altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

giovedì, giugno 19, 2008

De Magistris, Carlo Vulpio, Marco Travaglio...e il sistema Lucano

Non esiste La Magistratura. Esistono i magistrati che fanno il loro dovere, quelli che accusano i primi di essere “cattivi magistrati”, e addirittura quelli che commettono reati. Esistono Luigi De Magistris, Letizia Vacca, e anche Dolcino Favi. E’ così per la politica, è così nel giornalismo. Lo afferma Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera, che ieri ha presentato a Milano il libro ‘Roba Nostra’ (il Saggiatore).
Mentre De Magistris attende di sapere se potrà ancora fare il pm e Clementina Forleo di essere trasferita per eccessi di emotività, il Paese scopre nuovi intrecci tra mafia, ‘ndrangheta, massoneria, preti disinvolti e politici corrotti.

Da Piero Ricca

Sentiamo cosa dice il giornalista del Corriere della Sera a proposito di De Magistris e le indagini sui finanziamenti alla regione Basilicata:


lunedì, giugno 16, 2008

5 Luglio, congresso del circolo Prc atellano

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA

Circolo di Atella(PZ)

Il congresso del circolo PRC-SE di Atella(PZ) è convocato:

Il giorno 5 Luglio 2008

Alle ore 18:00

nei locali della Sinistra atellana in Piazza Gramsci, ad Atella(Pz)



Programma dei lavori


-Elezione della Presidenza del congresso.

-Relazione della/del segretaria/o uscente.

-Intervento di saluto degli/delle invitati/e.

-Presentazione dei documenti congressuali.

-Nomina delle commissioni ( verifica poteri, politica ed elettorale).

-Dibattito.

-Eventuali repliche dei presentatori dei documenti congressuali.

-Conclusioni della/del compagna/o designato/a dalla commissione di federazione per il congresso.

-Votazione sui documenti congressuali, gli emendamenti nazionali, gli emendamenti allo Statuto nonché gli odg e i documenti finali del circolo

-Elezione degli organismi dirigenti, di garanzia e delle delegate e dei delegati al congresso di federazione.

Informiamo le iscritte e gli iscritti che alla votazione si procede nominativamente con sottoscrizione personale della partecipazione al voto e con secondo appelli nominativo immediatamente successivo alla conclusione del primo, dopo le conclusioni del dibattito, previste per le ore 19:30.


Per ulteriori informazioni o sul tesseramento chiamare al 3408265645 oppure contattarci all'indirizzo mail: altratella@gmail.com

giovedì, giugno 12, 2008

Onoroveli a doppio stipendio?Gli operai di Melfi non ci stanno.

Da Melfi lettera al presidente: siamo umiliati.La Camera: 15 giorni di tempo per le opzioni

Onorevoli a doppio stipendio gli operai scrivono a Napolitano

MELFI - Vittorio Cilla ha due figli e 1.200 euro al mese in busta paga, assegni familiari compresi. Passa tutta la vita a realizzare sportelli che poi saranno montati sulla Fiat Punto. E un poco gli sono girate. "Perché ho fatto un conto: questi signori che cumulano il doppio incarico, quello di parlamentare e di consigliere regionale, in un mese intascano quanto me in un anno intero. Mi sembra uno scandalo, una vergogna". Per questo l'operaio Vittorio Cilla prima è sbottato in mensa, poi ne ha parlato in macchina e in piazza: infine insieme con otto colleghi - tutti dipendenti della Sata, l'azienda della Fiat di Melfi, o di ditte dell'indotto - ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Ci sentivamo umiliati e un poco ci vergognavamo anche" spiega Antonio D'Andrea. Loro cittadini lucani rappresentati da quattro consiglieri regionali (Mara Antezza e Carlo Chiurazzi del Pd, Cosimo Latronico ed Egidio Digilio del Pdl) che, in attesa di scegliere, cumulavano incarico e indennità.

"È proprio così difficile - hanno così scritto a Napolitano insieme con Michele Manniello, Antonio Russo, Franco Di Cugno, Giovanni Carnevale - avere norme che impediscano cose di questo genere? Come si può chiedere a chi percepisce mille euro al mese di vivere onestamente se poi lo Stato permette queste cose? Presidente, speriamo in un suo autorevole intervento affinché cose come queste e tante altre (negative) che caratterizzano la pratica politica non si verifichino, se si vuole che i cittadini tornino ad avere fiducia nei loro rappresentanti".

Una prima risposta c'è stata. I deputati lucani hanno fatto sapere di aver già esercitato la scelta ("nel rispetto dei termini previsti dalla normativa"): resteranno a Roma, e il consiglio regionale ratificherà il tutto nella prossima seduta. Ma soprattutto - dopo l'articolo di Repubblica di ieri che ha sollevato il caso dei 39 parlamentari che sono anche consiglieri regionali - la Giunta per le elezioni di Montecitorio ha accelerato le procedure: ieri ha inviato una lettera ai venti deputati che devono risolvere la loro incompatibilità. Se non arriverà una risposta entro due settimane, richiederà l'intervento del presidente della Camera. Il Senato ha già inviato un "avviso" del genere.

Se ne dovrà fare una ragione il senatore siciliano Antonello Antinoro. Lui è infatti uno e trino: oltre a essere stato eletto a Palazzo Madama, è deputato della regione Sicilia e da poco anche assessore regionale ai Beni culturali. A ogni carica corrisponde un'indennità: tradotto, circa trentamila euro al mese. Fosse stato per lui, avrebbe continuato a fare tutto: ha inviato una memoria alla commissione, spiegando che la legge siciliana gli consentirebbe il triplo incarico. Da Roma gli hanno detto di no, lui dovrebbe optare per Palermo. In altre Regioni, però, il cumulo dell'indennità non è possibile: in Puglia per esempio, grazie a una norma appena approvata.

Tratto da: La Repubblica

sabato, giugno 07, 2008

Ha vinto la Politica?

Leggendo l'ultimo numero del Pd Informa ho “toccato con mano” la vera politica.
Il Pd Informa è il giornalino autoprodotto dalla locale sezione del Pd, partito che guida la maggioranza dell'amministrazione comunale atellana.
Un giornalino che contiene considerazioni (alcune condivisibili altre meno) su questioni nazionali, e, in misura maggiore, articoli sulla situazione politica locale.
Non hanno risparmiato nessuno: critiche e giudizi su tutti gli avversari nel consiglio comunale, come se fossero loro all'opposizione e avessero da pungolare chi è al potere...
Una serie di articoli, alcuni addirittura scritti in prima persona, senza alcuna firma, che politici!

Ritornando nel merito degli articoli, non si evince nessuna proposta e/o programmazione politica, solo critiche: si saranno accorti d'essere la maggioranza e quindi di dover amministrare la comunità e non limitarsi a pungolare gli avversari politici come facevano nel Ds Informa?

Io, come esponente della SA, non vedo l'utilità di controbattere a quei giudizi sulle nostre scelte in seno al consiglio comunale, ma vorrei aprire un confronto, in tutta modestia, su una questione importante e di stringente attualità: la questione rifiuti.
Penso ai rifiuti perchè spinto, oltre che dall'emergenza in Campania, anche dalla incombenza “ampliamento” discarica ad Atella e dagli stimoli della città in cui vivo per studio, Chieti.
Nella città abruzzese è stata attivata da poco, credo in via sperimentale per il momento, la raccolta dei rifiuti differenziati porta a porta.
In ogni quartiere (vedi foto) sono stati istallati i vari contenitori per le diverse tipologie di rifiuti: carta, vetro, organico...

Nella raccolta porta a porta o domiciliare, ogni cittadino è incentivato ad effettuare la differenziata in quanto la TARSU pagata dipende dalla quantità di rifiuti organici prodotti: più differenzi, meno rifiuti indifferenziati produci e meno paghi.
Questo metodo di raccolta in varie realtà è già in stato avanzato, raggiungendo una differenziata che va anche oltre il 70 %, creando nuovi posti di lavoro e quindi business!

Noi della SA avevamo già inserito nel programma, con cui ci siamo candidati alle amministrative, la raccolta differenziata porta a porta in quanto è l'unica che ha dato risultati positivi.

Noi chiediamo all'amministrazione comunale se intende realizzare, come scritto nel loro programma amministrativo, il semplice aumento delle isole ecologiche (che nonostante la spesa economica non migliora la raccolta differenziata), o portare Atella al pari dei comuni virtuosi e quindi attivare una raccolta dei rifiuti efficace?
In tal modo si potrebbero creare nuovi posti di lavoro, prolungare la “vita” della discarica e contribuire alla salvaguardia ambientale.

Buona politica.

Alessandro Pietropinto

Circolo Sinistra Atellana

P.S.Spero che le eventuali risposte restino sul piano politico,che contribuiscano alla mia modesta proposta di confronto e non si basino su attacchi personali.

Di seguito un'intervista in cui si spiega l'efficienza della raccolta porta porta anche in grandi centri.

giovedì, giugno 05, 2008

Benvenuta Sofia!

Oggi è venuta al mondo una stupenda bambina, il suo nome è Sofia.

Il circolo della Sinistra atellana le dà il benvenuto e porge i migliori auguri alla neo mamma Francesca(consigliera comunale SA), al neo papà Antonio, al nonno Donato, alla nonna Incoronata e a tutta la famiglia Nigro-Ruggiero.

Il Veltrusconismo in azione

L’antiberlusconismo va in soffitta. Non si nomina più. La contesa, nel nuovo sistema bipartitico, ma tendente al mono, è tutta su i contenuti.
Sicurezza, punizione certa, rassicurazione: oggi è difficile capire chi sostenga che cosa nel Parlamento italiano. La spia è nel linguaggio tautologico che domina i discorsi: italiani siete bravi perché siete bravi...

Come forse si poteva anche prevedere, il disastro elettorale di aprile (al confronto del quale lo sbandamento della "gioiosa macchina da guerra" appare oggi come un incidente di percorso) si è portato dietro anche un'implosione linguistica. Due aggregati pseudopolitici partoriti in fretta come il Pd e la Sinistra Arcobaleno si sono sbriciolati soprattutto contro se stessi, invalidando di fatto la possibilità di utilizzare anche in futuro il misero repertorio valoriale che avrebbero voluto tesaurizzare: cose come "il modello Roma" o un antagonismo di classe atomizzato. E quindi obbligando chiunque voglia riaversi da questo ground zero politico, a ripartire sicuramente non "da qui", ma "da altrove", a cercare qualunque altro tipo di riferimento ideale, di germe identitario per dare vita a qualcosa che possa chiamarsi sinistra.
Ma le colpe di Veltroni in questo senso sono state forse maggiori di quelle non piccole di Bertinotti. Nel suo progetto di suicidio morbido, l'ex-sindaco nel giro di pochi mesi è riuscito a segare prima il ramo su cui era seduto per poi sradicare direttamente l'albero. Non solo infatti ha fatto piazza pulita delle esperienze di governo esistenti, la sua e quella di Prodi, ma soprattutto ha eliminato - una pulizia etnica concettuale, si direbbe - almeno un secolo di pensiero e prassi politica in Italia. Il suo "shock di innovazione" ha funzionato sì, ma come l'ultima scossa di una sedia elettrica. Quest'eutanasia lampo è stata compiuta in nome di una battaglia contro un nemico esplicito: una militante campagna contro le identità.
Nel momento in cui Veltroni è diventato segretario del partito che lui stesso ha plasmato dal fango e ha avuto modo di chiarire quali fossero le basi della sua visione culturale e politica, si è subito affrettato a scagliarsi contro le tradizioni dei movimenti e dei partiti del Novecento, liquidandoli come blocchi sociali, abbarbicamenti nostalgici, pulsioni minoritarie. Parallelamente a quest'opera di repulisti, si è anche prodigato per una ridefinizione dei termini del conflitto con l'anomalia berlusconiana, di fatto legittimandola come mai prima. Scatola vuota per scatola vuota, almeno - qualcuno avrà pensato - Forza Italia ha quindici anni di storia. Questo è avvenuto secondo almeno due direzioni strategiche di comunicazione, forse veramente concepite da qualche spin-doctor.
La prima possiamo chiamarla "l'elogio preventivo del contesto": in ogni occasione in cui Veltroni ha parlato da sei mesi a questa parte, le sue prime parole sono state un elogio incondizionato al contesto in cui il confronto avveniva. Con punte di quasi beatificazione della tautologia, ha lodato la piazza, lo studio televisivo, la pacatezza dei toni dell'intervistatore, il mero fatto che si fosse lì: «Innanzitutto fatemi dire come questa campagna elettorale sia migliore di tutte quelle precedenti». Il risultato era che al di là del programma che andava sbandierando, chi lo ascoltava non ha mai avuto il minimo sentore di critica dell'esistente. Anche questo evidentemente doveva avere a che fare con quello che si intende per "vocazione maggioritaria". Soprattutto se accostata alla retorica berlusconiana, che nei manuali di marketing di Publitalia passati in mano ai militanti di Forza Italia consigliava di relazionarsi nel pubblico confronto come Berlusconi aveva sempre fatto: lodare il sorriso della donna, lodare la cravatta dell'uomo, anche qui preventivamente.
La seconda arma del discorso veltroniano è più raffinata a prima vista. Seguendo forse le indicazioni del linguista George Lakoff, dalla campagna elettorale in poi il nuovo leader del Pd pare aver deciso di evitare di "pensare all'elefante". Come i democratici negli States rispetto ai conservatori, anche lui ha scelto di non nominare Berlusconi, ritenendo così di districarsi da quella che sembrava essere una delle tare più ingombranti della sinistra recente: la demonizzazione dell'avversario, l'antiberlusconismo fine a se stesso. Seppure l'intenzione poteva essere lodevole - togliere al contendente Berlusconi la possibilità di imporre sempre lui l'ordine del giorno del dibattere, sottrargli il fronte del palco - la retorica sostitutiva è stata peggiore di quella da superare. Proponendosi di non stigmatizzare mai l'uomo col bandana, Veltroni e i democratici si sono però concentrati a non farsi sfuggire nemmeno uno degli argomenti della destra (dallo sprezzo dello stato sociale all'elogio dell'inesperienza), impiccandosi poi da soli col nodo scorsoio del "tema della sicurezza". In un tentativo scomposto di farlo proprio, "rideclinandolo", in contorcimenti, distinguo lessicali, aggettivazioni ad hoc, di cui gli elettori - più identitari forse? - hanno stentato a riconoscere la consistenza: perché per presidiare un luogo presuntamene pericoloso devo piazzare cinquanta telecamere se posso direttamente mandarci l'esercito?
Ma l'aspetto meno evidente della prospettiva veltroniana è ancora un altro: la povertà di visione ideale - per cui nel momento in cui gli è toccato farsi carico di un progetto politico che andasse al di là di una plausibile agenda amministrativa, l'entusiasmo, puff, si è dissolto- trova il suo alibi in un atteggiamento intellettuale fiacco: far coincidere la (supposta) comprensione sociale con il progetto politico. Il commento sui tempi spacciato per immagine del futuro. È indicativo in questo senso vedere come venga utilizzata, come strumento di analisi dei mutamenti del mondo, la vulgata sociologica di Bauman (anche nella lettera a Repubblica del 1 giugno): Veltroni ci aderisce in toto, e sembra che questo basti. Il mondo è liquido, il bisogno di sicurezza è legittimo, occorre disinnescare il clima di paura, serve solidarietà e severa certezza della pena. È permesso chiedersi dov'è la prospettiva teorica, progettuale, francamente politica, esemplare, simbolicamente efficace, personale?
E poi: in che modo il tema della sicurezza, con il suo portato semantico di evidente separazione - tutela di una parte della popolazione a scapito di un'altra - possa ancora essere rivendicato come un argomento di sinistra, è veramente difficile da capire; specialmente se lo raffrontiamo con quella che sembrava fino a poco tempo fa, la vera parola chiave della sinistra: l'uguaglianza. Qualcuno ne ha sentito parlare negli ultimi tempi?
Certo questa svolta linguistica doveva portare i suoi frutti, nella fattispecie il più prezioso: il nuovo. Il nuovo, nella neo-lingua veltroniana (ossia nel tragicissimo esempio di una metamorfosi orwelliana perdente), era tutto nella "vocazione maggioritaria" che la sinistra atavicamente litigiosa doveva finalmente fare sua: «conquistare - come si legge nell'ormai malinconico La nuova stagione - i consensi necessari a portare avanti un programma di governo».
Nel frattempo in cui, però, si sono rifiniti ogni giorno i dettagli di questo governo imminente, ci si è un po' distratti dall'immaginare un diverso tipo di società. Certo, se si fosse vinto, poco male. Ma, alla luce del risultato, la strategia di comunicazione non è stata quel che si dice efficace e le prospettive oggi sono quelle di un orizzonte stampato su poster attaccato al muro di un loft. Non sapendo fare altro che governare, i rappresentanti del partito democratico si sono inventati quindi una lunghissima sessione del gioco di ruolo chiamato governo-ombra. Il tempo da passare sono solo cinque anni, ha giurato il leader. In attesa, aspettando la definitiva maturazione della politica italiana (forse il partito "a vocazione unica"), chi può si arrangia andando a rispolverare qualche minimo tratto distintivo. Dai radicali ai cristiano-sociali e addirittura un partito rabberciato come l'Italia dei Valori prova a dire che tipo di società vorrebbe, differenziandosi dall'orizzonte degli eventi del Pd, semplicemente affermando la propria esistenza in vita. In altri casi, più isolati, c'è ogni tanto qualcuno che tenta invece di difendere categorie ormai in disuso come la giustizia sociale, l'identità dei diritti, la critica al sistema economico, l'antifascismo… Del resto, la sinistra dovrà pur risorgere da quello che è diventata: una piccola simpatica sottocultura, come i fanatici di Star Trek o quelli del curling.

di Christian Raimo
Tratto da Liberazione