grotte e masserizie abbandonate.In difesa dei malcapitati, il Centro di documentazione Michele Mancino insieme ad alcuni cittadini di Palazzo San Gervasio, ha presentato un esposto alla procura di Melfi, sostenendo che i braccianti hanno “agito in stato di necessità” e denunciando l’inadempienza di istituzioni e enti locali, causa di una vera e propria “riduzione in schiavitù”.Intanto agosto è alle porte. I rifugi di fortuna come ‘Grotta Paradiso’ si riempiono di stagionali, regolari e non, che per qualche mese, per venti euro al giorno (caporali permettendo), vivranno in condizioni disumane. E l’incubo di Rosarno torna a fare paura.

di Franz Baraggino de Il Fatto Quotidiano

Guarda il video dell’Osservatorio Migranti Basilicata sulle condizioni di vita dei lavoratori stagionali:


lunedì, agosto 02, 2010

Ossessionati da Vendola

di Claudio Fava

Ma di cos’hanno paura i segretari dei partiti del centrosinistra? In un paese che marcisce e precipita, con una maggioranza in crisi verticale e le mafie al governo, l’unica questione che interroga e affligge Pd, Idv e via cantando è la candidatura di Nichi Vendola alle primarie. Una decina di sondaggi di diversa estrazione danno Vendola vincente su tutti e come unico competitor in grado di affrontare Berlusconi: dovrebbe essere ragione per un encomio solenne. Invece è una guerra di comunicati, uno stillicidio di premesse e di distinguo: Fioroni si vuole bruciare come Jan Palach, D’Alema pretende solo candidati moderati, Veltroni non pervenuto.Imbarazza soprattutto la privatissima ossessione di Di Pietro che ogni giorni apparecchia sulle agenzie una decina di motivi (suoi) per cui Vendola deve restare a fare il governatore delle Puglie. I maliziosi (e io tra questi) pensano che lo dica solo per paura di smarrire voti e protagonismo a vantaggio di Vendola e della sua parte politica. Che dire? In un paese normale, un leader politico considerato da tutti i sondaggi come il candidato più forte, verrebbe pregato di non ritirare la propria candidatura. In Italia, no. In Italia il centrosinistra preferisce perdere con qualche vecchio babbione piuttosto che vincere con uno che poi magari ci fa un po’ d’ombra.

mercoledì, luglio 28, 2010

AtellaOnLive'10.Tutta un'altra musica

L’AtellaOnLive, giunto ormai alla sua 4^ edizione, torna ad animare le serate estive del piccolo centro della valle di Vitalba.
Dopo le prime tre edizioni, caratterizzate per lo più da esibizioni di gruppi emergenti del panorama del rock alternativo locali e non, quest’anno il festival musicale vira in direzione dell’elettronica, ospitando sul palco artisti del calibro di Antonino Barresi e Marco Coviello.
Ricordiamo che si sono esibiti all’AtellaOnLive anche gli ormai celebri e non più emergenti NoBraino, quando ancora non accompagnavano il programma di Rai3 della Dandini “Parla con me” e nemmeno presenziavano ad importanti e apprezzate manifestazioni musicali lungo lo stivale e oltre come invece oggi accade.
Antonino Barresi sarà accompagnato (featuring) da Konik Polny da Berlino, e dalla Vj Claer. Il trio sotto l'etichetta Joprec presenta un live set di elettronica nel quale Barresi utilizza il suo flauto traverso e sintetizzatori con l'aggiunta di un pizzico di tradizione lucana, la ciaramella.
Marco Coviello, da Colonia – Germania: ha origini atellane il giovane dj e produttore di musica techno e minimal sotto etichetta Kopfmusic. Vanta numerose collaborazioni con artisti quali DANDI & UGO (Italo Business), Nathalie S (Dandi & Ugo Remix). Affianca, inoltre, più volte artisti come GAISER (M-Nus) e FABRIZIO MAURIZI (M-Nus) all' Elektroküche Koln. Per L'AtellaOnLive presenterà il suo ultimo lavoro in live set.
Le due “guest stars” saranno introdotti da giovani dj locali: Giacomo Colangelo, Stefano Sabia con Vincenzo Carlucci alle percussioni, Andrea Lovito feat. Giò Ibiza from Hilight Tribe, Donatello Marmora “Reject” e Carmine Cassese.
Inoltre quest’anno l’evento si tiene nella centralissima Piazza Antonio Gramsci-Atella(Potenza) ed è a ingresso gratuito, si comincia alle 20 di Sabato 31 Luglio per finire a notte fonda…all’insegna del sano divertimento e al suono di tutta un’altra musica.

Per l’AtellaOnLive
Alessandro Pietropinto



giovedì, luglio 22, 2010

Il rapporto Svimez 2010 boccia la politica lucana. Senza incentivi dell’Obiettivo 1, petrolio e Fiat affossano la Basilicata

Per quanto riguarda la Basilicata i dati del rapporto Svimez 2010 sono “allarmanti”: 17,5 % di famiglie povere (reddito medio inferiore ai mille euro al mese), 12% delle famiglie che fanno a meno dei generi alimentari, 14.000 residenti in meno in Basilicata nel 2009 e 5400 posti di lavoro persi in un anno. Ecco il biglietto da visita di una regione tutt’altro che virtuosa, così come alcuni tendono ancora a presentarla.
Nel 2009, il Pil del Sud e’ calato del 4,5%, un valore molto piu’ negativo del -1,5% del 2008, leggermente inferiore al dato del Centro-Nord (-5,2%). Il Pil per abitante e’ pari a 17.317 euro, il 58,8% del Centro-Nord (29.449 euro). A livello regionale, l’Abruzzo mostra nel 2009 una diminuzione del Pil particolarmente elevata (-5,9%), seguito dalla Campania (-5,4%), e Puglia e Basilicata a pari merito (-5%). Tutte negative le altre regioni meridionali, come le settentrionali, a eccezione della Valle d’Aosta. La perdita piu’ contenuta in Sicilia (-3,1%).
A livello settoriale, nel 2009 anche l’agricoltura meridionale e’ stata investita dalla crisi, con un crollo del valore aggiunto del 5%, contro il -1,9% del Centro-Nord. A livello regionale, il valore aggiunto di Abruzzo, Basilicata, Molise e Puglia, che nel 2008 avevano registrato buone performance, e’ sceso fortemente, con valori compresi tra -8% e -11%. A fare le spese maggiori della crisi l’industria, con un crollo del valore aggiunto industriale nel 2009 del 15,8%, mentre le produzioni manifatturiere hanno segnato un calo del 16,6%. A tirare giu’ l’industria meridionale soprattutto minerali non metallurgici (-26,9%), metalli (23,9%) e macchine e mezzi di trasporto (-20,5%). Una situazione senza precedenti, avverte la Svimez: dal 2008 al 2009 l’industria manifatturiera del Sud ha perso oltre 100mila posti di lavoro, di cui 61mila soltanto lo scorso anno. In questo modo il gap dell’industria meridionale con il Centro-Nord e il resto dell’Europa si e’ ulteriormente aggravato.
Non sarebbe forse il caso che la regione abbandoni il modello di sviluppo delle multinazionali puntando sull’agricoltura, il turismo e le risorse ambientali dopo che, grazie proprio a petrolio e Fiat, i persuasori del “federalismo nostrani” (lo chiamavano federalismo solidale) hanno consetito la fuoriuscita della regione dalle aree dell’obiettivo 1 dell’Unione Europea?
Puntare sulle risorse endogene e del territorio, su attività pulite, sulla riconversione ad un’agricoltura e turismo di qualità potrebbe consentire una tenuta del tessuto sociale oggi divenuta improbabile in una terra che sempre più diviene un deserto da sfruttare come mega pattumiera chimica e petrolifera d’Italia.

sabato, luglio 17, 2010

Melfi non ci sta «Fiat sbaglia»

Alla porta Venosina ci arrivano in un migliaio, cittadini lucani, delegazioni, i gonfaloni dei comuni limitrofi, ma soprattutto loro, tantissimi, quelli di San Nicola, con le T-shirt blu della Sata. Da lontano potrebbero anche essere scambiati per tifosi dell’Italia, se non fosse che oltre a essere stati eliminati da tempo e malamente dai mondiali in Sud Africa, a Melfi venerdì, nel giorno più cocente, dell’anno più caldo di sempre, per sfilare tre ore sotto il sole di un centro cittadino incandescente si deve avere un ottimo motivo, e non è il calcio.
Per chi ancora non lo sapesse, dal megafono le preghiere degli operai chiariscono il tutto: «Giovanni, ti prego scendi, abbiamo ottenuto quello che volevamo, il paese ci ascolta, tutti sanno ormai che siete stati licenziati ingiustamente». Ma Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatello, guardano la folla dalle mura medievali e non accennano a smuoversi. Giù ci sono le famiglie, gli amici, l’intero direttivo della Fiom nazionale, le tute blu di Pomigliano, i colleghi che ormai scioperano da 5 giorni, e nonostante la cig e il peso sullo stipendio continuano a lottare per i diritti di tutti.Giovanni, capelli lunghi e brizzolati parla, gli passano un megafono e Antonio regge l’ombrello, unico e magro riparo da temperature che tolgono il fiato. Ringrazia tutti, visibilmente commosso per il corteo che ha portato la solidarietàdi tanti - tra cui anche il governatore della Puglia Nichi Vendola - sotto la porta della protesta. «Siamo qui da tre giorni, questo presidio – dice – serve a rompere il muro del silenzio che si è alzato attorno alla nostra vicenda, ma ancor di più serve come messaggio all’azienda che non può azzerare i nostri diritti». «Sì ma ora scendi, servi davanti ai cancelli, vieni con noi, continueremo la battaglia», si sgola Pina con a fianco i cartelloni simbolo di questa protesta: «Ho difeso un uomo» e «Noi puzziamo di sudore, voi di sangue operaio». La fidanzata di Giovanni, capelli raccolti e occhiali da sole non dice una parola, ma l’espressione rasenta la disperazione.Qualcuno chiama il 118, Marco Pignatello ha avuto un malore, arrivano anche i vigili del fuoco, che fanno fatica ad aprire la porta delle scale interne che conduce in cima. Gli animi si scaldano, «la Fiat pure le chiavi si è rubata», urlauna donna che tiene per mano due ragazzini dall’aria avvilita, qualcuno perde la pazienza: «prendete una scala», ma alla fine il piede di porco fa il suo mestiere. Scendono i tre operai licenziati, tutti iscritti alla Fiom, accusati di aver sabotato un robot durante uno sciopero e impedito di far lavorare chi non aveva voluto incrociare le braccia. Applausi, abbracci, ma Marco viene steso immediatamente su una barella e attaccato a una flebo, è disidratato, probabilmente ha accusato un colpo di calore, e parte verso l’ospedale. «Già nella notte si vedeva che era molto provato - spiega Giovanni – è incredibile cosa si debba fare per avere un po’ di verità». Domani saranno già davanti allo stabilimento, Antonio dice poche parole: «È stata dura, abbiamo resistito a queste temperature, solo perché non riuscivamo a sopportare che non si sapesse la verità».La loro verità la spiega il segretario della Basilicata Emanuele De Nicola: «Quella macchina non l’hanno mai toccata – dice – ora procederemo con l’articolo 28, e accuseremo l’azienda di comportamento antisindacale». Tira unsospiro di sollievo anche la moglie di Antonio, Nina che ha aspettato fino all’ultimo insieme ai due figli: «Ora basta, agiremo per le vie legali – dice – ma è incredibile cosa si debba arrivare a fare per avere un po’ di giustizia». GiorgioCremaschi della segreteria Fiom, l’abbraccia e le dice: «Se continuano con questa storia dei sabotatori (riferendosi alle parole del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ndr) li quereliamo». Lo ribadisce anche il segretario Maurizio Landini, che finalmente sorride un po’, e poi dice: «La Fiat farebbe meglio a ritirare questi licenziamenti e a riaprire la trattativa.È chiaro che cinque licenziati in 10 giorni fanno parte del disegno di restaurazione d’autorità dell’azienda, una risposta al fatto che il ricatto di Pomigliano non è passato. Ma nelle fabbriche ci vuole il consenso dei lavoratori». Ora la battaglia però deve proseguire e Landini lo aveva anche detto pochi minuti prima dal palco sistemato sotto la porta, annunciando le cifredello sciopero che, al contrario di quanto dica Sergio Bonanni, leader della Cisl, sono state un successo, dal 70 al 90% negli stabilimenti di tutta Italia.Così già lunedì a Roma è stato convocato il coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fiat, mentre martedì si riunirà il comitato centrale per decidere le prossime iniziative, per tutto il Sud. «Andremo anche noi nella capitale – spiega Giuseppe Dinarelli, uno dei tanti arrivato dall’ormai ex-Alfa di Pomigliano, altro luogo di crisi – dobbiamo essere tutti uniti per combattere insieme questa battaglia».
E si perché oggi in piazza agli operai di Campania e Basilicata sembra alquanto chiaro il piano del Lingotto: «Da una quindicina di giorni in fabbrica c’è molta più tensione – ci dice Cosimo Martino, addetto alla lastratura, impiegato a Melfi dal 1997 – il progetto è chiaro vogliono abolire il diritto di sciopero, ma noi non torneremo indietro».Pervade tutti un senso di insicurezza e rabbia, perché le ritorsioni ricadono solo sugli iscritti della Fiom. Maria lavora alle linee del montaggio, ha 37 anni ma sembra una ragazzina: «I carichi di lavoro si sono fatti sempre più pesanti – racconta – hanno aumentato improvvisamente la produzione senza aggiungerenemmeno un operaio in più. Da questo è nato il nostro sciopero, ma ora la sensazione è quella che ci vogliono proprio piegare. Non ci riusciranno, da lunedì saremo nuovamente davanti ai cancelli».
La giornata per il momento è finita, si raccolgono le ultime bottiglie d’acqua,si arrotolano bandiere e striscioni, paonazzi e sudati si va a casa, ma non è finita, è solo l’inizio.

mercoledì, luglio 14, 2010

Melfi e la Basilicata non si piegano

“L’azione di ritorsione e di intimidazione che la Fiat sta facendo a Melfi, licenziando due delegati Fiom e un operaio del montaggio, è certamente la continuazione dell’opera di smantellamento di ogni relazione industriale degna di questo nome che con il piano di Pomigliano l’azienda di Torino intende avviare. Ma è anche qualcosa di più. Rappresenta il desiderio di rivincita sulla lotta vittoriosa dei ventuno giorni il cui accordo Marchionne, appena insediato alla guida della casa torinese, dovette ingoiare.Da allora Melfi è stata per lui quasi un’ossessione. E per smantellare l’organizzazione sindacale più rappresentativa è ricorso a tutti i mezzi: nel 2007 all’accusa di terrorismo rivelatasi immediatamente del tutto infondata, oggi a un addebito che la testimonianza di centinaia di lavoratori hanno dichiarato essere del tutto senza riscontri.Ci troviamo di fronte a una classe dirigente senza onore. E, come ha affermato Marco Revelli, in Fiat oggi si consuma non solo un aspro conflitto sociale ma anche una “questione morale”.Come nel 2004 è necessaria una sollevazione di tutta l’opinione pubblica della Basilicata e che le istituzioni regionali facciano sentire con forza la loro voce contro questi licenziamenti ingiusti e alla prepotenza della Fiat”

Piero Di SienaPresidente dell’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e ex Senatore del Collegio di Melfi.

Il video dell'Intervento di Giovanni Barozzino(operai e delegato FIOM alla Fiat SATA di Melfi) al Comitato Politico Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà.


lunedì, luglio 12, 2010

Vendola: La Fiat ritiri i provvedimenti di sospensione dei lavoratori e riapra il confronto con il sindacato

“Condividiamo l’appello firmato da tutti i gruppi consiliari (ad eccezione del Pdl) della Regione Basilicata per il ritiro delle lettere di contestazione di addebiti con sospensione cautelativa dal lavoro di tre operai della Fiat Sata di Melfi, di cui due delegati sindacali Fiom. Le forze politiche, a partire da quelle del centrosinistra si prendano in carico questa vicenda e sostengano le giuste richieste delle organizzazioni sindacali. Il documento approvato dalle forze politiche presenti nel Consiglio Regionale della Basilicata e'un fatto di grande rilievo e testimonia che su questioni così rilevanti come il diritto al lavoro, il rispetto del diritto di sciopero e della dignità dei lavoratori, non ci possono essere differenzazioni tra i partiti. E’ anche un segnale politico importante rivolto alla direzione dello stabilimento di Melfi e al management della Fiat”. E’ quanto afferma in una dichiarazione, il portavoce nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ Nichi Vendola.“Auspichiamo inoltre – prosegue il leader di Sel - la ripresa del dialogo tra le parti al fine di evitare ulteriori tensioni all’interno della piu' importante fabbrica lucana e al tempo stesso si rispettino i diritti dei lavoratori e le regole democratiche di cui il diritto di sciopero e' parte fondante. Dobbiamo registrare purtroppo, che l’esperienza di lotta conosciuta come “la primavera degli operai della Fiat di Melfi” promosso dalla Fiom e che ha rappresentato una esperienza positiva, non è servita da lezione ai “falchi” della Fiat che continuano a sottovalutare il livello di tensione esistente in tutti gli stabilimenti del gruppo soprattutto dopo la vicenda Pomigliano.Per noi – conclude Vendola - quello che accade nella più grande fabbrica del Mezzogiorno e' un fatto che ci appartiene e ci riguarda perche' la politica e' prima di tutto impegno affinche nessun diritto in nessun luogo venga sospeso. A Melfi con l’atto compiuto dalla Fiat si vuole sospendere il diritto allo sciopero e l’esercizio della rappresentanza democratica. In questa difficile congiuntura economico-sociale atteggiamenti aziendali che fanno tornare le relazioni sindacali indietro agli anni piu' bui di scontro tra lavoratori-sindacati ed azienda oltre a ledere diritti individuali, mettono a rischio gli interessi generali della nostra comunita' e dell’intero Paese”.

mercoledì, luglio 07, 2010

Permesso ricerca idrocarburi “Aleanna Resources”: vitivinicultori del Vulture parte civile contro la Regione

I produttori vitivinicoli, rappresentati dal Consorzio Qui Vulture e dal Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture comunicano la decisione di inoltrare all’ufficio regionale competente formale istanza di chiarimenti circa le modalità e i parametri che si intendono utilizzare per valutazione di impatto ambientale circa le attività di ricerca di idrocarburi che saranno avviate in diversi Comuni del Vulture dopo il rilascio del permesso di ricerca in terraferma denominato “PALAZZO SAN GERVASIO” emessa dalla società Aleanna Resources. I vitivinicoltori dell’area – in una nota stampa – esprimono preoccupazione nei confronti di un’iniziativa che rischia di mettere in seria difficoltà chi ha molto investito in questi anni sia direttamente nella propria azienda, sia per far conoscere, nel resto d’Italia e nel Mondo, un’area sconosciuta ai più, ma magnifica sotto l’aspetto della sua integrità ambientale e dall’immagine di “area pulita e incontaminata”, carte sicuramente vincenti nella comunicazione del vino legato al suo territorio. Rispetto a quest’ultimo punto i produttori dichiarano di essere pronti a costituirsi parte civile nei confronti degli Organi Regionali deliberanti, per rivalersi di tutti i possibili danni che dovessero verificarsi al settore, in conseguenza dell’attività estrattiva.

giovedì, luglio 01, 2010

Basilicata, l’isola infelice. Così si muore nella terra di nessuno

Il quotidiano nazionale Terra, sul numero di ieri, 30 giugno 2010 pubblica l’interessante inchiesta condotta da Pietro Dommarco, coordinatore della Ola(Organizzazione Lucana Ambientalista), sulle patologie tumorali in Basilicata. L’isola infelice – così titola il quotidiano, che purtroppo in Basilicata non ha una diffusione capillare – è la Basilicata che in maniera maggiore che in altre regioni del sud ha il triste primato di patologie tumorali dovute ad un inquinamento diffuso. La particolarità della Basilicata - riferisce alla redazione di Olawatch Pietro Dommarco – è che ciò avviene lontano dai riflettori mediatici, in una terra di nessuno, appunto, dove il silenzio sulle cause e le responsabilità sono assordanti, mentre proliferano impianti impattanti sulla salute dei residenti. La Redazione di Olawatch, per colmare le lacune informative esistenti in Basilicata, ha deciso pertanto di offrire alla lettura il testo dell’inchiesta giornalistica pubblicata su Terra, certi che possa squarciare il velo di silenzio da troppo tempo denunciato.


COSI’ SI MUORE NELLA TERRA DI NESSUNO
[di Pietro Dommarco]
Nicola è originario di Bari, porta il nome “del Santo che perse i genitori per la peste”, ha 56 anni, un figlio, una moglie preoccupata e un mesotelioma pleurico. Fino all’età di 47 anni ha vissuto nel quartiere Japigia, uno dei più popolati di Bari, che insieme a quelli di San Pasquale e Madonnella ospita dal 1935 lo stabilimento locale della Fibronit, azienda specializzata nella produzione di cemento-amianto. Un’area di centomila metri quadrati di estensione, numerose discariche per lo smaltimento dei residuali, “20.000 metri cubi di amianto fino a 5 metri sotto la strada”, capannoni e tanti silenzi sui rischi connessi, perchè “per trentanni gli operai hanno lavorato senza protezione dalle polveri di amianto e senza conoscerne la pericolosità per la salute. Quello che del resto avveniva dappertutto, da Nord a Sud, dalla Lombardia, al Piemonte, alla Puglia, alla Basilicata”. Negli anni Ottanta la Fibronit S.r.l. – ex Sapic – ha chiuso i battenti lasciando in eredità più di 200 decessi per mesotelioma. Ma la “conta” è destinata a crescere. Gli esperti sostengono all’unisono che tra il 2015 e il 2018 ci sarà il picco massimo in Puglia, così come nelle altre regioni italiane, interessate dai grandi insediamenti industriali. Industrie chimiche e petrolchimiche, metallurgiche, amiantifere, che hanno marcato profondamente i territori dal punto di vista sociale ed ambientale, “cedendo in dote” siti inquinati, sui quali si è poi innescato un processo di industrializzazione caotico e scarsamente programmato. Storie di “inquinamento diffuso”, scarichi incontrollati di acque reflue notevolmente tossiche, contaminazioni chimiche e batteriche delle acque superficiali, depurazioni fallanti, ma soprattutto mancate bonifiche. 27.700 è il numero di siti contaminati presenti in Italia, per un totale di 32 milioni di tonnellate di risulta, tra le quali tanto amianto. Dato confermato da un censimento condotto dalle regioni italiane in seguito alla Legge 93/2001, ma ancora incompleto considerando che Valle d’Aosta, Trentino, Calabria e Sicilia non hanno ancora risposto all’appello. La regione italiana a più alto rischio amianto è la Lombardia, nella quale si contano circa 2.700.000 metri cubi di amianto, tra 4.228 edifici pubblici, 24.000 edifici privati, nonché 1.000 siti con presenza di amianto friabile, oltre ad un numero ancora imprecisato di discariche abusive. In cinque regioni, invece, non è stato ancora attivato il Registro Nazionale dei Mesoteliomi, istituito nel 1993 presso l’Ispels, un Ente che oggi rischia di chiudere per effetto dell’ultima finanziaria del Governo Berlusconi. Cinquanta i milioni di euro finora stanziati, destinati esclusivamente ai 9 siti inseriti nella lista d’interesse nazionale, a fronte di un processo di bonifica lungo almeno 10 anni e dell’assenza di una mappatura delle aree dove smaltire i materiali. Intanto il 2015 – anno entro il quale l’amianto dovrà essere totalmente eliminato, come indicato dalla Conferenza Nazionale non governativa celebrata a Monfalcone nel 2004 – si avvicina e l’asbestosi – “la mia peste”, racconta Nicola – miete vittime. “Un male particolarmente rilevante come fattore predisponente all’insorgenza del carcinoma bronchiale e del mesotelioma pleurico, con un’incubazione anche di 30-40 anni. Basta una piccola fibra-killer e puoi essere condannato”. Dal 1993 al 2004 il Registro Nazionale dei Mesoteliomi ha censito circa 9166 casi (6224 uomini e 2261 donne), 1000 decessi all’anno su 4000 decessi per altre tipologie di tumore: polmoni, laringe e ovaie in primis. Uno scatto in avanti impressionante considerando che dal 1993 al 2001 erano 5173 – come riportato sul bollettino n.31 marzo 2010 dell’Associazione Italiana Esposti Amianto -, “di cui 1247 in Piemonte, 961 in Liguria, 590 in Emilia Romagna, 587 in Veneto (di cui 90 nuovi casi l’anno: 20 nella sola provincia veneziana). Di questi 5173 casi, per 3552 casi sono state approfondite le cause di esposizione: 67 % professionale, 4% familiare, 4% ambientale, 24% esposizione ignota”. Una vera e propria mattanza, da Miniera Balangero alla Fibronit di Broni e Bari, dalla Eternit di Casale Monferrato, di Reggio Emilia, di Massa Carrara, di Priolo, all’Italsider di Bagnoli, di Brindisi, di Taranto, all’ex Anic di Pisticci scalo, all’ex Materit di Ferrandina, fino a Gela e a San Filippo del Mela. Chiedo a Nicola quanti anni di esposizione professionale ha alle spalle come lavoratore della Fibronit di Bari. Mi risponde di non aver “mai lavorato alla Fibronit. Vivevo lì vicino, ora non vivo più”. Rientra nei casi di esposizione ambientale.

Il caso Basilicata
La Basilicata infrange da tempo l’appellattivo di “isola felice”. L’ultimo Rapporto ISTAT inserisce la Basilicata ai primi posti in Italia per mortalità da tumori, con percentuali che superano la media nazionale. Un’altra “zona franca” italiana, nel profondo Sud, dove il brusco passaggio delle vocazioni del territorio da agricole e paesaggistiche ad industriali, produttive ed impiantistiche, ha provocato un forte trauma, colpendo la salute dei residenti. Un’incidenza tumorale – dal 1970 ad oggi – che continua a crescere, assumendo sempre più i connotati di una curva pericolosa verso l’alto a forma epidemica. Una terra di nessuno dove il silenzio sulle cause e le responsabilità è assordante, tanto da far passare sottotono i 195 casi di asbestosi – dal 1960 al 1992 -, di cui 135 decessi, tra i lavoratori venuti a contatto con l’amianto durante le attività dell’ex Anic di Pisticci (poi Enichem Fibre dal 1984), della Syndial e dell’ex-Materit di Ferrandina. Ad evidenziarlo è l’Associazione Italiana Esposti Amianto, sezione della Val Basento, la prima delle due aree industriali dichiarate “Sito d’Interesse Nazionale” dal Ministero dell’Ambiente. La seconda è quella di Tito scalo, in provincia di Potenza. Ed è proprio uno Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischi da Inquinamento, commissionato nel 2006 dal Ministero della Salute, ad approfondire stime di esposizione e caratterizzazioni epidemiologiche finalizzate a “chiarire il possibile rischio sanitario associato ad un documentato inquinamento ambientale” nei 57 S.I.N. (Siti d’Interesse Nazionale). Sotto analisi circa 55 cause di morte “ritenute informative ai fini della descrizione del possibile impatto sanitario di esposizioni ad agenti inquinanti presenti nell’area di residenza”. Tumore allo stomaco, al colon, al fegato, alla laringe, ai polmoni, alla pleura, alla vescica e al sistema nervoso centrale sotto stretta osservazione. Gran parte delle sedi tumorali che in Basilicata hanno l’incidenza massima è superiore a quella che si registra nel resto d’Italia e nelle regioni vicine, come è possibile leggere nella relazione di attività del Registro Tumori Basilicata Irccs-Crob. A confronto i tassi di incidenza, basati sulle SDO (Schede di Dimissione Ospedaliere), che misurano la quantità di nuovi casi in distinti lassi di tempo, tra i quinquenni 1997-2001 e 2002-2006. I dati sono allarmanti. I casi di tumori al polmone, alla mammella e alla prostata sono in aumento in tutte le aree della regione, con delle eccezioni ancora più negative in alcune zone. Il Lagonegrese e l’area Sud spiccano per l’incremento di tutte le forme di cancro, sia per i maschi che per le femmine. Nel Metapontino crescono i casi di tumori tiroidei con un abbassamento dell’età dei pazienti, tra le cui possibili cause si riconoscono le radiazioni ionizzanti. Nel Basso Sinni il tumore alla mammella fa registrare un +46.9, essendo passati da un 29.1 ad un 76; sulla Collina Materana il tumore al colon è a +20.8, così come nel Basso Basento e nel Melandro per le donne; l’Alto, il Medio Basento ed il territorio del Bradano preoccupano per il tumore alla prostata, rispettivamente, con un +39 (da 14.7 a 53.7), un +42.2 (da 4.4 a 46.8) ed un +46.9, poco meno di un terzo dell’incremento che si registra nel Vulture (+84.2). Accanto a queste sedi tumorali che colpiscono tutte le fasce d’età, i dati confermano anche l’insorgere di nuove patologie come il linfoma non Hodgking e la leucemia mieloide. Il linfoma non Hodgking, particolarmente “aggressivo” nell’area basentana (+28.7 per i maschi, +5 per le femmine), colpisce prevalentemente le persone tra i 40 e i 70 anni e le cui cause sono imputabili anche ad alcune sostanze chimiche, come pesticidi e solventi, presenti nelle acque e nei terreni. La leucemia mieloide non ereditaria, invece, fa registrare notevoli incrementi nella Val d’Agri e nella Val Camastra con aumenti medi pari a 10.3. Tra le sue cause, oltre alle radiazioni ionizzanti, al fumo di sigaretta e ad alcuni farmaci usati per la cura dei tumori, si annoverano le esposizioni al benzene, sostanza contenuta nel petrolio e nella benzina. Una forma di leucemia maggiormente giustificabile in centri urbanizzati e con forte inquinamento atmosferico. Nella stessa fetta di territorio, meglio conosciuto per le impattanti attività petrolifere e per la presenza del centro Oli Eni di Viggiano – unitamente alla Val Sarmento, al Vulture e al Melandro – anche il tasso di incidenza del tumore al pancreas (+16, +15, +17.1, +8.5, +4.6) denota disfunzioni. Per questo tipo di cancro, più raro al di sotto dei 40 anni, una recente metanalisi – condotta in 92 studi, raggruppando 23 agenti cancerogeni – circa il rischio occupazionale e l’esposizione ambientale ha inserito tra i possibili responsabili sostanze come alluminio, nichel, cromo, idrocarburi policiclici aromatici, polveri di silicio, solventi di idrocarboni alifatici e aliciclici, presenti in attività d’estrazione e di incenerimento. Le indagini epidemiologiche in Basilicata, rivolte maggiormente all’effetto e non alla causa dell’incidenza tumorale, dimostrano la presenza di fattori di rischio indotti, in un territorio dove il sodalizio tra sviluppo industriale, occupazione e sostenibilità non ha funzionato.