Il tuo voto ad un uomo così

"Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo poli­tico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insedia­to al posto di potere egli ti poteva ga­rantire una raccomandazione, la pro­mozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i par­lamenti e le assemblee regionali e co­munali degli uomini peggiori, spiri­tualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla so­cietà.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua".

Giuseppe Fava detto Pippo (1925 - 1984)

domenica, novembre 23, 2008

"Quando la mafia non esiste"

Giovedì 27 Novembre, ore 17, nella biblioteca comunale di Atella(Pz) presentazione del libro:

"Quando la mafia non esiste"
Malaffare e affari della mafia in Basilicata

di Don Marcello Cozzi


Saranno presenti:
-Don Marcello Cozzi
Autore del libro e coordinatore di Libera Basilicata

-Sabino Altobello
Presidente della provincia di Potenza

Modera: Fabio Amendolara
Giornalista de "Il quotidiano della Basilicata"

La locandina dell'iniziativa


Di seguito un articolo uscito sull'ultimo numero di Left:

Potenza occulta


Sono molte le procure che indagano sulla Basilicata. In attesa di sapere se davvero, come sostiene De Magistris, la Regione è stata dominata da un sistema criminale in grado di gestire un secondo livello di giustizia
di Alessandro De Pascale

A tre mesi dalla chiusura delle indagini per “toghe lucane” tutto tace. Nel silenzio generale, nulla si muove. In Basilicata c’è paura e sconcerto. I pochi lucani sopravvissuti all’emorragia emigratoria vogliono sapere, capire se davvero negli ultimi decenni la Basilicata è stata dominata da un “sistema” ben organizzato in grado di gestire un secondo livello della giustizia. Continuano ad addensarsi ombre sull’operato di un presunto comitato politico-affaristico-criminale: una consorteria di magistrati, politici, funzionari, ispettori, poliziotti e categorie varie che, secondo l’accusa, sarebbe stata in grado di aggiustare i procedimenti, organizzare la ritrattazione delle testimonianze, indagare sugli indagatori, delegittimare i magistrati. Secondo alcuni, questo scenario è composto solo da abnormi supposizioni di un pubblico ministero di Catanzaro.

Ma c’è anche la possibilità che la richiesta di rinvio a giudizio, presentata ad agosto da Luigi De Magistris, per 33 indagati tra cui 6 magistrati e altrettanti politici, venga accolta e che alla fine il pm riesca a dimostrare la realtà di un sistema degradato che ha prodotto corruzione, illegalità e assenza dello Stato di diritto. E’ bene ribadire che fino alla chiusura dell’iter giudiziario, le persone indagate sono innocenti fino a prova contraria. Nel frattempo sul sequestro della città lagunare Marinagri, scaturita da un filone parallelo diell’inchiesta “Toghe lucane”, è stata scritta la parola fine. Dopo il Tribunale del riesame di Catanzaro, a fine settembre anche la Cassazione ha confermato il sequestro del cantiere, considerando «esaustivo, logico e non contraddittorio» il decreto d’urgenza firmato da De Magistris e convalidato dal gip di Catanzaro Antonio Rizzuti. Anche se non giudica il merito delle questioni, la Suprema corte rileva le responsabilità degli amministratori che dovevano revocare gli «atti illegittimi».

Il dato di fatto è che sulla Basilicata, una volta isola felice, indagano più procure. La regione è al terzo posto tra le aree più povere d’Italia e all’ultimo per i consumi delle famiglie. Sull’affare petrolio e la gestione delle royalty, i soldi versati dalle compagnie petrolifere agli enti locali, indaga a Potenza il sostituto procuratore della Repubblica Henry John Woodcock. A Salerno il 5 giugno scorso, i procuratori Gabriella Nuzzi e Luigi Apicella hanno ritenuto corretto e legittimo l’operato di De Magistris, peraltro vittima di pressioni e interferenze. L’ex pm di Catanzaro, riportano a Salerno, ha svolto le proprie indagini in un contesto ambientale critico, dove i magistrati erano inquisiti per relazioni ritenute «pericolose». Sulla base degli elementi di cui sono entrati in possesso, i due pm salernitani hanno aperto settanta procedimenti sul “caso Catanzaro”, molti dei quali conducono agli stessi indagati di De Magistris, nel frattempo trasformati in querelatori dell’ex pm di Catanzaro. L’ipotesi accusatoria della procura di Salerno è che i magistrati di Potenza, Matera e Catanzaro abbiano organizzato una sistematica opera di delegittimazione e depistaggio per sottrarsi alla morsa di “Toghe lucane”.

14 novembre 2008

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