altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

mercoledì, aprile 28, 2010

Giunta, Pesacane(SEL): moderno non significa progresso

“La composizione della attuale giunta regionale – afferma in un comunicato Paolo Pesacane (Sel) - ha dato vita ad una fitta serie di commenti. In particolare, chi ha inteso accentuarne il carattere positivo, si è profuso in considerazioni che attengono ad una presunta spinta modernizzatrice. Sempre più spesso chi si accinge a giustificare qualsiasi tipo di scelta, la condisce con l’aggettivo “moderno” che in realtà non ha una connotazione qualificante. “Moderno”, infatti, è ciò che è proprio o peculiare del nostro tempo. Berlusconi, ad esempio, e la sua cultura, prevalente nel nostro paese, sono certamente propri e peculiari dei tempi che viviamo. Non ritengo affatto, però, che tale cultura e il soggetto che ne è l’ispiratore (Berlusconi, per l’appunto) siano espressioni di “progresso”, inteso nel senso di una trasformazione graduale e continua, dal bene al meglio, nel campo sociale e nella complessiva condizione dei cittadini e dei lavoratori. Né lo sono in termini di qualità del vivere. E tuttavia Berlusconi e la sua cultura sono certamente “moderni”. Un nuovo centrosinistra, quello che vogliamo contribuire a costruire, - sottolinea Pesacane - non può né deve competere su questo tipo di “modernità”. Al contrario, deve invertire tale paradigma, tutto incentrato sulla competizione tra individui in cui ognuno ha l’illusione di potercela fare da solo (o, semmai, affidandosi al “potente” di turno), provando a scardinare quelle stratificazioni createsi nel senso comune che impediscono l’avanzamento generale dei diritti e delle condizioni economico-sociali. La scelta effettuata dal Presidente De Filippo, se giustificata con ricorso alla aggettivazione “moderna”, compete dichiaratamente e consapevolmente su questo terreno e subisce l’attuale egemonia culturale della destra. In altri termini, questa giunta (che aspetteremo alla prova dei fatti) è l’espressione di ben precisi interessi e strati della società ed esclude la rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici. Affidarsi alla presunta capacità e competenza di espressioni di una sola “parte” della società civile significa dare prevalenza ad un pezzo dell’imprenditoria, nei suoi diversi settori, che ha certamente contribuito ampiamente a produrre l’attuale situazione vissuta dai lavoratori e, purtroppo, da chi (e ne sono tanti, troppi!) non lavora nella nostra regione. L’innovazione, che avremmo dovuto (e dovremmo) mettere in campo, dovrebbe partire dalla presa d’atto del fallimento che questo tipo di approccio ha comportato. Dovrebbe prestare l’attenzione al lavoro e al non lavoro coniugandola con il rispetto dell’ambiente e dei diritti civili nonché con la promozione di una cultura egualitaria e pacifista. Dovrebbe combattere il complessivo e inesorabile aumento della disoccupazione, malcelato dal contemporaneo dilagare della precarietà (che altro non è che un “moderno” strumento di sfruttamento del lavoro), con risposte immediate che pensino a forme avanzate di tutela e di reddito sociale. Su questo terreno crediamo debba misurarsi un nuovo e rifondato centrosinistra se pensiamo di poter essere all’altezza di una sfida difficile anche sul piano nazionale. Le premesse, anche di metodo, con cui la giunta è partita, però, - conclude l’esponente di Sinistra Ecologia e Libertà - si rivelano nuoviste e ottusamente conservatrici”.

venerdì, aprile 23, 2010

Nuova giunta, spostato a destra asse centrosinistra

“La Giunta varata dal presidente De Filippo è frutto di una cultura, quella del decisionismo di stampo berlusconiano, che da qualche tempo è penetrata in ampi strati delle forze del centrosinistra ed in particolare nel Pd”.“Una giunta varata in dispregio delle decisioni e della pratica che aveva portato alla costruzione della coalizione. È stato totalmente esautorato il tavolo regionale del centrosinistra che pure il giovane segretario del Pd aveva solennemente affermato essere il luogo della sintesi politica della coalizione. Una scelta fatta dal presidente, e dal solito “caminetto”, insensibile alle più elementari regole democratiche ed al voto espresso dai cittadini lucani. Una Giunta – prosegue - il cui asse è nettamente spostato a destra, frutto sia di una pratica politica che nulla ha a che vedere con la cultura e la tradizione della sinistra e dello stesso cattolicesimo democratico e sia di un malriuscito tentativo di equilibrio interno al Pd. Una Giunta che vede al suo interno rappresentanti di ben individuati interessi che fino a ieri avevano pubblicamente dichiarato la loro collocazione nel campo avverso. La stessa presenza femminile risponde a questa logica e certamente non ha alcun nesso con la rappresentanza di genere intesa quale portatrice dei bisogni delle donne e di innovazione vera.Il problema politico, che questa scelta apre, attiene alla qualità del centrosinistra lucano che ne risulta, di fatto, modificato nel suo assetto. Questo assetto contrasta con le aspettative e le esigenze di cambiamento di cui la società lucana ha estremo bisogno e per il quale il nostro partito si è battuto e su cui svilupperà le iniziative politiche più opportune. Il Coordinamento regionale di Sinistra Ecologia Libertà ritiene necessaria una immediata convocazione del tavolo regionale al fine valutare se sussistano le condizioni per continuare a parlare ancora di centrosinistra”.

lunedì, aprile 19, 2010

A 17 anni dalla morte "Caro don Tonino ho nostalgia di te"

di Nichi Vendola

Caro don Tonino, faccio sempre il gioco di provare a guardare il mondo mettendomi dal punto di vista delle tue parole, inseguendo il tuo sguardo, inerpicandomi sulle vette delle tue domande rivolte al gregge ma anche ai pastori, smarrendomi lungo le latitudini sconfinate del tuo pensiero di dio: del dio che danza sulle gambe dei poveri, che si fa compagno piuttosto che giudice della storia umana, che carezza i perdenti e annuncia la novella di una resurrezione dalla morte che stringe un nodo potente tra il divino e l'umano, tra il tempo e l'eternità. Ma penso che i tuoi occhi, a poter vedere in rapida sequenza il film di questi anni cupi che ci separano dalla tua scomparsa, sarebbero abbagliati dalla luce sporca dello scandalo. Siamo in un punto buio della notte, ci siamo pure persi la sentinella biblica a cui chiedere notizie sull'arrivo di una agognata alba, forse ci siamo abituati alle luci artificiali e il tempo dell'attesa (dell'Avvento) si è come impigliato in un orologio da supermarket: una immensa nube tossica di oblio, di indolente distrazione, di colpevoli amnesie, assedia il nostro presente. Se non conosci il passato, il suo ritmo e la sua fatica, rischi di non imparare il confine tra il bene e il male, rischi di non imparare l'arte difficile del discernimento. La coniugazione di Sant'Agostino dei tre tempi del presente (il passato del presente, il presente del presente, il futuro del presente) si sfrangia nell'attimo fuggente del vortice consumista. Il futuro è ipotecato dal virus produttivo ed esistenziale della precarietà. Il mondo è globale nelle truffe finanziarie ma è maledettamente territorializzato nelle patrie della purezza etnica o della solidarietà mafiosa e corporativa. Vedi, don Tonino, io sento nostalgia struggente della tua voce e della tua cosmogonia, perchè ho l'impressione che le cose si siano fatte molto più complicate. L'eroe del nostro tempo non è certo quel tuo samaritano o zingaro o beduino che dinanzi a una qualunque vittima (e dunque dinanzi al calvario di Cristo) «lo vide e ne ebbe compassione». Il sacerdote e il levita che hanno una certa fretta autostradale, lungo la Gerusalemme-Gerico della nostra quotidianità, saranno loro i nostri pedagoghi, la nostra fredda cattedra di realismo benpensante. Oggi vincono e convincono quelli che non hanno tempo per occuparsi di vittime, di poveri, di esuberi, di quelle «pietre di scarto» che nel Vangelo saranno le «pietre angolari» dell'edificio della salvezza: quelli che girano lo sguardo da un'altra parte, quelli che fingono di non vedere l'orrore, quelli sono gli eroi di cartapesta del nostro immaginario e della nostra etica pubblica. Oggi gli afflitti vengono ulteriormente afflitti e i consolati ulteriormente consolati. Sembra un universo capovolto con un dio seriale e mediatico, talvolta usato come un sedativo o magari un eccitante spirituale, come un Internet teologico. La crisi del mondo scopre le proprie carte persino con uno sconosciuto vulcano islandese che, risvegliandosi ed eruttando, con la sua nube premonitrice avvolge l'intera Europa. Non c'è varco che indichi l'intangibilità della vita: l'economia appiccica prezzi e toglie valore alle persone, la mercificazione non ha senso del limite, anche i bambini sono merce-lavoro esposti a qualsivoglia violazione, i vecchi sono delocalizzati dalla finanza domestica e rottamati o esiliati, le donne pagano a prezzo salatissimo la rivendicazione della propria libertà (cioè della propria dignità), torna la stagione degli acchiappafantasmi. Ognuno ha la propria ossessione, il proprio fantasma da esorcizzare. Torna, come se la storia si fosse del tutto ammutolita, la ruvida antropologia dell'antisemitismo, c'è chi vorrebbe metter su un Ku Klux Klan in versione padana, gli stranieri sono l'extra della nostra umanità, oltre che della nostra comunità: appunto, extra-comunitari. E poi clandestini. Figli di un altro dio, di nessun dio. La pace di Isaia, il disarmo dei pacifisti, il digiuno che purifica, l'astinenza dall'odio: dov'è tutto questo, carissimo don Tonino? Dov'è la Pasqua della responsabilità sociale e della convivialità culturale? Anche la Chiesa spesso pare più vocata all'autodifesa che non all'annuncio. L'Annuncio, sì carissimo pastore, quello che tu hai saputo incarnare nella ferialità di un amore senza misura («charitas sine modo»): amore capace di giudizio storico, capace di passione civile, capace di condivisione radicale. Tu sapevi essere la sentinella che annuncia l'alba. E i tuoi scritti, le tue preghiere, le tue sacre sfuriate, la tua dolcezza accogliente, erano fasci di luce che illuminavano i nostri passi. Ti ho scritto questa lettera in tono apocalittico, perchè tu mi hai insegnato che bisogna denunciare il male non per stimolare cinismo e rassegnazione, ma per allenare la coscienza alla ricerca del bene, del giusto, del bello. Ora che comincio a misurare l'agenda dei miei ricordi in decenni, ora che mi capita di avere più confidenza con la tristezza dei lutti, ora sento più forte la tua voce (quella tua salentinità planetaria) che ci dice di rallegrarci, di saper scorgere il profilo dell'aurora anche quando ci si senta sprofondati nel buio degli abissi. Don Tonino, la tua santità continua a dare luce e calore. A me, a tanti. Sempre ci accoglie la tua ala di riserva.

giovedì, aprile 15, 2010

Rocco e i suoi fratelli…lucani

Premetto che il film del corregionale Papaleo, “Basilicata coast to coast”, non l’ho ancora visto, quindi non mi pronuncio sullo specifico del girato, ma dato che se ne fa un gran parlare e un po’ di informazioni le ho lette, alcune osservazioni vengono spontanee.
Il film, oltre agli sponsor istituzionali(Regione, APT…), ha ricevuto finanziamenti dalla Total e dalla Shell, due compagnie petrolifere che insistono con le loro estrazioni nella nostra regione. Nulla da obiettare se non fosse che le estrazioni dell’oro nero lucano hanno avuto, sinora, prevalentemente ricadute negative in termini economici, ma anche ambientali(grave inquinamento e conseguenti danni alla salute) e sociali(leggasi spopolamento dei territori interessati). Fumo negli occhi se la promozione di una regione non passa anche per la tutela dell’ecosistema, al contrario viene irreparabilmente compromessa dalle attività petrolifere.

Poi un parallelismo vien da sè. Anni fa la multinazionale Coca Cola, dopo aver acquisito la concessione per lo sfruttamento delle acque in contrada la Francesca(nel Vulture), ha lanciato una campagna promozionale dell’imbottigliata in loco, "Lilia", che avrebbe allo stesso tempo pubblicizzato i territori interessati dall’emungimento allo scopo di far conoscere quei luoghi e incentivare presenze turistiche.
Ebbene, dopo lo spot della Lilia(anche quello ben fatto), non si sono viste orde di turisti incantati nella zona del Vulture e dei laghi di Monticchio, nè tantomeno differenze sostanziali di visite, non perché il posto non meriti -sia chiaro-, ma perché oltre agli spot promozionali i territori devono essere attrezzati e curati per l’accoglienza turistica e gli operatori formati con un po’ di “savoir faire”.

Il neo consiglio regionale sappia invertire la rotta, non si continui con la politica degli spot e degli “investimenti-specchio per le allodole”:
- si istituisca una Film Commission Lucana per regolare e promuovere le produzioni cinematografiche sul nostro territorio,
-si facciano i giusti investimenti sul turismo regionale: infrastrutture adeguate e salvaguardia e promozione del territorio.
Pertanto i migliori auspici al lavoro di Rocco Papaleo, che già ha avuto una buona critica sia da parte degli esperti che dai semplici spettatori, e buon lavoro al consiglio regionale appena rinnovato(?) e agli enti di promozione turistica.
Alessandro Pietropinto

domenica, aprile 11, 2010

Rifiuti Connection: rivedi l’inchiesta

Parlare di Sud ancora oggi impone una scelta a priori. Bisogna decidere in che chiave parlarne, a chi raccontarlo, perché. Il mezzogiorno d’Italia non è solo un luogo geografico, né un unicum definibile e ben identificabile. Esistono tanti sud, ognuno dei quali preferibile a seconda degli interessi di chi ne parla. C’è il sud degli emigranti, terra dei paradossi in cui approdano migranti da altre sponde. Quello della cultura mediterranea (meglio sarebbe dire le culture), dei dialetti di radici antichissime, dei retaggi di un mondo classico e antico.
Il sud delle dominazioni, quello mai domato, la terra di confine, il regno delle 2 Sicilie. Il sud della terribile SA-RC e quello dei lungomari, quello dei borghi e quello dell’abusivismo edilizio. Il sud della buona cucina, della natura che toglie il fiato dal mare fino alle vette innevate. Il sud del malaffare, serbatoio di voti, del clientelismo, della malasanità, dell’assistenzialismo. Il sud della disoccupazione, del lavoro nero e del sommerso. Quello mitico del rispetto, dell’onore e quello dell’ospitalità. C’è il sud della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita e dei basilischi.
Il sud e i sud d’Italia
Ma c’è un Sud più importante di tutti gli altri, perché in esso convergono tutti i sud elencati e, soprattutto, i loro destini. E’ il sud dell’ecomafia. Quello fatto di politiche scellerate e connivenze che hanno permesso, negli ultimi decenni, un assalto senza precedenti al territorio e all’ambiente. Punto di approdo dei veleni delle industrie del nord Italia e dell’Europa, zona franca per l’abbattimento dei costi di smaltimento di rifiuti, tossici e pericolosi. Luogo ideale per impiantare industrie chimiche e petrolchimiche, anche multinazionali. Rifiuti speciali, soprattutto per i profitti che si possono ricavare. Quel sud delle deroghe alle leggi, un sud incosciente, inconsapevole, di navi a perdere affondate al largo delle coste e discariche abusive. Il sud delle emergenze rifiuti, più o meno opportunamente create per permettere l’adozione di misure speciali, commissariamenti e trattative criminali. Un sud di falde acquifere contaminate, vocazioni agrituristiche soffocate in virtù di interessi particolari, paesaggi alterati. Un sud sconosciuto, impossibile da monitorare. E’ il sud più importante perché è in questo sud avvelenato che vive, si ammala e muore una parte del nostro Paese. Perché la bomba ecologica è già esplosa e adesso la questione è decidere come decontaminare l’area, ricomporre i pezzi, salvare i resti. Indietro non si torna. E’ anche lo stesso sud che risponde all’omertà con la denuncia, al silenzio con la protesta, all’ignavia con la ribellione. E oppone alla violenza l’informazione. Un sud ribattezzato con mille nomi di convenienza ma che forse nessuno capisce e conosce. Al centro di questo sud c’è la Basilicata.




giovedì, aprile 08, 2010

Business energetico ed eolico in Basilicata

L’energia eolica in Basilicata investe non solo il ruolo dei municipi, della Regione e dei governi, ma soprattutto gli interessi privati delle società e dei procacciatori di affari che popolano questo settore industriale. Inquietanti sono i risvolti, ancora non approfonditi ed analizzati, circa il ruolo della politica locale e regionale ponendo interrogativi sulla produzione di energia che resta tuttavia limitata ed ancora solo sulla carta. Una situazione questa, riconducibile all’uso, in gran parte speculativo, dei forti incentivi pubblici statali e regionali per realizzare gli impianti con meccanismi di finanziamento che non hanno tenuto conto della produzione energetica effettivamente realizzabile pur in assenza di velocità medie del vento che in Basilicata sono basse (uno studio dell’ENEA individuava nella regione poche località idonee all’installazione di torri eoliche). In assenza del Piano Energetico Nazionale, si è così volutamente prodotta una deregulation della programmazione regionale, cannibalizzata dalle società eoliche attraverso l’uso della carta bollata ed i ricorsi alla giustizia amministrativa. Un vero e proprio “assalto alla diligenza” dei contributi pubblici ottenuto senza preoccuparsi delle effettive ricadute per il territorio e soprattutto del potenziale di energia stimata e prodotta.
Il quadro analitico che la OLA offre alla lettura, fotografa una situazione ancora in evoluzione con una geografia della regione che subirà radicali trasformazioni nei prossimi dieci anni, attraverso il PIEAR (Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale), che prevede di realizzare una foresta di acciaio di oltre 1.600 torri eoliche, spesso ricadenti in ambiti protetti ed in zone montane rilevanti dal punto di vista paesaggistico, dopo aver abolito, su ricorso delle società eoliche, le norme regionali per il corretto inserimento dell’eolico sul territorio. I megawatts prodotti attraverso la sola fonte eolica nei prossimi anni ( 1.500 MW) colmerebbero di oltre 8 volte il fabbisogno energetico regionale, senza considerare le altre fonti di energia. Sconcerta constatare come la programmazione regionale abbia assecondato questo disegno speculativo consentendo ad esempio di realizzare con una semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività, in aggiunta agli impianti definiti di tipo industriale, impianti di 1 MW di potenza (una sola pala eolica potrebbe alimentare un comune di piccole dimensioni), senza analizzare il conseguente devastante effetto domino. In proposito, solo in data 26/3/2010, si apprende che la Corte Costituzionale ha eccepito la legge regionale della Puglia che ha riflessi anche per la Basilicata.
L’Osservatorio Ambientale OLAWATCH mostra come in alcuni comuni lucani siano stati previsti anche più impianti eolici. Solo apparentemente gli uffici regionali della Regione Basilicata hanno tentato di opporre “dinieghi” (vedi tabelle), soccombendo in modo scontato alla potentissima lobby eolica che riesce ad ottenere oltre 1.500 MW dei 3.447 MW totali richiesti. Cifra comunque elevatissima ove si pensi all’ubicazione degli impianti ed alla loro resa produttiva destinata a restare una “cattedrale nel deserto”. Senza entrare nel merito delle scelte di programmazione, ci limitiamo a segnalare i nomi di molte di società eoliche riportate nelle tabelle allegate che, è bene sottolineare, possono non essere quelle attualmente operanti. Nel corso di questa vicenda emerge infatti come i diritti inizialmente acquisiti da molte società (quasi sempre si tratta di srl) attraverso la concessione di terreni e di autorizzazioni regionali, siano stati venduti ad altre società più grandi o loro prestanomi. Anche questo aspetto andrebbe analizzato caso per caso, situazione per situazione, comune per comune, senza escludere che vi possano essere state condotte speculative e/o illegali. Un gioco di scatole cinesi spesso ignorato dalle visioni “fatate” di chi ancora crede che “l’energia alternativa è bella ed è buona”, perché etichettabile come pulita e sostenibile ed alternativa al nucleare, dimenticando di analizzare la produttività energetica ed economica ma soprattutto i costi sociali ed ambientali che essa comporta.

Tratto da http://www.olambientalista.it/

sabato, aprile 03, 2010

The show must go on

Un giorno verranno a chiederci come è stato possibile tutto questo...

Nel video l’inizio de The Berlusconi show, il reportage recentemente trasmesso dalla Bbc sul caso Italia. Autore: Mark Franchetti. Non scava molto in profondità, ma basta raccontare la superficie delle cose per collocare il nostro paese in una condizione di grave anomalia rispetto all’intero Occidente.
QUI la versione integrale.