altratella.it, che fare?

Abbiamo lanciato l'hashtag #altratellachefare? per decidere insieme cosa può essere domani questo (non-) luogo e spazio. PARTECIPA ANCHE TU! Leggi tutto

La discarica di Atella nel disastro rifiuti lucano

Un'interessantissima video-inchiesta sui rifiuti e il loro smaltimento, analizzando la questione e i suoi sviluppi nell'area del Vulture. E in quest'area ricade anche la discarica di Atella di località Cafaro, discarica che rientra a pieno titolo nell'enorme business legato allo smaltimento dei rifiuti. Leggi tutto

AAA acque minerali lucane in svendita

Nell'anno 2012 la regione Basilicata ha introitato la ridicola cifra di 323.464 euro dai canoni per l'imbottigliamento delle acque minerali, se si applicasse un canone equo (come suggerito dagli autori della ricerca) di 10 euro/mc la nostra regione incasserebbe 9,2 milioni di euro. Leggi tutto

Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

lunedì, marzo 19, 2012

Amianto atellano, la famiglia Petruzzelli precisa ma spinge anche essa per la bonifica

L’iniziativa di sensibilizzare l’opinione pubblica sul “rischio amianto” e denunciare pubblicamente l’inerzia di chi dovrebbe agire al fine di evitare che vi possano essere rischi per la salute delle persone che vivono in quei luoghi, deve essere fatta in modo esaustivo e corretto, al fine di impedire a chi legge di essere indotto in errore. Nell’articolo da Voi pubblicato il 6 marzo 2012 sul quotidiano on line BASILICATA 24 titolo: L’AMIANTO CHE NESSUNO VUOL VEDERE occhiello VIDEO DENUNCIA SULLA PRESENZA DELLA FIBRA KILLER ALL’INTERNO DELL’EX CEMENTIFICIO PETRUZZELLI e relativo video, erroneamente vengono fornite indicazioni su fatti, stati e denominazioni di luoghi tali da indurre ad imputare alla famiglia Petruzzelli responsabilità inesistenti in capo alla stessa.Più volte nell’articolo, si fa riferimento al sito “ex cementificio Petruzzelli”. Tale indicazione è ERRONEA poiché il sito appartiene a due diverse società: la LUCANA BITUMI SPA e la LUCANA CALCESTRUZZI Srl, entrambe in stato di fallimento, rispettivamente dal 1993 e 1999. Per la gestione ed amministrazione dei fallimenti intervenuti sono stati nominati, con regolare atto giudiziario, i relativi curatori fallimentari: il Dr. Lorenzo MURANO di Melfi, per la Lucana Bitumi S.p.A. e l’ Avv. Luciano PETRULLO di Potenza, per la Lucana Calcestuzzi S.r.l. , entrambi attualmente in carica.In altri termini da circa 20 anni sono i curatori fallimentari a gestire il sito e NON certo gli ex-amministratori Petruzzelli.Lo stato attuale di degrado, di abbandono e di potenziale pericolo denunciato nell’articolo,quindi, non è e non deve essere associabile agli ex amministratori, i quali, per di più, sono preoccupati anch’essi della situazione oggi esistente e confidano vivamente in un intervento degli Enti preposti.Risulta fuorviante, per il lettore:omettere la citazione delle società di capitali (dotate di autonoma personalità giuridica) che operavano in quel sito (seppur fallite da tempo inveterato); identificare erroneamente quel sito come “Ex cementificio Petruzzelli”, in quanto attinente alle due predette società; associare, ledendo l’immagine ed il decoro degli ex amministratori delle società stesse , la presenza di amianto ad un nome proprio di persona fisica.Come già detto, associare la denuncia “fibra killer” al nome “(Ex cementificio) Petruzzelli” è altamente lesivo dell’immagine e del decoro di tutti i componenti della famiglia Petruzzelli, perchè il lettore, magari poco attento e non esaustivamente informato dei fatti su citati, è indotto a ritenere che l’inerzia altrui e l’esistenza di una fibra killer sia collegato ad un nome proprio di persona.Ciò è ancor più grave quanto risulta che la stessa Associazione GAP ed il blog ALTRATELLA, promotori della campagna “PERICOLO AMIANTO AD ATELLA”, sono perfettamente a conoscenza dell’impossibilità di intervento da parte dei Petruzzelli.Come risulta infatti dal video realizzato dalla GAP in collaborazione con ALTRATELLA ed allegato a corredo del Vs articolo, gli operatori, nel corso dell’intervista realizzata, sono già a conoscenza dell’impossibilità d’intervento della proprietà (seppur termine improprio per le motivazioni su riportate) affermando, come inciso, nel corso della stessa:  “sapendo che la proprietà non può più far nulla…”Per completezza si rende noto, altresì, che già nel 1995 venne presentato dall’Ing. Donato Petruzzelli al Comune di Atella, un “Progetto di un centro polifunzionale ad uso residenziale, commerciale, terziario e pubblico” di riqualificazione dell’area, con relativo smaltimento delle vecchie infrastrutture (compreso ovviamente l’amianto di cui trattasi), rimasto privo di ogni valutazione e risposta e, pertanto, l’area è oggi abbandonata a se stessa, con un fallimento in atto e curatori fallimentari in carica.Siamo sensibili al problema, apprezziamo iniziative di sensibilizzazione verso tematiche sociali quali il rischio amianto e, proprio per questo, facciamo notare che, sempre in Atella, oltre al sito citato nell’articolo ed unico di cui fino ad ora si è interessato la GAP, vi sono altri siti industriali, attivi, che hanno coperture in amianto e che espongono la popolazione ed i lavoratori impiegati, ad un potenziale rischio salute. Per dovere di cronaca e di informazione, dovrebbero anch’essi essere oggetto d’inchiesta e di doverosa attenzione proprio da parte di chi, armato di sano e volenteroso senso civico, intende portare avanti la campagna di sensibilizzazione “PERICOLO AMIANTO AD ATELLA”per la tutela della salute pubblica in un piccolo paese della Basilicata.Così come scrive Thomas Bernhard in Antichi Maestri  “È di rispetto che abbiamo bisogno. Per la verità, per le notizie, per i cittadini” 

Ing. Donato Petruzzelli e Geom. Vito PetruzzelliAvv. Paolo La Bollita  Avv. Alessia Petruzzelli 

Nell'articolo pubblicato sul nostro quotidiano on line, in data 6 marzo 2012, dal titolo "L'amianto che nessuno vuol vedere" l'uso del nome di persona (riferito all'ex cementificio di Atella) è finalizzato solo ed esclusivamente alla identificazione di un luogo come si evince dallo stesso articolo. Quel sito, infatti, ad Atella è noto a tutti come "ex cementificio Petruzzelli". Nell'articolo non è minimamente celata l'intenzione di puntare il dito contro la famiglia Petruzzelli, è al contrario specificato che l'ex cementificio è sotto sequestro dal 1992.

Il direttore, Giusi Cavallo

Tratto da Basilicata24

 Di seguito il video sull'argomento:


giovedì, marzo 15, 2012

Atella, quell'amianto ignorato da tutti

Lungo la strada che da Atella porta a Rionero, in una zona residenziale, si trova ormai da 20anni, quello che rimane dell'ex stabilimento Lucana Bitumi Spa e Lucana Calcestruzzi Srl che produceva conglomerati bituminosi, conglomerati cementizi e prodotti in cemento armato. Chiunque  transiti  lungo l'arteria non può fare a meno di notare quei capannoni abbandonati, ammassi di lamiere e cumuli di bidoni accatastati. E come se non bastasse, con il passare degli anni, la struttura si è andata via via sgretolando e, di quello che una volta era il tetto dello stabilimento, a terra sono rimaste le coperture di cemento e amianto.
Ed è proprio quell'amianto, a prescindere dal degrado in cui versa l'area che si estende su una superficie di circa due ettari di terreno a destare le maggiori preoccupazioni.
E' il 1992 quando lo stabilimento chiude per fallimento. Passano gli anni ma quel sito rimane chiuso e in balia del tempo. Nel 2009 gli uomini della Guardia di finanza appongono i sigilli all'ingresso e alla struttura: a fare paura è quell'eternit utilizzato per la costruzione della copertura del capannone. Ma di bonificare la zona neanche a parlarne.
Dopo vent'anni dalla chiusura dello stabilimento a lanciare l'allarme, per la presenza di una vera e propria bomba a orologeria dal punto di vista della salute pubblica e dell'inquinamento ambientale, una ventina di persone che, a giugno del 2011, hanno dato vita, ad Atella, all’associazione “gap– Idee in divergenza”.
L'articolo apparaso su Il Quotidiano della Basilicata

Quello che chiedono è la bonifica del sito intorno al quale sorgono anche numerose abitazioni.
La copertura dell'ex stabilimento, che un tempo produceva conglomerati bituminosi, ormai quasi del tutto crollata, come detto, era composta soprattutto da amianto. Oggi quelle lastre  sono per terra, soggette al degrado ma soprattutto all'azione degli agenti atmosferici che ne amplificano la pericolosità per la salute umana.
Difficile non notare quello che è davvero sotto gli occhi di tutti i cittadini di Atella che ormai dal 1992  vivono a stretto contatto con quelle lastre di eternit e ovviamente respirano i filamenti di amianto che dal terreno si innalzano mescolandosi con l'aria. Vent'anni  sono   davvero troppi e così i ragazzi dell'associazione “gap- Idee in divergenza” di Atella hanno deciso di far sentire la propria voce affinché qualcuno - Comune, Regione o Arpab - intervenga e provveda a bonificare la zona. E per dare maggiore eco alla loro legittima richiesta i ragazzi hanno realizzato un video denuncia che è possibile vedere sul sito altratella.blogspot.com.
Il video, oltre a documentare la situazione di degrado dell'ex stabilimento Lucana Bitumi Spa e Lucana Calcestruzzi Srl, propone anche la testimonianza del signor Antonio Di Felice che è stato sia custode che operaio dell'ex-cementificio.

Tratto da il Quotidiano della Basilicata
Di seguito il video:

mercoledì, marzo 07, 2012

Atella, l'amianto che nessuno vuol vedere


Ormai chiuso dal 1992, ciò che resta del sito industriale è in bella mostra all’ingresso del paese. Capannoni abbandonati, ammassi di lamiere, bidoni e copertoni. E come se non bastasse, abbandonate al tempo che passa, ci sono le coperture in cemento-amianto ormai crollate. Il tutto su una superficie di due ettari di terreno dismessi.

Nell’ ex-impianto industriale di Atella si producevano conglomerato bituminoso, prodotti in cemento armato prefabbricato e conglomerato cementizio. Il sito venne chiuso nel 1992, a seguito del fallimento della ditta, e messo sotto sequestro. Nel 2009 un nuovo sequestro della struttura a causa della presenza di amianto. La copertura dell'ex sito industriale, in parte crollata, era composta da amianto. Quelle lastre oggi sono per terra, soggette al degrado e all'azione degli agenti atmosferici che ne amplificano la pericolosità per la salute umana.

Questa è la situazione, evidente sotto gli occhi di tutti. E dal 2009 ad oggi null’altro si è mosso. Tutto è pericolosamente immobile. Per questo i ragazzi dell’associazione Gap di Atella hanno voluto far sentire la loro voce attraverso un video denuncia, che attiri l'attenzione degli enti preposti, dell’Arpab o della Regione affinché si intervenga al più presto con la bonifica del sito industriale. Nel video viene proposta la testimonianza del signor Antonio Di Felice che è stato custode ed operaio dell’ex-stabilimento industriale della Lucana Bitumi Spa e Lucana Calcestruzzi Srl.

da Basilicata24

Di seguito il video realizzato dall'associazione gap in collaborazione con altratella: